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Descrizione
La crisi economica scoppiata nel 2008 con il fallimento della banca d'affari americana Lehman Brothers sembra non avere fine, in Italia come nel resto d'Europa: nonostante i governi e gli economisti si arrovellino sulle misure da adottare, le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, i consumi crollano. E la responsabilità della recessione in corso è stata addossata, di volta in volta, al mercato dei mutui statunitensi - i famigerati "subprime" -, allo strapotere della finanza, al peso schiacciante del debito pubblico.
Cambiando decisamente prospettiva, Federico Rampini non si chiede a "che cosa" imputare la colpa ma piuttosto a "chi", e senza alcuna esitazione afferma: "I banchieri sono i grandi banditi del nostro tempo. Nessun bandito della storia ha mai potuto sognarsi di infliggere tanti danni alla collettività quanti ne hanno fatti i banchieri".
Dall'osservatorio privilegiato degli Stati Uniti, dove la crisi ha avuto inizio, Rampini racconta chi sono i banchieri di oggi, come abbiano potuto adottare comportamenti tanto perversi, assumersi rischi così forti e agire in modo talmente dissennato da provocare un'autentica Pearl Harbor economica, sprofondando l'Occidente nella più grave crisi degli ultimi settant'anni. E tutto questo, contando sempre sulla certezza dell'impunità. A pagare i loro errori sono infatti i cittadini dei paesi sulle due sponde dell'Atlantico, e il prezzo è altissimo: crescenti diseguaglianze, precarietà del presente, paura del futuro.
Eppure, afferma Rampini, forse una via d'uscita da questo tunnel apparentemente infinito esiste, ed è quella indicata dal presidente Obama con il nome di «resilienza». Cioè la capacità di resistere agli shock, di risollevarsi e di ritrovare un equilibrio, indirizzando ogni sforzo verso l'attuazione di politiche che sappiano arginare gli «spiriti animali» del mercato e investire invece nell'istruzione, nella riqualificazione professionale dei disoccupati, nelle reti di protezione sociale, nella ricerca scientifica. Che è poi l'unico modo per insegnare alle nuove generazioni come crescere in un mondo destinato a un perpetuo squilibrio.
Dettagli Libro
Editore | Mondadori |
Anno Pubblicazione | 2013 |
Formato | Libro - Pagine: 166 - 15x21cm |
EAN13 | 9788804633501 |
Lo trovi in: | Economia |
Autore
Federico Rampini, corrispondente della «Repubblica» da New York, ha esordito come giornalista nel 1979 scrivendo per «Rinascita». Già vicedirettore del «Sole 24 Ore», è stato editorialista, inviato e corrispondente a Parigi, Bruxelles, San Francisco, Pechino. Ha insegnato alle università di Berkeley, Shanghai, e al Master della Bocconi. È autore di numerosi saggi, tra cui San Francisco Milano (2004), Il secolo cinese (2005), L'impero di Cindia (2007), Slow Economy (2009), Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo (2012) e Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale. Falso! (2012).
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Recensioni Clienti
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Ivo Franco
Acquisto verificato
Voto:
Magnifico se la gente si rendesse conto che sono usati come schiavi dalle banche smetterebbe di arrichhirle anche solo non usando più le carte di credito per pagare nei negozi e far perdere tempo alle casse e costringere l'esercente ad aumentare i prezzi a tutti, da leggere e meditare
Simonetta
Acquisto verificato
Voto:
Rampini, giornalisto di elevato spessore ha saputo in questo libro analizzare in profondità la crisi dei nostri giorni ed anni. L'analisi da lui portata avanti con capacità e spirito di osservazione che definisce questa crisi come un'autentica Pearl Arbor non è eccessiva. Consigliato caldamente