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Descrizione
Chi è stato realmente lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, ritenuto uno dei più importanti del xx secolo? A cosa alludeva nei suoi racconti fantastici, in cui miscelava tradizioni esoteriche, Alchimia, Cabala e idee metafisiche? Cosa intendeva suscitare nel lettore, qual era il suo scopo?
In questo libro, Igor Sibaldi offre la propria risposta, portando avanti una ri-narrazione dei miti creati da Borges e indagando il mistero profondo che si cela dietro La scrittura del dio, forse il racconto più significativo dell’autore argentino, in cui viene nascosto il legame profondo tra la scelta di scrivere e l’adesione al divino.
"La componente sociale della percezione riduce la portata di quanto può essere percepito, e ci fa credere che le forme a cui abbiamo adattato le nostre percezioni siano le sole cose che esistano. Sono sicuro che per sopravvivere, oggi, l'uomo debba cambiare la base sociale della sua percezione".
"L'uomo creò un Dio che creò il mondo...Un uomo a un certo punto lo narrò"
Carlos Castaneda
Indice
La scrittura del Dio
- La escritura del dios
- Alvarado
- Orbis Tertius
- El tercer tigre
- Il Dio della scrittura
- Il mago e il nessuno
- Piramidi
- Il tesero nascosto
Biografia
Opere di Igor Sibaldi
Spazio Interiore
Amuleti
Dettagli Libro
Editore | Spazio Interiore |
Anno Pubblicazione | 2015 |
Formato | Libro - Pagine: 97 - 10,5x16cm |
EAN13 | 9788897864615 |
Lo trovi in: | Saggi che ispirano |
Approfondimenti
Da "La escritura del dios":
"La sorte che Borges si scelse, e che tenacemente si costruì con la speranza che servisse da esempio, è argomento di un suo racconto degli anni Quaranta (quand'era quarantenne), intitolato La escritura del dios. La trama è lineare: voce narrante nell’Escritura è un sacerdote e mago azteco, Tzinacàn: gli invasori spagnoli lo hanno rinchiuso in una cella profonda, divisa a metà da un muro. In basso, nel muro, c’è una grata: e
«da un lato del muro sto io, Tzinacàn, mago della piramide di Qaholom, che Pedro de Alvarado incendiò; dall’altro lato c’è un giaguaro, che misura con segreti passi sempre uguali il tempo e lo spazio della prigione» (1,857).
Il conquistador Pedro de Alvarado vuole che il mago gli riveli dove sono nascosti i tesori del Tempio Mayor; l’ha torturato, invano: ora confida che la continua vicinanza della belva affamata sia un supplizio più astuto, e irresistibile.
Tzinacàn invece confida in Qaholom, il Dio Padre atzeco. Sa che Qaholom aveva scritto, fin dai giorni della Creazione, una frase incantatoria, atta a scongiurare qualsiasi sventura: dove il Dio l'abbia scritta, e con quali caratteri, nessuno l’ha ancora scoperto, ma Tzinacàn prega perché a lui, ultimo sopravvissuto del suo collegio sacerdotale, venga rivelata.
Dopo intense preghiere, intuisce che la frase magica è cifrata proprio nelle macchie del giaguaro che va avanti e indietro di là dalla grata. Evidentemente il Dio aveva fatto in modo che gli spagnoli scegliessero proprio quell’animale, per sgomentare il suo sacerdote: e confidava che Tzinacàn avrebbe capito. Ha allora inizio, nel racconto, lo studio della configurazione delle macchie. Per anni (due pagine e mezzo) il sacerdote prigioniero vive decifrando sia quelle sia i sogni in cui si avventura ogni volta che il lavoro di decifrazione lo sfinisce. Finché sopraggiunge l’illuminazione: un’improvvisa
«unione con la divinità, con l’universo (non so se queste parole differiscano)» (1,861).
Durante la visione Tzinacan vede e capisce ogni cosa: l’origine e la fine, la Ruota altissima di tutto ciò che sarà, che è e che c’è stato, e il volto di tutti i volti divini, e tutte le cause dell’universo, e i loro effetti, e anche la frase scritta sul giaguaro.
«È una frase di quattordici parole casuali (che sembrano casuali) e mi basterebbe pronunciarla ad alta voce per essere onnipotente: per abolire questo carcere di pietra; perché il giaguaro lacerasse Alvarado. Quattordici parole e io, Tzinacan, governerei le terre governate da Moctezuma. Ma so che mai dirò quelle parole, perché non mi ricordo più di Tzinacan. Muoia con me il mistero che è scritto eti los tigres. Chi ha scorto l’universo non può pensare a un uomo, alle sue meschine gioie o sventure, anche se quell’uomo è lui. Quell’uomo è stato lui e ora non gli importa più. Non gli importa la sorte di quell’altro, non gli importa la sua nazione, poiché, ora, egli è nessuno» (1,862).
E qui il racconto termina.
Apparentemente, consiste nell’invenzione di un enigma - la frase, la sentencia màgica - e nella sua soluzione, la quale rimane segreta, divenendo dunque un enigma a sua volta. Vi sono opere, per esempio i romanzi polizieschi, in cui «la soluzione del mistero è sempre inferiore al mistero» (1,869); ma non è questo il nostro caso: ne La escritura del dios, Borges insiste troppo sulla «gioia di comprendere» (1,861), perché il lettore non desideri addentrarsi di più nel mistero del sacerdote. Inoltre, si ha da subito, limpida, la sensazione che siano enigmi anche il sacerdote stesso, e la prigione in cui è rinchiuso, e Pedro de Alvarado, e il Dio, e il giaguaro, il muro, l’attesa, il tesoro nascosto, la piramide, la visione, le quattordici parole, il silenzio, e anche quel diventare «nessuno» - che nel finale sembra voler sfidare chi legge: sei capace, tu, di non essere più te stesso?
Ed è nostro desiderio, nelle prossime pagine, indagare questi quattordici misteri, nessuno dei quali è soltanto se stesso, e trovarne le chiavi: per varie ragioni, la più complessa delle quali è che qualunque enigma (anche quelli in cui è cifrata la sorte di Borges) svela qualcosa di coloro che ne sentono parlare."
Autore
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Recensioni Clienti
4,63 su 5,00 su un totale di 8 recensioni
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4 Stelle
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Cristina
Acquisto verificato
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Grazie a questo libro ho scoperto Borges e i suoi racconti, Sibaldi affronta un argomento complesso fatto di sottintesi e citazioni lontane e li rende accessibili a chi vuole scoprire nuovi percorsi solcherà partono da un lontano passato.
Renato
Acquisto verificato
Voto:
Libro molto molto particolare che mi è stato dato come omaggio per aver acquistato altri prodotti dal sito. Il libro scritto da Sibaldi è in un certo senso una trasposizione in parole scritte, di una conferenza che ha fatto l'autore. Parole che son state riportate in questo piccolo libro riadattando il contenuto della conferenza in un testo scritto. Nel libro vengono riportate alcune parti delle opere di Borges, col commentario di Sibaldi a seguito delle varie parti riportate. Libro a parer mio non di semplice lettura, ma invero per certi versi abbastanza complicato e sofisticato. Il tutto soprattutto se non si conosce Borges e se non si ha tantomeno letto le sue opere. Un libretto non per tutti, ma solo per gli appassionati del genere e per chi piace leggere libri relativamente complessi. Per il resto dei lettori non lo consiglierei.
Carlo
Acquisto verificato
Voto:
L'autore parla di Jorge Luis Borges uno degli autori del secolo passato che univa scrittura e spiritualità. I temi trattati sono molto profondi e mi sono stati molto utili peccato che il libro sia di poche pagine servirebbero più approfondimenti su questo autore viste le numerose opere che ha scritto.
Elena
Acquisto verificato
Voto:
Un libretto concentrato per avvicinarsi a Borges e la sua visionaria concezione delle segnature del dio, nel mondo. Bellissimo per chi non conosce ancora Borges, che correrà a cercarlo e per chi già lo conosce, passato dall'accuratezza e dal focus di Sibaldi, un modo in più per cominciare a lavorarci in prima persona.
Claudio
Acquisto verificato
Voto:
Nella lettura delle prime pagine sembra un libro semplice, invece si rivela, riga dopo riga, sempre più profondo e complesso. Da leggere poco alla volta, per apprezzarne i contenuti. La seconda lettura è stata piu interessante della prima, forse ne seguirà una terza. Il volume lo permette, visto che sono un centinaio di pagine.