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Mente zen, mente di principiante

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Mente zen, mente di principiante

Conversazioni sulla meditazione e la pratica zen

Shunryu Suzuki-roshi

( 3 Recensioni Clienti )

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Tratto dai discorsi che Suzuki-roshi teneva ai propri studenti Zen, questo libro è l’unica testimonianza scritta di un grande uomo, il quale, con le sue doti umane di semplicità, dolcezza,... continua

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Descrizione

Tratto dai discorsi che Suzuki-roshi teneva ai propri studenti Zen, questo libro è l’unica testimonianza scritta di un grande uomo, il quale, con le sue doti umane di semplicità, dolcezza, calore e umorismo, ha saputo comunicare agli occidentali, in una lingua occidentale, l’intimo significato dello Zen, collocandosi così, insieme a Watts, Krishnamurti e Trungpa, fra i protagonisti dell’incontro fra oriente religioso e occidente contemporaneo.

C'è un termine giapponese, "ichigyo-zammai", che in pratica significa piena concentrazione su un unico atto. Sunryu Suzuki ha descritto questa pratica in questo libro, e ha detto che questa pratica di essere pienamente nel momento presente con l'attività è un'attività illuminata.

"Così, invece di avere un oggetto di culto, dobbiamo solo concentrarci sulla attività che facciamo in ogni momento", ha scritto Suzuki Roshi. "Quando ti inchini, ti devi solo inchinarti; quando ci si siede, dovresti solo sedersi; quando si mangia, si dovrebbe solo mangiare."

Scrive che quando facciamo una sola attività per volta, esprimiamo la nostra vera natura.

Dettagli Libro

Editore Astrolabio Ubaldini Edizioni
Anno Pubblicazione 1976
Formato Libro - Pagine: 116 - 15x21cm
EAN13 9788834002780
Lo trovi in: Meditazione
Posizione in classifica: 4.216° nella classifica Libri ( Visualizza la Top 100 libri )

Approfondimenti

Tratto da "Mente Zen, Mente di Principiante.

La gente dice che praticare lo Zen è difficile, ma fraintende il perché. Lo Zen non è difficile perché è duro sedere con le gambe incrociate nella posizione del loto, o ottenere l'illuminazione. E' difficile perché è arduo mantenere pura la nostra mente e pura la nostra pratica nel suo senso fondamentale.

La scuola Zen si sviluppò in molte diramazioni dopo che si stabilì in Cina, però divenne allo stesso tempo sempre più impura. Ma non è mia intenzione parlare dello Zen cinese o della storia dello Zen. Ciò che mi preme è aiutarvi ad impedire che la vostra pratica si faccia impura. In Giappone abbiamo un'espressione, shoshin, che significa 'mente di principiante'.

Immaginate di recitare il Sutra della Prajnaparamita una volta sola. Sarebbe un'ottima recitazione. Ma che cosa accadrebbe recitandolo due, tre, quattro volte, o ancora di più? Con molta probabilità perdereste la vostra disposizione originaria nei suoi confronti. Lo stesso vi accadrà per le altre pratiche zen. Per un po' conserverete la mente di principiante, ma, continuando a praticare per uno, due, tre anni o più, nonostante possiate ottenere qualche miglioramento, rischiate di perdere l'illimitato significato della mente originaria. Per gli adepti Zen la cosa più importante è non essere dualistici.

La nostra 'mente originaria' racchiude tutto in sé. Dentro di sé è sempre ricca e autosufficiente. Non dovete perdere lo stato mentale di autosufficienza. Ciò significa non una mente chiusa, bensì una mente vuota e pronta.

Se la vostra mente è vuota, è sempre vuota per qualsiasi cosa; è aperta a tutto. Nella mente di principiante ci sono molte possibilità; in quella da esperto, poche. Se discriminate troppo, vi limitate. Se siete troppo esigenti o avidi, la vostra mente non è ricca e autosufficiente. Perdendo l'originaria mente autosufficiente perderemo tutti i nostri principi. Se la vostra mente si fa esigente, se bramate qualcosa, finirete per violare i nostri stessi principi: non mentire, non rubare, non uccidere, non essere immorali e così via. Se conservate la vostra mente originaria, i principi si conserveranno da soli.

Nella mente di principiante non si trovano mai pensier del tipo: "Io ho ottenuto qualcosa". Ogni pensiero egocentrico limita la nostra vasta mente. Quando non abbiamo alcun pensiero di conseguimento, alcun pensiero di un 'sé', allora siamo dei veri principianti. Allora possiamo realmente imparare qualcosa.

La mente di principiante è la mente della compassione. Quando la nostra mente è compassionevole, diventa sconfinata. Dogen-zenji, il fondatore della nostra scuola, non cessava mai di sottolineare quanto sia importante riacquistare la nostra sconfinata mente originaria. Allora siamo sempre veri di fronte a noi stessi, in armoniosa assonanza con tutti gli esseri, e possiamo attuare sul serio la nostra pratica. Dunque la cosa più importante è conservare sempre la mente di principiante. Non c'è alcun bisogno di possedere una profonda conoscenza dello Zen.

Anche se leggete molta letteratura Zen, ogni passo va letto con mente fresca. Non dovreste dire:"So cos'è lo Zen", oppure "Ho raggiunto l'illuminazione". E' questo anche il vero segreto dell'arte: essere sempre un principiante. Mi raccomando state molto attenti a questo punto. Se cominciate a praticare zazen, comincerete ad apprezzare la vostra mente di principiante. E' il segreto della pratica zen. Niente di speciale "Continuando ogni giorno questa semplice pratica, otterete un meraviglioso potere. Prima di raggiugerlo, è qualcosa di meraviglioso, ma, una volta raggiunto, non è niente di speciale".

Non mi va di parlare dopo lo zazen. Penso che la pratica dello zazen sia suffiente. Ma se devo dire qualcosa, mi piacerebbe parlare di quanto sia bello fare zazen. Il nostro intento è solo quello di osservare questa pratica continuamente. Questa pratica cominciò ai tempi dei tempi e contiuerà nel futuro per sempre. A rigor di termini, un essere umano non ha altra pratica che questa. La pratica zazen è la diretta espressione della nostra vera natura.

Naturalmente qualsiasi cosa facciamo è espressione della nostra vera natura, ma senza questa pratica è difficile accorgersene. E' la nostra natura umana ad essere attiva e la natura di ogni esistenza. Finché siamo vivi, facciamo sempre qualcosa. Ma finché continuate a pensare "Io lo sto facendo", o "Io lo devo fare", oppure "Devo ottenere qualcosa di speciale", in effetti non state facendo niente. Quando lasciate perdere, quando non desiderate più niente, o quando non desiderate di fare niente di speciale, allora fate qualcosa.

Nello zazen ciò che fate non è funzione di nient'altro. Può darsi che vi sembri di fare qualcosa di speciale, ma in effetti è solo l'espressione della vostra vera natura; è l'attivita che appaga il vostro più profondo desiderio. Ma finché pensate di praticare zazen in funzione di qualcos'altro, non si tratta di vera pratica. Continuando ogni giorno questa semplice pratica, otterrete un meraviglioso potere. Prima di raggiungerlo, è qualcosa di meraviglioso, ma, una volta raggiunto, non è niente di speciale. Non è altro che voi stessi, niente di speciale.

Come dice una poesia cinese: "Sono andato e sono tornato. Non è stato niente di speciale. Il Rozan famoso per le sue brumose montagne; il Sekko per le sue acque che si dice ricoprano tutta la terra. Ma se ci andate, vedrete soltanto acqua e montagne. Niente di speciale. Non si sa perché, per chi non ha avuto diretta esperienza dell'illuminazione, l'illuminazione è qualcosa di straordinario. Ma, una volta raggiunta, non è niente. Tuttavia, nel contempo, non è che non sia 'niente'. Comprendete? Per una madre con figli, avere dei figli non è niente di speciale. Lo zazen è questo. Quindi, se continuerete questa pratica, sempre di più acquisterete qualcosa - niente di speciale, ma nondimeno qualcosa. Si potrebbe dire 'natura universale', o 'natura di Buddha', o 'illuminazione'. Potete usare molti nomi, ma per chi la possiede, è niente ed è qualcosa.

Quando esprimiamo la nostra vera natura, siamo esseri umani. Quando non lo facciamo, non sappiamo che cosa siamo. Non siamo un animale, perché camminiamo su due gambe. Siamo qualcosa di diverso da un animale, ma che cosa siamo? Potremmo essere uno spirito; non sappiamo a cosa attribuire il termine 'noi'. Una tale creatura in effetti non esiste. E' un allusione. Non siamo più un essere umano, però è evidente che esistiamo. Quando Zen non è Zen, nulla esiste. Da un punto di vista razionale ciò che dico non ha senso, ma se avete sperimentato la vera pratica, comprendete ciò che voglio dire. Se qualcosa esiste, ha la propria vera natura, la natura di Buddha. Nel Sutra del Pari-nirvana, Buddha dice: "Ogni cosa possiede la natura del Buddha"; ma Dogen legge così: "Ogni cosa è la natura di Buddha". Ciò significa che essa stessa è la natura di Buddha. Se non esiste la natura di Buddha, si tratta solo di un'illusione. Può esistere nella vostra mente, ma in effetti non esiste.

Dunque essere un essere umano significa essere un Buddha. Natura di Buddha è solo una altro termine per indicare la natura umana, la nostra vera natura umana. Cosicché, anche se non fate niente, in effetti state facendo qualcosa. State esprimendo voi stessi. State esprimendo la vostra vera natura. La esprimeranno i vostri occhi, la vostra voce, il vostro contegno. La cosa più importante è esprimere la vostra vera natura nel modo più semplice e appropriato e saperla apprezzare anche nell'esistenza più insignificante.

Continuando questa pratica una settimana dopo l'altra, un anno dopo l'altro, la vostra esperienza si farà sempre più approfondita, fino a comprendere ciò che fate nella vita di ogni giorno. La cosa più importante è dimenticare tutte le idee di conseguimento, tutte le idee dualistiche. In altri termini, si tratta semplicemente di praticare lo zazen in una certa posizione fisica. Non pensate a niente. Restate semplicemente seduti sul cuscino senza aspettarvi niente. Allora riacquisterete infine la vostra vera natura. Vale a dire, la votra natura riacquista se stessa.

Autore

Shunryu Suzuki-roshi - Foto autore Shunryu Suzuki-roshi (1904-1971), figlio di un prete soto responsabile di un piccolo tempio giapponese, iniziò l'addestramento zen molto presto sotto la guida di Gyokujun So-on e di altri maestri. Nel 1959, ormai responsabile di molti templi e di un monastero, riuscì a realizzare il suo grande sogno: partire per l'America per diffondere lo zen soto, l'insegnamento di Dogen. Stabilitosi al Sokoji di San Francisco, un piccolo tempio soto di cui erano membri una sessantina di famiglie giapponesi, riunì attorno a sé un gruppo sempre più nutrito di studenti americani, fondando in pochi anni... Continua a leggere la Biografia di Shunryu Suzuki-roshi

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Anna

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Voto:

Un libro che ho trovato di una pesantezza infinita...ho letto le prime venti pagine poi l'ho abbandonato e non credo di riaprirlo più

Alessandro

Voto:

Questo interessante libro sulla filosofia Zen insegna particolarmente l'acquietamento dei sensi, l'addomesticamento della mente e la sua successiva pacificazione, lo svuotamento da noi stessi delle peggiori paure e dei più insidiosi pregiudizi, la connessione naturale con quel Cosmo che spesso ignoriamo.

Danila

Voto:

Un libro molto interessante e particolare. Ci mostra che i bambini hanno molto da insegnarci e così, osservando il loro comportamento, noi impariamo a stupirci di ogni esperienza che ci offre la vita, sempre aperti e fiduciosi e soprattutto, senza tutte quelle infrastrutture mentali che genitori, educatori e società hanno inculcato in noi, sin dalla più tenera età. Osservazioni acute e riflessioni molto profonde ci aiutano a comprendere meglio il senso delle nostre scelte, permettendoci di essere padroni delle situazioni. Ogni tanto ne rileggo qualche passo e sempre riesco a stupirmi. Leggetelo perchè merita.

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