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Descrizione
Decrescita non significa impoverimento: significa imparare a vivere meglio con meno, costruendo un mondo più sereno e più felice.
La tensione alla crescita infinita in un mondo che mette a disposizione risorse finite è uno dei più grandi errori del nostro tempo. Supportata dall’equazione bene/merce/servizio e dalla tendenza economica a calcolare il benessere di un Paese in termini di crescita del Pil, ha causato in pochi anni i disastrosi effetti climatici e ambientali ai quali stiamo assistendo.
Dobbiamo sfruttare le risorse a nostra disposizione, ma non possiamo continuare a ignorare il fatto che stiamo letteralmente divorando il pianeta. Viviamo vite sempre più stressate, e però leggiamo tutti i giorni che i luoghi dove si vive meglio sono quelli dove gli uomini hanno imparato a rallentare, rispettando i ritmi della natura e investendo nel sistema sociale.
Il progetto della decrescita felice non propone di rinunciare al progresso ma di imparare a governarlo: ha anticipato il nuovo modo dell’uomo di cercare la felicità, l’unico modo nel quale l’umanità può guardare al futuro.
Non viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Facciamocene una ragione. Le limitazioni alla democrazia, il potere dispotico esercitato sui popoli dalle istituzioni sovranazionali, la prevalenza della finanza sulla politica, sono tutti effetti prodotti dall'economia della crescita continua. Un sistema che sta giungendo alla fine e che, come un animale ferito, mostra il suo volto peggiore e aggressivo, pronto a trascinare tutto e tutti nel baratro. Per arginare questa potenza distruttrice non basta riformare il sistema, ma è necessario cambiare l'orizzonte culturale e le categorie attraverso le quali pensiamo e interpretiamo il mondo.
Le grandi famiglie politiche tradizionali non sono in grado di comprendere i rischi che l'umanità corre in questa fase storica, in cui il modo di produzione industriale si sta estendendo a tutto il mondo. Destra e sinistra sono categorie del passato. E per certi versi incarnano anche parte del problema. Se vogliamo garantirci un futuro dobbiamo smetterla con la crescita. Solo una decrescita felice, selettiva e governata, può salvarci.
Indice
Introduzione
PRIMA PARTE - DECRESCITA FELICE. UNA RICOGNIZIONE TEORICA
- Che cos'è la decrescita felice (e perché la parola «decrescita» non ha una connotazione negativa, sebbene molti, senza riflettere, lo credano)
- Appunti per una storia del termine «decrescita»
- Appendice. La dimensione vernacolare è lo spazio dell'autoproduzione di cui parla la decrescita felice
- La decrescita non è e non può essere uno slogan
- Merci e beni: ma è così difficile da capire?
- Appendice. Quando si vuole usare la logica non possedendone i fondamentali si cade inevitabilmente nell'assurdo. Senza rendersene conto
- Qualche riflessione sul concetto di a-crescita
SECONDA PARTE - DECRESCITA FELICE. UNA PROPOSTA POLITICA
- Decrescita e lavoro
- Decrescita e democrazia nell'epoca della globalizzazione
- Decrescita e mercato
- Oltre la destra e la sinistra
- Appendice. Istituto di Studi Interdisciplinari sulla Bioeconomia (ISIB). Documento programmatico
Dettagli Libro
Editore | Lindau Edizioni |
Anno Pubblicazione | 2016 |
Formato | Libro - Pagine: 187 - 14x21cm |
EAN13 | 9788867086283 |
Lo trovi in: | Decrescita Felice |
Autori
Maurizio Pallante fondatore con Mario Palazzetti e Tullio Regge nel 1988 del Comitato per l'uso razionale dell'energia (CURE). Svolge attività di ricerca e di pubblicazione saggistica nel campo del risparmio energetico e delle tecnologie ambientali. E' nato a Roma, vive da qualche anno in una cascina tra i boschi e le colline del Monferrato astigiano, dove coltiva ortaggi per autoconsumo, legge per lo più libri di eretici del pensiero, scrive di tanto in tanto saggi e qualche libro. Ha collaborato con La Stampa, Il Sole 24 ore, Il Manifesto e Rinascita.
Alessandro Pertosa è laureato in filosofia ed è un pensatore eterodosso rispetto a qualsiasi ortodossia. È stato ricercatore in varie università. Cura una rubrica sul blog «Italia che cambia»
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