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Accessori In Canapa: etici, belli e resistenti

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La canapa è stata per millenni, in ambito tessile, la materia prima per eccellenza. Oggi, dopo un radicale periodo di crisi avvenuto negli anni 60, assistiamo ad una lieve riscoperta di questa straordinaria fibra vegetale.

Accessori In Canapa: etici, belli e resistenti

Antica e resistente: la fibra di canapa

Le nuove generazioni, forse, non lo sanno, ma l’utilizzo della canapa a fini tessili, per la produzione di abbigliamenti o accessori, non è una novità o una stravaganza del momento. Stiamo parlando, infatti, di una storia più che millenaria, che ha come protagonista indiscussa una fibra vegetale, straordinaria per caratteristiche e potenzialità.

Essa veniva e viene ancora ricavata dallo stelo della Cannabis Sativa (della famiglia delle Cannabinacee), una pianta che è caratterizzata da una crescita rapidissima e non necessita di un apporto massiccio di acqua.

Le sue fibre, che si estraggono dalla corteccia, sono lunghe e flessibili e possono arrivare a formare un fascio di una lunghezza di 5 metri. Al loro interno la struttura è cava ed è proprio questo aspetto strutturale a rendere il tessuto di canapa caldo d’inverno e fresco d’estate.

Risalire al suo primo uso significa fare un salto nel tempo di 8000 anni e spostarsi nelle regioni del centro Asia. Qui, per primi, i popoli che abitavano queste terre impararono a servirsi di questa fibra per realizzare carta, corde e tessuti. Fu l’inizio di una lunghissima tradizione, che si spostò presto anche in Europa. Durante il periodo dell’impero romano, per esempio, era molto diffusa e utilizzata per produrre le vele delle navi.

Così, questa fibra, dotata di estrema resistenza e di un alto grado di conservazione, fu per secoli la materia prima per la produzione di un’ampia gamma di prodotti: non solo cordami, vele e indumenti ma anche medicinali, bio combustibili, vernici e materiali per l’edilizia.

Fino agli anni 50, l’Italia fu, dopo la Russia, uno dei principali produttori mondiali di canapa. Le regioni in cui erano maggiormente concentrate le coltivazioni erano il Piemonte e l’Emilia Romagna. Si calcola che in quest’ultima era concentrata, in particolar modo nel Ferrarese, metà della coltivazione nazionale. Su 80.000 ettari l’Emilia Romagna poteva vantare 45.000 ettari di terreno coltivati a canapa. Ma al di là di questi numeri, ciò che è importante ricordare è la pregiata qualità della fibra proveniente dalle nostre filiere, adoperate con efficacia e successo nella realizzazione di vele. Ancora oggi, l’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Italia, è obbligata per statuto ad avere vele di canapa di Carmagnola.

L’avvento delle fibre sintetiche

Nel 1960 però, per diverse ragioni, l’utilizzo “dell’oro verde” subì una brusca frenata in favore di altri tessuti. Le etichette dei vestiti cominciarono sempre più spesso a dichiarare una provenienza dei tessuti diversa: in breve, i materiali di origine sintetica soppiantarono l’utilizzo della fibra di canapa, che passò rapidamente da elemento estremamente diffuso a elemento difficilmente reperibile. Le ragioni di questo netto cambio di rotta affondano le proprie radici in motivi economici e culturali.

Intorno agli anni 30, i grandi magnati americani della carta e dei materiali sintetici, provenienti da petrolio e carbone, si accorsero di quanto la canapa potesse interferire con i loro guadagni. Così, grazie ad un’alleanza con politici dell’amministrazione americana, misero in atto una vasta campagna di comunicazione, attraverso cui, tra carta stampata, radio ed emittenti televisive, trasformarono l’innocente Canapa Sativa nella pericolosa marijuana, una droga da mettere al bando per i suoi temibili effetti psicotici.

Ovviamente, questa massiccia strategia di sensibilizzazione si fondava su un presupposto sbagliato: la totale equiparazione tra Canapa Sativa e Canapa Indiana. Se, infatti, entrambe le piante presentano caratteristiche morfologiche che le rendono praticamente indistinguibili, lo stesso non vale per il contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), il principio responsabile dell’effetto stupefacente. Tale processo politico e culturale si propagò per tutto il mondo e condusse, senza distinzione di sorta, al divieto di coltivazione della canapa. Una decisione, che comportò una conseguenza precisa in ambito tessile: l’affermarsi dell’utilizzo di fibre sintetiche e cotone e la scomparsa del prezioso tessuto.

Il ritorno della canapa: perché utilizzarla?

Negli ultimi 20 anni, la Canapa Sativa è riuscita a svincolarsi dai restringimenti normativi in materia di stupefacenti. Pertanto, si è registrata una lieve ripresa della coltivazione di questa fibra a fini tessili. Chiaramente, abbigliamenti e accessori in canapa rappresentano, al momento, una goccia d’acqua nel mare della produzione industriale. L’auspicio è che questa goccia si allarghi e riconquisti lentamente gli spazi a lei rubati dal cotone e gli altri materiali sintetici. E le ragioni di questa speranza sono tante.

Indossare canapa è un’esperienza meravigliosa che tutti dovrebbero provare. I tessuti ottenuti dalla sua fibra sono morbidi, confortevoli e piacevoli al tatto. Grazie alla sua struttura risulta ottima per la regolazione termica e l’assorbimento del sudore. La sua versatilità le permette di fronteggiare le noie dell’estate e i fastidi dell’inverno. Con lei possiamo stare al sicuro: al fresco sotto il sole, al caldo sotto una tempesta di neve.

Sembra magia ma è la semplice realtà. E le sue virtù non finiscono. La canapa è come una bella donna, eternamente giovane e senza età. Non subisce il logorio del tempo, ma lo attraversa con garbo, senza sgualcirsi e perdere la sua innata resistenza. Muffe, funghi e tarme sono agenti dai quali è totalmente immune.

Infine, a differenza dei tessuti convenzionali, non è tossica e, quindi, può venire tollerata da coloro che soffrono di allergie o ipersensibilità ai trattamenti chimici, utilizzati nella lavorazione dei materiali sintetici.

Indumenti, borse, portafogli e tanto altro: stile ed etica

Oggi molti brand hanno fatto dell’utilizzo della canapa la loro missione. Questa aziende seguono una filosofia basata su l’interazione responsabile con la natura, combinata al design moderno e alla perfetta funzionalità. Acquistare i loro prodotti significa operare una scelta di stile ma soprattutto etica. Infatti, la coltivazione di canapa ed il suo utilizzo è caratterizzata da diversi aspetti di eco-compatibilità. Vediamone i principali:

  • Autocompatibile: a differenza di quanto avviene per il lino ed il cotone, può essere coltivata più volte su lo stesso terreno senza impoverirlo.

  • Migliora la qualità del terreno sul quale è coltivata: le sue radici rilasciano azoto e assorbono i minerali presenti.

  • Riduce l’effetto serra, essendo un ottimo convertitore di anidride carbonica ed ossigeno.

  • Ha una resa alta anche con piccoli appezzamenti di terreno: la canapa cresce in poco tempi e in spazi ristretti può raggiungere altezze significative.

  • In termine produttivi è una pianta dalla quale non si butta via niente: è tutto utile, dalle fibre di prima qualità fino ai prodotti di scarto.

Dunque, la canapa, al di là delle qualità intrinseche della sua fibra, è una pianta che si impone e si afferma come virtuosa anche rispetto all’impatto che la sua coltivazione determina sul territorio circostante. Per questa ragione, acquistare lavorati fatti con la canapa significa operare una scelta etica, consapevole, in armonia con l’intero ecosistema.

Una scelta etica che si traduce anche in un acquisto destinato a durare nel tempo. Infatti, anche se la canapa viene spesso lavorata insieme ad altri materiali (come cotone e lana biologica), il prodotto finale manterrà sempre intatta l’innata resistenza di questa fibra vegetale.

Data di Pubblicazione: 25 settembre 2017

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