SALUTE E BENESSERE

Affinità Bestiali - Anteprima del libro di Jennifer Verdolin

Affinità Bestiali - Jennifer L. Verdolin - Speciale

Le relazioni umane spiegate attraverso il corteggiamento animale

Uccelli e api

Fu solo quando avevo circa undici anni che divenni acutamente consapevole della differenza tra ragazzi e ragazze. Bada, non era una differenza che percepissi, ma sentivo dire che esisteva. Tutto accadde quando volli giocare nel campionato juniores di football. Per quanto riuscivo a ricordare - e a undici anni ti sembra un’eternità - avevo sempre giocato a quel genere di football in cui tracci gli schemi di gioco nella sabbia sul ciglio della strada, sull’erba o perfino sulla T-shirt del tuo compagno.

Comunque, mi dissero inequivocabilmente e categoricamente che siccome ero una ragazza non potevo giocare nel campionato ufficiale. Solo i ragazzi potevano farlo. La cosa non aveva senso per me, soprattutto perché avevo trascorso almeno due anni ad affinare le mie capacità sportive per strada.

Penso che i ragazzi del vicinato recepirono lo stesso messaggio, perché improvvisamente non vollero più che giocassi insieme a loro. Più crescevo, più osservavo questo schema e più ero confusa. Mentre tutte le mie amiche sognavano principi e castelli, io aspiravo a essere un abile ricevitore nella NFL, nonostante il regolamento me lo vietasse esplicitamente.

La differenza non era limitata allo sport. Poco dopo mi regalarono per Natale una casa di Barbie, mentre mio fratello ricevette l’agognato gioco di costruzioni. Oh, quanto ne fui gelosa! Poi, col passare degli anni, le altre ragazze cominciarono a pensare a quali abiti indossare, a quale borsa si intonasse con un certo vestito e a come attirare l’attenzione di qualche bel ragazzo, mentre io cercavo di escogitare un modo per arrampicarmi sull’albero nel giardino sul retro, decidevo con quale topo giocare e mi chiedevo come diavolo avessero fatto i miei due porcellini d’india a diventare sei.

Ormai ventenne, il sesso opposto continuava a rimanere un enigma che non riuscivo a risolvere. Sapevo di essere attratta dagli uomini, ma per lo più mi sentivo (e volevo essere trattata di conseguenza) uguale ai ragazzi. Col trascorrere del tempo, divenni alquanto curiosa a proposito dell'altro” sesso e cominciai a domandarmi se i maschi fossero davvero tanto diversi dalle femmine. Se lo erano, in che modo questa differenza influiva su come interagivamo tra noi? E perché tutto sembrava così difficile?

Considerando il mio amore e interesse per gli animali, i miei problemi nel mondo degli incontri romantici e la mia natura indagatrice, fu solo una questione di tempo prima che mi ritrovassi a studiare il comportamento animale e i sistemi di accoppiamento.

Non dimenticherò mai quel giorno alla scuola di specializzazione quando, mentre insegnavo con altri in un corso universitario di biologia, mostrammo agli studenti un filmato che descriveva in dettaglio perché esiste il sesso. Devo confessare che non avevo mai riflettuto su questo particolare argomento. Davo semplicemente per scontato che siamo una specie che si riproduce sessualmente, senza approfondire la cosa.

Con mia grande sorpresa, scoprii che l’evoluzione del sesso è un mistero e l’oggetto di molte discussioni tra gli scienziati. Ehi! Perché non se nera parlato nel mio corso di educazione sessuale? Come in tanti altri, in quel corso venivano mostrati diagrammi dell’apparato riproduttivo e dettagliati disegni sul perché non bisognava fare sesso. Chi può dimenticare quelle immagini? Ma perché facciamo sesso? In fondo, non tutti gli organismi si riproducono sessualmente.

L’approccio asessuato sembra funzionare bene per le lucertole dalla coda a frusta. Ben cinquanta specie di questa famiglia di sauri si riproducono senza fare sesso. Questa lucertola è il rettile ufficiale del New Mexico, e io mi chiedo se i funzionari che l’hanno adottata per rappresentare il loro Stato fossero al corrente della sua particolarità.

Comunque sia, queste piccole lucertole possono eleggere a propria dimora fiumi asciutti o luoghi disabitati, e mangiano di tutto, dai grilli agli scorpioni. Quando ti riproduci generando cloni di te stessa i maschi non sono necessari, quindi naturalmente tutte le lucertole dalla coda a frusta adulte del New Mexico sono femmine. La cosa strana è che talvolta esse praticano tra loro un “finto” sesso. Lo so, probabilmente credevi che la stranezza fosse il fatto che possono generare lucertoline senza maschio. Forse è solo una mia idea, ma mi capita di pensare che il sesso simulato tra femmine che si riproducono in maniera asessuata sia un tantino curioso.

Finto sesso

Questo finto sesso segue pressappoco le regole di quello tra le normali lucertole, il che rende tutto più interessante. Voglio dire, come fanno queste femmine a conoscerle? Di solito la cosa inizia con una femmina che ne insegue un’altra mordicchiandole le zampe. Poi la femmina inseguita assume la posizione acciambellata tipica delle lucertole che si accoppiano, segnalando così di essere pronta. Immobilizzandola al suolo, l’altra usa la coda per “fare sesso” con lei. Stando a quel che si dice, le due si dibattono con gli occhi chiusi e ansimando. Sinceramente, non sapevo che le lucertole ansimassero. Perché delle femmine si comportano in questo modo? A quanto pare, l’accoppiamento simulato le stimola a deporre un maggior numero di uova.

Certi insetti, altre lucertole, qualche serpente e perfino un pesce, il Molly delle Amazzoni, si uniscono alle coda a frusta nel perseguimento di una vita senza sesso. Okay, forse queste ultime aggiungono un po’ di mordente alla cosa. Nondimeno, considerato che almeno alcune specie non si riproducono sessualmente, deve esserci qualche vantaggio evolutivo nell’evitare tutta la faccenda lui-incontra-lei.

Uno dei benefìci maggiori è che non devi condividere con nessun altro il tuo patrimonio genetico. I geni trasmessi alla generazione successiva sono quasi sempre copie fedeli dell’originale. Un secondo vantaggio è che non sono necessarie tutte quelle pratiche che servono a trovare, attrarre e tenersi stretto un partner. Una simile attività richiede tempo, energia e fatica. A seconda delle specie, può togliere minuti preziosi a una vita molto breve o anni a una relativamente lunga. Un terzo beneficio è che si evitano le lotte per accaparrarsi un partner tanto comuni tra gli animali, inclusi quelli umani, che si riproducono sessualmente.

Considerando ciò che si può guadagnare non facendo sesso, comincia a sembrare logico il fatto che gli scienziati si siano dati tanto da fare per scoprire perché quasi tutti gli organismi lo pratichino. Per essere così diffuso, i pro devono superare i contro. In questo libro esamineremo a fondo l’equilibrio tra costi e benefìci, perché sono questi che stimolano lo sviluppo e la continuità di molte cose, soprattutto il comportamento. Ovviamente, poiché la maggior parte delle specie si riproduce sessualmente, devono esserci abbastanza vantaggi - oltre alla piacevolezza della cosa — da far dimenticare gli svantaggi reali o potenziali di fare sesso.

I benefici

Come possiamo cercare di capire quali sono questi benefici? Un’indicazione si trova in quelle specie che oscillano tra la clonazione di se stesse e la riproduzione sessuale. Uno svantaggio è che un individuo dedito unicamente all’autoclonazione ha un punto debole. Può essere perfettamente adeguato alle condizioni attuali, ma come tutti sappiamo le condizioni cambiano, spesso in fretta, e le specie che si riproducono in maniera asessuata non riescono ad adattarsi rapidamente. Perché? Perché in genere non sono in grado di produrre nuove combinazioni di tratti che potrebbero portare alcuni individui a sopravvivere meglio di altri durante il verificarsi di condizioni dure o imprevedibili. Mancano di diversità, la quale costituisce un vantaggio per la sopravvivenza a lungo termine di una specie.

Esattamente come noi creiamo razze di cani completamente nuove, per esempio il Labradoodle, combinandone due diverse, il sesso agita le cose, rimescola il mazzo di carte genetico e genera un nuovo miscuglio di caratteristiche. Varianti. Diversità. Roba buona. La riproduzione sessuale aumenta la capacità di resistere alle malattie e, come ho detto, aiuta gli individui ad affrontare meglio il mutare delle condizioni.

In un certo senso, i vantaggi che offre sono simili a quelli di cui godono le persone che riescono ad adattarsi a situazioni diverse più rapidamente di chi reagisce in maniera rigida e inflessibile. In qualche misura, quindi, le specie in grado di riprodursi in entrambi i modi, per via sessuale o asessuata, potrebbero avere un vantaggio anche maggiore. Per esempio, che succederebbe se improvvisamente venissero a mancare i maschi quando una femmina è pronta a riprodurre? Non ci sarebbe alcun problema se tu fossi un pesce martello, un drago di Komodo o un boa constrictor.

I pesci martello, come tutti gli squali, sono creature cartilaginee. Fino a un’insolita catena di eventi iniziata nel 2001, si credeva che questi animali, insieme ai mammiferi, non fossero capaci di concepimento verginale. Ora non più. In quello che somiglia a un episodio di Non sapevo di essere incinta, il personale di uno zoo del Nebraska rimase sbigottito nello scoprire che una femmina di pesce martello era gravida nonostante la mancanza di maschi. Inizialmente si pensò che si fosse accoppiata prima di essere catturata, benché fosse sessualmente immatura. Le femmine di molte specie possono conservare lo sperma per anni. Ma un rapido test genetico rivelò che le nasciture erano repliche esatte della madre. Erano dei cloni. Puoi amarli oppure odiarli, ma il coefficiente di freddezza degli squali salì di una tacca.

Per gli esseri umani e tutti gli altri mammiferi, tuttavia, sembra che il sesso sia l’unica strada da percorrere. Ciò evoca una questione molto interessante. A parte i casi di fecondazione in vitro, dobbiamo fare sesso per riprodurci, e poiché ogni giorno nascono circa 228.000 bambini, si tratta di un’attività molto praticata. La cosa divertente è che moltissime persone lo fanno, ma poche ne parlano. E non mi riferisco alle donne secondo cui gli uomini ragionano con l’“altra” testa o agli uomini che si lamentano di non poter dire una parola senza che la fidanzata o la moglie stacchi loro la testa a morsi, ma alle buone, sane, positive conversazioni sul sesso e sui sessi. E qui che entro in scena io. Per tutte le persone cresciute con una madre che diceva “tusaicosa” (come una parola sola, senza trattini) invece di pene, questo approccio uccelli-e-api ai discorsi sul sesso sarà tonificante.

Fidanzati senza testa

Diamo di nuovo un’occhiata a quei fidanzati senza testa. Noi umani possiamo usare questa immagine come una metafora per indicare un’aspra reazione da parte di una partner infuriata, ma si tratta di un problema reale... se sei una mantide religiosa europea. È falso che le femmine di tutte le specie di questo insetto con l’aspetto da alieno mangino i maschi, a cominciare dalla testa. Tuttavia succede, specialmente quando la femmina è affamata. Come puoi ben immaginare, i maschi non sono troppo desiderosi di essere divorati.

Le mantidi religiose sono predatori piuttosto voraci che usano il movimento come indicazione della vicinanza di un pasto succulento. Come risultato, se la femmina guarda in direzione del maschio che si avvicina, quest’ultimo si immobilizza in attesa che lei giri la testa dall’altra parte. Ciò perché l’unica ragione per cui le mantidi femmine danno la caccia ai maschi è catturarli e mangiarli. Quando un maschio riesce ad avvicinarsi abbastanza da saltare addosso a una femmina, posizionando astutamente la testa verso la coda di lei, arriva ad aspettare anche sedici minuti prima di girarsi per stabilire il contatto genitale. Questi preliminari sono semplicemente un tentativo di calcolare le probabilità di sopravvivenza.

Se un maschio si accoppia con una femmina e sopravvive, si stacca da lei allontanandosi immediatamente. Non ha senso sfidare la fortuna indugiando nei paraggi. Nonostante molti successi, i maschi della mantide europea non sopravvivono nel 30 per cento dei casi. Tuttavia, se la femmina gli stacca la testa a morsi, lui non si lascia scoraggiare. Prosegue nel suo impegno, pienamente capace di portarlo a termine. Riesce a farlo perché quando lei comincia a mordergli la testa recide un nervo che gli toglie qualunque inibizione potesse avere, consentendogli di portare avanti l’accoppiamento fino all’eiaculazione anche se la femmina continua a mangiarlo avvicinandosi pericolosamente al suo “tusaicosa”. La biologia è davvero strana.

Se parlare della mantide religiosa non abbatte le barriere che ti impediscono di parlare del sesso, almeno può farti sentire assai meglio in rapporto alla tua vita sessuale. Non per sottovalutare il nostro lungo elenco di fobie e difficoltà, ma se non altro il fatto di non dovere affrontare il problema di essere mangiati vivi dai nostri partner può sollevarci il morale. E tutta una questione di prospettiva.

Scrivere questo libro

Anche se parlare di sesso è un buon punto di partenza, l’impulso di scrivere questo libro mi è giunto da qualcosa di completamente diverso. Mentre frequentavo la scuola di specializzazione mi trovai coinvolta in una relazione estremamente spiacevole. Per fortuna, una volta laureata riuscii a tirarmi fuori dalla situazione e dopo qualche mese di libertà cominciai a fare il bilancio della mia vita, considerando in particolare la natura tragicamente disfunzionale dei miei legami sentimentali. Ero una donna con un dottorato in biologia evolutiva che studiava il comportamento sociale e sessuale degli animali, ma per quanto mi riguardava non sapevo come avrebbero dovuto funzionare approcci, corteggiamento e “accoppiamento”. Finii per convincermi che in fatto di amore mi stavo comportando da disadattata. Con tale termine intendo disfunzionale, improduttiva o semplicemente non adeguata all’ambiente o alle circostanze.

A causa di ciò, decisi che avevo bisogno di un lungo, rigoroso, onesto esame di me stessa. Parlando con qualche amica di tutte le mie difficoltà e incertezze, sembrava che non fossi l’unica persona ad avere più domande che risposte quando si trattava di appuntamenti, accoppiamenti e/o trovare l’uomo o la donna giusti. Dove bisognava cercarli? E cosa dovevi fare con lui o con lei una volta che l’avessi trovato/a?

Quando ci pensavo, mi rendevo conto di conoscere nei particolari il comportamento riproduttivo degli animali che studiavo, ma di sapere molto poco della mia specie o addirittura di me stessa. Poi una sera, mentre mi stavo interrogando su ogni cosa che avevo fatto nella mia vita “amorosa”, a un tratto mi venne in mente che trovare le risposte poteva richiedere un po’, anzi un bel po’, di ricerche. Era giunto il momento di mettermi al lavoro e di esaminare i problemi umani (inclusi i miei) attraverso una lente biologica.

Decisi di utilizzare nella mia vita amorosa tutti gli anni trascorsi a studiare animali selvatici per vedere cosa sarebbe accaduto. In altre parole, forse avrei potuto apprendere qualcosa al riguardo dagli uccelli, dagli scoiattoli, dalle scimmie e così via. Immaginavo - dal momento che non vedi una femmina di babbuino o di cane delle praterie lamentarsi perché non riesce a ottenere un appuntamento amoroso e aggirarsi disorientata domandandosi se il partner l’apprezzi davvero o calpestando la propria dignità per attirare l’attenzione di un maschio non disponibile - che forse, ma solo forse, ci fosse qualcosa che mi sfuggiva. Così elaborai un piano per condurre un esperimento e fare qualche ricerca “sul campo”. Dopo tutto, come scienziata, la mia mente curiosa non va a dormire quando lascio la mia postazione o il laboratorio per andare al club o al bar.

Persona e animale

Il mio tentativo di raccogliere dati presentava un potenziale svantaggio comune a persone e animali: il rifiuto. Nel mondo della natura viene manifestato e ricevuto molto spesso nel gioco delle coppie, e talvolta può essere doloroso in entrambi i casi. Tuttavia, ritengo che la somiglianza termini con il modo in cui noi umani lo percepiamo e lo interpretiamo. Questo mi rammenta il gorilla Koko. Come scoprirai nel corso del libro, il mio primo amore sono i gorilla, e Koko, che attualmente ha quarantadue anni, è sempre stata una dei miei preferiti. Ricordo di aver visto un documentario nel quale i ricercatori che la stavano addestrando a usare il linguaggio dei segni volevano trovarle un compagno. Ne aveva uno, Michael, ma forse perché erano cresciuti insieme, la loro relazione non era mai sbocciata.

I suoi custodi, adottando un approccio decisamente moderno (almeno per gli ultimi anni Ottanta e i primi Novanta), le mostrarono i video di possibili partner. Qualcosa in Ndume dovette colpirla, e Koko scelse lui. Purtroppo, Ndume non ricambiò le sue brame amorose. Come vidi nel documentario, egli respinse le sue avances e si allontanò, lasciandola in preda alla frustrazione.

E impossibile dire con certezza se Koko soffrisse emotivamente a causa di quell’evidente rifiuto. Ciò che sappiamo è che lei e Ndume svilupparono una stretta amicizia, anche se non si accoppiarono mai. Pensai che se Koko poteva gestire il fatto di essere stata respinta, potevo farlo anch’io. Non sempre c’ero riuscita.

A vent’anni avevo un ragazzo, Ryan, un tecnico che lavorava per la Motorola. Era un grande ammiratore di Bob Dylan, un tipo hippy molto sicuro di sé. Il fatto che non avessimo nulla in comune non mi impediva di uscire con lui. Al contrario, divenni una fan sfegatata di Dylan, cominciai a indossare vestiti tie-dye e divenni impaziente di apprendere cose tecniche. Questa caricatura di me stessa ebbe successo, almeno per qualche tempo. Dopo tre mesi, lui mi disse bruscamente che aveva bisogno di “un copilota nella vita”, e che non ero io. Proprio così. Naturalmente io protestai con forza, e trascorsi le settimane successive facendo di tutto per adattarmi alla sua versione di come dovesse essere un buon copilota.

Inutile dire che, nonostante i miei penosi e trasparenti sforzi di essere tutto ciò che pensavo lui volesse, la cosa non funzionò. Ero distrutta. Ero diventata il suo copilota perfetto. Avevo sacrificato ogni cosa nella mia vita per trasformarmi in una persona che potesse apprezzare, e ora mi respingeva? Sembra melodrammatico, ma in realtà non ero una fan di Bob Dylan, e quindi avevo sofferto per molti mesi ascoltando tutti i giorni le sue canzoni. Dopo che le profonde ferite di quell’“amore” non corrisposto si furono rimarginate, mi resi conto che probabilmente Ryan aveva fatto la cosa giusta. Da quella esperienza imparai che è infinitamente più facile accettare il rifiuto e andare avanti, piuttosto che insistere nel cercare di essere qualcosa che non sei.

Pertanto, come Koko, ero pronta a mettermi in gioco, affrontare la possibilità di un rifiuto e sacrificarmi per la squadra. La squadra umana, voglio dire. Nel frattempo esaminai i dati relativi a ogni cosa, da ciò che troviamo attraente ai nostri rituali amorosi, inclusi cooperazione, conflitto e monogamia (o la loro mancanza), scoprendo che esistevano innegabili somiglianze tra quello che sapevo avvenire tra gli animali e quello che fanno gli esseri umani.

Ben presto, le analogie nelle mie esperienze sul “campo” divennero troppo convincenti perché potessi ignorarle. E questo che mi ha spinto a scrivere il presente libro, con me stessa come cavia. Sono giunta a capire che non possiamo negare il nostro legame - l’affinità animale - con l’eredità biologica che abbiamo ricevuto.

Dico questo non per trascurare o sminuire il contributo della nostra complessa psicologia, né per disconoscere le misteriose forze casuali all’opera nelle nostre attività sentimentali, ma per suggerire che se non consideriamo anche il ruolo svolto dalla biologia nel guidare i nostri comportamenti perdiamo una considerevole parte del quadro. In definitiva, la biologia ci collega al mondo animale, e io ritengo che riconoscere questo fatto può servire soltanto ad arricchire i nostri sforzi e le nostre esperienze.

Quando intrapresi questo esperimento, non avevo idea di quanto avrebbe cambiato la mia vita. Mentre parlavo con un numero sempre maggiore di persone delle mie “scoperte” e della mia decisione di scrivere un libro, ero realmente sorpresa dalla reazione entusiastica che l’idea suscitava. Oltre a condividere storie (alcune delle quali riportate in queste pagine), tutti volevano sapere se gli animali facevano questo o quello, o se avevano gli stessi problemi nell’indurre i loro partner a collaborare o a rimanere fedeli.

Mentre andavo avanti condividendo primizie delle varie parti a cui stavo lavorando, molti amici e conoscenti rimanevano sbigottiti davanti ad alcune delle affinità che ci accomunano a varie specie. E tali analogie stimolavano interessanti conversazioni perfino sugli argomenti più delicati!

Ciò che scoprii (a parte una quantità di cose su me stessa) fu non solo che esistono peculiari e affascinanti somiglianze tra noi e gli animali, ma che parlare del comportamento animale rende molto più facile parlare di quello umano. Strano a dirsi, discutere di albatri infedeli, pavoni schizzinosi o tartarughe sessuomani mi forniva lo spunto ideale per trattare alcuni problemi umani molto comuni.

Quindi, smettiamo di girare intorno all’argomento. In queste pagine scoprirai il ruolo che i fattori biologici svolgono sia nell’attrazione che sentiamo verso un potenziale interesse amoroso, sia nei rituali di corteggiamento che ci sono tanto familiari.

Alcune parti di questo libro metteranno in discussione molte delle nostre tradizionali idee sugli approcci e le relazioni sentimentali. Osservare come gli animali superano le barriere della comunicazione o della cooperazione può aggiungere una nuova dimensione alle tue imprese romantiche, sia che ti identifichi con le anatre o con gli albatri. Spero che al termine della lettura porrai a te stesso la domanda con cui ho cominciato io: qual è la mia affinità bestiale?

Continua a leggere l'estratto del libro "Affinità Bestiali".

Data di Pubblicazione: 29 settembre 2017

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