SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 8 min

Le Bugie a cui Scegliamo di Credere

Il Codice della Mente Straordinaria - Anteprima del libro di Vishen Lakhiani

Mettere in discussione le Regole del cavolo

Dove impareremo che gran parte del l’agire del mondo è basato sa Regole del cavolo trasmesse di generazione in generazione.

"Scoprirai che molte delle verità che affermiamo dipendono spesso dal nostro punto di vista.

Chi è più pazzo, il pazzo o il pazzo che lo segue?"
Obi-Wan Kenobi, Guerre Stellari

Nel Capitolo 1 abbiamo visto come l’uomo viva contemporaneamente in due mondi: c’è il mondo fisico della verità assoluta e l’ambiente culturale della verità relativa. Nell’ambiente culturale, tutte le idee che ci sono care - la nostra identità, la nostra religione, la nostra nazionalità, le nostre credenze rispetto al mondo - non sono altro che costrutti mentali cui abbiamo scelto di credere. E come tutti i costrutti mentali, molte sono mere opinioni cui crediamo perché ci sono state inculcate da piccoli e sono accettate dalla cultura in cui siamo cresciuti.

Gli esseri umani sono molto meno razionali di quanto pensiamo. Se analizzate da vicino, molte idee che abbiamo a cuore e alle quali ci aggrappiamo come «verità» crollano. I nostri costrutti mentali sul mondo possono cambiare, ruotare, espandersi e contrarsi, mentre le culture, le ideologie e le opinioni umane si scontrano, danzano e cozzano tra loro. Come la malattia viene diffusa dal contagio tra ospite e vittima, allo stesso modo si diffondono le idee. Spesso accettiamo le idee non attraverso una scelta razionale, ma mediante un «contagio sociale», ossia quando un’idea si diffonde da una mente all’altra senza che venga doverosamente messa in dubbio.

Pertanto, le cosiddette «verità» di rado sono stili di vita ottimali. Come ha scritto lo psicologo sociale Paul Marsden in un articolo intitolato «Memetics and Social Contagion: Two Sides of the Same Coin?» (Memetica e contagio sociale: due facce della stessa medaglia?):

Anche se ci piace credere di scegliere consapevolmente e razionalmente come reagire alle situazioni, la prova del contagio sociale indica che a volte non è affatto così. Invece di generare e «avere» credenze, emozioni e comportamenti, la ricerca sul contagio sociale rivela che, in un senso assai reale, sono queste credenze, emozioni e comportamenti ad «avere» noi... Tali teorie indicano che quando non sappiamo bene come reagire a uno stimolo o a una situazione guardiamo attivamente agli altri in cerca di una guida e li imitiamo consapevolmente.

Un’affermazione sbalorditiva

È un’affermazione sbalorditiva. Marsden sta dicendo che, quando prendiamo una decisione, tendiamo a rimandare alla coscienza collettiva invece di decidere unicamente sulla base dei nostri pensieri e del nostro miglior interesse. Non siamo tanto noi ad avere delle credenze, quanto le credenze ad «avere» noi.

Marsden continua:

Le prove dimostrano che ereditiamo e trasmettiamo i comportamenti, le emozioni, le credenze e le religioni non attraverso una scelta razionale ma mediante contagio.

Questa è forse una delle frasi più importanti nel testo di Marsden. Noi crediamo di prendere una decisione razionale, ma spesso quella decisione ha poco a che fare con la razionalità e di più con le idee che la nostra famiglia, la nostra cultura e i nostri pari hanno approvato.

Non c’è niente di male nel prendere le idee dalla società in cui viviamo. Ma poiché il mondo sta subendo cambiamenti enormi a una velocità sconvolgente, seguire la massa e fare ciò che è sempre stato fatto non è una strada che conduce alla straordinarietà. Le idee, i meme e la cultura sono destinati a evolvere e modificarsi, ed è un bene per noi metterli in discussione.

A livello mentale sappiamo che avvengono questi tipi di cambiamento, eppure miliardi di noi si aggrappano a regole controproducenti del passato che non dovrebbero più esistere, semplicemente perché la tecnologia, la società e la consapevolezza umana si sono evolute superandole.

Ricordate che nel Capitolo 1 vi ho parlato della tribù Himba e della difficoltà dei suoi membri a vedere il blu perché non hanno una parola che lo descriva? Ebbene, le parole svolgono un ruolo importante nella cognizione. Per questo motivo ho coniato un’espressione per indicare le regole obsolete, così da poterle vedere meglio: le ho chiamate «Regole del cavolo».

"REGOLA DEL CAVOLO

È una regola stupida che adottiamo per semplificare la nostra comprensione del mondo."

Usiamo le Regole del cavolo">

Usiamo le Regole del cavolo

Usiamo le Regole del cavolo per classificare le cose, i processi e addirittura le persone. Ci vengono tramandate dalla nostra tribù, spesso la nostra famiglia, la nostra cultura e il nostro sistema di istruzione. Per esempio, ricordate di aver mai scelto la vostra religione? O ricordate come vi sono venute le idee che avete sull’amore, sul denaro o sull’esistenza? La maggior parte di noi non se lo ricorda. Molte delle nostre regole più formative che riguardano il modo di vivere ci vengono dagli altri, e sono strettamente legate al concetto di ciò che è bene e male, giusto e sbagliato.

Ognuno di noi vive seguendo migliaia di regole. Quando non sappiamo bene cosa fare seguiamo l’esempio di chi è venuto prima di noi: i bambini seguono i genitori, che a loro volta avevano seguito i genitori, i quali a loro volta avevano seguito i genitori e così via a ritroso nel tempo.

Ciò significa che spesso non siamo cristiani o ebrei o di destra o di sinistra perché abbiamo deciso di esserlo, ma semplicemente perché ci è capitato di nascere in una determinata famiglia in un determinato periodo storico e, attraverso la memetica e il condizionamento sociale, abbiamo adottato una serie di credenze. Possiamo decidere di fare un certo lavoro (come è accaduto a me quando sono diventato ingegnere informatico), di studiare legge, di ottenere un master in gestione d’impresa o di entrare nell’azienda di famiglia non perché abbiamo preso una decisione razionale rendendoci conto che era la strada che volevamo seguire, ma perché la società aveva programmato per noi quel destino.

Certo, da un punto di vista evolutivo sarebbe efficiente imitare gli schemi modellati da chi ci ha preceduto: le varie idee su come mietere, cacciare, cuocere e comunicare sono state trasmesse di generazione in generazione, consentendo alla civiltà di crescere costantemente in complessità e dimensioni. Ma forse significherebbe vivere la vita sulla base di modelli che non vengono aggiornati da anni, decenni o persino secoli. Seguire ciecamente le regole può essere efficiente, ma non sempre intelligente.

Quando le osserviamo da vicino, spesso scopriamo che le Regole del cavolo ci sono state imposte per comodità. Metterle in discussione e analizzarle significa muovere un passo nella straordinarietà.

Ho iniziato la mia vita di contestatore di Regole

Io ho iniziato la mia vita di contestatore di Regole del cavolo a nove anni. È successo quando aprirono un McDonald’s vicino a casa mia. Ovunque mi voltassi mi pareva di vedere pubblicità che mostravano immagini di succulenti cheeseburger. Che acquolina in dogmatico di realtà che avevo seguito ciecamente per tutta la vita era andato in pezzi.

Da allora cominciai a pormi domande su tutto. Arrivato a diciannove anni avevo abbandonato la religione, non perché non fossi spirituale, ma perché sentivo che il definirmi indù mi separava dai miliardi di persone spirituali che indù non erano. Io volevo abbracciare l’essenza spirituale di ogni religione, non solo di una. Già da adolescente non capivo il concetto di essere legato a una singola religione per tutta la vita.

Io ho avuto la fortuna di avere genitori che mi hanno stimolato e hanno permesso che mi creassi credenze mie. Ma se un ragazzino di nove anni può infrangere una Regola del cavolo, chiunque dovrebbe essere in grado di metterle in discussione.

Riflettete un istante sulle norme religiose o culturali che vi sono state trasmesse. Quante sono davvero razionali? Potrebbero essere antiquate e dichiarate false da pensatori o ricercatori di oggi. Molte potrebbero persino causare terribili sofferenze. Non sto dicendo che dobbiate rifiutare all istante tutte le regole che avete seguito finora, ma dovete metterle costantemente in discussione in modo da vivere secondo il codice più rispettoso dei vostri obiettivi e delle vostre necessità. L’argomentazione «la mia famiglia/cultura/gente ha sempre fatto così» non è più accettabile.

Questo testo è estratto dal libro "Il Codice della Mente Straordinaria".

Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017

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