ECOLOGIA E AGRICOLTURA

Il Cane Secondo Me - Anteprima del libro di Roberto Marchesini

Il bisogno di una guida

Il bisogno di una guida

A ognuno il suo sentiero, da percorrere nel labirinto di pensieri che scorrono disordinati, salendo in superficie a inventare un qualche schema, come puntini da congiungere per far emergere una forma. Una passeggiata con il cane in un certo qual modo ricorda sempre quel nomadismo ancestrale che ha sancito e consolidato l’alleanza tra queste due specie, riporta inconsciamente quei riverberi di una dimensione remota in cui ci si perde come nel sentimento stuporoso, colmo di vertigine ma altresì dolce che Giacomo Leopardi attribuisce al suo naufragio nell’infinito.

Non ci si guarda, ma lungo il cammino è un continuo volgersi l’un l’altro, un reciproco farsi da guida ché il sentiero è pur sempre concettualmente il luogo del pericolo e delle occasioni. Si passa attraverso scie di luce e di penombra, stelle cadenti tra i rami che riflettono il sole su reticolati di ragno, su insetti metallici appesi a mezz’aria, noi in silenzio, noi soli nel solo respiro. Passeggiare è come attendere una rivelazione che seppur ancora involuta, quasi un velo nel pensiero, è però ostinatamente cercata.

Il mio percorso si snoda lungo l’argine del fiume che divide il territorio bolognese da quello ferrarese, fatto di tunnel di pioppi, salici e ontani che ogni tanto lasciano spazio ad ampie radure a prato, per poi scoprire anse con piccole cascatelle, un letto sassoso su cui volteggiano libellule azzurre e quindi il quieto, apparentemente immobile, Reno, adagiato su riflessi verdastri. Quando di colpo sbuchiamo nella radura si sente il fruscio dell’acqua e Maya si volta e mi guarda, quasi a chiedermi: «Ci accampiamo qui?». È un dialogo antico, in tutta evidenza, ciò che infinite volte, nei millenni trascorsi, si sono scambiati uomini e cani, cuciti insieme nel medesimo progetto di vita accanto a un fiume e nel giaciglio di uno spazio erboso. Ma io voglio continuare il cammino, come un cercatore di funghi che sogni o si aspetti che prima o poi, strada facendo, s’imbatterà nel luogo segreto, l’Eldorado delle idee. Maya si rotola sull’erba, terremoto per universi di argiopi, strofina la schiena per prendere comunque possesso di quel piccolo fazzoletto di terra accanto al fiume - risorsa di acqua e di cibo - poi mi segue. Non devo chiamarla e tanto meno impartirle degli ordini: si fida di me.

Le qualità di una buona guida

Cosa significa essere una guida? Be’, di certo ci vogliono determinazione e fermezza, quel senso di avere qualcosa d’importante da raggiungere, che immediatamente infonde nel cane il desiderio di essere solidale e complice. Poi è indispensabile essere affidabili, vale a dire mostrare costanza nella presenza e coerenza e uniformità nei comportamenti, in modo tale che il cane si senta sicuro nel seguirci perché sa sempre cosa si può aspettare da noi. Inoltre, è fondamentale essere coinvolgenti, nel senso di saper rispettare i tempi ma al tempo stesso essere in grado di ingaggiare il cane in attività che lo gratificano e ne appaghino le propensioni. Questa senza dubbio è la qualità più importante perché indica al cane che insieme a noi non ci si annoia, ma si fanno sempre attività piacevoli e in linea con il talento del cane stesso. Ovvio che per coinvolgere occorre essere interessati al proprio cane, valorizzarne la presenza attraverso una dimensione di complicità, renderlo partecipe della nostra vita, dargli un ruolo e fargli capire che per noi la sua presenza e l’esercizio del suo compito sono un valore. Il coinvolgimento è il contrario sia della costrizione, vale a dire l’imporre al cane attività che non desidera, sia dell’inanizione, vale a dire abbandonare il cane a sé stesso senza mai proporgli alcuna attività di partnership.

Per essere considerato una guida è poi fondamentale saper comunicare correttamente al proprio cane, che non significa solo conoscere le basi del suo linguaggio, ma saper adeguare l’assertività comunicativa al carattere del cane stesso. Una guida conosce bene il proprio partner, è chiamata a valorizzarne i pregi e colmare le lacune, dare espressione ai talenti come correggere le problematicità. Una guida è colui che si preoccupa del proprio cane, che lo ha in mente, che non lo abbandona nemmeno col pensiero. Quando un cane sente questa presenza accreditata si tranquillizza e può esprimere al meglio la propria solidarietà relazionale e collaborativa, altrimenti si sente allo sbando e questo comporta una forte dose di stress. Una guida propone ancor prima di disporre, non si preoccupa di sottomettere perché riceve la collaborazione del cane senza richiederla espressamente. Questa magia emerge spontaneamente perché è nella natura del cane volgersi in tal modo alla persona e immergersi totalmente in un universo collaborativo. Purtroppo molto spesso le persone considerano il cane una sorta di bambino da proteggere, mettendolo sotto una campana di vetro fatta di coccole e bocconcini, e questo è proprio il modo per rovinare l’immenso patrimonio del cane, togliendogli il gusto della piena partecipazione sociale.

Per questo, ora Maya mi segue silenziosa lungo il percorso, in modo attivo affiancandomi nella ricerca di qualcosa che ignora ma dentro di sé sapendo perfettamente come fare per aiutarmi nel compito. La forma che inseguo, inutilmente ormai da giorni, potrebbe essere un’idea o una trama, è una zanzara che mi punzecchia, mi irrita e nello stesso tempo mi chiama, ma non voglio forzarne il percorso. Desidero invece parlare di Maya, del suo carattere estroverso e impulsivo, del suo bisogno adolescenziale di essere branco per far vedere a tutti «chi siamo», del suo continuo ingaggiare... ma soprattutto dell’arte di accompagnare. Mi piace passeggiare con lei, perdermi in fantasticherie a ruota libera, quasi sperando che qualcosa d’interessante e coerente possa emergere in serendipity associativa.

L’immagine che vorrei ha il retrogusto dell’epifania - tra Sauro a Damasco e l'Archimede pitagorico di Carl Barks - quasi fosse capace di sciogliere interrogativi silenziosi che scavano dentro da troppo tempo. Maya è sempre pronta ad accompagnarmi, con il suo entusiasmo e il suo consegnarsi a me, sentimenti che fatico a comprendere... ma in fondo non è proprio questo che sto cercando?

Abbandonare il timone e lasciarsi andare, solo per vedere come va a finire - se poi un senso bene o male esca sempre, come testa o croce -, per capire cosa significhi l’affidarsi al flusso degli avvenimenti.

Vorrei parlare della fiducia dei cani, delle mille ispirazioni che suscitano con la loro apparentemente muta presenza. I cani ci sono sempre! Che cosa strana sapere che c’è qualcuno che non pone riserve, che non devi convincere, che non vorrà essere ricambiato, che non ritiene un obbligo o una gentilezza l’accettare il tuo invito! Lei si tuffa dentro, più che una passeggiata ai suoi occhi è una scorribanda, non priva di una sua epica, ma per entrambi rappresenta

Il modo per uscire da un continuum e provare a volare. È allora che mi accorgo che per essere una buona guida bisogna saper ogni tanto . cane la guida, dargli fiducia, credere nelle sue capacità di lasciaterelazic3ne non può essere unidirezionale, dev essere in grado di costruire complessi giochi di reciprocazione. Maya seguendomi in realtà mi stava portando lontano... oltre il consueto, la dove

inizia la fantasia e si dipanano le possibilità, dove si può spiccare il volo perchè non zavorrati da tutto quello che abbiamo sedimentato nei giorni passati. Il cane allora diviene una sorta di spinto guida, demone di un passaggio in territori sconosciuti per poter ricominciare.

Il segreto del rapporto con il proprio cane

Ci sono momenti nella vita che tendono a emergere dal biografico come se non ti appartenessero, perlomeno non totalmente.

E allora che la relazione con il cane sembra prendere peso, sfuggire dalla banalità cui l’ha condannata l’età contemporanea colma di surrogati, ipocrisie, sofisticazioni: ove un cane non e piu tale, ma e condannato a star sempre al posto di qualcos altro. Un cane metafora a cui abbiamo tolto facoltà di parola. Al contrario, nel dar spazio a una soluzione di continuità, di colpo vediamo emergere un universo temporale inatteso, una sorta di rifugio che ti consente di prendere una pausa: i nodi non svaniscono, sei tu a guardarli diversament .

È come se la presenza di una prossimità così distante - e non saprei come esprimerla in diverso modo - di un essere che fa par e della tua vita, come tu della sua, eppure cosi diverso da te, a tal pun differentemente compreso nello stesso istante che pur condividete, all’improvviso togliesse peso alle ordinarie follie che ti assillano. Ti senti leggero ed è la leggerezza canina che u pervade mostrando! che c’è tutto un mondo intorno, che i confini che credevi stavano solo nella tua esanime immaginazione. Per me il rapporto con il cane significa propriamente questo, soprattutto questo.

Camminare in un bosco è come passare in una dimensione diversa ma familiare, estroflettere l’intrico dei propri dubbi nel mosaico di rovi e tappeti di mondi invisibili, odori improvvisi di muschio e un fiore solitario raccolto sotto un rombo di luce. Abbiamo bisogno di un rifugio per poter osservare meglio le transizioni. Rifletto su cosa significhi passeggiare con il proprio cane in un bosco, al di là dei significati contingenti che la mia esperienza suggerisce al di là di questo qui-e-ora così appassionatamente intrecciato ad avvenimenti prossimi che non vanno oltre il breve spazio di qualche settimana. Resto alla ricerca di qualcosa di più profondo, che mi riguarda - certamente - ma solo in senso generale: non sono io al centro del riflettere, bensì la dimensione stessa di questo evento. Un uomo e un cane che camminano attraverso un tunnel ignoto e familiare al tempo stesso. Maya mi parla di un sentimento antichissimo che possiamo ritrovare solo a patto di avventurarci oltre il consueto, di lasciare a casa la cartografia delle nostre proiezioni, di accettare la sfida dell’ignoto.

C'è una risonanza che colgo solo in parte, i puntini sono mosche che disegnano negli spazi d’ombra traiettorie in parte prevedibili, ma difficili da coniugare in una forma precisa... così rimango con il solo languore. Credo che proprio in questo si nasconda il segreto del rapporto con il cane. Pensiamo sia qualcosa che ci riguardi da vicino, vale a dire che attenga solo alla nostra individualità e si situi proprio ora e proprio qui: ma ci sbagliamo. Camminare con un cane in un bosco è come raccogliere le bacche o respirare, come correre o innamorarsi, come fantasticare guardando le stelle o eccitarsi di fronte al fuoco: è solo il ripetersi in noi di armonie antichissime. Rimugino tra me questa considerazione - il ripetersi in noi di armonie antichissime - ma non è chiara come vorrei. È una figura che si sviluppa nelle nuvole, un odore impreciso, una musica che sembra emergere beffarda e poi beffarda ci sfugge.

Maya di colpo si ferma, sembra aver fiutato la mia frustrazione e al suo sentire «non è una cosa buona». La rassicuro con un sorriso - va tutto bene - ma lei preferisce ora non allontanarsi troppo, che c'è qualcosa che non quadra, dev’essere indubbiamente così.

Lessico emozionale

Pochi si rendono conto delle capacità sopraffine dei cani di leggere le nostre emozioni: da un punto di vista emozionale per loro siamo letteralmente dei libri aperti. Se siamo preoccupati o impauriti, frustrati o annoiati, interessati o eccitati, gioiosi o tristi... be’, d cane lo avverte subito, spesso addirittura prima che noi stessi ce ne accorgiamo. Indubbiamente siamo così concentrati sulla comunicazione verbale che non riusciamo a vedere e a comprendere il pluriverso di strutture proposizionali che continuamente escono dal nostro corpo sotto altre spoglie linguistiche ma che, esattamente come parole, sono dichiarative di stati e d’intenzioni. I cani non solo sanno leggere gli stati emozionali che attraversano il nostro corpo, con continue fluttuazioni umorali e picchi di fibrillazioni vise ma li utilizzano per costruire complesse dialettiche di interpretazione o di confronto, cosicché i loro modi di interpretare del fenomeno non esulano mai dall’immersione sociale. Le emozioni di fatto il loro sistema di connessione, in grado prima di tutto assicurare le informazioni utili sulle disposizioni del prossimo, nei anni di un contendente o di un partner, ma poi di modificare lo to dell’altro attraverso le sottili infiltrazioni del contagio. Sono molto più bravi a contagiare l’essere umano di quanto quest ultimo riesca nei loro confronti.

Questo testo è estratto dal libro "Il Cane Secondo Me".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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