L'evoluzione del corpo umano
L'evoluzione del corpo umano
Nella società persiste una visione mistica intorno alla tematica della Sindrome del Gemello Scomparso.
Il lavoro pratico mostra che la questione va posta innanzitutto in termini di biologia molecolare e sviluppo fisico-cerebrale. Solo in una fase successiva le conseguenze saranno psicologico-mentali - e solamente se il trauma non è riconosciuto per tempo.
Per comprendere la capacità percettiva del piccolissimo organismo embrionale immerso nel liquido amniotico dell’utero materno bisogna fare un passo indietro agli albori della vita.
Si calcola che l’origine della terra risalga a 5 - 4 miliardi di anni fa. La vita nasce in acqua: tutti gli organismi viventi nella nostra epoca discendono da un certo numero di organismi primitivi vissuti 3 miliardi 800 milioni di anni fa: i batteri.
Le prime creature dotate di un corpo risalgono a 600 milioni di anni fa.
I primi mammiferi appaiono 210 milioni di anni fa, i primati 80 milioni di anni fa.
“Per miliardi di anni la vita è esistita solo negli oceani, finché, circa 365 milioni di anni fa, alcune specie cominciarono a popolare la terra.”
I paleontologi, studiando i resti fossili nei vari strati sedimentati di roccia, hanno dimostrato che il corpo si è modificato in milioni di anni nelle sue varie parti per popolare la terra e riadattarsi alle nuove condizioni di vita. L’anello di congiunzione tra i pesci e i primi mammiferi risale a 375 milioni di anni fa: il pesce Tiktaalik aveva la testa piatta e mostrava i primi passi nell’evoluzione del cranio umano, del collo e persino degli arti.
“Le mappe accurate per muoversi nel corpo umano si trovano nel corpo di altri animali.” Il funzionamento dei nervi del cervello è identico a quello degli squali, per risalire agli arti si studiano i pesci, mentre i rettili spiegano perfettamente la struttura del cervello umano. “... nel corpo di queste creature spesso ci troviamo di fronte a versioni semplificate del nostro.” Basti pensare che la prima cellula capace di riflettere la luce risale a 500 milioni di anni fa. La vista nasce molto prima dell’occhio umano e nasce in acqua. Lo stesso vale naturalmente per tutti i nostri sensi. E ancora oggi la vita sulla terra nasce all’interno di un liquido.
La cronaca delle modifiche e dei riadattamenti è dentro di noi
La cronaca delle modifiche e dei riadattamenti è dentro di noi, è parte della nostra struttura anatomica. Possiamo tracciare il percorso storico anche attraverso i geni del DNA: la registrazione del passato riposa all’interno di ogni singola cellula del nostro corpo. “L’analisi di resti fossili dei nostri antenuti più remoti mostra che il genoma umano non è cambiato negli ultimi 100 000 anni.”
Nel meccanismo che copia il DNA quando questo si deve duplicare si verifica un errore ogni miliardo di caratteri nucleotidici copiati. Se l’errore riguarda un gene importante, può invalidare la riuscita della vita e quindi la possibilità di essere tramandato alla discendenza. Se invece produce un miglioramento ci sarà un’evoluzione nella popolazione portatore del gene modificato.
È così che gli esseri viventi sono nati, si sono ramificati e continuano a diversificarsi. Darwin l’aveva compreso nella sua ricerca dell’esemplare trasmutato della specie.
Rispetto agli avvenimenti verificatosi in miliardi di anni, l’uomo è piuttosto giovane. L’ultimo anello di congiunzione con i primati superiori non umani si calcola sia vissuto circa 8-7 milioni di anni fa.
L’homo sapiens fa la sua comparsa 2 milioni 400 mila anni fa. Ha la capacità di usare strumenti rudimentali. Il secondo miglioramento tecnico, poi, avviene solo dopo quasi un altro milione di anni: segnerà la svolta verso la realizzazione di un progresso materiale inarrestabile che non è caratteristico dell’evoluzione biologica. Si parla infatti di evoluzione culturale, che fa sì che l’uomo alla sua nascita non debba ripartire sempre da zero, poiché può contare su un’eccezionale ricchezza di conoscenze strumentali e concettuali che è stata accumulata nei secoli dai suoi predecessori.
Per spiegare com’è possibile che un organismo di poco più che un ammasso di cellule possa percepire tutti gli altri organismi intorno a sé sconfiniamo invece nelle acquisizioni che la biologia molecolare ha compiuto negli ultimi decenni.
Gli esseri viventi sono composti da cellule
Gli esseri viventi sono composti da cellule: senza le cellule non ci sarebbe vita sulla terra.
La cellula a sua volta è formata da una membrana cellulare con un nocciolo al suo interno che contiene il DNA. La membrana è sempre attiva, si apre e si chiude di continuo, tenendo fuori alcune sostanze, facendone entrare altre ed espellendo gli scarti: permette quindi tutte le reazioni chimiche del metabolismo cellulare senza le quali la vita non sarebbe possibile.
“Il nostro corpo è composto di decine di migliaia di miliardi di cellule. Ognuna di esse ha proprietà molto specifiche, ereditate dalle cellule progenitrici che devono essere codificate da qualcosa che si trova dentro di essa, nel loro nucleo.”
Il DNA negli esseri umani è composto da 3 miliardi di nucleotidi portatori di tutte le informazioni necessarie per far sì che da un’unica cellula staminale embrionale possa svilupparsi un neonato che continua a crescere fino a diventare un adulto. Un nucleotide è una catena composta da 4 elementi fondamentali: A (adenina), G (guanina), C (citosina) e T (timina). Ogni singola cellula quando si rinnova deve replicare il suo DNA. Di fondamentale importanza è l’apporto e la qualità dell’ossigeno. Ogni singola cellula del nostro corpo respira e solamente una sufficiente respirazione cellulare permette il corretto svolgimento di tutte le reazioni biochimiche.
“Il ruolo del genoma, e dei geni che esso contiene, è quello di suggerire alle cellule il da farsi istante per istante. I geni comunicano quindi in continuazione perché in continuazione la cellula ha bisogno di istruzioni per andare avanti. Ad alcune di queste la cellula non può obbiettare: le deve eseguire e basta. Altre, in realtà la maggioranza, sono soggette alle particolari condizioni del momento.”
Epigenetica
Per esprimere questo meccanismo gli scienziati hanno coniato il termine di epigenetica.
“Ogni singola cellula, inoltre, ha una cognizione sia diretta sia indiretta delle altre e del resto del corpo. La cognizione diretta, e accolta quasi in tempo reale, deriva dall’esistenza di innumerevoli segnali intercellulari. Ogni cellula emette in continuazione segnali - destinati alle cellule limitrofe o anche a quelle più lontane”.
I segnali possono essere elettrici, ma più spesso sono di natura chimica: sono piccole o grandi molecole che viaggiano da una cellula all’altra. Una cellula che non fosse sufficientemente al corrente di quello che accade nel resto del corpo al quale appartiene non avrebbe molta probabilità di sopravvivere, né, di conseguenza, la avrebbe il corpo stesso.
Si può osservare quindi che il nostro organismo è composto da materia organizzata in un gioco d’insieme che non lascia niente al caso. Al contrario, i singoli componenti seguono un determinato ordine, che gli scienziati definiscono gerarchico. Il metabolismo cellulare crea un equilibrio dinamico perfetto. Per far ciò necessita di energia ed informazioni. "... la stessa quantità di materia che c’è in un embrione si trasforma, secondo un progetto, un disegno, secondo precise indicazioni in qualcosa che ha una forma prestabilita. Oggi si usa più il concetto di comunicazione che di informazione: La comunicazione è la trasmissione di una certa quantità di informazione e presuppone un destinatario, una finalità, un obiettivo, un’intenzionalità. La comunicazione dunque è un atto.”
La scienza predilige quindi il termine comunicazione. La comunicazione tra le cellule crea i tessuti, gli organi e tutti gli altri componenti del nostro corpo composto da molecole, a loro volta composte da atomi, a loro volta composta da ioni. Le informazioni sono contenute nei nostri geni che devono comunicare con l’ambiente circostante per sapere come e quando diversificare accendendo un gene rispetto ad un altro.
La vita non è altro che un flusso costante di materia, energia e informazioni in movimento che segue un certo ordine volto alla vita in quanto tale in tante scale dimensionali interdipendenti che collaborano tutte insieme.
“Un sistema vivente si accoppia strutturalmente con il proprio ambiente, ossia mantiene con esso delle ricorrenti interazioni, ciascuna delle quali innesca cambiamenti strutturali all’interno del sistema. Per esempio, la membrana cellulare continua a incorporare, dall’ambiente che la circonda, delle sostanze che verranno poi impiegate nei processi metabolici della cellula. A ogni percezione sensoriale, il sistema nervoso di un organismo cambia lo stato delle proprie connessioni. Ma questi sistemi viventi rimangono comunque autonomi: l’ambiente si limita a innescare i cambiamenti strutturali, ma non li specifica né li dirige.”
Non esistono studi specifici sul sistema gemellare a livello molecolare, e chiedo scusa se mi sono limitata a copiare quello che scientificamente è stato studiato e accreditato per la vita in quanto tale.
La visione della Sindrome del Gemello Scomparso
La visione della Sindrome del Gemello Scomparso legata alla presenza di un vero e proprio Sistema Gemellare composto da un numero considerevole di organismi embrionali in continua comunicazione tra loro e con l’utero materno, mi viene suggerita dal comportamento dei miei clienti e dei rappresentanti per i loro fratelli gemelli durante innumerevoli lavori pratici.
Le indicazioni della memoria corporea-cellulare sono precise: evidenziano la presenza di un numero altissimo di compagni di viaggio’. La costante comunicazione tra gli embrioni e l’ambiente circostante è di vitale importanza. Solo tali informazioni biochimiche-ormonali con la placenta e l’utero materno permettono l’empatia e la collaborazione tra loro - basti pensare che il cordone ombelicale sarà in grado di fornire all’embrione nutrimento e ossigeno solamente nella terza settimana. Fino ad allora l’organismo deve provvedere al proprio fabbisogno e questo è possibile solo attraverso la comunicazione costante con l’ambiente che lo circonda.
La cellula immagazzina tutte le informazioni e si modifica di conseguenza, attivando i geni necessari al suo sviluppo al momento giusto. Se il contatto fisico tra i fratelli stimola la parte di quello che sarà il ginocchio, quando le cellule si moltiplicheranno formando il ginocchio, tutte avranno la stessa informazione: fisicamente ‘sanno’ della presenza e avvertono la mancanza del fratello che lì appoggiava.
L’epigenetica segue esattamente questo principio: sono le informazioni raccolte nell’ambiente a stimolare ed attivare un gene piuttosto che un altro e in definitiva a fare di noi ciò che siamo, compresa la consapevolezza fisica della convivenza prima, del trauma della perdita dopo dei nostri fratelli gemelli.
Questo testo è estratto dal libro "Costellazioni e Sistema Gemellare".
Data di Pubblicazione: 30 settembre 2017