SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 7 min

Cura i Tuoi Denti in Modo Naturale - Anteprima del libro di Nadine Artemis

Lo spazzolino invisibile

Lo spazzolino invisibile

Per prevenire la carie, ci hanno insegnato a lavarci i denti due volte al giorno, a usare il filo interdentale e a fare controlli regolari dal dentista, eppure un numero sbalorditivo di cavità, corone, cure canalari e denti estratti testimonia dolorosamente che nella nostra igiene orale abbiamo omesso qualcosa. Nonostante la pletora di trattamenti al fluoro, di collutori e di promesse sulla salute della bocca, si sono visti più denti cariati nelfultimo secolo che in quelli che lo hanno preceduto.

La percezione più in voga tra i dentisti e le scuole di odontoiatria è che siano lo zucchero e gli acidi che rimangono a contatto con i denti a “causare” la carie. Quest’idea pervasiva e persistente, detta “teoria acidogena”, è stata assunta come norma al convegno tenuto dall’International Association of Dentai Research negli anni Quaranta del secolo scorso. In questo cruciale convegno fu dichiarato ufficialmente che l’erosione prodotta dall’acido è la causa delle cavità dentali, relegando tutte le altre teorie sistemiche presentate al ruolo di ipotesi marginali.

I tempi però stanno cambiando. L’odontoiatria è sul punto di comprendere che una relazione tra la bocca e il metabolismo del resto del corpo c’è. Diversi ricercatori hanno ormai dimostrato le correlazioni esistenti tra la salute orale e quella dell’organismo in generale. Sulla base di quarantanni di ricerche, il dottor Reinhard Voli, padre dello screening elettrodermico, oggi più noto come “elettroagopuntura secondo Voli”, ha calcolato che l’80% delle malattie avrebbe un collegamento con la carie dentale. Seguendo il suo ragionamento, dal momento che i denti sono interconnessi con ogni organo e ogni ghiandola attraverso il circolo sanguigno, qualunque infezione ospitata dalla bocca non può non influenzare anche la salute in generale.

Occhio alla bocca

Oggi sappiamo che la bocca è una via di accesso al sancta sanctorum dell’organismo - il cervello - e che la salute della prima è strettamente legata a quella del secondo. Nel 1958 un dentista, il dottor Ralph Steinman, ispirato dai rivoluzionari testi di odontoiatria del XIX secolo che ipotizzavano la presenza di una circolazione linfatica all’interno dei denti, cominciò a mettere in discussione la teoria acidogena della carie. Il tema lo affascinava anche per aver fatto personalmente esperienza dell’interconnessione tra i diversi distretti corporei; la sua asma debilitante, infatti, era guarita grazie a una dieta priva di zuccheri e di cibi raffinati. La coerenza tra i testi di odontoiatria e la sua esperienza personale catalizzò la sua presa di posizione nei confronti della teoria acidogena, basata sulla nozione che il dente non sia altro che una protuberanza inerte in un ambiente distruttivo e che ignora completamente la possibilità che i denti siano organi vivi, dotati della capacità di resistere e di rinnovarsi.

Steinman aveva buoni motivi per esplorare l’ipotesi che i denti fossero bagnati internamente da un fluido simile alla linfa con le caratteristiche di un meccanismo fortificato contro le lesioni. Si buttò a capofitto nella sua ricerca, sviluppando una tecnica che gli permise di visualizzare, mediante un marcatore fluorescente, la circolazione del fluido dentinale nei ratti. Seguendo il percorso del marcatore, Steinman riuscì a documentare un’osservazione stupefacente: che i denti sono davvero attivi al loro interno. Il colorante iniettato nello stomaco dei ratti arrivava alla camera pulpare dopo sei minuti e diventava visibile nello smalto nel giro di un’ora. Scoprì così l’esistenza di una costante, seppur microscopica, circolazione di fluido all’interno dei denti, che ha origine nei pressi dell’intestino per poi risalire ed espandersi nei denti. Questo fluido lava il dente dall’interno portando via le tossine e depositandovi i nutrienti destinati alla matrice minerale. Inoltre, tiene alla larga i biofilm microbici che si formano sulla superficie, prevenendo efficacemente la carie dentale e le patologie gengivali. Nella polpa del dente e nello smalto il fluido scorre in senso centrifugo, verso l’esterno e verso l’alto - in modo simile al movimento della linfa negli alberi — per raggiungere infine la superficie dello smalto sotto forma di essudato microscopico. Lì le goccioline infinitesime si fondono insieme, creando una pellicola fluida con funzioni protettive. Se lo smalto si incrina, in quel punto il volume del fluido aumenta, con un comportamento analogo a quello della linfa dell’albero che reagisce a una spaccatura nella corteccia. E un processo bellissimo, intrinsecamente perfetto. Dato che i denti sono strutture vive, in un rapporto dinamico con la mente e con il corpo, possono anche guarire in modo simile alle ossa, creando nuovo tessuto invece di soccombere agli attacchi degli acidi e dei batteri.

Interferenze sul sistema del fluido dentinale

In caso di interferenze sul sistema del fluido dentinale, la circolazione alfinterno del dente cambia direzione, diventando centripeta e risucchiando i fluidi verso l’interno come una cannuccia. Questo riflusso risucchia i batteri e gli acidi dal cavo orale ai denti. Microbi, batteri, acidi e funghi vengono così trascinati attivamente alfinterno del dente, finendo per infiammare la camera pulpare e determinando danno ossidativo e demineralizzazione. A questo punto la carie comincia a farsi strada nello smalto. Quando la circolazione del fluido dentinale funziona a dovere, invece, il fluido deposita minerali e nutrienti destinati alla costante ricostruzione del dente e al mantenimento della sua struttura. Se il meccanismo viene disturbato, gli enzimi della saliva cominciano a digerire la struttura del dente mentre il decadimento del tessuto lascia via libera alla proliferazione dei batteri.

Sorretto dalla sua curiosità, Steinman volle scoprire che cosa attiva il movimento di questo fluido e cosa lo regola. Che cosa promuove il movimento normale e che cosa ne inverte il senso di circolazione? In collaborazione con l’endocrinologo John Leonora si diede alla ricerca delle cause. Nei successivi quarant’anni essi diedero quindi vita a centinaia di studi che furono coronati dal successo; i loro risultati confermarono infatti che la circolazione del fluido alfinterno del nucleo centrale dei denti è regolato da un fattore ormonale intrinseco prodotto dall’ipotalamo. Una secrezione endocrina dell’ipotalamo, la parte del sistema endocrino collocata nel centro del cervello, detiene dunque la chiave della resilienza dentale e della regolazione della circolazione della linfa che lo bagna dall’interno. Quando funziona in modo corretto, agisce come uno spazzolino invisibile: previene la carie sistemica, ostacola la penetrazione dei batteri nel dente e neutralizza gli acidi che si depositano sulla sua superficie.

A fare da “interruttore” per l’inversione del senso circolatorio del fluido dentinale è l’ormone parotideo, secreto dalla ghiandola parotide. Ma prima di addentrarci ulteriormente nella funzione di quest’ormone, andiamo a dare un’occhiata all’architettura interna della dentatura, così da poter comprendere quale complessa struttura vivente sia la nostra bocca. 

Questo testo è estratto dal libro "Cura i Tuoi Denti in Modo Naturale".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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