SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 10 min

Curare il Diabete Senza Farmaci - Anteprima del libro di Neal D. Barnard

Un metodo scientifico per aiutare il nostro corpo a prevenire il diabete

Le nozioni fondamentali sono cambiate

Negli ultimi anni, molte cose che credevamo di conoscere sul diabete sono state stravolte. Ora i riflettori sono tutti puntati sulle cause della patologia e questo ci procura un potere che non ha precedenti.

Allo scopo di essere il più chiaro possibile, innanzitutto esporrò alcune nozioni di base - sintomi, tipi di diabete e trattamenti recenti più comuni - e in seconda battuta illustrerò le novità.

Come riconoscere il diabete?

Per prima cosa, cerchiamo di comprendere quali siano i sintomi. Il diabete può insorgere in maniera del tutto asintomatica, ma spesso si manifesta con segni di affaticamento. Senza motivi apparenti, ti senti privo di energia. Hai l’impressione di perdere liquidi più rapidamente del normale, cioè vai in bagno più spesso del solito e avverti una sete anomala, che ti spinge a bere quantità esorbitanti d’acqua (polidipsia).

Ecco cosa succede: il problema di fondo è che lo zucchero non è in grado di passare dal sangue alle cellule dell’organismo. Da questo problema ne derivano molti altri, proprio come una tessera del domino che ne fa cadere tante altre, una per volta.

Lo zucchero in questione è il glucosio - una delle molecole di zucchero più piccole e semplici. In questo caso, zucchero non è sinonimo di cibo spazzatura o di calorie vuote. Di fatto, le cellule dell’organismo utilizzano questo tipo di zucchero - il glucosio - come fonte energetica. Il glucosio è il carburante dell’organismo, proprio come la benzina lo è per l’automobile o il cherosene per l’aereo, e fornisce l’energia per i movimenti, i pensieri e quasi tutte le attività quotidiane.

E qui sta il vero problema. Se il glucosio non è in grado di penetrare nelle cellule, esse sono private del proprio carburante d’elezione, provocando una perdita di energia che causa stanchezza. Se i muscoli non dispongono del glucosio necessario per produrre energia, finisci con lo stancarti facilmente.

Allo stesso tempo, il glucosio che non può penetrare nelle cellule dei muscoli si accumula nel sangue, concentrandosi sempre più, e alla fine viene filtrato dai reni ed espulso attraverso le urine.

Passando attraverso i reni, si porta dietro molta acqua: ecco perché avverti la necessità di andare spesso in bagno. È naturale quindi che tu abbia sete, perché stai perdendo molti liquidi. Perciò, spossatezza, minzione frequente (poliuria) e polidipsia sono tutti sintomi dello stesso problema: il glucosio non riesce a penetrare nelle cellule.

Si può anche verificare una perdita di peso che però, in questa situazione, non deve essere vista come un evento positivo. Il dimagrimento avviene perché le cellule stanno essenzialmente morendo di fame. I nutrienti non riescono a entrarvi, quindi l’organismo è malnutrito. Pur mangiando in abbondanza, i nutrienti e il carburante non riescono ad arrivare lì dove sono necessari.

Tutti i giorni, gli ambulatori medici sono stracolmi di pazienti che riportano sintomi di stanchezza, minzione frequente, sete e talvolta perdita di peso ingiustificata. Attraverso le analisi del sangue, il medico riscontra un livello insolitamente elevato di glucosio e formula una diagnosi di diabete. Di conseguenza, informa il paziente che è necessario tenere sotto controllo la glicemia. Un eccesso prolungato di glucosio nel sangue può danneggiare le arterie. Se trascurato, può danneggiare anche il cuore e i delicati vasi sanguigni degli occhi, dei reni e degli arti.

Tuttavia, come dimostrato dalle nostre ricerche, la strada verso l’iperglicemia è a doppio senso. Cambiando dieta e adottando altri accorgimenti salutari, i valori della glicemia possono abbassarsi. Talvolta, il miglioramento risulta così importante che nessun medico crederà che ti sia stato diagnosticato il diabete in precedenza.

Tipi di diabete

Una diagnosi di diabete - o prediabete - implica che l’insulina prodotta dal tuo organismo non svolge il suo compito in maniera adeguata. L’insulina è un ormone che, tra le altre cose, trasferisce lo zucchero dal sangue alle cellule dell’organismo. Funziona come una chiave, aprendo per così dire la porta attraverso la quale la cellula fa entrare i nutrienti al suo interno. Quando l’insulina arriva sulla superficie della cellula, apre la porta per permettere al glucosio di entrare, cosicché la cellula possa ricavarne energia.

Se, per qualche motivo, l’organismo non produce insulina, i valori glicemici salgono. Analogamente, la glicemia aumenta se le cellule oppongono resistenza alle azioni dell’insulina - la chiave entra nella serratura, ma la porta non si apre. Nel lungo periodo, valori glicemici elevati possono compromettere l’integrità di nervi, occhio, rene e altre parti del corpo.

Ci sono tre tipologie principali di diabete, denominate «di tipo 1», «di tipo 2» e «diabete gestazionale». Esaminiamole una per volta.

Il diabete di tipo 1 di solito insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Per questo veniva chiamato «diabete infantile» o «insulinodi-pendente». Nel diabete di tipo 1, qualcosa ha compromesso la capacità del pancreas di produrre insulina, quindi la si deve assumere da una fonte esterna - generalmente per via sottocutanea. Tuttavia, ricerche recenti hanno gettato nuova luce su come i cambiamenti dietetici possano ridurre drasticamente il rischio che il diabete provochi delle gravi complicanze.

Inoltre, le recenti conoscenze sulle cause della patologia ci forniscono molti più strumenti di prevenzione rispetto al passato. Il danno alle cellule che producono insulina è causato dall’equivalente biologico del «fuoco amico». Ossia, è provocato dal sistema immunitario dell’organismo - i leucociti preposti a combattere batteri e virus. Queste cellule, il cui compito è di proteggere l’organismo, attaccano invece le cellule del pancreas, compromettendone la capacità di produrre insulina. Forse ti sorprenderà sapere che gli alimenti per la prima infanzia - in particolare il cibo con cui i neonati vengono alimentati nei primi mesi di vita - sono tra i principali sospettati.

Il diabete di tipo 2, un tempo conosciuto come «diabete dell’adulto» o anche «non insulinodipendente», colpisce 9 diabetici su 10. Quasi tutti gli individui affetti da questa patologia continuano a produrre insulina, ma il problema è che le loro cellule resistono alla sua azione. L’insulina cerca di trasportare il glucosio dentro le cellule, però esse si comportano come se la serratura della porta fosse guasta. A fronte di queste cellule pigre, il corpo reagisce producendo sempre più insulina, cercando di contrastare la resistenza delle cellule. Se la quantità di insulina prodotta non riesce a sfondare la porta delle cellule, il glucosio si accumula nel sangue.

I farmaci per il diabete agiscono contrastando questa alterazione: alcuni rendono le cellule maggiormente sensibili all’insulina, altri fanno sì che il pancreas secema più insulina nel sangue o impediscono al fegato di rilasciare altro glucosio in circolo.

Finora, anche quasi tutte le diete per diabetici hanno tentato di contrastare la resistenza delle cellule all’azione insulinica, limitando le quantità di zucchero nell’alimentazione. Riducono inoltre l’amido (carboidrato complesso), poiché è composto da molte molecole di glucosio legate assieme in una catena. Durante la digestione, l’amido si scompone e rilascia zuccheri naturali nel sangue. La logica è che, se non si assumono troppi carboidrati in una volta, le cellule non verranno sopraffatte dal troppo glucosio.

Insulina pancreas

L'insulina viene prodotta nel pancreas, un organo situato appena sotto lo stomaco, dalla forma e dimensioni simili a quelle di un telecomando della Tv. Di fatto, il pancreas è proprio un telecomando. Invia l’insulina al sangue affinché la trasporti fino alle cellule dell’organismo per facilitare l’assorbimento di glucosio. Nel diabete di tipo 1, il pancreas non produce più insulina. Di solito, nel diabete di tipo 2 e in quello gestazionale il pancreas è ancora in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo oppongono resistenza all’azione di questo ormone.

Per chi assume farmaci, i regimi dietetici più comuni mirano a mantenere costante la quantità di glucosio o di amido dei vari pasti e tra un giorno e l’altro, così anche il dosaggio dei farmaci richiesti per facilitare l’utilizzazione del glucosio - la dose giornaliera - può rimanere invariato. In buona sostanza, queste diete offrono indicazioni su cosa, quando e quanto mangiare.

Grazie alle nuove ricerche però, le cose sono cambiate. Adesso è possibile avvalersi dei cambiamenti dietetici per influenzare direttamente la sensibilità all’insulina. Quindi, come vedremo tra poco, le norme nutrizionali sono state completamente riscritte tenendo conto di queste nuove conoscenze.

Il diabete gestazionale è simile a quello di tipo 2, con l’unica differenza che si manifesta in gravidanza. Benché di solito scompaia dopo il parto, è un segno di insulinoresistenza, quindi significa che il diabete di tipo 2 potrebbe essere in agguato. Avvalendosi degli stessi accorgimenti per contrastare il diabete di tipo 2, spesso il diabete gestazionale può non trasformarsi mai in tipo 2.

Il nostro destino non è scritto nei geni

Ci può essere un’anamnesi familiare di diabete, ma ciò non significa che, se uno dei genitori è affetto dalla patologia, questo debba essere per forza il tuo destino. Il potere di cambiare le cose è nelle tue mani.

Prendiamo come esempio il diabete di tipo 1. Molti bambini nascono con geni che rendono possibile l’insorgenza del diabete di tipo 1 ma, in quasi tutti i casi, questo non si verifica. Di fatto, anche tra i gemelli omozigoti, quando uno è affetto da diabete di tipo 1, l’altro ha meno del 40% di probabilità di svilupparlo1. A quanto pare, a fare davvero la differenza è l’ambiente, in particolare gli alimenti assunti dal bambino nella prima infanzia, le infezioni virali a cui è esposto e forse altri fattori.

I geni svolgono un ruolo analogo nel diabete di tipo 2. Molti anni prima che la patologia si manifesti, alcuni esami specifici possono rilevare una resistenza all’insulina in giovani adulti che hanno ereditato una predisposizione al diabete di tipo 2. Con un’alimentazione pressoché identica a quella dei loro genitori, una diagnosi di diabete sarà molto probabile. Però, solide evidenze dimostrano che cambiamenti della dieta e dello stile di vita possono diminuire le probabilità di insorgenza del diabete. E anche laddove esso si manifesti, la dieta può modificarne drasticamente il decorso.

Il punto essenziale è che alcuni geni sono dittatori e altri no. I geni del colore dei capelli o degli occhi, per esempio, sono veri e propri despoti. Se decidono che un individuo debba avere capelli castani oppure occhi azzurri, non ci sono discussioni. Invece, i geni del diabete sono più simili a consiglieri. Non impartiscono ordini, danno piuttosto suggerimenti.

Se i nostri geni vogliono farci venire il diabete, non dobbiamo necessariamente ascoltarli. Abbiamo più controllo di quanto immaginiamo.

Questo testo è estratto dal libro "Curare il Diabete Senza Farmaci".

Data di Pubblicazione: 30 settembre 2017

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