SAGGI E RACCONTI

Custodi dell'Immortalità - Anteprima del libro di Piero Ragone

L'Impronta eterna dei nostri Creatori nei codici segreti dei suoi antichi Guardiani

La Grande Avventura

«Non finiremo mai di esplorare,
la fine del nostro lungo giocare sarà quando
saremo giunti là dove eravamo partiti
ma sarà come raggiungere quel luogo per la prima volta.»

Il Segreto del Sahara

Il mondo segreto dei Custodi

Con l’elaborazione della teoria dell’inconscio, nel 1915, lo psicanalista Sigmund Freud aveva rivelato al mondo l’esistenza di una regione della psiche che sfugge alla consapevolezza umana e che, tuttavia, è in grado di sviluppare pensieri, emozioni ed immagini tali da costruirsi una personalità con pulsioni indipendenti e a volte, contrari al sentire e all’agire conscio.

Carl Gustav Jung, brillante allievo dello studioso austriaco, distinse l'inconscio personale, proprio di ogni singolo uomo, dall'inconscio collettivo, la cui natura è antica, innata, universale e composta da Archetipi che controllano e guidano la psiche dell’Umanità: simboli, rituali, leggende, esperienze oniriche.

sono le sporadiche manifestazioni di un patrimonio celato nei recessi dell’anima che, silenziosamente, orchestra le dinamiche planetarie.

Nel nostro campo di ricerca, la Storia rivelata è la coscienza dell’Umanità; la Storia mai raccontata è l’inconscio collettivo. C’è una realtà sfuggente di cui percepiamo l’esistenza, della quale avvertiamo il lontano brusio, un mondo di ombre senza volto che ha vita propria ed agisce indipendentemente dall’ordinario incedere e che, sin dagli albori, scrive un’altra Storia, vergata nell’alfabeto della sabbia e che non racconta le vicende degli Uomini, ma i tumulti dell’anima, le guerre spirituali che hanno segnato la nostra evoluzione e che solo i Maestri del tempo hanno il compito di raccogliere, narrare, tramandare.

Da quando l’Uomo esiste, i Custodi esistono; depositari di un sapere immemore proveniente dall’Altrove, vivono nei recessi della coscienza storica e, al momento opportuno, rivelano frammenti di un’antica sapienza.

La maggior parte degli uomini può solo scalfirne la superficie, guardare attraverso lo specchio il Paese delle Meraviglie a cui non si accede perché ne siamo attratti, ma solo se il nostro inconscio individuale è accordato sulla stessa linea armonica dell’inconscio collettivo.

L’Archetipo di Platone è X Iperuranio, l’Archetipo di Jung è un mondo di simboli e tradizioni ancestrali; l’Archetipo dei Custodi è l’Immortalità.

Secondo Jung, l’Alchimia è la manifestazione conscia del desiderio dell’Uomo di sublimare l’Io, perché la legge fondamentale dell’evoluzione è una trasmutazione costante: se l’Universo smettesse di implodere e ricrearsi, tutto soffocherebbe in una palude cosmica senza futuro e senza vita.

Se, per Nietzsche, il privilegio dei morti era quello di non morire più, il privilegio dei Custodi è la consapevolezza di poter tornare, e di saper tornare, poiché l’essenza dell’Immortalità non consiste nel non morire mai, ma nel padroneggiare la via per la Rinascita. In questa o in un’altra dimensione.

Ai Custodi è dato sapere, a noi è dato intravedere; i Custodi detengono, noi carpiamo; per i Custodi, l’Immortalità è un pensiero conscio, per noi è una reminiscenza che riaffiora da un antro remoto dell’anima.

Alessandro Magno chiedeva ai tre saggi brahmani:

«Come può un uomo diventare un dio?»

Risposta:

«Facendo ciò che nessun uomo può fare».

È il nostro proposito: scandagliare i fondali dell’inconscio storico per vedere ciò che nessuno ha visto.

Saggio è chi sa di non sapere

Un tempo l’Umanità era convinta che il nostro pianeta fosse il centro dell’Universo e che il Sole girasse attorno ad esso; credevamo che la Terra fosse piatta, che l’Uomo non potesse volare, che la razza umana discendesse dalla scimmia, che i pensieri risiedessero nel cuore.

Eravamo certi che l’atomo non si potesse scomporre, che il DNA non fosse duplicabile, che la velocità della luce non fosse eguagliabile.

Secondo stime approssimative, sarebbero circa trenta milioni le specie animali che vivono sulla Terra, quelle note sono due milioni, mentre sarebbero circa dieci milioni le specie nascoste nei recessi più oscuri degli oceani.

Sono circa cinquanta i luoghi inesplorati del pianeta; più di cento, disseminate nel mondo, le tribù primitive mai venute a contatto con l’Uomo occidentale.

Le sonde spaziali hanno raggiunto i confini del Sistema solare ma non sappiamo con certezza se ci sono altri pianeti oltre l’orbita di Plutone; pur avendo individuato dieci sistemi planetari con caratteristiche identiche al nostro, non siamo in grado di stabilire se ospitano forme di vita simili a quella terrestre.

La conoscenza della Storia dell’Uomo non si spinge oltre i 4000—5000 anni prima di Cristo; il Neolitico e la Preistoria sono al centro di supposizioni non ancora suffragate; del tutto sconosciuti sono i 5 miliardi di anni di vita che ha la Terra e i 10 miliardi di anni dell’Universo.

La vastità del cosmo, l’ignoto nel quale siamo immersi, l’enigma di ciò che era prima e di ciò che sarà dopo fanno sentire l’Uomo sperduto, solo.

Dinanzi all’inquietante oscurità che avviluppa la nostra vita nello Spazio, la certezza di avere una risposta a tutto, di conoscere la genesi, lo sviluppo e il destino della razza umana è una pretesa vana, ma è a partire da questa consapevolezza che nasce il bisogno di comprendere chi siamo stati e cosa siamo destinati ad essere.

L’interesse per il passato è figlio di questa necessità, conoscere il punto di partenza di un percorso che ci ha reso la specie animale dominante, capace di compiere imprese straordinarie, ma anche in grado di produrre armi dal potenziale devastante per la sopravvivenza della vita sulla Terra.

In questo vortice di contraddizioni e opposte tendenze che contraddistingue l'homo cogitans, la scoperta di quello che eravamo attraverso quanto abbiamo realizzato può rispondere a interrogativi che non riguardano solo l’Archeologia, la Storia, la Scienza, ma che attengono alla comprensione del nostro ruolo nel disegno evolutivo che abbraccia l’Universo.

Le Piramidi di Giza, Nazca, Chichén Itzà, Angkor e altri innumerevoli luoghi ricchi di fascino e mistero sono le imponenti, indecifrabili tracce lasciate da chi, in passato, intendeva rendere partecipe i posteri di una sibillina verità: noi sappiamo ciò che voi potreste sapere.

Tutti i monumenti dell’antichità parlano, la loro immutabile maestosità, che seduce e atterrisce da millenni, bisbiglia qualcosa che attende di essere colto e decifrato. In essi c’è la speranza di chi riteneva che il tempo fosse un’incognita da carpire e dominare attraverso l’arte della conoscenza, la chiave dello scrigno che preserva l’occultum lapidem, che il nome di quest’arte sia Scienza, o Magia, non ha alcuna rilevanza.

Comprendere per dominare: l’Uomo del passato era consapevole di partecipare alla costruzione e alla salvaguardia del Creato eppure, la disparità tra l’infinito del cosmo e la caducità della vita terrena doveva apparire come una condanna troppo severa. Sin dalle origini, l’essere umano non si è mai rassegnato al suo destino mortale e ha cercato di dare un senso al suo essere ad imaginem et similitudinem Dei, adoperandosi per garantire il ritorno dell’anima nella sua dimora celeste e, allo stesso tempo, per trattenere una scintilla di divinità sul nostro pianeta.

Il cielo stellato è il luogo in cui l’Uomo partecipa al dono supremo, gli astri, immuni al destino perituro degli esseri della Terra, hanno rappresentato un modello con il quale raffrontarsi: diventare come stelle è il sogno più antico che abbia rapito i popoli.

Per soddisfare questa aspirazione, le civiltà antiche hanno trasformato il pianeta in uno specchio votivo del firmamento riproducendo sulla Terra le costellazioni più sacre, un’arte nella quale gli antichi Egizi erano maestri indiscussi.

Tante prove, nessuna conferma

L’Egitto è l’ideale luogo d’incontro tra il pensiero occidentale e quello mediorientale; a partire dal 3100 a.C. (data che segna la fine della preistoria egizia e l’inizio dell’era dinastica con il leggendario re Menes), la terra del Nilo ha conosciuto un sorprendente crescendo culturale che ha raggiunto il culmine con la realizzazione del complesso di Giza, dove tutto il sapere religioso, astronomico e ingegneristico ha trovato la sua espressione più compiuta.

Un progetto grandioso, ineguagliato e, per molti aspetti, inspiegabile. sebbene i libri di Storia non hanno dubbi nell’attribuire la loro costruzione ai più importanti faraoni della IV Dinastia, Cheope, Chefren e Micerino, e a collocare la loro costruzione tra il 2575 a.C. e il 2465 a.C., le domande sulla paternità, sulla datazione e, soprattutto, sul loro scopo sono sempre più pressanti. L’inviolabile connubio piramidi-tombe, un tempo ritenuto certo, è messo irreversibilmente in discussione da scoperte e studi che rendono sempre più concreta la possibilità che siano state costruite per adempiere ad uno scopo differente e di gran lunga più rilevante.

Il punto di partenza

Prima di andare in pensione, voglio trovare la tomba di Cheope.

Non è lo slogan roboante di un fantarcheologo (come vengono denominati i reietti dell’Archeologia ufficiale) a caccia di improbabili scoop, ma una dichiarazione rilasciata da una delle personalità più influenti dell’Egittologia degli ultimi 30 anni, l’ex Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità Egizie, Zahi Hawass.

Un’affermazione che dimostra come anche l’Ultimo faraone, uno dei più arcigni difensori della teoria ufficiale, nutra dubbi sul dogma che intende le Piramidi di Giza come sepolture regali.

E tanto vero che le piramidi sono tombe quanto lo è il contrario e, finché non avremo la prova inconfutabile che sia giusta un’affermazione piuttosto che l’altra, esplorare nuovi sentieri rientra nei doveri della ricerca; non è un’eresia affermare che quanto ancora c’è da scoprire sul nostro passato affascina più di quello che già sappiamo.

Come ogni enigma dell’Antichità, le piramidi preservano tracce di un’origine che sa celarsi sapientemente agli occhi della mera curiosità, esigendo una fame di vero sapere e che ci cattura come nessun mistero al mondo; è il desiderio di portare alla luce le vestigia di una memoria perduta che ci spinge ad intraprendere questo viaggio.

Sarà una caccia agli indizi appassionante e piena di sorprese, un’indagine che porterà alla scoperta di un segreto rimasto tale per millenni e che finalmente potrà essere svelato.

Gli strumenti sono l’Archeologia, l’Astronomia, l’Etimologia; la meta è l'immortalità.

Rivoluzioni nel Cielo e nell’Anima

Se la scoperta (o riscoperta) dell’America, registrata il 12 ottobre 1492, aveva esteso lo spazio fisico esplorabile, l’affissione delle 95 Tesi sulla porta della Chiesa di Wittenberg, in Germania, avvenuta il 31 ottobre 1517, aveva aperto nuove frontiere mistiche nel rapporto tra l’Uomo e il Divino, negando il valore delle opere materiali come strumento privilegiato per guadagnare la salvezza e la necessità di intermediari (la Chiesa e le sue gerarchie) nel cammino che riavvicina l’anima a Dio.

Dopo aver scomunicato (il 3 gennaio 1521) il giovane teologo tedesco Martin Lutero, autore del coraggioso gesto, il mondo cattolico reagì alla minaccia protestante convocando un Concilio nella città di Trento, che ebbe inizio nel dicembre 1545 e si concluse diciannove anni dopo; con la bolla Benedictus Deus, promulgata il 30 giugno 1564 da papa Pio IV, il Concilio tridentino negava la validità del pensiero luterano opponendo un nuovo severo approccio alla gestione della religio che gli storici chiamano Controriforma.

Assumendo le funzioni amministrative della vecchia Inquisizione ed ereditandone il minaccioso modus operandi (come la tortura sine morte), la Congregazione per la Dottrina della Fede (in latino Congregano pro doctrina fidei), istituita nel 1542 da papa Paolo III, doveva vigilare sulfintegrità dei princìpi fondanti della Chiesa cattolica, combattere ed estirpare le eresie.

Nel 1571, papa Pio V creò la Congregazione per la riforma dell’Indice dei Libri Proibiti (o Sant’Uffizio), il cui compito era stilare un elenco dei libri che propugnavano idee in contrasto con la dottrina vaticana.

Il 30 dicembre 1538, dopo l’elezione di papa Paolo IV (avvenuta il 30 aprile del 1555), la commissione cardinalizia rese pubblico il primo Index Librorum Prohibitorum (“Indice dei Libri Proibiti”), chiamato anche Indice Paolino, che prescriveva la scomunica sia degli autori sia dei divulgatori delle opere segnalate. Tra le centinaia di letterati e titoli colpiti da censura, Dante Alighieri (De Monarchia), Niccolò Machiavelli (Opera omnia), Giovanni Boccaccio (Decamerone), Ludovico Ariosto, Arnaldo da Brescia ed Erasmo da Rotterdam. Il Decreto dell’Inquisizione condannava anche quarantacinque edizioni non autorizzate della Bibbia e tutte le sue traduzioni in lingua volgare (compresa l’opera di Lutero).

Il Sant’Uffizio non condannava soltanto opere d’ingegno, trattati filosofici e saggi, ma qualunque espressione artistica sospettata di diffondere un messaggio eretico, in particolare i testi di Astrologia e di Magia.

Lo studio delle stelle era tra le scienze seguite dagli Inquisitori con maggiore sospetto. Con la pubblicazione del De revolutionibus orbium coelestium (“Sulle rivoluzioni dei corpi celesti”), dato alle stampe a Norimberga il 24 maggio del 1543, il giorno stesso in cui il suo autore passò a miglior vita, lo studioso Niccolò Copernico aveva trasformato una teoria scientifica in un campo di battaglia decisivo per le sorti del Cristianesimo: se il suo sistema eliocentrico (il Sole è al centro e i pianeti, compresa la Terra, ruotano attorno ad esso) fosse stato corretto, il testo biblico utilizzato per suffragare la visione tolemaica (la Terra è al centro, il Sole e gli altri pianeti ruotano attorno ad essa)avrebbe di conseguenza affermato il falso; ma, se Copernico avesse avuto ragione, sarebbe crollata l’infallibilità delle Sacre Scritture: come avrebbe potuto Dio rivelare il falso agli Uomini?

Giordano Bruno, sostenitore della teoria copernicana, fu arso vivo a Roma il 17 febbraio 1600; il De revolutionibus di Copernico fu posto all’Indice nel 1616; la Lettera sopra l’Opinione de Pittagorici e del Copernico, del 1615, scritta dallo scienziato italiano Paolo Antonio Foscarini, fu inserita tra i Libri Proibiti nel 1616, stesso anno del decesso del suo autore; dopo cinque processi per eresia, il filosofo Tommaso Campanella fu arrestato nel 1599 e detenuto a Napoli per 27 anni; nel 1633, Galileo Galilei fu condannato per le sue idee filocopernicane e costretto all’abiura, mentre l’Indice dei libri Proibiti si arricchì del suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

Nel 1605 si trasferì a Roma lo scultore e architetto napoletano Gian Lorenzo Bernini, nel marzo del 1624 giunse Nicolas Poussin, brillante pittore francese, seguito dalla regina Cristina di Svezia, nel 1625, e dall’erudito gesuita tedesco Athanasius Kircher, nel 1633, protagonisti della storia dell’arte e della scienza moderna destinati a scrivere pagine importanti del revival esoterico di cui la Città Eterna fu indiscussa capitale.

Ed è in tale contesto che un anonimo giurista della Baviera, il trentenne Johann Bayer, pubblica un lavoro che cambierà per sempre le regole dello studio delle stelle.

Un appassionato studioso di stelle che fissa le regole di catalogazione degli astri, ideando un codice rigorosamente scientifico ma pratico e di semplice applicazione, che è stato adottato come linguaggio mondiale dell’Astronomia moderna.

Nel II secolo d.C., Claudio Tolomeo aveva raccolto il sapere greco nel suo Almagesto, denominando le costellazioni secondo criteri mitologici e trasformando l’osservazione in studio, Bayer stabilì le regole che segnarono il passaggio dallo studio alla Scienza.

Eppure, le sue pretese di metodicità sono adombrate da una sospetta sequela di errori nell’applicazione delle regole da lui stesso stabilite, sviste e inesattezze tutt’altro che casuali.

Perché Bayer, come tra poco scopriremo, sapeva di sbagliare.

Questo testo è estratto dal libro "Custodi dell'Immortalità".

Data di Pubblicazione: 1 ottobre 2017

Ti è piaciuto questo articolo? Rimani in contatto con noi!

Procedendo con l'invio dei dati:

Lascia un commento su questo articolo

Caricamento in Corso...