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Fatto in Casa con Lucia - Anteprima del libretto di Lucia Cuffaro

Nuovi stili di vita e decrescita felice

NUOVI STILI DI VITA E DECRESCITA FELICE

«La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio».

Ridurre il consumo di merci, non privandosi di ciò che rende piacevole la vita, ma procurandoselo in maniera più sana e rispettosa dell’ambiente, è il modo in cui ognuno di noi può contrastare la distruzione del mondo a cui ci sta portando - con la crisi ambientale e l’estensione dei conflitti armati per il controllo delle risorse - la finalizzazione dell’economia alla crescita. E in tal senso, il lavoro di Lucia è uno degli anticorpi che, in questa drammatica fase della storia umana, stanno producendo l’istinto di sopravvivenza e l’amore per la vita.

Di Maurizio Pallante (saggista e fondatore del Movimento per la Decrescita Felice)

AUTOPRODUZIONE E CONSUMO CRITICO

La nostra società consumistica si regge sui concetto di produzione e creazione di un bisogno d’acquisto permanente. Siamo completamente immersi in una realtà lineare e prevedibile in cui il cittadino-consumatore passa gran parte della propria esistenza a produrre, utilizzare, consumare, esaurire e ricomprare prodotti per lo più di dubbia utilità, se non totalmente inutili. Lo spreco e il rifiuto sono una della dirette conseguenze di questo meccanismo malato.

Ma, ancora una volta, non è vero che non si possa far nulla. Anzi! Anche se questa lotta sembra impari o impossibile, nel nostro piccolo possiamo fare molto soprattutto grazie a fai da te e a una rinata consapevolezza che ben presto si tramuterà in indipendenza. In questo senso l’autoproduzione è davvero uno dei pochi mezzi che abbiamo per boicottare questo sistema consumistico, per compiere un gesto politico concreto e dai risvolti reali, di disobbedienza civile e cambiamento verso un’idea di società più in linea con i nostri bisogni. L’autoproduzione è anche presa di coscienza nei confronti di certi prodotti commerciali dannosi per l’uomo e per l’ambiente, in grado di creare inutili dipendenze e di incidere negativamente sulla nostra salute e sulle nostre tasche. Per questo è fondamentale partire da una corretta lettura delle etichette per poi imparare a preparare da soli i prodotti naturali in sostituzione di quelli commerciali che reputiamo dannosi per l’ambiente, aggressivi per la salute o anche solo troppo costosi.

"Lettura consapevole delle etichette + fai da te = salute e risparmio".

Non ci resta che mettere le mani in pasta, recuperando le tradizioni dei nostri nonni in chiave moderna, con un enorme risparmio per fare da noi ottimi detersivi, cosmetici, saponi, alimenti naturali, rimedi per la salute, prodotti per la cura delle piante, degli animali e dei bimbi. Tutto ciò ci permetterà di essere più sani, informati e liberi e non da ultimo di avere anche una fonte non indifferente di risparmio economico e quindi di minor dipendenza dal lavoro salariato.

LE FARINE

Fare il pane rappresenta un gesto semplice che ci riporta indietro nel tempo, a quando rappresentava un alimento fondamentale nella dieta umana e un elemento di coesione sociale. Ma per poterlo autoprodurre dobbiamo partire dalla conoscenza della materia prima fondamentale: la farina.

In genere, si utilizza quella di grano tenero (con diversi gradi di macinazione e raffinazione) o di grano duro. Il consiglio è di usare prodotti biologici integrali o semi-integrali, di varietà antiche, di provenienza certa, come il grano duro Senatore Cappelli o anche il tipo Saragolla (non modificate con raggi X e non selezionate in base alla conservabilità e al contenuto di glutine). All’inizio per facilitare gli impasti potremo mixare farine integrali (30%) con il tipo 0 (70%), aumentando man mano la parte integrale.

GRANO TENERO TIPO 00: FARINA SETACCIATA AL 50%

La classica farina di tipo 00 è la più utilizzata in cucina, ma anche quella meno ricca di elementi nutritivi. Le proprietà migliori vengono, infatti, perse durante la macinazione industriale del chicco di grano, che comporta Feliminazione del germe (ovvero il cuore nutritivo del chicco stesso, che contiene amminoacidi, acidi grassi, sali minerali, vitamine del gruppo B e vitamina E) e della crusca (la parte più esterna, particolarmente ricca di fibre). Da questa macinazione si ottiene una farina raffinata, che si mantiene a lungo e rende gli impasti più elastici: è quindi più facilmente vendibile nei supermercati, ma risulta terribilmente depauperata e ricchissima di zuccheri. E spesso queste importanti sostanze perse siamo costretti a reintegrarle assumendo integratori alimentari! Sconsiglio queste farine per qualsiasi tipo di preparazione, dolce o salata, perché di tutte le sostanze nutritive del grano, in essa è rimasto in pratica solo il glutine, che a lungo andare e in grandi quantità è dannoso per la salute. Purtroppo la celiachia, ovvero reazione infiammatoria permanente alla gliadina, una proteina del glutine, è sempre più diffusa (un soggetto malato ogni cento persone — dato dell’Associazione Italiana Celiachia).

TIPO 0: FARINA SETACCIATA AL 70%

In questa farina la parte esterna del chicco (ricca di vitamine e minerali) non è quasi più presente, ovvero viene eliminata anche la crusca. Diminuisce in questo modo il quantitativo di glutine concentrato rispetto a quella 00.

TIPO 1

È una farina semintegrale. C’è almeno l’80% del chicco.

TIPO 2

Sempre farina semintegrale. C’è tutto il chicco di grano, tranne la crusca.

INTEGRALE

La farina non è stata setacciata, ma solo molita. C’è tutto il chicco di grano e quindi tutti gli elementi nutrienti, ed è ovviamente la migliore.

GRANO DURO

Si tratta di una varietà più resistente al clima e alla siccità. E molto adatto per preparare la pasta fatta in casa, ma io lo adoro per la panificazione (così come è tipico nel Sud dell’Italia) e per i dolci. È poco raffinato, ma contiene comunque una quantità di glutine tale da assorbire l’acqua rendendo l’impasto subito elastico. Dalla macinazione del grano duro si ottiene uno sfarinato più grossolano, la semola, che si distingue dalla farina di grano tenero sia per la granulometria più accentuata che per il caratteristico colore giallino e l’aroma più forte. Molto più comune è la semola di grano duro rimacinata, detta anche semolato o farina di grano duro.

Questo testo è estratto dal libretto del DVD video "Fatto in Casa con Lucia".

Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017

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