SALUTE E BENESSERE

Il Nostro Ritorno alla Luce - Anteprima del libro di Barbara Wren

Ricevere ed emanare luce, abbattere i livelli di stress, sconfiggere le paure

Una manifestazione di luce

Noi siamo una risonanza, una manifestazione di luce: luce rallentata che crea materia. Ma abbiamo anche una forma fìsica, nella quale energia e materia si incontrano tra cielo e Terra, sopra e sotto.

Credo che in questa forma il nostro vero potenziale di salute si trovi nelle cellule del corpo; esse sono il microcosmo che controlla il macrocosmo. Quindi, se vogliamo avere un quadro della nostra salute in qualunque momento e migliorarla, dobbiamo essere in grado di comprenderla e influenzarla a livello cellulare. Pertanto, descriviamo per sommi capi come dovrebbe funzionare la cellula perfetta.

La cellula perfetta

Ogni nostra cellula ha una membrana che è composta di tre strati e possiede una carica. Durante la notte il corpo si disintossica dopo i processi metabolici del giorno, e al risveglio il nucleo della cellula dovrebbe essere positivo, l’interno della sua membrana negativo e l’esterno positivo: positivo-negativo-positivo. Il differenziale tra l’esterno e l’interno della membrana cellulare è di enorme importanza e, se potessimo misurarlo, sarebbe il modo ideale per determinare la risonanza di quella cellula.

Nello strato interno della membrana si trovano i canali del calcio che lasciano entrare e uscire sostanze. La nostra vita dipende dalla capacità di integrare differenti energie nelle cellule: per esempio, nutrienti dal suolo e luce e ossigeno dall’aria e dal sole. Quindi, per ottenere il massimo apporto di elettroni dall’ambiente che ci circonda, la situazione ottimale è avere una carica positiva molto forte all’esterno della membrana; in questo modo possiamo attrarre il maggior numero possibile di particelle subatomiche caricate negativamente, ovvero gli elettroni. Allora l’energia fotonica rimane intrappolata nelle “nubi elettroniche” intorno a ogni cellula e attira ossigeno.

Le cellule sono circondate da fluidi extracellulari, o umori, in cui vivono i microzimi, che influenzano lo stato delle cellule stesse. Nel XIX secolo, il chimico e biologo Antoine Béchamp scoprì che i microzimi possono presentare 16 fasi o stati e, soprattutto, che sono in grado di muoversi avanti e indietro tra queste fasi, creando molte e diverse influenze intese a servire il corpo. Qui la cosa importante è che ci viene erroneamente insegnato a credere che la malattia venga dall’esterno; nel modello di Béchamp, controllando la qualità dei nostri fluidi extracellulari controlliamo le 16 fasi dei microzimi e la nostra vulnerabilità alle malattie. Secondo Béchamp, tutte le malattie sono generate dall’interno.

Nella situazione ideale, la cellula creerà la sua energia (adenosina trifosfato o ATF) con l’80 per cento di ossigeno e il 20 per cento di glucosio, e in quella peggiore con il 20 per cento di ossigeno e l’80 per cento di glucosio. Esistono molti stadi intermedi. Il problema è che quando la cellula non funziona più in modo ottimale, il potenziale della membrana si indebolisce nel tempo secondo un ciclo decrescente nel quale non può attirare il massimo numero di fotoni e quindi non è in grado di catturare sufficiente ossigeno, e quanto minore è l’ossigeno attirato tanto più la cellula deve fare affidamento sul glucosio per creare la sua energia.

Nella cellula c’è anche uno scambio quotidiano di elettroliti. Durante il giorno, calcio e sodio entrano in essa attraverso i canali del calcio e spingono fuori i loro opposti: il calcio espelle il magnesio, e il sodio il potassio. Di notte il processo si inverte, perché la carica della Terra cambia, e noi subiamo l’influsso della luna, che fa uscire il sodio e il calcio, permettendo al magnesio e al potassio di rientrare.

Sappiamo che non ci sono abbastanza canali del calcio perché lo scambio elettrolitico avvenga completamente a livello fisico. Anche se non è questo che ci viene insegnato, credo che tale scambio si verifichi soprattutto per trasmutazione, un processo in cui una sostanza semplicemente si trasforma in un’altra e sul quale la quantità di ossigeno e il numero di fotoni presenti hanno un’enorme influenza; in realtà, essi forniscono l’energia necessaria perché il processo abbia luogo.

Cos’è dunque che impedisce alle cellule di operare in questo stato perfetto? La risposta è molto semplice: la disidratazione. Quando ci disidratiamo, il corpo lavora per proteggere i livelli residui di acqua rivestendo la membrana cellulare di colesterolo. Ma appena ciò avviene, si verifica un cambiamento nel ciclo giorno/notte e nella carica cellulare. Come risultato di tale meccanismo di difesa, la trasmutazione risulta alterata, e il sodio e il calcio cominciano a rimanere nella cellula, indebolendo e indurendo la membrana, che quindi registra un calo di risonanza. Il cambiamento di carica significa anche che la capacità della cellula di attirare elettroni e fotoni diminuisce. Se la situazione non viene invertita, la cellula esce gradualmente dal quadro informativo generale, dal ritmo e dalla risonanza perfetti del corpo. Si tratta di un processo che può dar luogo a incapsulamento e isolamento, e segna l’inizio della malattia.

Qual è la causa della disidratazione?

Nella medicina tradizionale cinese, l’elemento Acqua implica paura e ansia, e l’inverno è il periodo della vescica e dei reni. Di conseguenza, qualsiasi tipo di stress - alimentare, esistenziale, ancestrale o emotivo - avrà una manifestazione fìsica: causerà disidratazione.

La medicina orientale insegna che se tale situazione continua per due anni, il corpo entra in stato di allarme creando nella membrana cellulare un accumulo di colesterolo sufficiente a proteggere la cellula dalla morte per disidratazione. È facile vedere come in questo scenario la membrana cellulare risulti compromessa a causa del processo di indurimento, e quando la disidratazione è così profonda, siamo altrettanto profondamente vulnerabili alle malattie. Quindi, il nostro compito è rassicurare il corpo che non è disidratato inviando un messaggio dal colon, l’organo che registra questo stato patologico. In seguito, esamineremo l’argomento in maniera più dettagliata.

Grassi e oli

Negli ultimi due anni mi sono resa conto che una delle maggiori cause di stress per il corpo, e quindi di disidratazione, è il nostro consumo di grassi e oli, in particolare di grassi cotti.

Il problema, in base alla mia esperienza, è che la maggior parte delle persone non riesce a scomporli. In condizioni ideali, questo compito è assolto dal fegato insieme al controllo dell’idratazione, mentre i reni agiscono come filtri. Tuttavia, se consumiamo troppi grassi e oli, il fegato non è in grado di decomporli, ed essi entrano nei vasi chiliferi dell’intestino tenue e raggiungono la linfa, rallentandola e creando ristagno e congestione. Ciò è fonte di stress e pertanto di disidratazione.

La linfa si riversa nel sangue a ogni battito cardiaco: il tronco linfatico sinistro trasporta quella proveniente da quasi tutto il corpo compreso l’orecchio sinistro, e di solito presenta il maggior problema di ristagno, mentre il tronco linfatico destro raccoglie la linfa dal resto della testa. Il rallentamento della circolazione linfatica finisce per far agglutinare i globuli rossi, il che a sua volta influisce sull’ossigenazione e il rivestimento delle cellule ematiche pregiudicando la demolizione del glucosio nelle cellule che produce ATF. Pertanto, è molto facile capire perché oggi ci siano in giro tante cardiopatie.

Ma tutte le malattie hanno origine dallo stress, che causa disidratazione, incide sulla circolazione e provoca ristagno e accumulo di tossine. Quando la tossicità raggiunge questo punto, specialmente nei bambini, il corpo produce infiammazione, in genere sotto forma di mal di gola o infezioni dell’orecchio, per risolvere il problema. Tuttavia, se continuiamo a sollecitarlo in questo modo, esso non riesce più a creare infiammazioni localizzate, e le cellule interessate cominciano a perdere il contatto con il resto dell’organismo.

Mi sembra chiaro come solo con una buona idratazione la linfa possa circolare agevolmente, il corpo disintossicarsi e il sistema immunitario rimanere forte. Quindi, per prima cosa dobbiamo accertare quali grassi cotti sono presenti nella nostra alimentazione - biscotti, torte, pasticcini e cosi via - e mantenere al minimo il loro consumo o eliminarli del tutto. I grassi saturi - burro, olio di cocco e grassi animali - sono più sicuri da cuocere perché non hanno doppi legami tra atomi di carbonio. A mio avviso, però, sarebbe più saggio evitare il più possibile di consumarli per non sovraccaricare il fegato, l’organo dell’idratazione.

È importante inoltre tener conto della percentuale di calorie di grassi e oli nella nostra dieta complessiva. Per esempio, molte persone considerano salutari semi e frutta secca a guscio e ne mangiano in grande quantità, ma si tratta di cibi concentrati che possono creare anch’essi stress e disidratazione. Ecco perché oggi tanti di noi soffrono di allergie. È impossibile avere una reazione allergica, a meno di non essere notevolmente disidratati. In questo caso, il colon registra la condizione, e i mastociti reagiscono rilasciando istamine in numero direttamente proporzionale alla gravità della situazione.

Naturalmente, alcuni oli sono indispensabili per la salute, soprattutto gli acidi grassi essenziali, ma possiamo utilizzarli soltanto se il fegato non viene sovraccaricato con troppi oli e grassi cotti. In base alla mia esperienza, se ripristini la funzione epatica evitando il consumo eccessivo di questi ultimi, quelli necessari possono svolgere la loro funzione dove occorre. Ciò è particolarmente vero nelle condizioni in cui il DHA è importante, come la sclerosi multipla. E una volta innalzati i livelli di idratazione, il recupero può iniziare dall’interno.

Il fatto essenziale da tenere a mente è che il corpo possiede molte risorse e non ha bisogno di grandi quantità di sostanze, nemmeno di grassi e oli buoni.

Sodio e calcio

Le cose più difficili da cambiare sono quelle calcificate e, come abbiamo appena visto, quando la trasmutazione è influenzata dalla disidratazione del corpo, il calcio e il suo compagno di viaggio, il sodio, vengono sostituiti e lasciati nella cellula, che si indurisce e perde risonanza. Come possiamo rimediare a questa situazione?

Innanzitutto, è importante considerare l’acqua che beviamo. Quella di rubinetto può contenere notevoli quantità di calcio inorganico, che si infiltra nella fornitura dagli strati di gesso che questa attraversa.

Inoltre, abbiamo bisogno di una buona provvista di silicio per mantenere la flessibilità delle cellule e far sì che tutto funzioni a dovere espellendo ciò che non è necessario. Le fonti alimentari di silicio includono l’ortica, l’equiseto e gli steli di piante come la gramigna dei medici e l’erba d’orzo.

L'equilibrio del pH

Anche il pH del corpo è importante, specialmente quello dei fluidi extracellulari, perché il loro ristagno incide sui microzimi e quindi sull’intero stato cellulare.

Noi siamo esseri alcalini, ma tutti i nostri processi metabolici producono acidità, perciò dobbiamo lavorare sodo per restare tali. Il sangue deve mantenere un valore di pH pari a 7,34 altrimenti moriremmo, ma molte volte lo fa a spese del resto del corpo: le articolazioni cominciano a modificarsi, i muscoli dolgono, i livelli glicemici diminuiscono e la mente non è sempre lucida.

Da un punto di vista nutrizionale, se vogliamo mantenere una condizione alcalina nell’organismo gli ortaggi sono i nostri migliori amici, in particolare quelli prodotti da agricoltura biodinamica. Lo dico perché dobbiamo minimizzare lo stress del cibo sul nostro sistema, e gli alimenti coltivati in armonia con le persone che li consumano hanno con esse un rapporto e una similarità energetica. Forse questo spiega in parte il motivo per cui le diete macrobiotiche sono efficaci per alcuni di noi, dal momento che agiscono in sintonia con il corpo.

Luce a spettro completo

Infine, la capacità della cellula di intrappolare fotoni di luce è vitale nell’assicurare che venga attratta la massima quota di ossigeno per mantenere quel perfetto quadro ATF composto dell’80 per cento di ossigeno e del 20 per cento di glucosio.

Oggi sappiamo che il corpo genera luce, oltre a intrappolarla e immagazzinarla. Ogni cellula ne produce una quantità misurabile in forma di “biofotoni” dalfinterno dell’elica del suo DNA. L’“emanazione” di biofotoni è stata fotografata, e si è notato che aumenta enormemente quando una persona ne sta guarendo un’altra.

La comunicazione per via luminosa si osserva con la massima chiarezza nel corpo a livello cellulare. Se la risonanza delle cellule è alta, le loro membrane sono tenere e l’intero spettro di luce le colpisce, potranno comunicare nel modo più efficace. Ma se una di esse ha la risonanza bassa o è malata, rifrange la luce mandandola oltre, e quindi vi sarà una diminuzione dei colori — e delle informazioni - disponibili alle altre.

Ecco perché amo gli antiquati rimedi e sistemi che recano in sé l’intero spettro luminoso, come gli impacchi con olio di ricino per rigenerare la funzione epatica, i bagni con sali inglesi, che agiscono come un sedativo naturale per il corpo, e metodi che lo aiutano a ridurre i livelli di stress e a reidratarsi. Ho incluso tutte queste tecniche nell’appendice, ma nel frattempo mi auguro che tu riesca a immaginare ogni tua cellula come un microcosmo e a capire la sua importanza nell’introdurre e utilizzare elementi dal macrocosmo. Il modo in cui i due interagiscono svolge un ruolo fondamentale nella nostra salute e nel nostro legame con la saggezza universale.

Questo testo è estratto dal libro "Il Nostro Ritorno alla Luce".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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