SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 9 min

Il Viaggio della Vita - Anteprima del libro di Osho

La grazia e la forza dell'universo femminile

Il viaggio della vita

«Vi ho ripetuto in continuazione che io sono soltanto uno specchio. Quindi se un asino - a donkey - guarda in me, troverà un asino; se una scimmia - a monkey - guarda in me, troverà una scimmia e se un americano - a Yankee - guarda in me...troverà un americano!

La gente si arrabbia, si irrita, senza comprendere che ciò che la infastidisce è il suo stesso volto. E persino quel volto non è autentico, è una maschera: non è il volto originale.

Le persone che si sentono infastidite da me in realtà sono infastidite da uno specchio: se fossero solo un po’ consapevoli, si accorgerebbero di essere infastidite dalla loro stessa vita. Non ne erano consapevoli: guardando nello specchio lo sono diventate. Anziché cambiare la propria vita e il loro modo di viverla, cercano di distruggere lo specchio; se così non fosse, non ci sarebbe stato alcun bisogno di crocifiggere Gesù. Crocifissero uno specchio, perché quell’uomo stava diventando un fastidio.

Perlomeno io sto fermo in un posto: se venite qui e guardate nello specchio, la responsabilità è vostra.

Avvelenare Socrate fu avvelenare lo specchio!

Avvelenare Socrate fu avvelenare lo specchio!

Lo stesso è successo a molti mistici. La mediocrità umana è tale che piuttosto che cambiare se stessi, gli uomini si mettono a distruggere lo specchio.» Osho

Osho non ha lasciato alcuna filosofia, nessun sistema di conoscenze con cui trovare giustificazione, senso o significato fittizio e consolatorio al nostro essere al mondo.

Osho è un’esperienza: non si limita a teorizzare, in realtà induce a vivere qualcosa che davvero fa la differenza.

Per una strana alchimia del Reale che accompagna il mistero della nostra natura umana, esseri come Osho si stagliano con una “presenza” che diventa più forte, nitida e limpida nella loro assenza; quasi fossero una lavagna bianca, sul cui candore si imprime con indubitabile evidenza tutta l’oscurità della nostra inconsapevolezza. Ragion per cui, diventa impossibile non prenderne coscienza!

Non esiste in realtà una persona fisica 

E poiché non esiste in realtà una persona fisica su cui proiettare speranze o sconforti, ci si ritrova catapultati in se stessi, a due passi da quell’esperienza che davvero fa la differenza! A quel punto, sta poi a ciascuno di noi decidere cosa fare: se fuggire a gambe levate, se restare sulla battigia di quell’infinito oceano che è l’ignoto, se tuffarci in fiducia e vedere cosa accade, se fare i soliti piccoli passettini di ambientamento in quell’atmosfera che evoca qualcosa di ineluttabile eppure di tremendo... se, se, se...

La verità è che l’unico modo per cogliere l’insondabile pulsione che avvicina a Osho è superare la soglia che ci separa da noi stessi e immergerci nella nostra essenza; e questo straordinario Maestro di Realtà non ha lasciato nulla di intentato per indurci al risveglio di ciò che siamo, allorché lasciamo andare identità e identificazioni e ci permettiamo di essere semplicemente ciò che siamo.

E Osho ha chiarito che per lui non esistono distanze, differenze, mura o limiti che impediscano o vietino a chiunque di essere se stesso e di conoscere ciò che è. L’unica diversità può essere data dal percorso per raggiungere quel centro interiore, da cui si irradia la vita. Questo dipende da tanti fattori, da specificità che ci rendono unici: sta dunque a noi cogliere ciò che ci risuona, in termini di metodi, tecniche e percorsi di ricerca.

Per tutti, ma soprattutto per la dimensione “al femminile” verso cui questi testi sono orientati, è utile operare su due fronti: rompere le catene, ovvero disintegrare la struttura mentale che fa di noi una personalità e che organizza il mondo e la vita, irrigidendola in concetti e idee; e soprattutto ritrovare la propria voce interiore. In appendice abbiamo fornito alcuni suggerimenti in questo senso mettendo a fuoco, questa volta, per quanto possibile, le donne e il loro viaggio interiore.

Un atto dovuto, visto che in questi capitoli Osho si accompagna a Daya, una mistica indiana vissuta nel diciottesimo secolo che eccelle nella dimensione del risveglio per la fermezza con cui testimoniò e visse una ricerca del Vero adamantina, libera da qualsiasi compromesso e avulsa da qualsiasi propensione a ridurre il viaggio interiore a un mero sottomettersi a riti e rituali dettati dalla tradizione.

Una pietra miliare

Una pietra miliare che ancor oggi ricorda a tutti resistenza in noi di un punto di forza - la fiamma della consapevolezza - che è bene risvegliare e coltivare costantemente, in quanto è l’unico elemento sul quale si può fare affidamento in un’avventura - il viaggio interiore - che sicuramente implicherà scombussolamenti e turbolenze - a livello fisico, psichico ed emotivo - perché metterà a confronto con tante bugie e falsità, gli infiniti compromessi e tradimenti di sé, cui tutti ci siamo piegati e ci pieghiamo a ogni istante; scelte che, a voler ben guardare, ci siamo autoimposti per trovare un posto in un mondo altrimenti ostile.

Di fronte allo specchio limpido di due consapevolezze pienamente risvegliate - Osho e Daya - risulta evidente che tutto quell’industriarsi non è poi la cosa più “astuta” da fare. E nel cogliere la vastità e la potenza di ciò che ci siamo negati, affiora uno stimolo a tracciare per se stessi un diverso destino.

Ed è la donna, in particolare, che merita questa nuova opportunità esistenziale, perché negli ultimi secoli di presunta “civiltà” ha pagato un prezzo alto - che di riflesso ha fatto pagare anche all’uomo - senza mai avere un reale ritorno, in termini di benefici. Anzi, il disincanto finale è sempre stato amaro e denso di sofferenze.

E il sapore del disincanto sembra accompagnare le nuove generazioni di donne, e spesso stigmatizza addirittura la sfera del femminile in genere. E qualcosa con cui si deve fare i conti, e che - paradossalmente - si pone come un punto di forza nella ricerca del Vero cui tutti siamo comunque chiamati, essendo la cifra del nostro essere umani.

Infatti, in noi dimora una forza che, malgrado tutto e tutti, ci chiama a trascendere. Quella rimane l’essenza della vita, leggibile nel mutare delle stagioni, nei cambiamenti che scandiscono la vita, nella perenne trasformazione che, soprattutto la donna, sperimenta con maggior intensità - e quindi con la necessità di una chiarezza maggiore - perché comporta un continuo cambio di identità, se non di valori interiori; ed è soltanto la coltivazione di un’intimità con se stessa che permette alla donna di accogliere serenamente la novità dello stato di cose in cui si trova a vivere, stagione dopo stagione.

Questo libro come uno specchio

Questo libro si pone dunque come uno specchio in cui riflettersi e con il quale riflettere per cogliere quella peculiarità che permette a ciascun individuo - e a ogni donna in particolare - di camminare sul filo della vita, passo dopo passo, alla ricerca di un costante equilibrio o, meglio, di un perenne riequilibrarsi.

Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, si ha come l’impressione che la corda - il groviglio - della nostra essenza si raffini, si tenda e si allenti, come una corda di violino; o, meglio ancora, come la corda di un “monocordo”, l’antichissimo strumento musicale che si dice inventato da Pitagora -ma molto probabilmente già esistente nell’Antico Egitto - sulla cui sperimentazione si basano da sempre tutte le teorie dell’acustica e dell’armonia.

Ed è proprio affinando uno strumento simile - presente dentro di noi come potenzialità - che diventa possibile acquisire un equilibrio e un’armonia in grado di integrare le tante dimensioni in cui la nostra vita si dispiega.

Solo così si potrà poi operare una scelta che non sia più pura casualità, o peggio ancora la solita reazione, un girare a vuoto, oppure un andare tanto per muoversi. Quella consapevolezza - questo il nome del nostro “monocordo” interiore - permetterà di integrare una scelta, stabilire una rotta e soprattutto sarà un semplice “centrarsi” e non fare più nulla; qualcosa che apre all’istante di sublime comprensione in cui la vita diviene “vivente”... un’essenza che non ha nome, ma che dà origine a ogni significato.

In un certo senso, si può dire che l’intero libro è una premessa a ciò che sta a noi coltivare, perché il reale contenuto di queste parole è dentro di noi. E se riusciremo a connetterci all’indefinibile che noi siamo, questi testi avranno ampiamente assolto il loro compito; alle parole non si può chiedere nulla di più... se non un ultimo consiglio: non leggete con l’intento di trovare senso, significato, risposte. Prestate piuttosto orecchio a ciò che risuona in voi, e lasciate che affiori... e se quell’eco diventasse potente, fino a sopraffare la lettura, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare. Lasciate che diventi una voce, e ascoltate quella-, perché è proprio lì che dimora la verità: qualcosa che nulla e nessuno potrà mai dare.

Al massimo è possibile evocare il Vero, ricordatevelo! Ed è ciò che Osho riesce a fare magistralmente, ma poi... sta a noi lasciar andare il dito che indicava la luna - ovvero l’essenza - e rivolgerci a noi stessi - ovvero al nostro essere - per riconoscerci in tutta la dignità che meritiamo di manifestare.

Anand Videha, primavera 2015

Nota bene: Questi discorsi furono tenuti durante un Campo di Meditazione. Per aprirsi alle vedute e alle comprensioni cui viene fatto cenno è consigliabile accompagnare la lettura con una pratica meditativa, partendo da quanto suggerito negli apparati finali del libro.

Questo testo è estratto dal libro "Il Viaggio della Vita".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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