SELF-HELP E PSICOLOGIA

La Forza del Perdono - Anteprima del libro di Virginia Clarke

Scegliere il perdono, scegliere la vita

Scegliere il perdono, scegliere la vita

"Non possiamo vivere solo in funzione di noi stessi.

Mille e mille fibre ci congiungono ai nostri consimili; e lungo quelle fibre, come legami di risonanza, le nostre azioni si tramutano in cause e ritornano a noi in qualità di effetti."
Herman Melville

Su un pianeta dove convivono miliardi di individui, le occasioni per interagire con i nostri simili sono incessanti. Se un tempo i nostri antenati potevano anche trascorrere lunghi periodi avendo scarsi contatti con altri esseri umani, oggi la maggior parte di noi vive in costante relazione con una grande quantità di persone. E quanto più queste sono generose, disponibili, equilibrate, tanto più i nostri rapporti con loro sono facili, armoniosi e piacevoli. Naturalmente a condizione che anche noi siamo, in prima persona, individui dalla mentalità aperta, consapevoli degli altri e sereni. Perché, come vedremo, possiamo stabilire relazioni ricche e stimolanti con i nostri simili solo se coltiviamo in noi stessi le doti che permettono di vivere con serenità.

È importante chiarire che il segreto fondamentale delle relazioni armoniose si colloca a un livello più elevato rispetto alla cortesia e al savoir-faire. Possiamo sintetizzarlo in questo modo: per riuscire a donare, a condividere e, di conseguenza, a stabilire relazioni autentiche è indispensabi le compiere un certo percorso interiore. Ne abbiamo avuto tutti esperienza diretta: quando miriamo esclusivamente a prendere e a ricevere, gli altri ci deludono. Ma non appena ci sforziamo di offrire loro qualcosa, di renderli più felici, ecco che ricomincia a circolare libera l’energia dell’amore e che proviamo un senso di autentica armonia. Allora gli ostacoli svaniscono, perché smettiamo di guardare alla vita dalla prospettiva angusta del nostro piccolo ego, e ci ricongiungiamo all’energia infinita dell’amore incondizionato.

Prendersi cura di sé

Quando questa energia resta bloccata dal peso di brutte esperienze passate, di offese che abbiamo giudicato imperdonabili, dobbiamo sbloccarla. Le ferite irrisolte fanno male al prezioso senso della pace interiore. Sono come sabbia che ingrippa i meccanismi interiori della serenità. Ecco perché il perdono è tanto importante: genera un amore così forte da permetterci di vincere la sofferenza provocata dalle offese subite. E le situazioni in cui possiamo giovarci dei suoi benefici sono innumerevoli.

La storia di Antoine offre un esempio di come il perdono possa risollevarci dalle ferite profonde inflitteci da una persona cara e dalle quali siamo convinti di non poter mai più guarire. Da giovane Antoine si era innamorato di Loretta, una ragazza americana trasferitasi temporaneamente nella sua città per un incarico di lavoro. Si erano frequentati per mesi e avevano avuto una relazione appassionata, giungendo persino a parlare di matrimonio. Un giorno però, senza preavviso, Loretta si dileguò, lasciando un semplice biglietto in cui dichiarava che il loro era un amore impossibile. All’improvviso Antoine si ritrovava solo, senza elementi che lo aiutassero a capire che cosa fosse accaduto nella mente della compagna. E della giovane donna con cui aveva pensato di condividere il resto della vita non ebbe più notizia.

Nei primi mesi cercò con ogni mezzo di rintracciarla. Si recò persino negli Stati Uniti con la speranza vana di incontrarla casualmente per strada nella sua città di origine. Si sforzò di capire cosa le fosse accaduto, formulando ogni giorno ipotesi diverse. Aveva semplicemente smesso di amarlo? E perché era partita così, senza preavviso, sapendo che gli avrebbe procurato un dolore immenso? Forse era sposata e lo aveva tenuto all’oscuro della verità per tutta la durata della loro relazione?

Disperato, Antoine continuò a macinare ipotesi fino all’esaurimento e scivolò in un lungo stato depressivo. Era triste, rabbioso, aveva perso interesse per tutto, stava chiuso in casa a rimuginare sulla sua sventura. Proprio in quel periodo strinse amicizia con Raymond, un collega di lavoro cui confidò l’accaduto. Temeva di passare ancora anni in quelle condizioni. Ma Raymond gli offrì un consiglio: doveva smetterla di arrovellarsi sulle ragioni della partenza improvvisa di Loretta.

Gli spiegò che quando non c’è nulla che possiamo fare per modificare una situazione che ci procura dolore, dobbiamo semplicemente smettere di pensarci e staremo molto meglio. Gli prestò dei libri sulla spiritualità e lo aiutò a considerare la sua vicenda sotto una luce diversa. “Se una persona cui vogliamo bene ci offende e ci ferisce nel profondo,” gli disse “dobbiamo fare il possibile per non precipitare nell’abisso. Dobbiamo scegliere la vita, ricominciare di nuovo. Se riuscirai a perdonare Loretta nel profondo del tuo cuore, riuscirai a liberarti. In caso contrario, sprecherai lunghi anni a macerarti nella tua tristezza.”

Da quel giorno Antoine smise di barricarsi in casa. Decise di perdonare alla sua ex quel comportamento incomprensibile, pur trovando difficile accettare di non conoscere la verità. Ricominciò a frequentare gli amici e, a poco a poco, risalì la china. Un anno dopo incontrò un nuovo amore e questa volta non ebbe brutte sorprese. Fu l’amore vero. Ancora oggi, quando gli capita di ripensare al triste epilogo della storia con Loretta, si dice che non è stata una sofferenza inutile perché gli ha permesso di scoprire la forza del perdono e dell’accettazione.

La vicenda di Antoine ci dice che possiamo sempre prenderci cura di noi stessi e rifiutare di farci mettere al tappeto da un’esperienza sfortunata. Può capitare a tutti di vivere un dolore che spinge a desiderare soltanto di isolarsi dal mondo e chiudersi in se stessi a rimuginare sull’accaduto. Per fortuna esiste un’altra possibilità, a prescindere dalla sofferenza che si deve affrontare: andare avanti, scegliere la felicità e tornare in possesso delle proprie forze interiori.

Le strade sono sempre almeno due

Quando ci troviamo in una situazione di grave conflitto con altre persone, abbiamo sempre la possibilità di scegliere almeno fra due alternative: la strada della guerra e la strada della pace. La prima perpetua il dolore e l’astio, l’altra la dolcezza e l’armonia. La prima si accompagna a relazioni disfunzionali, l’altra permette di liberarsene. Luna procura uno stato di fastidiosa agitazione, l’altra una grande sensazione di benessere. Quando scegliamo la via della pace, restiamo in contatto con la nostra vera forza e proviamo un quotidiano senso di serenità.

Come si può raggiungere questa calma interiore capace di dissipare la collera e far nascere la gioia? Occorre assumere uno sguardo diverso sul passato e sul presente utilizzando la forza straordinaria del perdono.

Perdonare vuol dire concedersi il diritto di voltare pagina e di restare padroni della propria vita. Vuol dire togliere a coloro che ci hanno fatto del male il potere di bloccare le nostre energie vitali e di rallentare il nostro cammino di felicità. Attraverso il perdono possiamo addolcire le relazioni con gli altri, ma anche iniziare a sperimentare una vita piacevole sotto ogni punto di vista, al riparo dai tormenti del rancore, dell’angoscia, dell’amarezza. Non c’è nulla di più devastante e distruttivo di questi sentimenti, che rendono vulnerabile l’essere umano privandolo delle forze necessarie per essere felice, realizzarsi e perseguire i propri sogni.

Quando scegliamo la pace e il perdono, optiamo al contempo per la dolcezza della vita e la condivisione. Diciamo sì alla vita stessa. Non perdonare vuol dire non soltanto prolungare la sofferenza, ma anche perpetuarla, perché i nodi irrisolti nel nostro intimo si riflettono necessariamente nei nostri pensieri, nel nostro modo d’essere, nelle nostre azioni. Da qui la necessità, se vogliamo essere sereni, di guarire le vecchie ferite.

E in effetti, come scorre la vita quando ci portiamo dentro un dolore profondo? Non diventa forse lenta e desolante? Appesantita da un’infinita tristezza? Potremmo pensare che certi dolori siano inguaribili e impossibili da superare. Ma non è vero. Non c’è male, non c’è offesa che possa resistere alla forza del perdono. Vi sono persone che sono state vittima di gesti orribili e che sono riuscite a perdonare grazie a una forza straordinaria, una forza di cui tutti disponiamo se solo ci sforziamo di cercarla.

Pensiamo, per esempio, a chi è sopravvissuto agli orrori della guerra e, anziché continuare a coltivare l’odio, ha ricominciato a credere nella vita, nell’amore e in se stesso. Non si è lasciato sopraffare dalle atrocità vissute. Grazie alla forza dell’amore e del perdono, ha potuto ricominciare a credere nella vita, ha potuto farsi una famiglia, crescere dei figli, crearsi una buona carriera, vivere gioie immense. È la prova vivente che qualsiasi atto d’odio è meno potente dell’amore per la vita.

Qualunque sia il male di cui siamo stati vittima, per quanto dolore ci abbia procurato, possiamo lasciarci andare alla deriva e prolungare la sofferenza o, al contrario, credere nella vita e nell’amore che guarisce qualsiasi ferita, piccola o grande che sia.

Liberarsi dall'odio

Naturalmente il processo del perdono non è un atto immediato che si possa compiere da un giorno all’altro. Al contrario, richiede un certo tempo e, come vedremo nel capitolo 5, si attua per tappe. È un lavoro da non intraprendere alla leggera, poiché arriva a coinvolgere le parti più profonde del nostro animo, e proprio a questo deve lo straordinario potere di trasformazione. Sì, è un processo che richiede coraggio e anche umiltà. Ma non ne vale forse la pena se il risultato è | la rinascita personale nel mondo e in noi stessi? Diventare persone serene e in pace con se stesse non è forse il dono più grande che possiamo farci?

Senza il perdono, la sofferenza si imprime nel nostro intimo e ci sottopone a un supplizio lento e devastante. La memoria si fissa sull’evento doloroso e qualsiasi pensiero, anche il più piccolo, non fa che risvegliarne l’acuità. Di tanto in tanto ci sembra di migliorare un poco e di riuscire a pensare ad altro, ma poi la sofferenza riprende il sopravvento e stiamo ancora male. Senza il perdono restiamo in balìa dell’offesa subita: in sostanza, perdiamo la nostra libertà.

Arriva un momento in cui il dolore, divenuto insopportabile, ci guasta definitivamente 1’esistenza. Se non scegliamo di perdonare, rischiamo di diventare aggressivi, perpetuando nella nostra vita la collera di cui siamo stati oggetto. Se scegliamo di seguire il cammino dell’odio e della vendetta, concediamo necessariamente a questo sentimento un immenso potere distruttivo che non farà che danneggiarci e aggravare ulteriormente la nostra sofferenza. Al male subito viene così ad aggiungersi il rimorso, il senso di colpa per avere reagito con aggressività. Mentre il perdono si accompagna alla dignità, la vendetta non fa che alimentare il circolo vizioso del disprezzo e della sofferenza. Ostinarsi a rimanere in guerra e la volontà di mantenere vivo lo scontro sono scelte che portano a un unico risultato: accrescere il dolore. Non reagire con aggressività nei confronti di una persona che ci ha fatto del male non vuole dire essere ingenui, ma piuttosto rifiutare un dialogo che non si svolga secondo le regole del rispetto e della benevolenza.

È importante però riconoscere che la collera e il desiderio di vendetta sono sentimenti del tutto normali, anche se talvolta cerchiamo di negarli. Come vedremo quando parleremo del percorso del perdono, per riuscire a superarli dobbiamo come prima cosa ammettere di provarli. Solo allora potremo avviare il processo del perdono, l’unico strumento che ci permetterà di vincere realmente l’aggressività suscitata dall’offesa. Tutto questo richiederà un certo tempo, ma dobbiamo pur capire che un dolore profondo, prodottosi magari nel corso di anni, non può dissolversi in pochi giorni. Non appena il processo è avviato, iniziano però a manifestarsi cambiamenti importanti a ogni livello: nella nostra vita interiore, naturalmente, ma anche nelle relazioni con gli altri e nel lavoro.

Accettare l’imperfezione

Riconoscere la nostra imperfezione è una tappa importante nel percorso che conduce al perdono e alla serenità. Ci permette di arrivare a capire meglio noi stessi e gli altri. Nel momento in cui ammettiamo di avere dei difetti sui quali lavorare, accettiamo che anche gli altri ne abbiano e smettiamo finalmente di pretendere da loro l’impossibile. Li amiamo per quel che sono. A quel punto diventa molto più facile stabilire relazioni armoniose, che si sviluppano in un clima di pace e benevolenza. Le pretese eccessive, i propositi viziati da un’intolleranza ostinata lasciano allora il posto a una pazienza pacificatrice e a una calma rassicurante. In breve, diventiamo persone flessibili, comprensive, piacevoli da frequentare. Entriamo a far parte della schiera delle persone positive, persone amate che nelle sofferenze del cammino umano vedono sempre un’occasione per evolvere, crescere e imparare.

Questo testo è estratto dal libro "La Forza del Perdono".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

Ti è piaciuto questo articolo? Rimani in contatto con noi!

Procedendo con l'invio dei dati:

Lascia un commento su questo articolo

Caricamento in Corso...