SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 9 min

La Manifestazione della Malattia

La Manifestazione della Malattia

Tre Domande per Guarire - Anteprima del libro di Silvia Pallini.

La Manifestazione della Malattia

Come leggere la malattia

Qualunque sintomo compaia, sia fisico che emotivo, è lì per dirmi qualcosa; se ascolto e capisco il messaggio il sintomo non ha più ragione d’essere.

Succede in generale che la manifestazione della malattia venga ricercata soltanto in uno dei livelli di consapevolezza (di solito in quello fisico) senza tener conto che pur essendo ciascuno di essi di per sé veritiero, è solo nella lettura combinata del loro insieme che si può comprendere la malattia e questo potrebbe essere sufficiente per risolverla. È come voler leggere la carta geografica di una nazione: posso consultare la mappa delle città o dei fiumi o delle montagne, ognuna delle quali è attendibile, ma solo sovrapponendole posso avere una visione globale di quella nazione. E solo allora disporrò delle conoscenze idonee per percorrerla in maniera serena.

Queste le tre mappe di lettura della malattia che io sento indispensabili per venirne fuori arricchiti di una grande saggezza e conoscenza di se stessi e dunque con la capacità di affrontare in futuro la comparsa di eventuali nuovi sintomi:

  • livello fisico - biologico: risponde alla domanda “cosa sta accadendo nel mio corpo?”
  • livello di utilità: risponde alla domanda “a cosa mi serve questa malattia? quale vantaggio ne ho?”
  • livello sistemico: risponde alla domanda “chi sto rappresentando? a chi sono inconsciamente leale?”

Se possiamo dire a noi stessi la verità e concederci di guardare con consapevolezza le nostre emozioni, quello che sentiamo davvero e quello che riconosciamo come vero, sicuramente, piano piano, troveremo risposta alle tre domande e allora il sintomo (malattia) smetterà di gridare. Non sarà più necessario. Il messaggio sarà stato letto e decodificato.

Se ogni volta che compare una malattia ci facciamo le tre domande:

  • cosa sta succedendo nel mio corpo?
  • a cosa mi serve questo sintomo?
  • chi rappresenta questo sintomo? per lealtà verso chi lo sto mantenendo?

e cerchiamo le risposte possiamo imparare molto su come funzioniamo a livello profondo e possiamo trovare strade più utili e più piacevoli per fare della nostra vita qualcosa di veramente bello e prezioso.

È vero che si può guarire anche senza porsi queste domande, ma... immaginate di avere un’auto e un giorno mentre guidate vi accorgete che per qualche secondo si accende una spia rossa e poi si spenge; la vedete, ma sul momento non le date grande importanza. Dopo alcuni giorni notate che la spia si accende di nuovo e rimane accesa un po’ più a lungo, ma ancora non ci ponete troppa attenzione e sperate che tutto tomi a posto da sé. Il giorno successivo si accende di nuovo e questa volta non si spegne...

Nel mio caso, prima di precipitare nella depressione, il mio corpo mi aveva dato molti segnali, ma io facevo finta di niente. Soffrivo di frequenti mal di testa, mal di schiena, afonie che duravano qualche settimana, ulcera gastrica, insomma il mio organismo stava cercando di dirmi che non stava bene, che c’era qualcosa nella mia vita che non funzionava. Ma allora ero dura con me stessa e non riuscivo ad ascoltare.

Qualunque sia il sintomo che sentiamo, ci dice qualcosa di noi, del nostro modo di reagire al mondo, è lì per insegnarci a conoscerci ed amarci proprio così come siamo, a comprendere ed accettare che se percepiamo le cose in un certo modo abbiamo i nostri validi motivi, che quel certo modo lo abbiamo imparato quando eravamo piccoli, e va bene così. Non serve a niente volere che non sia così o dirsi che dovremmo reagire in un altro modo. Tutto quello che serve è guardare e accorgersi, dire a se stessi “ok, funziono proprio così, ho vissuto questa situazione, mi sono sentito così e adesso ho questo sintomo, va bene, aspetto che passi e nel frattempo faccio tutto quello che posso per sostenere il processo di guarigione”.

Sarebbe auspicabile che, una volta preso atto che il sintomo ha una sua precisa ragione biologica, ci chiedessimo che cosa questo sintomo ha da dirci, come stiamo usando noi stessi per arrivare a sperimentare questa sofferenza. È utile rivolgere queste domande a noi stessi non per colpevolizzarci, ma solo nell’ottica di imparare a fare nella nostra vita qualcosa di diverso, qualcosa che semplicemente ci faccia stare bene.

Non serve lasciarsi spaventare dal sintomo, non serve lottargli contro e neanche giudicare se stessi per quello che siamo o per quello che abbiamo fatto. Solo da una posizione di amore verso noi stessi possiamo chiederci “cosa posso fare adesso per stare meglio?”, nella ferma convinzione e nella fiducia che il nostro corpo sia mosso da una forza di vita che vuole il meglio per noi tutti.

A volte può essere utile un antibiotico o un antinfiammatorio o anche un intervento chirurgico, a volte un massaggio o un prodotto omeopatico; tutto può essere utile a superare un dolore fisico, purché avvenga nella consapevolezza che È IL CORPO CHE GUARISCE. Noi possiamo solo sostenerlo, con amore.

Per me è stato indispensabile capire con precisione come funziona la legge che regola il nostro organismo: non esiste il ‘caso’. Tutto quello che accade ha un senso e accade per un motivo. Avendolo potuto verificare tante volte su me stessa e anche sugli altri sono riuscita a lasciar andare la paura del ‘brutto male’ e di ogni altra malattia.

Il mio incontro con la Nuova Medicina del dottor Hamer

Come ho già detto all’inizio, dopo il periodo più nero della mia vita ho cominciato a cercare informazioni che mi permettessero di avere speranza.

La morte dei miei genitori mi aveva distrutta e spaventata a tutti i livelli, li avevo visti sfinirsi e poi morire uno dopo l’altro, entrambi deceduti di cancro; e non solo loro, anche altri miei parenti stretti. Il cancro mi faceva tanta, tanta paura.

Nel mio cercare mi capitò per le mani un libro che parlava appunto del dottor Hamer e quello che lessi mi lasciò perplessa. Capivo che la tesi di Hamer poteva avere un senso anche se era completamente diversa da quello che avevo sempre sentito dire; ero combattuta, la mia mente diceva “non è possibile”, il mio cuore diceva “perché no?”.

Decisi di rimanere aperta e indagare, comprai e lessi “Il Testamento per una Nuova Medicina Germanica” scritto direttamente da Hamer; lettura difficile e confusa, riuscii a capire poco, ma quello che capivo aveva senso, così mi iscrissi ad un seminario della durata di un giorno tenuto da Claudio Trupiano e finalmente le mie domande cominciarono a trovare una risposta.

Ma stava per arrivare un’altra bufera. Una mia carissima amica, che aveva allora ventinove anni andò a levarsi un grosso neo per motivi estetici. Fecero la biopsia di prassi e dopo un po’ la richiamarono per comunicarle una diagnosi pesantissima: melanoma infiltrato in quarto stadio.

Mentre scrivo sto rivivendo quei momenti e sento tremare lo stomaco. Terrore puro. Parlai al suo compagno di quello che avevo letto sul testo di Hamer e lui, che fino a quel momento si era disinteressato delle mie ricerche, iniziò a documentarsi.

Lui ne parlò con lei e nel giro di pochi giorni riuscirono ad avere un appuntamento con Trupiano e tornarono a casa molto tranquillizzati. Sono passati sei anni e la mia amica sta benissimo, anzi anche lei come me ha poi deciso di fare la formazione per diventare consulente delle Cinque Leggi Biologiche.

Non è successo nessun miracolo, semplicemente la conoscenza di una scienza precisa le ha permesso di fare le scelte giuste, quelle in armonia con il suo corpo. “Primum non nocere” recita una locuzione latina che significa “Per prima cosa non nuocere”. Questa saggia indicazione su come svolgere l’arte medica sembra di gran lunga disattesa ai tempi di oggi.

Ma torniamo al nostro tema, cos’è la malattia?

Possiamo leggere la comparsa di una malattia in tanti modi. Molte persone la percepiscono come un’enorme spada di Damocle sospesa sulla testa, una specie di roulette russa: oggi a te e domani a me. Ovviamente questa sensazione di pericolo costante mantiene in uno stato di continua allerta.

Adesso riconosco molto spesso questa paura (ed altre ancora ad essa connesse) nei miei clienti e in altre persone e mi rendo conto che non è affatto facile passare da questa situazione a quella che invece sarebbe naturale per gli esseri umani, cioè una costante condizione di fiducia e consapevolezza.

Per me questo passaggio ha comportato diversi anni di lavoro interiore e la necessità di avere accesso ad informazioni preziose. Ma fondamentale è stata la conoscenza della Nuova Medicina del dottor Hamer la cui comprensione porta con sé la pace; è la pace ciò di cui abbiamo bisogno quando si tratta di fare scelte importanti.

La pace infatti ci permette di essere ‘presenti’ alla situazione che stiamo ‘veramente’ vivendo e quindi ci consente di fare quello che è davvero utile.

Il contrario di pace è conflitto, paura, urgenza. In questo stato d’animo le decisioni che prenderemo potrebbero non rivelarsi quelle più sagge ed utili. Quindi la conoscenza delle Cinque Leggi Biologiche agisce sul fattore pace attraverso la percezione del tempo. Mi spiego meglio. Quando crediamo o sappiamo di avere un cancro il fattore tempo diventa importantissimo perché ci è stato insegnato che il nemico del nostro corpo ci sta distruggendo dall’interno e che quindi dobbiamo combatterlo velocemente e drasticamente con ogni mezzo possibile.

Sentite l’energia di queste parole? Causano subito un senso di allerta e conseguente urgenza, si deve fare qualcosa, subito, altrimenti...

Molto diversa è la percezione se invece sappiamo che quello che sta avvenendo nel nostro corpo è sensato e affatto pericoloso, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, nel caso che sentissimo fastidio o dolore potremmo decidere di fare qualcosa per stare meglio, ma senza panico, rimanendo in uno stato di fiducia.

A volte le decisioni che vengono prese sulla spinta della paura provocano conseguenze permanenti che diventeranno a loro volta motivo di sofferenza per una vita intera. Mi riferisco per esempio ad interventi di asportazione di seni, prostata, utero, tube, tiroide, ecc.

L'esperienza mi ha insegnato che molto spesso, direi quasi sempre, questi tipi di intervento non solo non sono necessari né risolutivi, ma appunto sono dannosi per le conseguenze fisiche ed emotive che provocano nella qualità della restante vita delle persone.

Questo testo è estratto dal libro "Tre Domande per Guarire".

Data di Pubblicazione: 29 settembre 2017

Ti è piaciuto questo articolo? Rimani in contatto con noi!

Procedendo con l'invio dei dati:

Lascia un commento su questo articolo

Caricamento in Corso...