SELF-HELP E PSICOLOGIA

Metti il Turbo alla Tua Mente con le Mappe Mentali - Anteprima del libro di Matteo Salvo

Per professionisti, manager e studenti che vogliono trovare la rotta verso risultati straordinari

Cosa non sono le mappe mentali

Sovente ricevo e-mail di persone che mi chiedono consigli su come migliorare le loro Mappe Mentali. Quello che mi inviano, però, in realtà non sono Mappe Mentali. Per far chiarezza, ci tengo che tu sappia cosa non sono le Mappe Mentali:

  1. le Mappe Mentali non sono schemi;
  2. le Mappe Mentali non sono diagrammi di flusso;
  3. le Mappe Mentali non sono diagrammi a blocchi;
  4. le Mappe Mentali non sono mappe concettuali.

Vediamo quali sono le differenze.

Le mappe mentali non sono schemi: uno schema è una figura che costituisce una rappresentazione semplificata e funzionale di un argomento che vogliamo imparare.

Le mappe mentali non sono diagrammi di flusso

Un diagramma di flusso (in ingleseflowchart) è una rappresentazione grafica che ci permette di rappresentare il flusso di controllo ed esecuzione di operazioni o istruzioni rappresentate mediante figure geometriche quali rettangoli, rombi, rettangoli smussati e altre ancora, ciascuna con un significato preciso. All’interno di queste figure, collegate tra loro da frecce, ci sarà un testo che rappresenta l’attività da svolgere. Per questa loro caratteristica i diagrammi di flusso sono considerati parte della classe più ampia dei diagrammi a blocchi.

Le mappe mentali non sono diagrammi a blocchi

Un diagramma a blocchi è una rappresentazione grafica usata per illustrare concetti e idee.

In un diagramma a blocchi, all’interno delle figure geometriche, collegate tra loro da frecce, ci saranno testi descrittivi, spesso rappresentati da intere frasi. A loro volta, i diagrammi a blocchi fanno parte della categoria più ampia delle mappe concettuali.

Le mappe mentali non sono mappe concettuali

Una mappa concettuale è un insieme di parole chiave collegate tra loro da linee. È estremamente funzionale, in quanto si basa su un apprendimento dei significati e dei concetti contrapponendosi al modello precedente in cui l’apprendimento era ripetitivo e mnemonico.

La mappa concettuale, quindi, ci aiuta a farci capire ma non è così funzionale per farci memorizzare.

Mi spiego meglio: non è così funzionale per farci memorizzare perché a prima vista queste mappe sono tutte molto simili e, proprio per la loro struttura, difficili da ricordare.

Un foglio con riportate sopra parole collegate tra loro da linee ha sempre lo stesso aspetto, sia che stiamo parlando di concetti di economia sia che stiamo parlando di geografia.

In una mappa concettuale materie molto diverse possono comunque risultare molto simili a livello visivo.

Come nascono le mappe mentali?

Abbiamo visto che cosa le Mappe Mentali non sono; prima di vedere che cosa sono, per comprenderle meglio, vediamo intanto come e da dove nascono.

In caso non avessi letto la Prefazione, nascono da una riflessione di Tony Buzan. Quando studiava psicologia andò nella biblioteca dell’Università e chiese dove poteva trovare dei libri che spiegassero come funziona il cervello, per studiare e acquisire le informazioni in modo più efficace. Venne indirizzato nella sezione di medicina; disse che non era interessato all’aspetto medico, ma a capire come usare meglio il cervello... quello che lui cercava era una sorta di manuale di istruzioni per riuscire a immagazzinare le informazioni velocemente e trattenerle a lungo termine.

La risposta fu che non cerano libri su tali argomenti e da lì iniziò la sua ricerca. Partì analizzando quello che avevano fatto e quello che pensavano i grandi geni del passato. Osservando i loro appunti e quello che ci avevano lasciato si rese conto che il loro modo di pensare era completamente diverso rispetto a quello che ci hanno insegnato ad adottare a scuola. Osservando, per esempio, gli appunti di Leonardo da Vinci, possiamo notare che ragionava per punti chiave e, soprattutto, immagini. Pur non avendo le conoscenze che abbiamo a disposizione oggi sul funzionamento del cervello, si era reso conto che in questo modo i messaggi erano più chiari e la mente aveva più facilità a elaborare le informazioni.

L’idea è quella di parlare alla mente nella sua stessa lingua.

Ma che lingua parla la nostra mente?

Quali sono le informazioni che capiamo al volo e ricordiamo anche se le abbiamo ascoltate una volta soltanto?

Innanzitutto la nostra mente comprende e interiorizza meglio:

  1. immagini;
  2. colori;
  3. associazioni di idee;
  4. associazioni di suoni;
  5. informazioni che richiedono il nostro coinvolgimento emotivo;
  6. informazioni che suscitano la nostra curiosità;
  7. informazioni curiose o strane;
  8. informazioni che ci coinvolgono direttamente o emotivamente.

Da qui l’idea di rappresentare i concetti sfruttando le caratteristiche appena riportate ma, soprattutto, non usando una struttura lineare, come in un testo scritto, ma quella radiale di un neurone.

Per comprendere meglio questo aspetto ci basta guardare come è fatto un neurone (immagine qui a sinistra).

Se osservi bene noterai che un neurone e una Mappa Mentale hanno esattamente la stessa struttura o, meglio, che la Mappa Mentale è stata pensata partendo esattamente dalla stessa struttura di un neurone. In questo modo la nostra mente acquisisce le informazioni senza “bisogno di interprete”.

Quando cerchiamo di comprendere i concetti espressi in un libro senza immagini la nostra mente deve raffigurarli e interpretarli. Solo a quel punto riesce a comprenderli. In una Mappa Mentale, invece, le informazioni arrivano dirette alla nostra mente perché sono rappresentate sotto forma di colori, immagini e punti chiave, esattamente come la mente le elabora. È per questo che le Mappe Mentali si chiamano così. Evita di farti trarre in inganno dal nome, alcuni pensano che le Mappe Mentali si costruiscano a mente, ma non è così. In un libro, invece, i concetti chiave non sono evidenti, non saltano all’occhio immediatamente: sono oscurati dalla massa di parole chiave che servono per renderli più comprensibili.

Non ti voglio convincere di questo, ascolta la tua sensazione di fronte alla Mappa Mentale nella pagina precedente oppure di fronte all’immagine qui sotto.

La mappa, inoltre, ci permette di non subire le informazioni in modo passivo: per poterle comprendere attraverso una mappa, la nostra mente deve essere sveglia e attiva.

Diversi modi di apprendere

Il fatto che la mappa catturi di più la nostra attenzione è dovuto al fatto che parlando di apprendimento possiamo distinguerlo in due categorie:

  1. apprendimento passivo;
  2. apprendimento attivo.

Andiamo ad analizzare questi due diversi tipi di apprendimento.

Apprendimento passivo

È un metodo di apprendimento per mezzo del quale la nostra mente subisce le informazioni senza venire coinvolta. Questo sistema è decisamente più lungo e meno efficace, perché non viviamo le informazioni in prima persona e la nostra mente è costretta a eseguire un lavoro estrema-mente ripetitivo che non richiede la nostra attenzione.

Per dare un’idea, è come una persona che, per mettersi in forma, utilizza un elettrostimolatore per gli addominali. Questo tipo di approccio, che apparentemente richiede meno sforzo, è un approccio passivo e più lento. Il muscolo viene stimolato dall’esterno e non dall’interno.

Quello che personalmente trovo più limitante in questo tipo di approccio è che non alleniamo il “muscolo” del pensiero e della forza di volontà. Per quanto riguarda l’apprendimento, è come delegare la responsabilità dei propri risultati a qualcosa che non dipende da noi. In questo caso, infatti, cerchiamo di far entrare le informazioni in testa subendole.

Apprendimento attivo

Uno dei concetti che tengo di più a trasferire durante i miei corsi è quello di “smettere di studiare per imparare e iniziare a studiare per spiegare”.

In questo tipo di apprendimento siamo noi a metterci in gioco, siamo noi a voler comprendere i concetti e siamo coinvolti in prima persona.

In questo modo non subiamo più le informazioni in modo passivo, cercando di farle entrare in testa per inerzia, leggendo e ripetendo. Siamo noi in prima persona che vogliamo comprenderle, nell’ottica di trasferirle a qualcun altro. In inglese questo concetto è definito con l’espressione switch ownership, ovvero trasferire la competenza su un argomento a qualcun altro.

Se abbiamo compreso i concetti e a nostra volta siamo in grado di trasferirli a qualcun altro vuol dire che abbiamo svolto bene il nostro lavoro e che quei concetti li abbiamo davvero interiorizzati noi in prima persona.

Questa, a mio avviso, è la forma più alta di apprendimento: aver interiorizzato talmente bene qualcosa da poterla trasferire a qualcun altro. In questo tipo di apprendimento siamo noi che siamo alla ricerca delle informazioni, non le stiamo subendo.

Questo non è un concetto di mia invenzione: il primo a parlarci della differenza tra apprendimento attivo e passivo fu Edgar Gale, che condusse diversi studi che lo portarono a elaborare la sua teoria sul cono dell’apprendimento. Qui sotto puoi vedere l’immagine.

Le Mappe Mentali sono così efficaci perché, tra le altre cose, sono un sistema di apprendimento attivo.

Il paragone che mi piace fare per l’apprendimento è quello di un cane da caccia che va a scovare la preda e non si dà per vinto fino a quando non è riuscito a stanarla.

L’approccio passivo, invece, è come un cane che aspetta che la preda gli passi sotto il naso. Probabilmente sarà talmente stufo e annoiato di aspettare che, anche se la preda dovesse passargli davanti, non sarebbe pronto ad afferrarla.

La struttura del pensiero

Probabilmente non tutti ne sono consapevoli, ma quando pensiamo usiamo una serie di procedure preimpostate da noi stessi. Tali procedure sono date dalle nostre esperienze di vita e dal significato che abbiamo dato a queste esperienze. Chiaramente ciascuno di noi può modificare qualsiasi procedura e modo di pensare tanto più facilmente quanto più siamo flessibili e predisposti al cambiamento. Io suddivido queste procedure in due macrocategorie: il pensiero lineare e il pensiero radiale.

Pensare in modo lineare

Il nostro modo di pensare era radiale quando eravamo bambini, dopo ha preso la direzione lineare, quando siamo andati a scuola. Iniziamo a fare le cose in modo preciso e schematico. Le informazioni ci vengono date sotto forma di testi scritti in linee più o meno fitte, impariamo concetti da elenchi o liste e alla fine quello stesso modo di elaborare le informazioni viene considerato come l’unico funzionale.

Pensare in modo radicale

Quando analizziamo informazioni in modo radiale andiamo ad attingere a potenzialità che ci permettono di vedere le informazioni in modo diverso.

“Ma perché sarebbe necessario vedere le informazioni in modo diverso?” Questa è la domanda che mi fanno molte volte persone prevalentemente razionali e con un lavoro ripetitivo e metodico. “Dobbiamo essere precisi e c’è un solo modo di vedere le cose” è la loro obiezione.

A mio avviso, quando cerchiamo di acquisire informazioni da un testo in modo schematico non stiamo creando immagini nella nostra mente, non stiamo interpretando i concetti e quindi l’apprendimento risulta estremamente limitato.

È totalmente diverso quando pensiamo in modo creativo e attraverso le immagini. D’altra parte, si dice che un’immagine valga più di mille parole, quindi immagina cosa potrebbe accadere se nella tua mente non creassi soltanto immagini ma addirittura dei video.

Sono sicuro che rimarresti sbalordito da quello che sei in grado di creare.

I bambini sono bravissimi e velocissimi in questo processo di creazione di immagini, poi, man mano che crescono, perdono questa creatività. Molte volte il motivo è che già a scuola essa viene limitata; si spingono gli studenti a fare le cose in modo standardizzato per far sì che ciascuno possa acquisire le stesse competenze, senza fare in modo che vengano messi in risalto i talenti individuali.

Per darti un’idea di quello che intendo quando dico che la mente acquisisce meglio informazioni espresse sotto forma di immagini, ti chiedo di memorizzare le informazioni riportate nella pagina seguente. Sono delle semplici indicazioni stradali: memorizzale nel dettaglio.

Ti sarai reso conto che non è semplice. D’altra parte, ti sarà sicuramente capitato, qualche volta, di chiedere informazioni a qualcuno che si prodigava il più possibile per aiutarti a raggiungere la destinazione... ma appena richiuso il finestrino, la domanda che avevi in mente era: “E adesso da che parte devo andare?”.

Questo perché le informazioni ricevute ti sono state date in modo lineare e razionale, ossia una dopo l’altra, e la tua mente le doveva decodificare e trasformare in immagini per poterle comprendere. Noterai quanto la nostra mente comprenda meglio le stesse informazioni che hai letto prima.

Puoi anche decidere di non fare la strada che ti è stata suggerita perché, avendo la visione d’insieme, hai capito dove si trova il punto di partenza e il punto di arrivo e sei perfettamente in grado di trovare anche percorsi alternativi per raggiungerlo.

Ci sono molti esempi che possiamo usare. Pensa a un parco dei divertimenti come Gardaland. Prima di salire su ogni attrazione non vediamo regole scritte ma immagini che ci fanno capire quali sono le norme da seguire. Se ci fossero informazioni scritte dovrebbero essere tradotte in molte lingue e, soprattutto, nessuno le leggerebbe, perché non catturerebbero la nostra attenzione. Tutto quello che, invece, è strano e coinvolgente la cattura meglio.

A tal proposito ti racconto un aneddoto che mi è successo un paio di anni fa: mi capita spesso di viaggiare in aereo e sinceramente appena prendo posto mi immergo nei miei pensieri. Mi rendo conto che non presto alcuna attenzione alle procedure di evacuazione dell’aereo date dalle hostess.

Una volta, però, è successa una cosa troppo particolare per non ascoltarle con attenzione: le informazioni erano date da bambine vestite da hostess e le notizie sull’aeroporto di partenza e di arrivo, la temperatura e tutto il resto da un bambino simpaticissimo vestito da comandante. Era davvero divertente: la maggior parte dei passeggeri, me compreso, registrava questo spettacolo con il telefonino.

Penso di aver imparato di più in quella sola occasione che in tutte le altre in cui ho sentito quelle informazioni recitate in modo robotico da hostess addestrate o da video seriosi proiettati sugli schermi.

Cos'è una mappa mentale?

Una Mappa Mentale è una rappresentazione grafica del nostro pensiero: con “nostro pensiero” intendiamo qualsiasi tipo di informazione o insieme di concetti che vogliamo comprendere o elaborare. La rappresentazione in questo caso risulterà estremamente chiara, vivace, attraente e vi saranno riportati soltanto i punti chiave. In questo modo la mente non deve districarsi in mezzo alle centinaia di parole che servono per rendere più comprensibili i concetti.

Le parole chiave serviranno a richiamare i concetti chiave, ma saremo noi, con la nostra proprietà di linguaggio e con il nostro modo di comunicare, a esprimere quei concetti in modo chiaro ed esaustivo. Ti premetto che per fare le mappe non è necessario essere artisti o pittori. Vedo molte persone che si scoraggiano, all’inizio, pensando di non poter fare le Mappe Mentali perché non sono capaci di disegnare. Io sono una di queste, ma non mi sono mai scoraggiato. Mi rendevo conto che il mio “non stile” e la mia non spiccata abilità artistica erano comunque sufficienti a farmi trattenere tutte le informazioni che mi servivano senza bisogno di fare nessun corso di disegno.

Mi era anche passato per la mente di farlo, ma mi ero reso conto che era più uno sfizio per rendere le mie mappe più artistiche, non una cosa funzionale al raggiungimento dell’obiettivo. Mi spiego meglio: le mie mappe, con il loro stile estremamente essenziale e non artistico, riuscivano comunque a farmi trattenere tutte le informazioni di cui avevo bisogno, a darmi tutte le idee e a permettermi di disporre delle informazioni secondo una gerarchia chiara e funzionale.

Stile della mappa

Come puoi vedere dagli esempi che seguono, ogni persona avrà un proprio stile. Puoi prendere spunto da questi per costruire le tue mappe, usando uno stile che ti piaccia di più e che sia più funzionale per te. Quello che mi sento di dirti in totale tranquillità, però, è di evitare di perderti a fare mappe belle come se fossero quadri. Ovviamente, a meno che quello non sia il reale scopo per il quale stai facendo la mappa! Conosco persone con una vena artistica molto spiccata che adorano rappresentare cose importanti come, per esempio, la missione della loro vita oppure le azioni quotidiane da fare per avere una vita piena e gratificante, come dei veri e propri quadri da appendere in casa.

In questo caso, ovviamente, possiamo dedicare molto tempo a realizzare la mappa perché l’obiettivo è anche che sia bella da vedere per essere esposta. Se invece lo scopo è avere chiare in mente le attività da fare oggi non è necessario perdersi in disegni degni di un artista. Questo, almeno, è il mio personale approccio. Ho sempre usato le mappe con lo scopo di ottimizzare i tempi, per arrivare più velocemente al risultato prefissato e avere più tempo per dedicarmi alle cose che mi piace fare. È per questo motivo che le mie mappe hanno una stile molto semplice e scarno e i disegni sono al limite della decenza e della comprensione.

Questo testo è estratto dal libro "Metti il Turbo alla Tua Mente con le Mappe Mentali".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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