SELF-HELP E PSICOLOGIA

PNL con i Bambini - Guida per Genitori - Anteprima del libro di Eric de la Parra Paz

Tecniche, valori e comportamenti per accrescere sicurezza e fiducia nei vostri bambini

Che cosa significa essere genitori?

Qualunque coppia, in condizioni ambientali e di salute adeguate, può concepire una nuova creaturaTuttavia, essere genitori non significa semplicemente generare un figlio. Molte coppie mettono al mondo dei figli senza mai diventare genitori; si trasformano soltanto in procreatori. Credete che il fatto di avere un figlio vi faccia diventare automaticamente genitori? lo ne dubito.

Essere genitore significa fare un patto con tuo figlio, assumendoti la responsabilità di prepararlo, guidarlo e aiutarlo a vivere felice e realizzato nella società, ma soprattutto di amarlo e rispettarlo come individuo.

Quando prendi l’impegno di mettere al mondo un figlio hai l’obbligo di impegnarti attivamente per fornirgli tutto ciò che gli serve per trionfare nella vita.

C’è un antico detto: “Un genitore vale più di cento maestri”. Sai perché? Perché il destino dei figli è nelle mani dei genitori. Per questo essere genitore è una missione sacra. Nelle mani dei genitori è stato affidato il futuro di nazioni intere, dato che il futuro dipende dai bambini e dal mondo che saranno in grado di costruire sulle fondamenta ricevute dai genitori. Tuttavia, molti padri e madri sono così presi dalla routine quotidiana del lavoro e degli impegni sociali che mettono in secondo piano la loro responsabilità genitoriale affidandola ad altre persone o, peggio ancora, alla televisione. E troppe volte prestano attenzione ai figli solo quando sorge un problema.

Non si nasce genitori, ma lo si impara attraverso un impegno quotidiano che a poco a poco diventa una virtù. L’unica cosa necessaria per diventare un ottimo genitore è che questo desiderio si trasformi in una priorità di vita.

Perché ci si sposa

Lo scopo del matrimonio è l’unione di due esseri umani per diventare migliori di quando erano soli. Se hai due oggetti, continueranno a essere due oggetti; ma se hai due esseri umani non avrai più due esseri umani. Quando due esseri umani si uniscono ci sono due possibilità: più di due o meno di due. Si chiama matematica sinergica.

Che cosa significa “più di due o meno di due”? L’unione di due esseri umani dà come risultato più di due quando, unendosi, diventano migliori di quello che erano da single, migliori di prima. Se è solo uno a diventare migliore, il matrimonio non è servito a niente, e non serve a niente neppure se uno o entrambi diventano peggiori. Sposarsi non vuol dire che la moglie farà la serva e il marito il fornitore di cibo. Entrambi devono collaborare, e se non diventano migliori di come erano prima di unirsi, il matrimonio ha fallito il suo scopo.

Se un figlio nasce da un matrimonio i cui membri, invece di diventare una “somma”, diventano una “sottrazione”, sarà un altro dei tanti che andranno a finire nel gruppo dei rapinatori, dei rapitori; uno di quelli che odiano gli esseri umani perché hanno imparato dai genitori a sminuire se stessi. Diventano bambini “riduttivi”, che con le loro azioni collaboreranno alla riduzione del pianeta. Al contrario, i figli di una coppia che si è sommata arricchiscono la vita degli altri con la loro presenza, con la loro mente, il loro sorriso, la loro anima e il loro spirito.

E indubbio che le coppie che si “sottraggono” a vicenda generano figli che riducono se stessi e gli altri; invece, nei matrimoni in cui la coppia si somma, e dove c’è amore, rispetto e princìpi, vengono generati bambini che arricchiscono il mondo. Anche se ovviamente ci sono delle eccezioni, cioè figli di una coppia riduttiva che riescono a essere costruttivi polarizzando la propria famiglia d’origine. Abbiamo allora un bambino con una stella, capace di polarizzare i genitori.

Come vedete, è molto importante conoscere i motivi che portano una coppia a decidere di unirsi in matrimonio, perché le ragioni per cui ci si sposa determinano in notevole misura che tipo di figli metteremo al mondo. Vediamo alcuni dei principali motivi del matrimonio: Molti decidono di sposarsi solo perché vogliono andarsene dalla famiglia: perché in casa la situazione è tesa, perché i genitori riversano su di loro i loro problemi, o per desiderio di libertà. In ognuna di queste situazioni, è comune cercare e afferrare qualsiasi opportunità per sposarsi e uscire dalla casa paterna.

Devo sposarmi

Questa motivazione può derivare dal fatto che una coppia ha alle spalle anni di fidanzamento e sente di aver preso un impegno in virtù del lungo periodo passato assieme; dall’aver fatto degli investimenti in comune (casa, terreni, mobili, e così via); a causa della pressione della famiglia di lui, di lei o di entrambi; in seguito a una gravidanza o perché la coppia ha ormai una certa età (che non si pensi che “perdano il treno” o che sono “tipi strani”!).

sempre così. Queste coppie dedicano poco tempo a conoscersi come persone e a compenetrarsi come coppia, e dal matrimonio vogliono maggiore soddisfazione, più tempo, più disponibilità e più comodità per fare sesso. In genere non va come sperano, o il periodo di paradiso risulta assai breve.

Interesse

Molte coppie sono spinte a sposarsi per interesse sociale (posizione sociale, un cognome importante, prestigio, fama, riconoscimenti, e così via) o per interesse economico, cioè per raggiungere un più alto livello e una maggiore sicurezza finanziaria. Esistono anche interessi lavorativi, nel senso che il matrimonio avrà ripercussioni positive sulla posizione professionale. Infine c’è la bellezza fisica, cioè la certezza di avere conquistato la preda migliore.

Amore

Anche se la maggior parte delle coppie afferma di essersi sposata per questo motivo, in realtà sono pochi quelli che si sposano davvero per amore. Chi si sposa per vero amore vuole soltanto unirsi alla persona amata, perché il desiderio e il bisogno di vivere la vita insieme come forze complementari sono la motivazione trainante. Qualunque sia la ragione che vi ha portato a vivere in coppia, dovete capire che questa ragione influisce direttamente sui vostri figli, perché è lo scopo su cui è stata creata una famiglia, e i vostri figli vivono questa realtà inconsciamente. I bambini hanno bisogno di percepire l’amore dei genitori per sentirsi amati e desiderati. Non crederanno mai che l’amore apparirà nella loro vita se non era presente in quella dei genitori. Se invece i figli vedono il padre e la madre profondamente innamorati, prendersi cura l’uno dell’altro e rispettarsi reciprocamente, sapranno com’è l’amore e si sentiranno sicuri di meritare anche loro di amare e di essere amati. Per quanto sembri incredibile, molti amano i propri figli ma non il partner, alcuni amano il partner ma non i figli, e pochissimi amano sia il partner che i figli. Cercate di fare in modo che l’amore sia la ragione che mantiene unita la vostra famiglia.

Genitore?... Per quale motivo? a che scopo?

Abbiamo già analizzato alcuni motivi che spingono le coppie a sposarsi, ma esistono anche fattori che influiscono sulla decisione di diventare genitori. Le ragioni che nel corso dei millenni hanno spinto gli essere umani ad avere una discendenza vanno dalla necessità inconscia di riprodurre i loro geni, a vari condizionamenti sociali e religiosi. Vediamone alcuni:

Mimetismo familiare

Per natura, l’essere umano tende a imitare il comportamento di quelli che lo circondano e a creare una somiglianza fisica con loro. Quando una persona vive in un ambiente familiare formato da una madre e da un padre, inconsciamente applica un mimetismo nei confronti di quel modello e lo imita, e lo stesso accade se è privo di uno dei due genitori. Inoltre, se in quella famiglia c’era più di un figlio, il modello inconscio cercherà di riprodurre l’ambiente in cui il bambino è cresciuto. Questo comportamento, che si manifesta in ogni aspetto della vita, appartiene ai processi interiori di cui la persona non è consapevole. Ad esempio, le famiglie che colonizzarono le nuove terre conquistate dai loro rispettivi popoli e presero residenza nei nuovi territori, ricrearono lo stesso modello del luogo di origine. E come se il loro cervello non fosse in grado di creare qualcosa di nuovo e di diverso, ma potesse soltanto riprodurre le condizioni del loro luogo di nascita.

Valori familiari

Durante la sua crescita e la sua formazione, l’essere umano acquisisce i valori che gli serviranno come princìpi per prendere le decisioni e impostare il suo stile di vita. Questi valori possono essere ereditari o acquisiti. Spesso nella nostra scala di valori c’è il valore della paternità o della maternità. Se ci poniamo la domanda “che cosa significa essere padre/madre?”, probabilmente scopriremo che la risposta scaturisce da un valore appreso nella famiglia d’origine, e non come risultato di un processo di ragionamento e maturità personale.

Convinzioni sociali

Vivendo in una comunità, è facile che le convinzioni sociali condivise influiscano sulle nostre decisioni, e che le adottiamo come una forma di identità e di consenso sociale. Ad esempio, la nostra cultura ha alimentato a lungo l’idea che un uomo e una donna siano degli esseri incompleti sino al momento in cui formano una coppia, e che una coppia si consolidi nel momento in cui ha dei figli. Esiste anche la convinzione che tutte le coppie debbano sposarsi e avere dei figli, e che se non lo fanno non si realizzino come esseri umani.

Credenze religiose

A causa di molte affermazioni religiose come “crescete e moltiplicatevi” o “i figli sono una benedizione di Dio”, molti credono che procreare sia un mandato divino e un obbligo religioso per tutte le coppie sposate.

Materializzare l'amore

Quando una coppia si ama intensamente, i due partner sentono il desiderio di materializzare questo grande amore reciproco nei figli. Per questo danno molta importanza alla genitorialità, perché permette loro di concretizzare il loro amore nei figli. L’amore li fa sentire proprietari di un terreno fertile in grado di produrre molti frutti e di farli vivere una vita di prosperità. A questo punto, che cosa desiderano? È ovvio, di condividerla con qualcun altro. Queste coppie vogliono invitare i loro figli a condividere la gioia di amarsi.

Come possiamo notare, le ragioni che portano le coppie a diventare genitori sono generalmente egoistiche, sia che decidano di avere un figlio per motivi di status, per soddisfazione personale, per garantirsi la continuazione del proprio nome, per avere degli eredi, per avere un giocattolo, per avere qualcuno che li accudisca quando saranno anziani, li mantenga o li aiuti nelle spese, perché faccia loro compagnia, per avere qualcuno che li ami, e così via. Purtroppo sono pochissime le coppie che decidono di avere un figlio pensando solo al bene della nuova creatura.Vi siete mai chiesti se vostro figlio avrebbe voluto nascere in questo mondo, se avrebbe voluto un padre o una madre come voi? Siete pronti ad amarlo incondizionatamente? Pensate di essere persone valide e preparate per assumervi la responsabilità di una nuova vita? Credete che vostro figlio sarà un bambino amato? Credete di sapergli insegnare a vivere felice? Pensate di potergli offrire un ambiente sicuro? Pensate di poter trasformare vostro figlio in un regalo per il mondo? Pensate di essere in grado di dare ai vostri figli la libertà necessaria per essere se stessi?

Essere genitori è un’arte difficile, una grande conquista, una grande celebrazione. Se siete genitori felici di avere un bambino, vostro figlio sarà felice della fortuna di avere una madre o un padre come voi.

Stati sociali preferenziali

Ogni essere umano nasce in condizioni specifiche che, nel corso della vita, determinano lo stato sociale preferenziale con cui si identifica e in cui si sente più a suo agio, e questa scelta forma il suo carattere e il suo stile di vita. Possiamo dire che ogni essere umano nasce con uno stato sociale preferenziale che gli fornisce le qualità sociali, emozionali e sociali per vivere quello stato. Ciò significa che non tutti nasciamo con la predisposizione a diventare architetti o ingegneri, ma che ciascuno ha una qualità che deve scoprire e sviluppare.

I tre stati sociali preferenziali sono:

  • Single
  • Coppia
  • Genitore

Questi stati sono indipendenti dallo stato anagrafico, perché, come abbiamo già visto, sullo stato anagrafico possono influire molteplici fattori che hanno poco a che vedere con i desideri e le qualità personali, o con il carattere della persona.

Analizziamo quindi le persone a seconda del loro stato sociale preferenziale (attitudine innata), che non è la condizione sociale che assumiamo in una determinata fase della vita, ma una condizione naturale.

Single

Le persone che si evolvono conservando questo stato sono indipendenti e amano la solitudine. Sono individui che, prima di pensare a formare una famiglia, si dedicano allo sviluppo personale e professionale. Anche se possono avere un partner, sono molto attenti a proteggere la propria intimità, i propri spazi, il proprio modo di pensare e i momenti di solitudine. Se si sposano, in genere lo fanno per motivi di pressione sociale. L’uomo, perché gli altri non pensino che sia un tipo strano o equivoco; e la donna, per non essere additata come una “zitellona”. Sono persone a cui costa molta fatica condividere il spazio e proprio silenzio. Non capiscono chi diavolo ha avuto l’idea di inventare il matrimonio, visto che da single si vive benissimo. Sono persone molto attente alla loro igiene, alla salute, all’abbigliamento, alla casa, all’alimentazione e, soprattutto, sono molto selettive nelle amicizie. Possono partecipare alla vita sociale, ma dopo un po’ sentono il desiderio di ritirarsi nel loro silenzio e nella loro intimità. Si sentono felici nel loro raccoglimento. Le persone che si sentono fondamentalmente single, ma che arrivano a formare una famiglia, in genere tendono a educare i figli all’indipendenza.

Una volta mi chiesero di tenere un seminario per single. Iniziai a prepararlo facendo una lista dei principali elementi della vita di un single, ma a un certo punto mi interrogai più a fondo sul profilo dei partecipanti e decisi di sospendere il progetto. Perché? Perché più del 95% degli iscritti erano single nella vita pratica, ma non nello stato sociale preferenziale. In realtà, quello che voleva la maggior parte di loro era uscire dallo stato di single. Quindi, il seminario che stavo programmando non gli sarebbe servito. Ciò di cui avevano bisogno era un seminario sulla formazione della coppia.

Come possiamo vedere, non tutte le persone sono fatte per vivere in questo stato preferenziale. Anche se tutti gli esseri umani passano per questo stato in una fase della loro vita, sono pochi i single per convinzione.

Coppia

Coloro che trovano il loro sviluppo soprattutto in questo stato preferenziale sono persone a cui piace condividere la vita con gli altri e che si sentono terribilmente male quando non possono farlo.

Sono persone che trovano il proprio completamento all'Interno della coppia, e che condividono ogni attività e decisione. È molto frequente sentirli fare riferimento a se stessi come a “noi”. Ad esempio, se domandate a una di queste persone che cos’ha fatto il giorno prima, risponderà: «Siamo andati al cinema». Al plurale, perché nel parlare di se stessi è implicita la coppia. Sono persone che, a differenza dei single, sono disponibili a condividere i propri spazi, le proprie cose e il proprio tempo. In genere non sono caratterizzati da troppa selettività nei rapporti e nelle amicizie, ma cercano soprattutto compagnia, perché questo stato li fa sentire psicologicamente a loro agio.

La loro crescita personale e professionale è collegata fortemente alla coppia, attorno alla quale costruiscono il loro mondo. Per questo motivo si verificano casi di coppie di anziani in cui, quando uno muore, l’altro lo segue dopo breve tempo.

Questo tipo di coppia è completa in se stessa e non viene sentita l’esigenza di un figlio, perché i partner bastano a soddisfare le reciproche necessità affettive. Possono però avere dei figli per motivi di pressione sociale, soprattutto da parte delle famiglie o del loro entourage.

Infatti, sulle persone che vivono in coppia viene esercitata una pressione sociale fortissima, soprattutto da parte dei genitori, perché abbiano dei figli. Il padre chiede alla figlia quando lo farà diventare nonno, e l’uomo viene preso in giro con pressioni del tipo: «Non riesci a diventare padre? Non preoccuparti.se vuoi ci siamo noi, i tuoi amici, a provare con tua moglie...». Quando queste persone hanno dei figli, in genere si lamentano di non ricevere più la stessa attenzione dal partner, sentono che l’amore tra due persone adesso va diviso con i figli, e nascono sentimenti di gelosia. Le persone che sono preferenzialmente coppia educheranno i figli alla condivisione, mantenendo però una certa indipendenza.

Genitore

A questo livello, la coppia si è formata con una capacità genitoriale, ovvero la capacità di accogliere un altro per integrarlo nell’amore dei due membri della coppia, come un loro prolungamento.

Questo stato sociale è quello a cui si richiamano inconsciamente tutti, anche se non tutti possiedano le qualità innate per essere genitori.

Le persone che appartengono naturalmente a questo stato preferenziale condividono facilmente i propri spazi, le proprie cose e le proprie relazioni, ma fanno una passo in più rispetto al semplice stato di coppia poiché sono in grado di condividere il loro “amore” con i figli. È opportuno chiarire che, in questa situazione, i figli non vengono a sostituire l’amore dei genitori, ma lo completano.

Le persone che appartengono a questo stato preferenziale sono quelle che mettono in atto il vero concetto “famiglia”, poiché i loro figli vengono educati nell’ottica del rispetto, della cooperazione, della tolleranza e della comprensione, e ogni membro della famiglia riceve la stessa attenzione. Abbiamo così esempi di famiglie che costituiscono gruppi numerosi con una finalità comune. Se, per qualunque motivo, un membro si separa dalla famiglia, si riduce soltanto il numero dei membri del gruppo, ma non cambiano la filosofia, i valori, né il modo di vivere. Quando un membro di questa famiglia si sposa, è molto frequente che anche il genero o la nuora vogliano vivere vicino alla famiglia d’origine, grazie all’alto livello di condivisione e di rispetto che vi si respira.

Amorfo

Esiste infine un quarto stato sociale preferenziale che non è naturale, in quanto non è frutto delle nostre caratteristiche innate, e che purtroppo è il più comune. Perché non è naturale? Se ogni essere umano vivesse nel suo stato sociale “ideale” (verso cui si sente naturalmente portato), godrebbe di sicurezza e agio sociale. Ma molti si lasciano manipolare dai condizionamenti sociali e vengono forzati ad assumere il ruolo di genitori, abbandonano il loro stato preferenziale naturale; e, dato che nella maggior parte dei casi non possiedono e non arrivano a sviluppare le capacità necessarie per il nuovo ruolo, commettono gravi errori che causano un senso di insoddisfazione destinato a volte a durare per tutta la vita. Lo stato amorfo è quello in cui la persona è insoddisfatta dello stato sociale in cui si è venuta a trovare, ma ha ormai rinunciato al suo stato naturale, quello che le darebbe la sicurezza e la felicità per vivere e crescere come individuo.

La maggior parte delle persone nello stato amorfo vegetano soltanto, e sono alla continua ricerca di distrazioni che li salvino dalla frustrazione e spesso dalla depressione. Molti sono genitori, ma vorrebbero ardentemente essere single, vanno così alla ricerca, in modo irresponsabile, di distrazioni libertine (anche se questo comportamento è molto lontano da quello dell’autentico single), e cercano un “amante” per sentirsi in coppia e passare per persone “romantiche”. Nello stesso tempo vogliono sentirsi orgogliosi dei figli, dai quali esigono comportamenti e risultati scolastici che non sono coerenti con la loro condotta, ma semplicemente perché detengono l’“autorità” e pretendono obbedienza.

Questo comportamento è più tipico negli uomini, ma si osserva anche nelle donne, ad esempio nelle madri che mettono al mondo un figlio per avere compagnia, avere qualcuno a cui comandare e da cui ricevere affetto. Ovviamente, quando il figlio cresce e vuole andare per la sua strada, trova nella madre una fortissima opposizione e una gelosia immotivata, e andarsene di casa si trasforma in un’esperienza molto amara.

Un altro esempio è la donna sposata, con uno o più figli, che toglie l’affetto al compagno per dare tutta la dolcezza e le attenzioni ai figli.

Le persone amorfe concepiscono la convivenza soltanto per avere una figura accanto, e quando i figli se ne vanno si ammalano della sindrome del “nido vuoto”. Cercano allora di riempire erroneamente il vuoto con i nipoti, su cui riversano tutta l’attenzione e il senso della vita, invece di darli al partner, come avrebbero dovuto e dovrebbero fare.

Lo stato amorfo è una delle principali cause dell’alto livello di frustrazione e insoddisfazione permanente della nostra cultura, a cui cerchiamo di sottrarci con tutta una serie di distrazioni.

Vi rendete conto dell’importanza di questa informazione? Molti mi hanno detto che se avessero saputo dell’esistenza degli stati sociali preferenziali prima di sposarsi e formare una famiglia, forse avrebbero preferito restare single, perché avrebbero capito che la propensione per la vita da single non è niente di anomalo, ma lo stato naturale in cui si sentivano più a loro agio.

Se avete già formato una famiglia, indipendentemente dal vostro stato sociale preferenziale, questa informazione è molto utile per conoscere voi stessi in profondità e per comprendere il vostro partner, ma soprattutto per capire i vostri figli.

Immaginate una famiglia in cui entrambi i genitori abbiano come stato sociale preferenziale quello di single, e il figlio quello di genitore. In questo caso, entrambi i genitori avranno una considerevole vita privata al di fuori della famiglia, e il loro lavoro e le loro attività li terranno spesso lontani dal nucleo familiare. Il figlio avrà invece un forte bisogno di una famiglia unita, della presenza dei genitori, di sentirsi accompagnato e sostenuto, e di alti livelli di calore e di affetto. Che cosa accadrà? Che il bambino sperimenterà alti livelli di frustrazione, tristezza e solitudine, capaci di condurlo a pericolosi stati depressivi. Non capirà mai i genitori, e i genitori non capiranno mai perché il figlio non riesca a essere una persona più indipendente.

Ora analizziamo la situazione opposta, in cui i genitori hanno lo stato preferenziale di genitore, e il figlio quello di single. In questo caso i genitori cercheranno di mantenere il figlio il più vicino possibile alla famiglia, farlo partecipare alle attività familiari, condividere e stare assieme Come si sentirà il figlio? Soffocato! Ciò di cui ha bisogno è avere il proprio spazio, i propri momenti di intimità, il che non significa necessariamente distanza dai genitori, ma una relativa libertà.

È un buon genitore chi è versatile e sa rispondere in questi tre diversi modi a seconda delle caratteristiche dei figli.

Naturalmente esistono famiglie in cui tutti i componenti condividono lo stesso stato preferenziale, ma quando non è così occorrono genitori che sappiano essere poliedrici per adattarsi alle diverse circostanze.

A questo proposito c’è una storia che parla dell’eccesso di protezione in cui alcuni genitori avvolgono i figli. Si chiama L’abbraccio dell’orso, e ve la propongo per condividerla con voi.

Questo testo è estratto dal libro "PNL con i Bambini - Guida per Genitori".

Data di Pubblicazione: 1 ottobre 2017

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