SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 6 min

Le Regole dell'Armonia - Anteprima del libro di Emiko Kato

Trasferire il proprio animo nelle cose

Trasferire il proprio animo nelle cose

Il territorio del Giappone corrisponde a un piccolo arcipelago. Può essere considerato un Paese povero di risorse, privo di grandi ricchezze, e in questo senso non è affatto diverso rispetto al passato. I nostri predecessori ci hanno insegnato a creare la bellezza anche in povertà. Essi arrivarono a comprendere che la pura bellezza conduce alla tranquillità dell'animo. Avere cura del proprio animo dipende dalla grande importanza che si attribuisce alla spiritualità.

L'armonia è qualcosa di spirituale, cosi come l'animo. Assumendo a modello la legge della natura, comprendendone intimamente la vera essenza e percependola attraverso cuore e mente, essa prenderà forma attraverso il nostro animo. Se lo nutriamo con generosità saremo in grado di comprendere quella legge e dare vita alla bellezza, indipendentemente dalla nostra ricchezza materiale.

Ciò che conta davvero è l'animo. Tutte le cose ne hanno uno. Averne cura significa provare a trasferire il proprio animo in ogni cosa, ovvero significa preoccuparci di noi stessi. Allo stesso tempo, questo implica avere cura anche degli altri.

Guardando un fiore, ne vediamo l'animo attraverso il suo aspetto. L'animo di quel fiore non è altro che il nostro, l'animo delle persone. Ecco quindi che guardandolo vediamo la trasposizione del nostro stesso animo.

Noi giapponesi siamo molto bravi a mettere l'animo nelle cose e in tutto ciò che facciamo. Questo è facilmente riscontrabile nell'abitudine a utilizzare il suffisso «-san» («signor/a» n.d.t.), che di solito usiamo per i nomi di persona, anche per rivolgerci a chi, in realtà, non è un essere umano: cosi accade, ad esempio, per le divinità Inari e Damma, che diventano rispettivamente «Signor Inari» e «Signor Damma». Inoltre, le mamme che si rivolgono ai bimbi che hanno appena iniziato a memorizzare le parole utilizzano questo suffisso per moltissimi termini, dando vita ad esempio al «signor tulipano» o alla «signora formica». Questo non è soltanto un linguaggio infantile usato per parlare in maniera dolce ai bambini, ma è probabilmente qualcosa che, in maniera inconscia, trasmette quel lato della spiritualità giapponese che crede che tutte le cose abbiano un animo.

Shibumi: la grande raffinatezza nascosta dietro un'apparenza comune

Lo shibumi è uno degli elementi rappresentativi del wa. Si tratta del tipico atteggiamento giapponese della «discrezione». Esso non implica quelle sfumature di significato negative connesse ai concetti di «vergogna» e «timore», bensì una particolare attitudine che «fa provare uno stato di calma e tranquillità».

Quando le persone scoprono lo shibumi non avvertono estraneità o incompatibilità, tanto meno senso di stupore. Nonostante ciò, non siamo autorizzati a ritenerlo un concetto banale. Se a prima vista può sembrare assai comune, in realtà non lo è affatto, poiché è in grado di donare calma e serenità d'animo negli altri. Se l'apparenza è raffinata e curata a dovere, l'ardore si nasconde segretamente all'interno di noi.

In altre parole, ciò che è discreto non trasmette un senso di distacco, né tantomeno ci sorprende. Ma non è neppure qualcosa che salta immediatamente agli occhi. Quando in quell'interiorità si cela una passionalità in grado di stimolare l'animo altrui, ecco che la bellezza esibita, creata grazie a ornamenti sfarzosi, non è più necessaria.

Lo shibumi appartiene a una dimensione completamente differente rispetto al senso estetico che ricerca una bellezza sontuosa. Non si pone in competizione con esso per esprimere una magnificenza materiale, ma si sforza di accrescere quell'armonia nascosta all'interno della materia. L'espressione della sfarzosità materiale comporta un forte potere di dominio. Talvolta la società tende a cedere alle false ostentazioni basate su un'apparenza vacua. La grandezza d'animo, associata alla magnificenza materiale, è invece qualcosa di superiore a quell'apparenza sfarzosa riflessa nell'ostentazione e nell'espressione prepotente del dominio.

Anche quando siamo spinti da un ardore che tende a esaltare l'immagine veritiera delle cose e delle persone, al punto da travalicare le loro caratteristiche reali, ricordiamoci che è invece l'atteggiamento di modestia e di profondo rispetto verso il prossimo e verso le cose che permette di esprimere appieno lo shibumi.

Waraku: far divertire gli altri con calma e armonia

Si dice che i giapponesi siano persone eccessivamente serie, dotate di scarso senso dell'umorismo. Per umorismo si intende lo humor inglese. Tuttavi in Giapponese, l'umorismo consiste nel far divertire l'interlocutore grazie a un animo calmo, in grado di tranquillizzare l'altra persona. Fa sentrie a proprio agio gli altri facendoli divertire è lo spirito del woraku. E da adesso scaturisce l'humor giapponese.

La peouiiarità del kyógen, l'intermezzo teatrale comico prese forma nel periodo Muromachi (1336-15681 era lo scambio di Pattate divertenti. Intrattenimento popolare che ridicolizza i costumi sociali del tempo è stato tramandato fino ai giorni nostri come forma di spettacolo tradizionale e, ancora oggi, chiunque può goderne. Anche se le parole e i contenuti non sono contemporanei lo spirito del waraku in essi presente riesce a stimolare la risata anche negli uomini del nostro tempo. Questo è possibile grazie a quello spirito immutato che ne è alla base, in grado di comunicare qualcosa anche a noi.

Sebbene i contenuti, resi attraverso termini arcaici o legati a particolari contesti storici, non siano di immediata comprensione da parte del pubblico contemporaneo, il waraku, immergendosi in quel tempo e in quello spazio, risveglia l'armonia Insita nel cuore dei giapponesi, cosicché anche i contemporanei riescono ad afferrarne la «calma», provandone conforto.

Kiyora: pulito è bello

È la massima espressione del bello. Nel significato di bello espresso dal termine kiyora è possibile percepire tutto il senso della pulizia giapponese. Entrambi i significati, di «pulito» e di «bello», coesistono nel termine kirei (che in giapponese significa, appunto, entrambe le cose). In un clima molto umido come quello del Giappone, avere riguardo per la pulizia è sempre stato essenziale per preservare l'eleganza e la bellezza nella vita di tutti i giorni. Ecco perché i nipponici considerano fondamentale lavare il corpo - e con esso la mente - per vivere in serenità.

Le cose belle sono rassicuranti e sono in grado di purificare l'interno del nostro cuore e della nostra mente. I giapponesi, che aspirano senza porsi alcun limite al bello, anche nella povertà, credono che il kiyora costituisca la realizzazione della bellezza. Una fine tecnica e un'abile destrezza sono indispensabili per esprimere qualcosa, ma alla base di tale rappresentazione deve esservi il kiyora. È solo grazie a esso che si riesce a parlare con grazia e delicatezza al cuore delle persone.

Possedere un animo bello significa anche vivere in modo sincero, avendo cura di quel grande dono che è la vita. E animi belli danno vita a un Paese caratterizzato dal kiyora.

Questo testo è estratto dal libro "Le Regole dell'Armonia".

Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017

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