SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 10 min

Tantra & Amore - Anteprima del libro di Gloria di Capua e Maurizio Lambardi

I quattro elementi dell'intimità

I quattro elementi dell'intimità

Nel capitolo precedente abbiamo visto come l’esperienza nell’infanzia può influenzare il nostro comportamento, ed essendo aspetti latenti, potremmo essere così identificati con essi e non esserne consapevoli. Questi meccanismi condizionano le nostre relazioni sfociando in dinamiche che influenzano l’intimità. Proprio quando ci sentiamo “vulnerabili”, per esempio quando siamo in una relazione d’amore, tematiche soggiacenti possono mostrarsi sotto forma di pensieri scomodi e sensazioni corporee quali panico, ansia, paura, rabbia, umiliazione, vergogna, senso di inadeguatezza o pericolo, o semplicemente disinteresse, dubbio, tristezza o tradimento.

In una relazione soddisfacente sono necessari quattro elementi, che potremo chiamare “elementi dell’intimità”. Questi quattro elementi, come lascia intuire il nome, favoriscono l’intimità nella relazione. Vediamoli insieme:

  • comunicazione empatica
  • ascolto attivo (ti vedo e ti ascolto)
  • trovare un buon equilibrio tra spazio personale e tempo insieme
  • avere progetti comuni e mutualità.

Comunicazione empatica

Il rispecchiamento empatico è il mezzo attraverso il quale, fin da piccolo, il bambino comprende se stesso poiché la sua personalità ha bisogno di uno specchio per avere la percezione di sé.

Rispecchiare in modo empatico significa farlo nel modo più aderente possibile alla realtà, così da comunicare correttamente al bambino ciò che accade e consentirgli di avere una giusta percezione di sé.

Di frequente invece accade che il rispecchiamento avvenga in modo non corretto, creando nel bambino una visione errata di se stesso. Si può dar luogo al “sotto-rispecchiamento”, quando i gesti del bambino vengono sistematicamente sminuiti da chi osserva e rispecchia, o al “sovra-rispecchiamento”, quando invece ogni cosa che il bambino fa viene esaltata oltre misura con elogi eccessivi, restituendogli un percezione di sé superiore rispetto alla realtà. Infine può accadere che il bambino non venga proprio visto e riconosciuto, in questo caso il bambino metterà in atto il tentativo di richiamare l’attenzione su di sé e sulle sue qualità.

Nella fase adulta, all’intemo di una relazione, ogni rispecchiamento tra due partners che non sia empatico, richiama e attiva di nuovo i meccanismi vissuti nell’infanzia e i meccanismi difensivi dell’abbandonato, dell’invaso o del come se (primo capitolo).

Per questo motivo comunicare e rispecchiarsi empaticamente nella relazione è molto importante perché favorisce una comunicazione pulita ed evita l’attivazione dei meccanismi di difesa caratteriali derivanti dall’infanzia.

Ascolto attivo

Nella relazione, per poter comunicare in modo empatico, è necessario praticare l’ascolto attivo, vale a dire l’insieme delle buone pratiche volte a rispettare i tempi del partner trasferendo fiducia, accogliendo e accettando in maniera sincera i sentimenti espressi, facendo percepire chiaramente all’altro: “Sono qui, sono presente, ti vedo, ti guardo, ti ascolto in silenzio, cerco di comprendere cosa mi stai dicendo”.

Anche la mimica facciale e posturale diventano fondamentali per non trasferire messaggi di contrasto o disapprovazione.

La comunicazione empatica avviene solo se si impara a parlare sul piano del proprio bisogno, esprimendo le necessità che non si riesce a soddisfare.

E fondamentale imparare a fare richieste chiare e precise, parlando sul piano del cuore e non su quello della difesa caratteriale o della pretesa: più siamo chiari più è facile essere compresi, meno siamo aggressivi o pretenziosi e più l’ascoltatore si renderà disponibile ad ascoltare, e a collaborare nel soddisfacimento di alcuni bisogni.

Anziché ad esempio dire: “Tu non mi ami” è importante comunicare che proviamo questa mancanza e che abbiamo bisogno di sentirci amati, chiarendo bene le modalità, ad esempio con un abbraccio. Infatti potrebbe accadere che il partner risponda: “Ma io ti amo ogni giorno!”, ma lo fa in un modo che a noi non arriva o arriva poco, perché diamo un valore diverso ai suoi gesti.

Se non riusciamo a parlare al partner in modo empatico e il partner non riesce ad ascoltare in maniera attiva, sarà difficile trovare accordi chiari, si cadrà in difesa caratteriale oppure in agency, a seconda del tratto difensivo a noi più familiare. Negli aspetti della comunicazione empatica nella relazione elenchiamo tre aspetti importanti da imparare:

  • esprimere correttamente le proprie emozioni
  • risanare un rapporto ferito
  • l’arte di parlare dal cuore.

Esprimere correttamente le proprie emozioni

Esprimere correttamente le emozioni può aiutare l’intimità, ma se le nostre emozioni non vengono comunicate in modo efficace si può rischiare di rovinare il rapporto. Comprendere come esprimere i nostri sentimenti è fondamentale per sentirsi connessi alle persone a noi care ed essere in grado di sostenere le nostre relazioni intime.

Condividere i sentimenti permette di parlare anche delle situazioni che li hanno generati: in questo modo è più facile che chi ci ascolta si senta più disponibile al riguardo e sarà più semplice capire come comportarci di conseguenza. In caso di cattiva comunicazione il messaggio si trasformerà in accusa e il problema permarrà o peggiorerà a discapito della relazione. Esprimere i propri sentimenti senza essere scortesi o aggressivi è una capacità essenziale per migliorare la relazione e crescere insieme.

Quale potrebbe essere una frase costruttiva per esprimere i propri sentimenti?

Potremmo iniziare con due semplici parole: “Mi sento...” e aggiungere per esempio: coniuso, impaurito, fragile, amorevole, felice, compassionevole.

Qual è l’errore più comune che le persone fanno quando cercano di condividere i loro sentimenti?

Tantra & Amore

Troppo spesso invece di dire “Mi sento...” le persone iniziano con la frase sbagliata: “Mi fai sentire...”.

“Mi fai sentire...” è una delle frasi che la maggior parte delle persone usa ma che inconsapevolmente tocca le ferite e attiva le difese dell’altro.

Ecco quattro motivi per cui vale la pena di cancellarla dal nostro vocabolario:

1.“Mi fai sentire...” si presenta come un’accusa e non come un’espressione dei nostri sentimenti, tantomeno di quelli vulnerabili come tristezza, confusione o ansia, che invece invitano all’empatia da parte di chi ascolta. Le accuse, al contrario, sono scostanti, invitano a porsi sulla difensiva e in antagonismo. Ad esempio, ascoltando le seguenti frasi, quale preferiresti sentirti dire?

A: Mi sento a disagio; Mi sento triste; Mi sento stupido.

B: Mi fai sentire a disagio; Mi fai sentire triste; Mi fai sentire stupido.

Riesci a sentire la differenza nel tuo corpo? “Mi fai sentire...” è riversare la responsabilità sull’altro, la colpa si concentra sul partner, ossia sposta l’attenzione dalla persona che sente, cioè te stesso, all’altro.

2.“Mi fai sentire...”, seguito da un’emozione negativa, è una critica verso il partner.

3.“Mi fai sentire frustrato” trasferisce, ad esempio, la responsabilità dei nostri sentimenti su chi ci ascolta, delegando il potere di risolvere i nostri sentimenti negativi alla persona a cui diamo la colpa. Esprimersi in questo modo induce la sensazione di impotenza di fronte a quello che si potrebbe fare in prima persona per sentirci meglio. Attribuire la responsabilità al nostro partner può produrre l’effetto di indurgli il senso di colpa.

4.“Mi fai sentire...” è provocatorio perché suona come un attacco diretto, un’affermazione che dice che tu stai facendo qualcosa di cattivo a me. L’attacco genera il contro-attacco, quindi è probabile che il confronto degeneri in una discussione conflittuale.

“Mi sento...” guida invece a un’esplorazione di ciò che sento in maniera oggettiva e più neutrale.

“Mi sento frustrato” descrive la nostra esperienza soggettiva, evidenzia la responsabilità in nostro possesso di occuparci del nostro benessere e più precisamente di avere una visione più chiara di cosa è in nostro potere per sentirci meglio. Affermare i nostri sentimenti partendo con il pronome “io” e poi con una parola in grado di esprimere cosa sentiamo apre la porta a concentrarci sul nostro dilemma e trovare così soluzioni.

Una persona in generale non è responsabile dei sentimenti che genera nell’altro. Ciò che conta è la combinazione di quello che una persona dice e l’interpretazione soggettiva di chi ascolta.

Per esempio se si tenta di farci ridere possiamo rispondere con divertimento ma possiamo anche reagire con disprezzo, fastidio, frustrazione o con grande affetto. La risposta è del tutto soggettiva.

Un altro fattore molto importante che incide nel processo di comunicazione è anche come si esprime chi parla, per esempio in molti al mondo dicono che vogliono la pace, alcuni esprimono e manifestano questa volontà con gesti di soccorso, aiuto e diffusione del benessere, altri accompagnano e a loro dire sostengono la pace con carri armati, fucili, bombardamenti e azioni di forza belliche. Per questo, piuttosto che esprimersi con parole generiche tipo: “voglio stare bene con te”, “desidero amore”, è meglio essere più precisi. “Voglio stare bene” potrebbe essere specificato così: “desidero fare una passeggiata con te due volte alla settimana, poi cenare insieme a lume di candela e dopo fare l’amore”. Nel secondo caso potrei trasformare “desidero amore” in “desidero che quando rientri da lavoro mi dai un bacio e un abbraccio di un minuto, e quando andiamo a dormire, stare abbracciati due minuti nel letto”.

Questo permette a chi ascolta di comprendere meglio la richiesta, e gli dà modo di accoglierla o quantomeno fare una controproposta.

Qualcuno leggendo queste righe potrebbe pensare: “In amore non si fanno accordi così precisi come dall’avvocato! Così non mi piace! Così non vale!”

Conosciamo bene queste idee, sentiamo spesso queste risposte ai nostri corsi, ma resta il fatto che chiedere ed esprimersi con più precisione evita incomprensioni, fraintendimenti, e libera corpo e mente da dubbi, così resta spazio maggiore per dedicarci al piacere individuale e con il partner.

Infatti la risposta di ognuno di noi è la combinazione di fattori interiori ed esteriori dell’ascoltatore, della persona che ha detto o fatto qualcosa. Ecco perché la stessa frase genera reazioni diverse in persone diverse, soprattutto se il contenuto è approssimativo.

Vediamo ora come esprimere al meglio i nostri sentimenti.

Prima di tutto rifletti sulla qualità del tuo sentimento. Se ti senti arrabbiato calmati prima di iniziare a parlare. Poi trova una parola che esprima al meglio la tua vulnerabilità, quella alla quale hai reagito con la rabbia, e procedi come abbiamo spiegato poco fa. Se senti la necessità puoi spiegare come ha inciso in te il ruolo del partner, come nell’esempio seguente: “Quando sei arrivato così tardi la scorsa notte mi sono sentita molto spaventata”.

Continua poi con: “La mia preoccupazione era...” in quanto questo favorisce la comprensione reciproca.

La linea di fondo è che il modo di esprimere i nostri sentimenti farà una grande differenza nel modo in cui verranno recepiti.

Condividere i nostri sentimenti in modo corretto aumenta la vicinanza con il partner. 

Questo testo è estratto dal libro "Tantra & Amore".

Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017

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