SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 7 min

Unisex - Anteprima del libro di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta

Cancellare l'identità sessuale: la nuova arma della manipolazione globale

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Ideologia gender e "omosessualismo"

«La sessualità fa parte dei nostri comportamenti, fa parte della libertà di cui godiamo in questo mondo. La sessualità è qualcosa che siamo noi stessi a creare: è una nostra creazione assai più di quanto non sia la scoperta di un aspetto segreto del nostro desiderio».
Michel Foucalt

"Come già accennato nel capitolo precedente, uno dei frutti pili vistosi dell'ideologia di genere è stato la nascita del "movimento omosessualista". Usiamo qui volutamente il termine "omosessualista" per distinguere l'ideologia militante dei gruppi omosessuali dalla semplice "tendenza omosessuale": è bene ricordare, infatti, che solo una parte delle persone omosessuali si riconosce nelle rivendicazioni e nei metodi degli omosessualisti militanti, e che solo in merito a questo il tema dell'omosessualità rientra nel contesto della nostra ricerca.

La guerra contro gli psichiatri

Il movimento omosessualista vede la luce a partire dal successo dell'ideologia di genere, che per la prima volta "sdogana" come "tendenze normali" quelle che un tempo venivano definite "perversioni" o, più benevolmente, "malattie". È proprio in questo periodo che presso i nascenti movimenti omosessualisti il vecchio termine "tecnico" omosessuale viene sostituito da quello, mediaticamente più brillante, di gay (felice): infatti, «gli omosessuali sembravano quelle persone che potevano essere gaie e felici perché non sottostavano ai dettami di una società bigotta e castrante, dal momento che potevano vivere la loro sessualità in pienezza senza inibizioni di sorta». Esseri non più, dunque, "anormali" o "malati", ma piuttosto realmente "liberi", uguali, se non implicitamente superiori, ai banali e "schematizzati" eterosessuali.

Uno dei primi atti militanti del movimento omosessualista, a partire dall'inizio degli anni Settanta, sarà quello di dichiarare una vera e propria guerra senza quartiere alla psichiatria, accusata di discriminare l'omosessualità con il ritenerla una "malattia": lo psichiatra verrà così identificato come aguzzino, "nazista torturatore" e oppressore.

Particolarmente violente furono le proteste contro l'APA (American Psychological Association), le cui riunioni venivano regolarmente boicottate e "assediate" dagli attivisti gay, come ricorda lo psichiatra Ronald Bayer, testimone oculare alla drammatica convention dell'APA nel 1971:

«Da quel momento i toni intimidatori avevano pervaso la convention. Utilizzando credenziali false, gli attivisti gay riuscirono a entrare nell'area espositiva e chiesero che venissero tolti gli stand che illustravano le tecniche di cura degli omosessuali. I gestori degli stand furono minacciati e invitati a smantellare gli stand che, in caso contrario, sarebbero stati fatti a pezzi».

Anche lo psichiatra William Dannemeyer ricorda:

«Ho visto il movimento omosessuale organizzato tramutare ogni argomento scientifico sgradito in una questione politica e mettere in dubbio l'integrità e i motivi di tutti coloro che non erano d'accordo con le loro tesi. Ho scoperto che la soppressione radicale dell'opinione scientifica può esistere ed esiste in questo Paese e che il confronto e la belligeranza possono cambiare anche le diagnosi mediche».

Di lì a poco, infatti, sull'onda di un'aggressione mediatica e militante senza precedenti, il comitato dell'APA, nel 1973, deciderà di rimuovere l'omosessualità come "malattia" dal DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico più utilizzato al mondo; ma le ragioni di questa scelta non saranno affatto "scientifiche", bensì politiche; così, quando un intervistatore chiederà ironicamente a Robert Spitz (lo psichiatra che aveva emendato l'omosessualità dal DSM) se avesse in mente di cancellare dal Manuale anche il feticismo o il voyeurismo, si sentirà rispondere con cinico sarcasmo:

«Non ho riflettuto molto su questi problemi e forse ciò è dovuto al fatto che i feticisti e i voyeurismi non si sono ancora organizzati e non ci hanno forzati a farlo».

Strategie di “propaganda gay” per le masse: desensibilizzazione, bloccaggio, conversione

L'accettazione dell'omosessualità come tendenza "normale" e la sua cancellazione dal DSM, tuttavia, non avrebbero costituito solo un atto isolato; al di là di questo risultato, infatti, a partire dagli Stati Uniti cominciava a strutturarsi e a diffondersi una vera e propria "lobby gay" che iniziava a fare della propria omosessualità uno strumento politico, ben oltre le comprensibili richieste di rispetto e di non discriminazione da parte dell'opinione pubblica.

Nel 1989 gli americani Marshall Kirk, studioso di neuropsichiatria, e Hunter Madsen, esperto di tecniche di marketing e persuasione pubblica, pubblicarono un saggio in cui per la prima volta si evidenziavano le tattiche di quella che i due studiosi definivano senza mezzi termini come un waging war ("muovere guerra") allo scopo di indurre l'opinione pubblica ad accettare la "cultura gay" e l'ideologia di genere. I due studiosi caldeggiavano la necessità di produrre una vera e propria "campagna di propaganda" che nel giro di pochi anni potesse trasformare la mentalità e la sensibilità di massa riguardo a questo tema.

Per Kirk e Madsen, infatti, il vero obiettivo della "lobby gay" doveva consistere non solo e non tanto nel rispetto e nell'accettazione dell'omosessualità, quanto piuttosto nella "gayzzazione" del mondo:

«Il nostro lavoro non sarà finito fino a quando non potremo dire che tutto il mondo è gay».

Si noti dunque che lo scopo di costoro non era tanto quello di aprire uno spiraglio per i diritti civili delle minoranze, quanto, semmai, quello di scardinare la comunità eterosessuale e "convertirla" all'ideologia di genere. Un obiettivo ben pianificato che allora poteva sembrare assurdo e impossibile da attuare e che forse per questo è stato minimizzato dai ricercatori.

Nel 2002 Paul E. Rondeau, il consulente di Corporate America, in un articolo pubblicato per una rivista di studi giuridici definiva con maggiore precisione quali dovessero essere i "passaggi" di quella che egli definiva la convert (la conversione) dell'opinione pubblica all'ideologia gender. Rondeau affermava esplicitamente l'esistenza di un piano strategico per la conversione della comunità eterosessuale all'ideologia di genere.

Le fasi di questo processo sarebbero essenzialmente tre:

  • desensitize ("desensibilizzazione"): bisogna inondare la società di messaggi e modelli gender fino a renderli "noiosi". In questa maniera l'opinione pubblica si abituerà a considerare "normali" tali comportamenti e modelli senza nemmeno rendersi conto del cambiamento in atto;
  • jam ("bloccaggio"): ovvero mettere in atto una censura preventiva di ogni tipo di opposizione all'ideologia gender, bollando come bigotta, discriminatoria e persino nazista qualsiasi manifestazione di dissenso e mettendo in luce le sofferenze che, ad esempio, comunità come quella dei gay verrebbero a soffrire a causa di tali prese di posizione. In tal senso scrive Rondeau:

«Non è importante se i nostri messaggi sono bugie; non per noi, perché li stiamo usando per un effetto eticamente buono, per opporci a stereotipi negativi che sono sempre un pochino falsi e molto di più malvagi; non per i bigotti, perché i messaggi avranno effetto su di loro sia che ci credano sia che non ci credano».

  • convert ("conversione"): a questo punto la maggior parte della popolazione finirà per accettare l'ideologia gender e le sue ricadute pratiche e di costume. L'importante, come afferma Rondeau, è dirigere da subito il messaggio alla gran massa della popolazione, che non ha un'idea precisa sulla questione: «Non curarti dei salvati e dei dannati: rivolgiti agli scettici».

Una strategia risultata di straordinaria efficacia, se la si giudica alla luce di una società occidentale che in pochissimi anni sembra aver metabolizzato alla perfezione i modelli gay e gender, e questo senza che la maggior parte delle persone si sia minimamente accorta del "lavorio" compiuto sulle coscienze.

Questo testo è stato tratto dal libro "Unisex"

Data di Pubblicazione: 1 ottobre 2017

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