SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 10 min

La Via della Forza e il suo Sentiero

La Via della Forza e il suo Sentiero - Andrea Panatta

La Via della Forza - Anteprima del libro di Andrea Panatta

La Via della Forza e il suo Sentiero

Ispirazione

Esiste una via della forza, un sentiero di potere personale che parte sempre e necessariamente da una chiamata interiore, da un’ispirazione. Dopo aver avuto tutta una serie di esperienze e aver maturato alcune conoscenze in quel complesso coacervo di tradizioni, metodi e tecniche che oggi è chiamato “spiritualità”, ho iniziato a vedere nella prima trilogia di Star Wars (gli episodi classici iv, v e vi) non solo dei film, ma anche la storia simbolica di una chiamata. Una chiamata verso la propria grandezza.

La storia della travagliata genesi di Star Wars è una rappresentazione perfetta di come questa chiamata sembri funzionare. Lo spirito, quel qualcosa di indefinibile che guida la nostra esistenza, quel qualcosa che non possiamo vedere ma che sappiamo esserci, ci chiama quando siamo pronti e quando i tempi sono maturi per ricevere e trasmettere un messaggio: messaggio che solo noi possiamo portare in quella esatta forma, con quelle specifiche peculiarità. L’ispirazione arriva sempre come un'idea fissa, qualcosa che sappiamo di essere venuti a fare, che non ci abbandona mai, nemmeno quando tutto, intorno a noi, sembra indicare che sarebbe più saggio lasciar perdere e abbandonare il progetto.

Così il giovane George Lucas si trovò con un’idea in testa: realizzare un film di fantascienza dove elementi molto differenti fra loro, alcuni dei quali appartenenti addirittura al genere fantasy (molto lontano quindi da ciò che viene comunemente inteso come fantascienza), si fondevano per dare vita a un amalgama originale, anche se, almeno inizialmente, non privo di problemi.

E di problemi Lucas ne incontrò davvero moltissimi durante la lavorazione dei primi tre capitoli della saga. Dai soldi che non bastavano alle difficoltà ambientali nelle location esterne, dai problemi tecnici e con i costumi (specialmente quelli dei droidi, che si rompevano di continuo), fino all’incidente d’auto nel quale Mark Hamill (Luke Skywalker) rimase ferito al volto. L’universo di Star Wars fin dall’inizio fu costellato di ostacoli e prove che misero Lucas sotto un pesante stress, tale da condurlo a un forte esaurimento e fino all’infarto.

Quando abbiamo un’intuizione e sappiamo che dobbiamo realizzarla a modo nostro, quando cioè riceviamo un’ispirazione dallo spirito, non mancano mai ostacoli e prove di ogni genere. Sembra quasi che siano parte integrante del processo stesso della realizzazione. Eppure non c’è nulla che possa davvero fermarci. Non può esistere al mondo un motivo tanto importante da farci desistere dal nostro scopo, né all’esterno fatti troppo grandi da impedirci di arrivare fino in fondo. L’ispirazione infiamma il cuore e ci spinge a realizzare il nostro ideale anche laddove la mente razionalmente protesta.

È curioso che Lucas non avesse la minima aspettativa che il suo film sarebbe diventato il successo mondiale che è stato, ed è significativo che non fossero i soldi a spingerlo ad agire, ma l’idea fissa di portare a compimento il progetto. Fino all’ultimo sembrò davvero che questo esperimento fosse destinato a naufragare miseramente nel mare delle sperimentazioni cinematografiche mal riuscite, ma nonostante tutto egli continuò.

La chiamata

La chiamata è questo, è un’idea nella nostra mente che non se ne vuole andare, che non è semplicemente nostra, ma appartiene a quel lato di noi intuitivo, geniale e capace di vedere più avanti e più in grande di noi. La chiamata è un qualcosa che deve essere portato a compimento. E credo sia stato così per George Lucas quando, mentre tutto sembrava andare a rotoli, durante le riprese di Una nuova speranza, si rese conto che la sua troupe e gli attori credevano davvero poco nel successo dell’impresa. Alcuni facevano addirittura fatica a prendere seriamente il copione del film. Eppure andò avanti. Andò avanti anche quando gli effetti speciali delle prime versioni del film sembravano assolutamente ridicoli e i produttori, così come molti membri dello staff, avevano iniziato a parlare molto male di quel “film di fantascienza” dove un attore gigantesco doveva indossare il costume di una specie di enorme orso e far finta che fosse tutto normale. Quando ho ascoltato la storia di Lucas e della genesi di Star Wars, non ho potuto fare a meno di rilevare alcune costanti che ho riscontrato in ogni chiamata alla grandezza che sia stata ascoltata e seguita con successo.

In ogni chiamata sono due i fattori determinanti che permettono di portarla a termine senza perdersi durante il tragitto: fare di testa propria seguendo la propria voce interiore e tapparsi le orecchie andando avanti anche di fronte a critiche, tentativi di dissuasione e "buoni consigli”. Ed è così che Lucas deve aver ragionato, anche quando produsse la criticatissima seconda trilogia. Lucas ha sempre fatto di testa sua. Ha sempre rischiato e ha sempre cercato di essere uno sperimentatore e un innovatore. Ha sempre seguito la sua chiamata. Soprattutto - e questo vale in special modo per i primi tre film - Lucas si è sempre tappato le orecchie anche di fronte a consigli "sensati” di gente più “esperta” di lui.

E così che dobbiamo fare se vogliamo andare avanti e seguire la nostra voce interiore, se vogliamo essere individui unici e vivere appieno i nostri talenti, quali che siano, come un dono che mettiamo nelle mani del nostro spirito (quel qualcosa che ci muove) piuttosto che del nostro lato oscuro. L’ispirazione non potrà mai esprimersi attraverso la nostra individualità fintanto che cercheremo di adattarla ai valori e alle misure di altri prima di noi, e non sarà mai possibile realizzarla al massimo del suo potenziale con i metodi consigliati da altri. L’ispirazione è sempre una chiamata verso l’originalità. Soprattutto, l’ispirazione ci chiamerà sempre a rischiare, perché solo rischiando davvero genereremo intensità e riusciremo ad agire secondo modelli nuovi e non già usati da qualcun altro. Quando sorgeranno le prime difficoltà, ci saranno valanghe di “altri” che ci diranno cosa è giusto o sbagliato, cosa è meglio che facciamo. Ci saranno milioni di altri che ci vorranno convincere che il successo può essere raggiunto soltanto in un modo ben codificato, e qualcuno ci proporrà perfino dei manuali o dei passi "necessari” per tale genere di successo. Ma con la chiamata dello spirito non funziona mai così. La chiamata è sempre un’iniziazione, un passaggio da un livello di energia inferiore a uno superiore. E un’iniziazione non è tale se non include momenti di buio nei quali qualsiasi via d’uscita ci sembra preclusa e ogni soluzione preconfezionata si dimostra inapplicabile, insincera. E allora si faranno avanti i consiglieri, gli amici, i familiari che, in buona fede, ci suggeriranno di abbandonare questo progetto impossibile - proprio come a Lucas più volte consigliarono di finirla con quell’assurdo film di fantascienza — e di percorrere vie più sicure. Un po’ come poi Darth Vader cercherà di indurre Luke a passare al lato oscuro, presentandola come l’unica opzione valida.

Il fuoco dell’ispirazione

Eppure il fuoco dell’ispirazione non può essere placato e una chiamata non può essere ignorata a lungo senza che questo provochi una perdita di energia, infelicità o una pericolosissima stasi. Per fortuna Lucas decise di non dare retta a nessuna delle tentazioni di abbandonare il progetto e continuò fino alla fine, fino al giorno in cui vide per la prima volta il suo film proiettato su uno schermo con in sottofondo la ormai immortale colonna sonora di John Williams. Alcuni componenti dello staff si commossero per quanto la sequenza di apertura fosse potente, per quanto tutto il loro sforzo, che fino a qualche giorno prima sembrava destinato a naufragare in un nulla di fatto, stesse invece diventando uno dei più universali successi del cinema americano.

Qui non stiamo più parlando soltanto di un film, che può piacere o non piacere, ma di una storia che narra del valore di un ispirazione e della capacità di credere e investire energia in essa a tal punto da riuscire a portarla dal piano delle idee a un piano di realtà, costi quel che costi, checché ne dicano gli altri.

Questa per me è la via della forza e Star Wars è solo uno degli esempi di ciò che questo potere creativo - al quale ciascuno di noi è in grado di accedere — può manifestare.

L’ispirazione tuttavia non è qualcosa che possa essere limitato alle arti visive o alla musica. L’ispirazione, quella vera, coinvolge sempre una chiamata all’unicità, a essere davvero se stessi, a realizzare il proprio scopo. L’ispirazione ci porta a fare cose grandi, ma “grandi” secondo una nostra unità di misura interna, che non può essere assimilata a quella di nessun altro. E Star Wars ha cambiato il modo di fare cinema fantastico anche perché Lucas osò essere originale e tentare qualcosa che non era mai stato sperimentato prima. Quindi, diventiamo grandi nella misura in cui riusciamo a essere pienamente noi stessi, a trovare i nostri veri talenti e a esprimerli nel modo a noi congeniale. Una chiamata alla grandezza potrà esprimersi in modi assolutamente originali anche semplicemente portando la nostra energia nel lavoro in cui sembriamo essere capitati o nella vita di tutti i giorni. Può darsi che la chiamata ci porti a viaggiare per tutta la vita oppure a restare laddove sentiamo essere la nostra energia. E non importa cosa ci troviamo a fare, importa piuttosto quanto restiamo in contatto con quella voce che sempre ci accompagna e che ci dice dove stare, cosa fare, come farlo. Solo noi potremo recitare quel ruolo in quella maniera in quel preciso punto dello spazio tempo, così come soltanto Lucas poteva rendere Star Wars ciò che è.

Forse uno degli aspetti più belli di Star Wars è questa netta rappresentazione del contrasto fra bene e male, di ciò che la forza può fare se usata in modo costruttivo rispetto al suo uso oscuro, distruttivo. La saga illustra magistralmente il processo di crescita individuale e rappresenta anche un perfetto manuale che racconta quanto sia importante conoscere e ascoltare “la propria voce”, spiegando come fare a renderla chiaramente distinguibile dalla voce degli altri e del lato oscuro dentro di noi. E l’ispirazione ci chiamerà costantemente a prendere posizioni precise, ci chiederà, in ogni momento della nostra vita, di schierarci dalla parte del lato chiaro o del lato oscuro di questo immenso potere creativo che abbiamo. Ci chiederà sempre di scegliere se credere in noi stessi oppure in qualcun altro o qualcos’altro.

Questo testo è estratto dal libro "La Via della Forza".

Data di Pubblicazione: 30 settembre 2017

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