SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 8 min

Vivi come Mangi

Vivere Senza Supermercato - Anteprima del libro di Elena Tioni

I primi passi fuori

I veri, grandi cambiamenti nelle nostre vite partono sempre da una molla soggettiva che custodiamo dentro, ma in ogni caso non possono che passare (e arricchirsi) dalla partecipazione di altri.

Da soli non combineremo mai niente, mettiamocelo bene in testa.

L’unico segreto è affiancarsi in maniera propositiva a chi è già sintonizzato sulla nostra lunghezza d’onda: è lì che ci sono le giuste energie per iniziare qualcosa di nuovo.

-Andrea Strozzi

Dopo aver deciso di non mettere più piede in un supermercato ho dovuto ripensare drasticamente il mio modo di fare la spesa. È incredibile quanto alcuni comportamenti scontati e consueti, una volta eliminati, creino trambusto.

All’inizio me la sono cavata bene: siamo talmente abituati ad avere dispense e frigoriferi pieni che vivere senza supermercato per un po’ non è certo difficile. Anzi, è utile.

Ho rivisto il fondo degli scaffali e ho consumato tanti alimenti di cui mi ero completamente dimenticata 0 che da lì a poco sarebbero scaduti. Insomma, ho dato una sgomberata e una bella pulita. Ma poi? Poi c’è da ingegnarsi! E qui inizia il bello.

Io, completamente a digiuno di organizzazione, programmazione e autoproduzione, ho iniziato a ripensare tempi, modi e spazi del mio vivere quotidiano: mi sono chiusa fuori dalla grande distribuzione e lì, sulla soglia, mi si è aperto un mondo.

Il Gruppo d’acquisto solidale

Roma è bella perché appena giri l’angolo ti dimentichi di essere a Roma. A volte imbocchi un sentiero e ti ritrovi in campagna, oppure vai a correre e ti imbatti in un gregge di pecore spuntato dal nulla. Quel giorno, quando per la prima volta mi sono recata al Gruppo d’acquisto solidale (Gas) della mia zona, in un quartiere residenziale dei primi del Novecento, mi sono trovata davanti un casale: il Casale Garibaldi. Leggenda vuole che proprio lì abbia pernottato l’eroe dei due mondi durante i moti del 1867. In realtà si tratta soltanto di una bizzarra credenza, ma è comunque molto affascinante.

Quel che è certo è che oggi il casale, da ex osteria fuori porta della Roma di inizio secolo, è divenuto sede della Città dell’Utopia, un luogo di aggregazione, cultura, incontri e laboratori promosso dal Servizio civile internazionale. E lì, su quella collinetta nel verde, a due passi dalla Metro B ma distante anni luce dall’idea metropolitana, si ritrovano i membri del Gas Utopia di San Paolo.

Ma cos’è un Gruppo d’acquisto solidale? Nulla di complicato: si tratta di persone che decidono di organizzarsi per fare acquisti, di generi alimentari o di uso comune, seguendo il principio della solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali, con i quali creare una relazione diretta. Il Gas è una piccola comunità autogestita in cui si decidono insieme i tempi e i modi di acquisto, a quali produttori rivolgersi e come organizzarsi. A guidare i membri del gruppo è un’idea condivisa di consumo critico e sostenibile, solidale ed etico, nel quale si prediligono la filiera corta e i prodotti bio e naturali, rispettosi dell’ambiente e delle persone.

Questo fa sì che si instaurino, sia tra i soci che con i produttori, relazioni di fiducia in cui si va ben oltre lo scambio commerciale.

Per me inizialmente è stato un modo per mangiare in maniera sana e al tempo stesso etica ed economica. Un modo per ricordarmi dei sapori di casa anche in una grande città. Ben presto però, acquistare tramite Gas e diventato uno stile di vita: un’alternativa pratica al consumismo nocivo e deleterio. E, infine, senza alcun dubbio, si è rivelato la mia ancora di salvezza nell’avventura del boicottaggio della grande distribuzione.

Come funziona nella pratica un Gruppo d’acquisto solidale?

Una volta trovato il Gas più vicino a casa (sul sito economiasolidale, net è possibile vedere dove si trovano quasi tutti i Gas italiani) e dopo aver avuto un primo contatto con i soci, ho partecipato alle riunioni di presentazione e sono entrata a far parte del gruppo e della mailing list del Gas.

Come gasista periodicamente ricevo le liste dei prodotti che si possono acquistare, con l’indicazione dei relativi prezzi e dei giorni di consegna. Invio quindi per email la mia lista della spesa al referente di turno (ognuno, all’interno del Gas, ha il proprio ruolo ed è responsabile del proprio ordinativo) e il giorno della consegna vado a ritirare la spesa al casale.

Tramite il Gas, ogni settimana acquisto frutta e verdura di stagione, coltivata in modo naturale da una cooperativa sociale a chilometro zero e raccolta la mattina del giorno di consegna. Al ritiro, ognuno ha la sua cassetta contraddistinta da un’etichetta con il nome. Dentro non ci sono solo frutta e verdura: c’è tutto l’amore di un mondo, quello contadino, che in queste piccole realtà lontane dalle produzioni intensive, dalla chimica e dallo sfruttamento dei terreni e delle persone, ritrova la propria dignità, la propria identità e il proprio lavoro. C’è il buono della nostra terra. E molto spesso ci sono anche delle simpatiche lumachine nascoste tra una foglia e l’altra. Poco male. È la miglior certificazione di qualità che si possa avere!

Sempre attraverso il Gas compro pasta, cereali, farina, vino, prodotti igienici, per la casa e molto altro ancora, con la consapevolezza di acquistare da produttori che basano il proprio lavoro sulla responsabilità sulla solidarietà e sulla sostenibilità.

Ovviamente anche il portafoglio ne gioisce: i prezzi, infatti, grazie alla filiera corta e all’assenza di imballaggi (dove possibile), sono più contenuti.

Insomma, di vantaggi ce ne sono tantissimi: innanzitutto sai cosa compri e da chi lo compri, poi acquisti a prezzi vantaggiosi, diminuisci impatto ambientale di trasporto e imballaggio e, soprattutto, instauri relazioni umane che vanno ben oltre il rapporto produttore-consumatore, che mai e poi mai ho visto instaurarsi in fila a una cassa o nel reparto rigo! Attorno ai Gas ruotano storie e persone che fanno del consumo consapevole un modo di vivere e che quotidianamente scelgono da che parte schierarsi: quella del bene comune, della salute e dell’ambiente.

I Gas, il più delle volte, divengono anche occasioni di incontro, confronto e formazione: oltre alle periodiche riunioni dei gasisti, al casale si svolgono serate durante le quali si parla di consumo critico, autoproduzione, modelli di sviluppo e di vita possibili, che siano equilibrati sostenibili e giusti. Questo non è un aspetto marginale: quando si sceglie di percorrere strade controcorrente è fondamentale avere dei buoni compagni di viaggio. Io grazie a loro ho imparato tantissimo.

Comprare sfuso

Quello che non acquisto tramite Gas, in caso di emergenza o necessita, cerco di prenderlo sfuso da piccoli commercianti, mercati o realtà c e reputo virtuose. A Roma ho la fortuna di avere, non troppo distanti da casa, una bottega, un mercato contadino e un Negozio Leggero, dove si può acquistare sfuso portandosi i contenitori da casa.

Grazie a questi luoghi sono riuscita a gestire tranquillamente l’emergenza o la dimenticanza, senza dovermi fiondare in un supermercato al primo imprevisto.

Perché, con un background da smemorata cronica, non vivendo fuori dal mondo e non volendo rinunciare per nessuna ragione alla mia vita sociale, spesso e volentieri mi sono trovata a dover fronteggiare dimenticanze, cene dell’ultimo minuto e amici dall’improvvisata facile. Nessun problema!

Al Negozio Leggero si trova quasi tutto ciò che non è fresco: materie prime, spezie, pasta e legumi, farine, tutto l’occorrente per l’igiene della casa, condimenti, vino e birra, dolci, frutta secca e chi più ne ha più ne metta.

In questi luoghi, dove si presta una particolare attenzione alla filiera corta (motivo per cui non tutti propongono le stesse merci), vanno ancora di moda le buone vecchie maniere: come nelle botteghe di una volta è la commessa ad accompagnare la tua spesa. L’unica accortezza che si deve avere è quella di portarsi i contenitori e le buste da casa. Io ormai riutilizzo sempre gli stessi.

Bando agli sprechi e agli imballaggi: tutti i prodotti sono riposti in barattoli trasparenti ed esposti in bella vista. Niente marketing, pubblicità o marche; qui si comprano materie prime, prodotti che non hanno bisogno di etichette chilometriche o facce sorridenti su confezioni plastificate. Qui le uniche etichette sono scritte a mano e raccontano la provenienza e le caratteristiche di quel prodotto: naturale, senza conservanti né additivi chimici.

Buono, sano ed economico! Acquistando alla spina, infatti, posso decidere la dose di cui ho realmente bisogno e il risparmio è considerevole, non solo per la mancanza di spreco che ne consegue.

Molto spesso, infatti, sono gli imballaggi a pesare in modo considerevole sul costo complessivo dei prodotti. Eliminandoli si può risparmiare fino al 70% sugli articoli per i quali l’imballaggio influisce molto sul prezzo finale (ad esempio le spezie) e attorno al 20% su altri per i quali il packaging (il confezionamento) incide meno (come la pasta).

Questo testo è estratto dal libro "Vivere Senza Supermercato".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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