SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 10 min

Workshock - Anteprima del libro di Richard Romagnoli

Workshock-speciale

Gratitudine: il seme della ricchezza

Estratto del libro "Workshock" di Richard Romagnoli 

Gratitudine: il seme della ricchezza

Essere grati e un abitudine felice che considero fondamentale per il nostro benessere poiché permette ad ognuno di sperimentare la propria riconoscenza per tutte le cure, le premure e i doni che abbiamo ricevuto. Sin dalla nostra nascita abbiamo avuto bisogno dell aiuto dei genitori e dei familiari per crescere, svilupparci e apprendere. La nostra vita non avrebbe nessun senso se vivessimo isolati dal mondo, dagli affetti e dalla società alla quale siamo collegati. Esprimendo gratitudine e apprezzamento ai nostri cari e alle persone che ci hanno aiutato e ispirato, il nostro atteggiamento di riconoscenza permette di focalizzarci sull’apertura del cuore, sviluppando armoniosamente le nostre emozioni positive. Quando amo grati, la soglia della nostra autostima si innalza e rafforziamo i rapporti con i nostri familiari, gli amici e con le persone con le quali entriamo ogni giorno in contatto.

Recenti studi scientifici dimostrano che riuscire ad esprimere Proprie emozioni positive, collegate alla gratitudine, permette di innescare nel nostro corpo cambiamenti fisiologici e psicologici essenziali per il nostro benessere psicofisico. Manifestare la nostra gratitudine ci permette di abbassare i livelli dello stress, di rinforzare le difese immunitarie e di produrre ormoni utili come il DHEA, l’ormone anti-invecchiamento. Al contrario delle emozioni negative, che hanno un effetto dannoso per il cuore e causano alterazioni del battito cardiaco, essere grati permette al cuore di assumere un ritmo cardiaco coerente, più uniforme e regolare. Più tratteniamo e reprimiamo le nostre emozioni positive, più mettiamo a repentaglio la nostra salute fisica e mentale. Abituarsi a esprimere in maniera sincera il nostro grazie è un allenamento che permette di ammorbidire non solo il nostro cuore, ma anche quello ai quali rivolgiamo il nostro ringraziamento.

Negli Stati Uniti in novembre si festeggia il “ Thanksgiving Day", il Giorno del Ringraziamento, una festa di origini cristiane che viene celebrata per esprimere la gratitudine per il raccolto e per tutto ciò che è stato ottenuto durante l’anno.

In alcuni Paesi e rimasta l’abitudine felice di rivolgere un pensiero di gratitudine prima di iniziare a consumare i pasti. In India diversi anni fa ho scoperto la pratica antica della recitazione del Mantra Brahmarpanam , una preghiera meravigliosa che viene recitata per ringraziare del cibo a disposizione, cibo che prima di essere consumato, viene offerto alla Divinità. Semplici atti di consapevolezza, come il ringraziamento per il cibo e per ciò che ognuno di noi ha a disposizione per la propria sussistenza, hanno il potere di cambiare quelle attitudini mentali egoistiche che limitano la nostra essenza.

La World Food Programme

La World Food Programme, la più grande organizzazione umanitaria che si occupa di assistenza alimentare per combattere la fame nel mondo, ha stimato che ogni giorno una persona su otto va a letto senza aver mangiato. Secondo la FAO sono oltre ottocentosettanta milioni le persone che non possono permettersi un pasto quotidiano. Tra questi esseri umani ci sono milioni di bambini, di anziani e di donne il cui unico pensiero è quello di potersi procurare almeno un bicchiere di acqua, anche se non potabile per la propria sopravvivenza. È incredibile pensare che questo possa ancora accadere in un’era come la nostra, che nonostante sovrabbondi di ogni risorsa vitale, non è ancora in grado di distribuire equamente l’essenziale a chi a stento riesce a sopravvivere fino al giorno dopo. Nei momenti di difficoltà e di privazione ci rendiamo conto di come le semplici cose della vita siano fondamentali ed essenziali, ma non sempre deve essere necessario vivere delle crisi per riconoscere e rispettare i valori fondamentali della nostra vita.

Quando vivevo a Puttaparthi, un villaggio rurale situato nel sud dell’India, accadde che per alcuni giorni venne interrotto il servizio di erogazione dell’acqua potabile nelle case e fu impossibile per centinaia di persone reperire le scorte di acqua necessarie. Quando a casa finirono le taniche di acqua potabile, dovetti fare due ore di macchina prima di raggiungere il villaggio più vicino per rifornirmi di acqua potabile. Vivendo quella disavventura imparai una grande lezione, ovvero l’importanza dell’acqua, anche se noi tutti pensiamo di conoscerla molto bene, e imparai anche ad essere ancora più grato perché quel piccolo episodio, mi insegnò che per milioni di persone l’acqua rappresenta invece la più grande sfida quotidiana per la sopravvivenza.

Ogni giorno ognuno di noi ha a disposizione almeno otto bicchieri di acqua potabile da bere, cioè la quantità minima necessaria per il fabbisogno giornaliero. Senza le giuste quantità di acqua e di cibo nessuno potrebbe dedicarsi a fare nient altro se non ad essere impegnato per procurarsi lo stretto necessario di cui vivere. Avere a disposizione tutte queste risorse e disporne in abbondanza dovrebbe aiutarci a sperimentare un senso di profonda gratitudine, non solo per educarci ad evitare inutili sprechi ma anche indurci a riflettere sul fatto che ogni giorno possiamo avere a disposizione il tempo per realizzare sogni e ambizioni anziché essere preoccupati ad assicurarci la sopravvivenza.

Negli anni in cui ho vissuto in India ho avuto la grande opportunità di prestare servizio di volontariato presso il “Sri Sathya Sai Super Speciality Hospital' di Puttaparthi. L’ospedale fu inaugurato nel 1991 e venne costruito in meno di un anno per volontà del Maestro indiano Sri Sathya Sai Baba come dono al servizio dell’umanità. La costruzione di questo tempio della guarigione, la cui architettura speciale permette di stabilire un contatto armonioso con se stessi, ha rappresentato un record incredibile per la straordinaria velocità di realizzazione, soprattutto se si pensa che il sud dell’India è la parte più rurale e povera del Paese, inoltre negli anni la struttura sanitaria è diventata un vero e proprio modello di eccellenza per la sanità mondiale. Tutte le cure sanitarie sono gratuite, elargite con amore dal personale medico e ospedaliero grazie alle donazioni di benefattori che credono nel progetto di aiuto voluto da Sai Baba.

Super Speciality Hospital

All’uscita del Super Speciality Hospital spicca un’enorme insegna con inciso: “Sono più sante mani che aiutano, che labbra che pregano”. Uscendo dall’ospedale rileggevo sempre quella frase che racchiude in sé una profonda verità. L’azione di aiuto che ognuno di noi può intraprendere al servizio dei più bisognosi e della collettività è un modo concreto per esprimere la propria gratitudine per tutto quello che abbiamo ricevuto dalla società.

Se siamo cresciuti è stato possibile grazie alle cure dei nostri familiari e di chi si è preso cura di noi, se abbiamo imparato a leggere e a scrivere è semplicemente grazie ai nostri insegnanti. Qualunque cosa possiamo aver imparato è perché qualcun altro ha trasmesso le sue conoscenze, le sue abilità. E innegabile che l’aiuto reciproco è il collante dell’umanità ed è fondamentale riconoscere che ognuno di noi interagisce con migliaia di persone nel corso della propria vita. Il concetto di unità favorisce sentimenti nobili racchiusi nei cinque valori fondamentali che caratterizzano la vita di ogni essere umano: amore, verità, pace, rettitudine, non-violenza. Non è necessario che accadano calamità naturali o disastri catastrofici per dare il nostro contributo a favore del benessere altrui. Garantire il nostro aiuto agli altri dovrebbe essere un atto naturale come lo è respirare, poiché siamo tutti collegati e interdipendenti. Solo le menti più ristrette e abiette differenziano ancora gli esseri umani in base al loro colore della pelle, al ceto sociale, alla religione o al Paese di provenienza. Piccoli atti di quotidiana gentilezza hanno il potere di provocare profondi e durevoli cambiamenti sia in noi stessi sia nel mondo, e questa è una certezza che deve sempre mantenere accesa in noi la flebile fiamma della speranza. L’attitudine alla gratitudine mette in circolo emozioni potenti che risvegliano nel subconscio la nostra Essenza Divina che ci permette di andare oltre i limiti mentali per espanderci verso gli altri.

Fare il nostro dovere

Fare il nostro dovere, con uno spirito autentico di servizio e di dedizione, trasforma il nostro lavoro abituale in uno strumento ideale per realizzare il nostro benessere. In India il mio Maestro spirituale ricordava ai giovani studenti universitari che il lavoro è la migliore forma di meditazione, ripeteva spesso in inglese “ work is worship”. Ognuno di noi può rendere più appagante la propria vita partendo proprio dal momento in cui si trova, apportando delle modifiche comportamentali nel proprio modo di pensare e di agire. Ho osservato che tutte le volte che ci doniamo disinteressatamente agli altri, preoccupandoci per i nostri familiari, gli amici o i colleghi di lavoro ed estendiamo alle persone che incontriamo il nostro aiuto, avviene sempre qualcosa di meraviglioso che rende più appagante la nostra giornata.

La migliore forma di gratitudine è senz’altro agire per il bene disinteressato di tutti e agire con amore è la forma di meditazione più benefica che innalza la soglia della nostra felicità interiore. Essere grati è manifestare la nostra felicità interiore, che attrae ogni bene nelle nostre vite e che soprattutto ci fa stare meglio. Quando riceviamo un ringraziamento da parte di qualcuno, il nostro cuore si apre e ci predispone in maniera positiva verso gli altri. Questo stesso meccanismo empatico avviene anche quando siamo noi ad esprimerci con sincerità e riconoscenza ai nostri familiari e a chiunque incontriamo. La parola “grazie” è una delle parole più magiche che esistano al mondo, che io considero un vero e proprio “abracadabra . Come il saluto così il ringraziamento permette di comunicare agli altri il nostro sentimento di apprezzamento e di riconoscenza, stabilendo sempre relazioni empatiche positive in ogni circostanza. L’ingratitudine è paragonabile a una malattia che aggredisce l’anima, che condanna a vivere una vita misera e triste, che porta lontani dalla conoscenza del proprio sé. Basta davvero poco per dire grazie, per sentirsi grati, per accettare con riconoscenza i doni che la vita e la natura ci offrono quotidianamente.

Questo testo è estratto dal libro "Workshock".

Data di Pubblicazione: 29 settembre 2017

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