Descrizione
Tutte le creature nascono dal cibo - inteso come alimento materiale e spirituale - in un continuo rito di sacrificio universale dell'Essere per la loro vita.
Nella sua suprema significazione, la fame di cibo, nella forma sia fisica, sia spirituale, non è "fame" di questo o di quello, ma fame di armonia, cioè di Unità. Quando l'armonia è raggiunta, la "fame" apparentemente cessa, con la realizzazione dell'Unità energetica. Al di là delle forme e degli apparenti cibi, non vi è che la dualità erronea o l'Unità interiore raggiunta, cioè l'armonia in sé, di cui tutte le apparenti forme non sono che simboli.
Il bisogno di amare è anch'esso fame di Unità, sia che tu venga a me (mio cibo) sia che io mi dissolva in te (tuo cibo): nell'Unità raggiunta non c'è che l'Uno. In realtà, noi non siamo che immagini: ciò che realmente "è" è l'Essere.
Di qui il significato supremo della frase di Cristo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue sta in me e io in lui". Nello stesso senso l'Autore interpreta il canto della Tattirya Upanishad: "Io sono il cibo... e colui che mangia il cibo... nel cuore dell'immortalità".
La gioia dell'amore è nel donarsi alla "fame" dell'altro, e assumere il dono dell'altro, annullando l'io e l'altro nell'Uno.
Dettagli Libro
Editore | Mediterranee Edizioni |
Anno Pubblicazione | 1982 |
Formato | Libro - Pagine: 128 - 13,50x21,50cm |
Lo trovi in: | Percorsi di consapevolezza |
Autore
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Recensioni Clienti
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Panna
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Voto:
Un punto di vista veramente nuovo e antico allo stesso tempo, che affonda le radici nella visione non-duale. Tutto è connesso, ognuno "mangia" ed è "mangiato", tutta la natura è un darsi reciproco. Un libro che ti cambia il modo di guardare non solo il piatto che stai mangiando, ma anche i pensieri che pensi, le emozioni che scegli di vivere. Molto bello.