Descrizione
L'opera di Alfred Percy Sinnett, "Il Buddhismo Esoterico", rappresenta qualcosa di fondamentale importanza per la comprensione dei contenuti che caratterizzarono il rifiorire del pensiero teosofico nell'ultimo quarto di secolo dell'Ottocento e ciò perché ci fu un rapporto diretto fra le autorevoli fonti del pensiero teosofico moderno (i Mahatma ed H.P. Biavatsky in particolare) e l'autore.
Nel 1883, alla sua uscita a Londra, "Il Buddhismo Esoterico" o Positivismo Indiano ottiene un grande successo, che durerà nel tempo, con numerose edizioni ed una ricca serie di traduzioni. La prima edizione del libro in italiano è del 1900, a cura della Società Teosofica Italiana, che continuerà a ristamparlo anche successivamente.
Nella sua presentazione dell'edizione del Centenario, nel 1983, Edoardo Bratina ricorda che il Mahatma K.H. in una delle sue lettere a Sinnett affermò: "Malgrado alcuni impercettibili errori ed omissioni, il vostro Buddhismo Esoterico è l'unica esatta esposizione, per quanto incompleta, della nostra dottrina occulta. Non avete commesso alcun errore cardinale o fondamentale e qualunque cosa vi sarà data d'ora in poi non colliderà con una singola frase del vostro libro, anzi al contrario, spiegherà ogni apparente contraddizione ".
Dettagli Libro
Editore | Edizioni Teosofiche Italiane |
Anno Pubblicazione | 2007 |
Formato | Libro - Pagine: 176 - 17x24,5cm |
EAN13 | 9788888858357 |
Lo trovi in: | Teosofia |
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Recensioni Clienti
2,50 su 5,00 su un totale di 2 recensioni
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Piercarlo
Acquisto verificato
Voto:
Un libro adatto a coloro che studiano teosofia e che sono già un po' avanti sul sentiero dell'apprendimento. Sicuramente interessante.
Stefano
Acquisto verificato
Voto:
Riportando i risultati di colloqui avuti con una guida spirituale orientale, il giornalista Sinnett produce quello che viene considerato un testo fondamentale per gli studi teosofici o, come li chiamava il Guènon, "teosofistici". Pur trattandone gli stessi temi, considero però il presente testo di molto inferiore per quantità e qualità di nozioni rispetto a "La cosmogonia dei Rosacroce" di Max Heindel: quest'ultimo, infatti, essendo stato un chiaroveggente "volontario", nei suoi scritti riesce a trasmettere al lettore l'impressione che tutto ciò di cui si parla sia stato effettivamente "visto" tramite delle facoltà di ordine spirituale. Un approccio non filologico viene condiviso dalle due opere sopra citate, tra le quali quella in questione non riesce comunque a comunicare se non informazioni asettiche e "distanti".