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Descrizione
Siate onesti: se il vostro lavoro non esistesse, quanti ne sentirebbero la mancanza? Qual è il contributo significativo che offre al mondo? Nella primavera del 2013, David Graeber ha posto questi semplici interrogativi in un articolo provocatorio pubblicato online, e il successo è stato immediato: milioni di visualizzazioni, traduzioni in quasi venti lingue, condivisioni virali in tutto il mondo, campagne spontanee di guerrilla marketing da parte di attivisti politici.
Perché i risultati sono stati sorprendenti: oltre il 40% degli intervistati riteneva di svolgere un lavoro inutile, un lavoro privo di senso, un «bullshit job».
A partire da quelle riflessioni e perfezionandole con nuovi dati, ricerche, approfondimenti, Graeber esplora in questo libro una delle più sentite preoccupazioni dell’economia contemporanea, puntando il dito contro una deformazione tipica del capitalismo finanziario che permette a milioni di persone - consulenti per le risorse umane, coordinatori delle comunicazioni, avvocati societari - di svolgere un lavoro inutile senza impedire loro di esserne tragicamente consapevoli.
David Graeber studia così i meccanismi attraverso i quali questo fenomeno - che il capitalismo efficientista doveva eliminare - si sta diffondendo oltremisura.
Analisi spietata e manifesto per un nuovo umanesimo, "Bullshit Jobs" mostra come il lavoro, anziché finalizzato alla produzione, sia diventato fine a sé stesso, e propone soluzioni capaci di ridistribuire la ricchezza e di superare le disuguaglianze create dal nostro modello economico: non ultima, un reddito di cittadinanza che separi il lavoro dalia retribuzione.
Dettagli Libro
Editore | Garzanti Edizioni |
Anno Pubblicazione | 2018 |
Formato | Libro - Pagine: 396 - 14,5x22cm |
EAN13 | 9788811672661 |
Lo trovi in: | Società |
Autore
David Graeber, antropologo, insegna al Goldsmiths College dell’Università di Londra dopo che l’ateneo americano di Yale lo ha allontanato a causa delle sue posizioni politiche radicali. Ha organizzato la prima Assemblea generale di New York da cui è poi nata Occupy Wall Street, e a lui si deve anche lo slogan “We are the 99 percent”.
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