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Descrizione
Quando il termine 'identificazione proiettiva' fu introdotto nel linguaggio della psicoanalisi, già esisteva un materiale molto ricco, per quanto non sistematizzato, sul concetto di identificazione.
Per primo Freud, poi Abraham e Ferenczi, come pure Anna Freud, contribuirono a delineare la nozione di 'identificazione'. Fu però Melanie Klein a dare profondo spessore teorico al concetto, concependo l'identificazione come creatrice di un intero mondo interno sin dalle prime fasi dell'esistenza, attraverso i processi di introiezione e proiezione.
La Klein giunse nel 1946 alla definizione dell'identificazione proiettiva', un meccanismo di difesa utilizzato precocemente dall'Io in stati di ansia in cui, in una fantasia onnipotente, scinde e proietta parti di sé nell'oggetto.
Il presente volume risale alle origini del concetto esaminando i lavori pubblicati e non pubblicati presenti nell'Archivio Melanie Klein. Viene ricostruita la sua successiva evoluzione nell'opera dei kleiniani inglesi, nonché la storia di come esso sia stato accettato o rifiutato o trasformato da parte di analisti di diverse scuole psicoanalitiche in Inghilterra, Europa e America.
Si tratta di un concetto che ha sempre sollevato un particolare interesse tra gli psicoanalisti, sia per il suo ruolo nello sviluppo infantile, normale e anormale, sia per il potere illuminante che l'identificazione proiettiva può assumere rispetto al funzionamento della comunicazione tra paziente e analista, come della comunicazione umana in generale.
Dettagli Libro
Editore | Astrolabio Ubaldini Edizioni |
Anno Pubblicazione | 2014 |
Formato | Libro - Pagine: 376 - 15,5x21cm |
EAN13 | 9788834016749 |
Lo trovi in: | Manuali di psicologia |
Autori
Elizabeth Spillius, membro del Melanie Klein Trust, esercita a Londra e partecipa attivamente all’organizzazione didattica della British Psychoanalytical Society. Ha curato la pubblicazione dei due fondamentali volumi sul pensiero kleiniano e nel 2011 ha contribuito all’edizione del New Dictionary of Kleinian Thought. Tra le sue pubblicazioni in campo antropologico ricordiamo Family and Social Network.
Edna O’Shaughnessy, analista supervisore della British Psychoanalytical Society, è giunta alla psicoanalisi dalla filosofia. Dal Sud Africa si è trasferita negli anni cinquanta a Londra, dove si è formata presso la Tavistock Clinic, supervisionata da Esther Bick, Betty Joseph e Hanna Segal, e presso la British Psychoanalytical Society, sotto la supervisione di Roger Money-Kyrie. I suoi numerosi scritti sono incentrati in particolare su due aree di ricerca: le organizzazioni difensive della personalità e il Super-io abnorme.
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Antonino
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Manuale fondamentale per comprendere bene il significato dalle sue origini ad oggi nella sua evoluzione clinico-terapeutica. Testo fondamentale per addetti e non