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Descrizione
Una simpatica e originale forma letteraria: otto dialoghi che avrebbero potuto intrecciare fra loro i tre grandi pensatori, a partire dai principi primi delle loro profonde culture e delle loro personali forme espressive e parole. Cielo e terra, acqua e fuoco, vento e tuono, lago e montagna: otto simboli naturali a circoscrivere il mondo della donna e dell'uomo, ogni meraviglia della natura.
Un dialogo fra Gesù, Socrate, Lao Tzu. Capace di dilatare lingua e pensiero alle differenze degli interlocutori. È possibile avvicinare mondi, idee e linguaggi così lontani? È pensabile un dialogo, trasparente a uno spirito comune superiore, fra cristianesimo, idealismo greco e taoismo cinese?
Dialogando dei princìpi e dell'orizzonte, della vita e della morte, della libertà e della parola, del non-sapere e dell'amore, il lettore verrà introdotto da una giovane donna, Aurora, ad altrettanti passi in dimensioni reali e immaginarie sino a lasciarsi coinvolgere in un misterioso dialogo con i personaggi e i loro interrogativi.
Dettagli Libro
Editore | Bompiani |
Anno Pubblicazione | 2007 |
Formato | Libro - Pagine: 152 - 12,5x19cm |
EAN13 | 9788845259562 |
Lo trovi in: | Religioni |
Recensioni Clienti
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Luigi
Voto:
Per chi ha amato il Tomatis insigne commentatore di Schelling ed autore di una formidabile "Escatologia della negazione" è una delusione riscoprire il Nostro impegnato in un inutile quanto sterile divagazione sui "Principi" in siffatta compagnia. Cui presta la sua voce in un linguaggio che si presume inedito e simbolico, rinviante ma di fatto risolta barocco, ridondante, vacuo esercizio retorico a veicolare idee e concetti nell'imitazione ormai di moda di un "cacciarese" che si affanna ad interrogarsi sul Presupposto, sull'Ultimo-Inizio mai risolto in Origine, sulla Compossibilità dei possibili e degli impossibili prima (ma già dire "prima" è concessione alla cronologia ed all'iniziarsi, orrore...) di un Deus Trinitas già declinato ontoteologicamente. Flatus vocis e fuga di significanti senza alcun significato per un testo il cui "presupposto", pur valido, naufraga nella scimmiottatura di un linguaggio e(r)metico che pretende di porsi oltre l'attualità di una Tradizione cristiana e sapienziale della quale non attinge che una caricatura. Di moda, ma sempre caricatura.