Descrizione
Per Hazrat Inayat Khan l'arte è un mezzo per esprimere la concezione spirituale Sufi. Egli divenne così il musicista dell'anima.
Ecco quanto dice riguardo alla sua rinuncia alla musica: "Ho rinunciato alla musica perché da essa avevo ricevuto tutto ciò che dovevo ricevere... Ora non sono più gli strumenti che voglio accordare ma le anime. Se vi è qualcosa nei miei pensieri filosofici è la legge dell'armonia; come ci si deve mettere in armonia con se stessi e con gli altri. Ho trovato che in ogni parola vi è un valore musicale, che vi è melodia in ogni pensiero, un'armonia in ogni sentimento. Suonai la Vina fino a quando il mio cuore si trasformò in questo strumento; ho offerto allora questo strumento al Musico Divino: l'Unico Musico che esiste. Da allora sono diventato il Suo flauto e quando Egli lo desidera io suono la sua musica. Le persone che mi ascoltano mi attribuiscono il merito di questa melodia; in realtà; non è dovuta a me, ma al Musico che suona".
Questo libro è composto da due opere: "Gayan" e "Vadan"; "Gayan" significa "Canto", ed il carattere ritmico dell'opera esprime l'Armonia del Pensiero Divino di cui questi insegnamenti sono le note che si rivelano all'anima. "Vadan" ha il senso di "Sinfonia Divina", la cui esecuzione è lo scopo della Creazione e ogni anima fa parte di questa sinfonia; tutta la natura lo manifesta, e quando il cuore si espande, quando l'anima si risveglia, la Divina Sinfonia diventa udibile.
Dettagli Libro
Editore | Mediterranee Edizioni |
Anno Pubblicazione | 1989 |
Formato | Libro - Pagine: 207 - 13,50x21,50cm |
Lo trovi in: | Sufi |
Autore
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Recensioni Clienti
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Federico
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Voto:
Hazrat Inayat Khan e stato uno dei più grandi sufisti della storia, e le sue parole illuminano il lettore portandolo a provare la bellezza della propria spiritualità. Un libro necessario per qualunque percorso spirituale iniziatico.Da leggere
Alessandro
Voto:
Il sufismo inteso come movimento nasce nell’VIII secolo, e si distingue dall’ascetismo (zuhd) che lo precorre. Quest’ultimo infatti era un atteggiamento per lo più pratico, caratterizzato da digiuni, penitenze, veglie e preghiere prolungate, volto a perfezionare l’anima in vista dell’aldilà, e per questo mai stato oggetto di contestazione, mentre il sufismo aspirava a realizzare fin dalla vita terrena la presenza divina nell’uomo (il monismo testimoniale dei primi secoli), in un processo simile a quello che la mistica cristiana primitiva aveva definito theósis, oppure ad affermare che soltanto Dio esiste (il monismo esistenziale del XII secolo in poi). La realizzazione dell’Unità divina avrebbe il suo archetipo nell’esperienza mistica di alcuni profeti, tra cui Mosè, chiamato sul Monte a parlare con Dio, e Muhammad che nell’Ascensione celeste vede Dio. Consigliatissimo!!!