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Descrizione
Quando si parla delle radici della nostra civiltà, ci si imbatte regolarmente nella tradizione giudaico-cristiana. In questo saggio Harold Bloom intende dimostrare che quella tradizione in realtà non esiste, poiché Ebraismo e Cristianesimo sono di fatto incompatibili.
Esaminando con il metodo della critica letteraria e storica la Torà ebraica, l'Antico e il Nuovo Testamento e i Vangeli gnostici contemporanei a quelli canonici, l'autore arriva alla conclusione che il Gesù ebraico di Marco, così umano, irascibile e incline all'ironia, potrebbe essere davvero figlio di quella divinità fin troppo umana che è lo Yahvè della Torà; mentre il Cristo degli altri libri del Nuovo Testamento proviene da una famiglia del tutto diversa; e lo Yahvè degli ebrei e il Dio Padre dei cristiani hanno ben poco in comune.
Il risultato è una visione molto critica sulle possibilità di dialogo tra ebrei e cristiani; e allo stesso tempo un'esortazione a evitare le contrapposizioni tra religioni, perché nessuna fede può arrogarsi la pretesa di possedere la Verità assoluta. Una lettura illuminante, un'opera di critica letteraria capace di far riflettere tanto gli ebrei quanto i cristiani, un invito a rivedere tutto ciò che era ritenuto patrimonio comune alle due fedi.
Dettagli Libro
Editore | Bur Rizzoli |
Anno Pubblicazione | 2007 |
Formato | Libro - Pagine: 279 - 13x20cm |
EAN13 | 9788817016391 |
Lo trovi in: | Religioni |
Autore
Harold Bloom (New York, 1930), per oltre cinquant'anni docente a Yale, è uno dei maggiori critici letterari viventi. Autore di una quarantina di opere tradotte in tutto il mondo, è noto soprattutto per "L’angoscia dell’influenza" (1973), "Agon" (1982) e "Il canone occidentale" (1994).
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