Descrizione
Non possiamo vedere la psiche come vediamo i corpi. Eppure non c'è nulla di più reale della nostra componente immateriale. Sono tangibili le azioni che produce, intense le passioni che smuove, laceranti e distruttive le sofferenze che genera, tenendo in ostaggio la vita.
Questo pulsare di energia psichica non avviene nel vuoto, ma nella società e nella storia. Mentre la frattura ossea di un europeo di oggi è simile a quella di un antico egizio o di un indio precolombiano, una lesione della psiche è del tutto diversa. Per larga parte della vicenda umana è prevalsa una condizione partecipativa, fusionale, in cui - con l'aiuto di cerimonie collettive e di convinzioni profonde - i contenuti psichici inconsci venivano proiettati nel mondo circostante. La modernità invece, attraverso l'eclisse del sacro e l'espansione della coscienza, fa tornare lentamente le proiezioni nell'individuo.
Uno spostamento titanico, previsto sia da Freud sia da Jung, che esalta la libertà personale, ma crea una nuova fragilità: rende solitarie le emozioni e alimenta le patologie della psiche postsociale.
Luigi Zoja, tra i maggiori analisti junghiani, osserva da vicino queste dinamiche, sciogliendo diversi equivoci.
A cominciare dallo statuto della psicoanalisi, non assimilabile alle scienze naturali e ai modello medico di cura come ripristino di uno stato preesistente. «Lo svuotamento completo dell'inconscio non è possibile ... Sarebbe quindi innaturale abolire ogni proiezione, sperando di trasformarla in consapevolezza».
Dettagli Libro
Editore | Bollati Boringhieri Edizioni |
Anno Pubblicazione | 2015 |
Formato | Libro - Pagine: 160 - 11x18cm |
EAN13 | 9788833926407 |
Lo trovi in: | Psicologia Junghiana |
Autore

Luigi Zoja, saggista e psicoanalista, si è laureato in Economia e ha svolto ricerche anche in ambito storico e sociologico.
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