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Descrizione
"Guardavo ammirata mia madre. Pensavo che era bella.
Il suo viso mobile era sempre pronto al sorriso, anche quando era triste. Sorrideva con le labbra carnose e quando rideva scopriva i denti dagli incisivi leggermente distanti, quelli che si chiamano i denti della buona sorte.
I suoi occhi avevano la particolarità di cambiare colore, erano blu, ma all’improvviso potevano diventare verde acqua o grigi, a seconda del tempo, dell’umore, dell’ora del giorno.
Mi piacevano molto le sue mani. Mani vive, che sapevano lavorare, ma che sapevano anche accarezzare, massaggiare per alleviare il dolore e parlare per incoraggiare. Mani che quando era necessario sapevano anche tacere.
Nel profondo dei miei ricordi adoravo la sua voce. Non era mai monotona, era musicale. Quando mia mamma parlava l’aria vibrava internamente. Quando mia mamma cantava la sua voce diventava dolce e vellutata. Sarei restata per delle ore a sentirla cantare. Aveva una voce molto bella.
Ma quello che non smetteva mai di emozionarmi era il suo odore, il suo profumo. Non riuscirei mai a descriverlo, per capirlo bisognerebbe aver letto “Il Profumo” di Susskind. Ne impregnava tutto ciò che indossava, e si sentiva anche al di sopra dei profumi. Quante volte ho annegato i miei dolori di bambina nell’odore dei suoi vestiti! Talvolta la notte avevo paura tutta da sola nella mia camera, allora in punta di piedi andavo a cercare il suo cappotto, tornavo a letto stringendolo tra le mie piccole braccia e mi addormentavo aspirando il suo odore.
Guardavo mia mamma con tenerezza. Pensavo che la mia vita era iniziata dentro di lei.
Per nove mesi le nostre vite sono legate. Ogni cellula del mio corpicino in formazione attingeva nutrimento da lei. Il suo cibo era il mio, e così si formava il mio gusto. La memoria delle mie cellule cresceva al ritmo della sua vita. La memoria di una cellula è indelebile. Ogni esperienza la vivevo attraverso le sue esperienze, aiutando la mia memoria a svilupparsi.
Le emozioni che mi trasmetteva contribuivano a formare la mia personalitĂ . Le sue paure, le sue angosce e le sue pene erano le mie. Le sue gioie, i suoi entusiasmi e i suoi piaceri pure.
Poiché nella sua pancia, quando lei rideva io ero felice, e quando lei piangeva io ero triste.
Guardavo mia mamma e pensavo che qualunque cosa fosse mai accaduta lei sarebbe stata sempre mia madre.
Guardavo i miei bambini con tenerezza e pensavo che ero stata molto fortunata.
Erano belli, che Dio li benedica! La maggiore, una ragazzina bruna dallo sguardo serio, silenziosa, osservatrice, una bocca che attira i baci e due mani da pianista. Suo fratello, un ragazzo biondo con gli occhi blu, sempre allegro, fischiettante come un fringuello.
Io mi ricordo ancora la loro presenza dentro di me durante i nove mesi della gravidanza. L’ecografia non esisteva ancora, non sapevo a chi avrebbero assomigliato e ignoravo anche di che sesso fossero. A quell’epoca non sapevo ancora che la mia vita era la loro vita nella mia pancia, ma un amore immenso mi legava a loro.
Guardavo i miei figli attraverso il mio cuore, piena di meraviglia allo scoprire di come si sviluppava la vita del bambino nel corpo della mamma. Entrambi recavano l’impronta delle mie emozioni, positive e negative, in tutte le loro cellule e nel loro più profondo l’eco della mia voce li accompagnava.
Guardavo i miei figli e pensavo che qualsiasi cosa fosse mai successa io sarei stata sempre la loro mamma."
Dettagli Libro
Editore | Evelyne Disseau |
Anno Pubblicazione | 2011 |
Formato | Libro - Pagine: 109 |
EAN13 | 9788890621802 |
Lo trovi in: | Racconti per l'anima |
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