Studio sulla Dottrina dei Colori di Goethe

La particolare ricerca scientifica di Goethe, a lungo dimenticata, ignorata o relegata fra le curiosità storiche, mostra oggi, alla fine di un secolo che a ragione può essere indicato come il secolo della scienza quantitativa e della tecnica, una sua rinnovata attualità e vitalità.

Infatti diventano sempre più numerose le voci che colgono la necessità non certo di rinunciare alla coscienza scientifica moderna, ma di allargare i parametri di quella scienza riduzionistica che ha indubbiamente portato a mirabili risultati nell’ambito della ricerca quantitativa, ma che di fronte ai fenomeni della vita, dell’esperienza sociale ed ai problemi morali si trova inadeguata e insufficiente. Sull’onda di questi aneliti verso un ampliamento dei parametri scientifici, è possibile riscoprire Goethe scienziato quale padre di una metodologia “biofila” (e non “necrofila”), di una ricerca “olistica” e “qualitativa” che apre nuovi orizzonti per il futuro.

La “Dottrina dei colori” rappresenta il capitolo più vasto ed elaborato degli studi scientifici di Goethe, l’esemplificazione più dettagliata del suo metodo di ricerca.

Lo scienziato interessato al metodo goethiano, l’artista o lo psicologo che vogliono penetrare nella ricerca fenomenologica di Goethe, trovano in quest’area la possibilità di un incontro specifico e qualificato. In italiano è stata pubblicata soltanto la parte didattica; lo studio di H.O. Proskauer, pur nella sintesi della sua esposizione, rappresenta quindi un notevole arricchimento per chi voglia avvicinare questi studi, sia a titolo di introduzione, sia anche come approfondimento.

Infatti l’autore rielabora ed integra la parte fenomenologica con considerazioni gnoseologiche che riprendono quanto Rudolf Steiner scrisse quale primo redattore dell’opera scientifica completa di Goethe alla fine del secolo scorso.

Possa questo breve studio essere di stimolo e di aiuto per tutti coloro che lavorano ad un ampliamento della ricerca scientifica, ad un approfondimento dell’esperienza artistica, ad un rinnovamento del proprio rapporto con i fenomeni della natura che consenta all’anima di ritrovare quel “dialogo” con le qualità più sottili e spirituali del mondo naturale e umano, che la ricerca puramente quantitativa rischia di mettere a tacere del tutto, inaridendo l’anima e impoverendo lo spirito.