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Felici si nasce o si diventa?

Christophe André

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Descrizione

Felici si nasce o si diventa? Mai come in questi ultimi tempi la felicità è stata oggetto di ricerche, analisi e riflessioni. Filosofi, neurologi, biologi, psicologi: tutti si sono dedicati allo studio di questo stato d'animo di così difficile definizione e aperto alle interpretazioni più soggettive.

Lo psichiatra Christophe André affronta il tema da tutti i punti di vista, cercando di rispondere alle domande che tutti ci poniamo sulla felicità, per offrire soluzioni concrete e allo stesso tempo approfondite, servendosi anche delle testimonianze dei suoi pazienti e di citazioni tratte dalla letteratura e dal cinema. Un invito a una forma di consapevolezza aperta e positiva, per liberarci da atteggiamenti passivi e rinunciatari, dovuti a scarsa stima di sé o a ostacoli culturali e psicologici.

Christophe André psichiatra e psicoterapeuta, esercita la professione anche come consulente d'azienda.

Dettagli Libro

Editore Tea Edizioni
Anno Pubblicazione 2004-2006
Formato Libro - Pagine: 276 - 13x19,5cm
EAN13 9788850210558
Lo trovi in: Manuali di psicologia

Autore

Christophe André - Foto autore

Christophe André è uno psichiatra francese che lavora presso l'Hôpital Sainte-Anne di Parigi. Specializzato nel trattamento dei disturbi emotivi (ansia e depressione), negli ultimi anni si è dedicato alla prevenzione delle ricadute di tali disturbi, attraverso lo sviluppo di una maggiore consapevolezza e il ricorso alla psicologia positiva. Autore di numerosissimi bestseller internazionali, è tradotto nelle principali lingue straniere

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Recensioni Clienti

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Alfonso

Voto:

Felicità, un concetto imponderabile e indefinibile compiutamente. Cos'è esattamente la felicita? Un'idea, un pensiero, uno stato d'animo, una sensazione? In realtà, nessuno è in grado di spiegarne l'essenza e circoscriverla in un ristretto confine verbale, in una semplice parola che ne contenga una spiegazione esaustiva.

E qual'è il confine che separa la gioia dalla felicità, il piacere dalla felicità, la gratificazione dalla felicità? A questi ed a molti altri interrogativi, l'Autore cerca di dare una risposta, consapevole però del fatto che anche la sua ricerca risulterà alla fine una semplice interpretazione personale, un tentativo esegetico di dare una sistemazione organica ad una materia così sfuggente, che ha appassionato filosofi, psicologi, neurologi di ogni tempo. E' un'impostazione che condivido pienamente, non è possibile arrogarsi il diritto di essere il depositario di una verità assoluta nei confronti di una materia - la felicità ed i modi per conseguirla - che presenta più incognite che certezze, dai contorni così labili e indefiniti che si rischia sempre di confonderla con altri aspetti dell'interiorità umana.

Si pensi ad esempio alla falsa idea televisiva e pubblicitaria, secondo la quale la soddisfazione di un desiderio equivale alla felicità, mentre invece sarebbe più giusto definirlo un mezzo, un tramite, una condizione preliminare che può rivelarsi utile per favorire ed alimentare uno stato d'animo di pienezza più duraturo. A mio avviso, se la soddisfazione di un desiderio può condurre ad uno stato di benessere istantaneo e circoscritto, la felicità richiede invece una progressione temporale più definita e protratta, tanto da coinvolgere l'intero stato psico-fisico dell'individuo creando una condizione di appagamento generale e onnicomprensivo, che non lascia spazio ad ulteriori margini di desideri insoddisfatti.

Ecco allora che il piacere, la gioia, la beatitudine appaiono soltanto aspetti parziali e limitati di uno stato d'animo soggettivo; possono solo avvicinarci alla felicità ma non sostituirla, proprio perché sovrintendono al soddisfacimento di un bisogno specifico e settoriale. Tuttavia, a mio modo di vedere, si tratta solo di mere disquisizioni accademiche che non inficiano un dato di fatto condiviso, ossia che il piacere o la gioia o il desiderio sono tutte esperienze che vanno vissute e sperimentate individualmente, partendo proprio dalle piccole cose quotidiane che ci circondano. Quanto più queste esperienze saranno prolungate nel tempo, tanto più si consoliderà un benessere strutturale, quel nutrimento di 'felicità mentale' che non sarà più il frutto di una casualità momentanea, ma una certezza acquisita e consapevole.

E' anche vero però che qualsiasi forma di felicità esiste ad intervalli discontinui: dobbiamo pur sempre confrontarci con gli eventi della vita e non è certo realistico pensare che ci saranno solo eventi e circostanze favorevoli, propiziatori di una vita serena e felice. Ma, è bello pensare - come sostiene l'Autore - che i nostri sforzi e l'impegno profuso in tutte le nostre attività possano senz'altro aumentare la frequenza e la ricorrenza di stati d'animo felici o, quanto meno, di una condizione interiore che si avvicini il più possibile alla felicità. Se è vero che la felicità può derivare da un'emozione, ossia da un evento imprevedibile e casuale che ci accade e che non possiamo controllare, è anche vero che la felicità può derivare da tutta una serie di azioni e comportamenti che possiamo mettere in atto e che ci portano ad essere gli artefici di un risultato finale, migliorativo del nostro stato attuale. Personalmente, preferisco questa seconda forma di felicità, che posso controllare e costruire con le mie forze, ma questo non preclude di certo la felicità improvvisa e inaspettata, laddove dovesse presentarsi.

Per chi volesse corrispondere con me, ecco la mia mail: alfocentauri chiocciola tiscali punto it

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