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Descrizione
Questo libro, scritto nella forma concisa di domande e risposte, propone temi importanti per lo studio della storia del sufismo e soprattutto delle sue pratiche di realizzazione spirituale.
Shaykh Hazrat Azad Rasūl (m. 2006) è una figura rappresentativa della cultura indiana contemporanea. Ha studiato filosofia alla Aligarh Muslim University, approfondendo la metafisica hindu e il Vedanta. Ha terminato la sua esperienza accademica come professore alla Jamia Millia University di Delhi, ma è stato soprattutto un autorevole rappresentante e un maestro della Naqshbandiyya Mujaddidiyya, importante confraternita sufi indiana.
Hazrat Azad Rasūl ha dedicato tutta la sua vita alla divulgazione delle dottrine e delle pratiche del Sufismo in gran parte del mondo occidentale, attraverso la fondazione della School of Sufi Teaching, con sedi in India, Stati Uniti ed Europa.
In questo libro-intervista egli dà risposte chiare ed essenziali su questioni riguardanti la nascita e la storia del Sufismo, sulle sue regole e la sua attualità, offrendo un quadro semplificato del suo metodo di realizzazione. Da esperto rappresentante di una via iniziatica (tarī qa), Hazrat Azad Rasūl esprime il suo punto di vista su temi come la conoscenza, il perfezionamento di sé, il destino dell’essere umano e gli stadi della vita spirituale.
Pur descrivendo in questo testo alcune delle tecniche di “meditazione” tradizionali (dhikr, murā qaba) in modo informale, nella sua narrazione vi è la conferma di come questo genere particolare di insegnamenti sia sempre, in realtà, il passaggio diretto di una conoscenza tra la figura indispensabile di un maestro vivente e un discepolo autorizzato.
Dettagli Libro
Editore | Mimesis Edizioni |
Anno Pubblicazione | 2012 |
Formato | Libro - Pagine: 150 - 14x21cm |
EAN13 | 9788857508160 |
Lo trovi in: | Sufi |
Recensioni Clienti
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Alessandro
Voto:
La rinuncia al mondo è ridurre la speranza in esso, non il mangiare frugale o il vestire il mantello di lana. La rinuncia deriva dalla parola di Dio (C 57, 23): «Affinché non siate nel dispiacere per ciò che vi è sfuggito e non vi rallegriate per ciò che vi è stato dato». L'asceta infatti non si rallegra per i beni che possiede in questo mondo né si affligge per quelli che gli sono sfuggiti. La rinuncia significa che tu abbandoni questo mondo senza darti pensiero per chi lo possederà. La rinuncia è quando il cuore si dimentica di preoccuparsi dei mezzi per il sostentamento e le mani si liberano dai beni che possiede.