SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

I 4 Dei dell’Apocalisse, Sveltati in Chiave Karmica

Ich-El - Intuizioni Quantiche - Anteprima del libro di Sara Autunnale

I quattro Dei dell’apocalisse

C’era una volta... e così che cominciano tutte le storie.

Anche questa comincia così, ma in maniera più terribile: c’erano i quattro dei dell’apocalisse, già solo il nome incute terrore ebbene non dovrebbe, e ora vi spiego perché. Nel 503 quattro uomini assai annoiati decisero di scrivere una storia e la intitolarono “I quattro dell’apocalisse”. Descrissero eventi, sciagure e flagelli che i malaugurati cittadini di quell’epoca dovettero subire. Si trattava di un vero horror con tanto di effetti scenici, templi in decadimento, teste mozzate, cortei di preghiera e flagelli dall’alto, come mosche infestanti, cavallette o locuste ancora più terribili. Tutto serviva a spaventare la povera gente e non solo, per dissuaderla dal fare buoni affari, per ostacolare trattative già in corso, per distrarre da tasse troppo elevate.

Questi quattro dei dell’apocalisse altro non erano che quattro approfìttatori, il cui intelletto non superava quello di una mosca. Ma ciò nonostante ebbero un successo esorbitante, il caos fu creato in quella ridente cittadina, ma i quattro pensarono di riuscire loro a fare buoni affari. Invece fùrono costretti a vendere tutto perché ciò che avevano creato intellettualmente si concretizzò realmente. Questo perché incitarono così tanto la folla che essa stessa fu presa dal terrore e lasciò ogni affare, ogni avere e con pochi spiccioli scappò in cerca di rifùgio e salvezza. Il fattaccio non avvenne mai, ma nessuno lo seppe mai, perché la città era vuota. Nessuno sopravvisse a queste nuove catastrofi, nessuno sopravvisse alle menzogne dette. Oggi è solo un ricordo e un mito, ma nessuno sa la verità e tutti ancora si portano dietro questo brutto karma.

La chiave di questa lettura è la seguente: sia che tu dica o sia che tu faccia, le tue azioni portano sempre a una conseguenza. Occhio a cosa dici, occhio a cosa fai, perché, come i quattro sventurati, potrebbero tornarti tutte indietro. Sarebbe bene sapere queste cose prima di agire ma soprattutto prima di pensare di agire. Questo è il segreto di Pulcinella. È una regola semplice da sapere ma difficile da applicare.

Conclusioni

In questo capitolo abbiamo imparato che noi siamo i responsabili delle nostre azioni, noi siamo i demoni di noi stessi. Le azioni se pur per vie corrotte tendono sempre a tornare a casa da colui o colei che le ha prodotte.

El = Dio. Tutta la verità

In principio erano cinque: Ich-el, Mel-el, Merc-el, Bel-el, El, ma poi la storia di tre, una trinità dovuta a una scarsa conoscenza della storia originale. Purtroppo il misfatto nasce da quando la scuola induista parla di karma. Da quel momento, da quando gli ebrei entrarono in Palestina, la visione induista lasciò piede a una visione più ortodossa. Qui i gesuiti introdussero il concetto di karma. Karma potrebbe significare tante cose, ma il termine che a noi interessa oggi è il termine introdotto dai gesuiti ovvero: “Tu segui il tuo progetto, io seguirò il mio ma sappi che ciò che farai, tu ne risponderai sia in questa terra che in un’altra terra, il tuo destino ti inseguirà e le tue azioni parleranno di te anche per le prossime vite”. Questo concetto è ben noto ai monaci buddisti e alle loro sinagoghe. In tempi assai più remoti, i gesuiti usavano marchiare il bestiame con un simbolo, con un codice, esso stava a significare il passaggio di quest’anima in questa terra.

Oggi è più noto come Dio colui che salva le anime dei dannati, assolve le bestie e salva i peccatori. Cosa degna di nota è ricordare che le anime dei dannati in questione, per esempio, si tengono ben lontane dall’osservare le regole di questo mondo. Bene, per tutti è chiaro questo concetto? No? Mi spiego meglio.

Esistono cinque elementi, sono sempre esistiti ed esisteranno. Entrambi compongono ciò che noi chiamiamo Dio.

Purtroppo però, noi non la conosciamo così la storia è vero? Noi sappiamo che esiste un Dio, a seconda di quale religione c’è anche un nome vero.

Bene. L’origine di questa unicità nasce nel medioevo quando alcune persone hanno deciso che una moltitudine di dei fosse sconveniente e molto dispersiva anche in fattori economici. Ragione per cui i gesuiti decisero di unificare in un’unica persona le altre divinità. Da allora esiste Dio, lui a capo di tutto e figure minoritarie che fungevano da sue manifestazioni.

Per la Chiesa andava bene questo concetto, perché riuniva tutta la popolazione sotto un’unica bandiera, un’unica religione.

Il problema, però, nasceva con il karma: dovevano sistemarlo in modo da poterlo integrare agli occhi degli induisti senza mostrare rispetto ma senza neanche mancanza di rispetto, per evitare di accendere una popolazione già calda. (Si ricordino i Sunniti).

In questo modo riuscirono a implementare il concetto di karma e renderlo fluido agli occhi degli induisti.

I veri super poteri, andiamoli a conoscere

Oggi parleremo dei super poteri e di come questi possono cambiare la nostra vita.

Io ci terrei a farvi ricordare gli esperimenti fatti precedentemente. Li ricordate? No? I pixel, le linee temporali, sono tutti esperimenti che ci hanno insegnato ad acquisire nuove capacità, nuove conoscenze. Ragione per cui ora andremo a vederli nello specifico.

Ricordate la linea del tempo? Pendiamo in esame quella. Vi ricordate i vari fotogrammi o schermi posti lungo l’asse temporale?

Prendete un fotogramma, quindi chiudete gli occhi e immaginate di estrarre un fotogramma. Lo state vedendo? Lo vedete che è statico? Questa sua staticità come se fosse una fotografia, è dovuta alla mancanza di azione, che è caratterizzata, generata, dalla nostra presenza come un attore.

Se manca l’attore, non si può fare “il ciak, si gira”.

Da cosa è dovuto questo movimento? Andiamo nello specifico. La nostra presenza non basta. Servono anche le nostre emozioni, collegate alle nostre azioni. Vi è chiaro per il momento? No? Vi spiego meglio.

Quando io metto un robot in una stanza, questo senza comando non si muove, ma se gli ordino di farlo, questo si muoverà.

Qual è la differenza tra un robot che fa un’azione e un umano che fa un’azione?

La individuate la differenza? Ve la dico io.

La differenza è l’emozione. L’emozione è ciò che caratterizza l’essere umano da una macchina in movimento. Non mi fraintendete, è chiaro che ci sono molte altre differenze, ma per ora, prendiamo in esame questa.

Provate a immaginare un robot che compie un’azione e in più è dotato di sentimenti. È più simile all’umano ora? Sì, anche se è diverso.

Qual è quella diversità che caratterizza l’umano e lo differenzia dalla macchina con sentimenti?

Riuscite ad arrivarci? Sì? No?

Per il momento pensateci.

Ora è bene porre solo l’attenzione alla domanda. Lasciamo ragionare il vostro intuito e intelletto da soli. Noi ci occuperemo ora dei sentimenti.

Chi conosce la differenza fra amare e odiare? Vi agevolo io. Nessuna.

Vi è chiaro cosa ho detto? Ripeto, nessuna e sapete perché? Perché hanno tutti e due la stessa intensità.

Quindi noi oggi parleremo di sentimenti sotto il punto di vista dell'intensità, lasciando per ora fuori il giudizio legato alla parola. “Parola” usata per convenzione. Vi è chiaro, quindi, di cosa parleremo oggi? Bene.

Che cosa è l’intensità? L’intensità è la forza che il mio cuore, cuore inteso motore perché produce il sentimento, mette per produrre il sentimento. Mi spiego meglio. Quando io penso intensamente una cosa, la mia macchina, chiamiamola “cuore”, produce una scarica che sarà più o meno grande in base all’evento pensato. Questo sta a significare che una forte emozione avrà lo stesso effetto sul mio corpo sia che essa sia giudicata con le parole “positiva” o “negativa”. Questo ci fa comprendere l’importanza più o meno irrisoria delle parole stesse ma se la parola è più o meno importante cosa mi serve a fare?

Serve a direzionare la potenza generata. Mi spiego meglio.

Se io penso a quanto amo un coniglio, il mio sentimento più o meno forte (in base alla potenza vi ricordate?) verrà proiettato verso di lui. Se io penso a quanto odio il coniglio, il mio pensiero, la mia potenza, verranno proiettati verso di lui. Quindi gioco forza che io ami o odi il coniglio il sentimento/potenza prodotta avrà la stessa portata o lo stesso risultato, come preferite. Vi è chiaro il concetto? Questa è la legge dell assonanza. Ovvero, io tratto lui come lui tratta me, nel senso, io produrrò tanto dolore quanto lui ne produrrà verso di me o amore come preferite. Cosa vuol dire questo? Che tutto ciò che creo e creerò è già scritto. Segue un copione ben strutturato. Mi spiego meglio.

Se io produco odio quanto coniglio ne produce in me, vuol dire che risuoniamo insieme, ovvero, come un diapason che suona le sue corde quando qualcuno le produce.

Questo è un segnale, ci fa capire che la mia linea temporale attuale si è intersecata con un’altra attraverso un fotogramma o informazione. Vuol dire che in quello specifico momento vi è un accordo fra le parti, vuol dire che io ho la possibilità di creare un altro incrocio o interscambio con un’altra linea temporale, sempre la mia.

Ora sarò più chiaro.

Il fatto di avere una connessione con un’altra persona attraverso un fotogramma significa che io ho la possibilità della scelta, cioè mi si apre la possibilità della scelta, posso decidere di comportarmi in una maniera o in un’altra a seconda del mio stato d’animo, fatto sta che qualsiasi scelta io scelga mi aprirà il mio futuro più probabile nel senso che, se scelgo di mantenere uno stato d’animo arrabbiato, mi allontanerò per esempio da quella persona e da quel momento la mia vita avrà un futuro pre-impostato, cioè impostato su quella scelta di mantenere la condizione arrabbiata. Se deciderò di perdonare l’azione, il mio assetto cambierà così come il mio futuro pre-impo-stato perché l’avrò impostato sul perdono.

Non focalizzatevi ora sul perdono o non perdono, non è oggetto di esame. Ora ciò che stiamo esaminando è la scelta dell’azione. Ora vi è più chiaro?

Conclusioni

Quello che abbiamo capito in questo paragrafo è che abbiamo più assi temporali e ogni asse temporale si interseca con ogni azione o fotogramma.

Quindi ci saranno più azioni quanti più assi temporali, nello specifico, a ogni asse temporale corrisponde un’azione madre o fotogramma. Quante più azioni madre compio, tanti più assi temporali avrò con conseguenti diversi futuri probabili.

Questo testo è estratto dal libro "Ich-El - Intuizioni Quantiche".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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