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52 minuti per fermare il tempo

Fermare il Tempo - Franco Berrino - Speciale

Ferma il tempo in 52 minuti e le prime 3 tappe su 7 per migliore la tua vita e ritrovare il tuo benessere leggendo l'anteprima del libro di Franco Berrino.

52 minuti per fermare il tempo

Una volta ringraziato, danzato ed espletati i bisogni corporali consideriamo l’opportunità di dedicare 52 minuti a fermare il tempo. 52 minuti? Impossibile! Non abbiamo 52 minuti al mattino.

La colazione, i bambini, la scuola, il lavoro, gli appuntamenti... In realtà crediamo di non avere il tempo di fermare il tempo ma è solo una questione di abitudini, di organizzazione, di resistenza che la nostra mente oppone a ogni cambiamento.

Iniziamo magari a fermare il tempo il sabato o la domenica mattina, quando non siamo pressati dal lavoro, in modo da cominciare ad apprezzarne i benefici, ma poi ripetiamo la pratica per tre settimane, ventuno giorni, perché ventuno giorni sono sufficienti per creare un’abitudine, un bisogno.

Perché 52 minuti? Per il ritmo. Ho impiegato 52 settimane per scrivere il libro (una piccola dose a settimana, sul Corriere della sera on line). Suggerisco di leggerne una piccola dose al giorno per 52 giorni (due mesi, domeniche e sabati esclusi). 52 settimane, 52 giorni, 52 minuti.

 

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Dedichiamo i primi tre minuti a preparare i biscotti per la colazione, i famosi biscotti che si preparano in tre minuti. La sera prima avevamo coperto con succo di mela biologico senza zucchero una tazza di fiocchi di avena piccoli (100 grammi per due persone), avevamo aggiunto un pizzico di sale, un cucchiaio di uvetta sultanina e un cucchiaio di mandorle tritate, avevamo mescolato e lasciato il tutto a riposare la notte.

Al mattino accendiamo il forno, disponiamo delle cucchiaiate del pastone morbido su una teglia antiaderente o su una teglia rivestita con carta da forno (bagnata e strizzata) e la infiliamo nel forno regolato a 160 gradi.

Naturalmente non faremo la stessa colazione tutti i giorni. Tante altre colazioni possono essere preparate in tre minuti.

Variare è importante: facciamo sette colazioni diverse alla settimana! La biodiversità del cibo che mangiamo ci garantisce che stiamo prendendo una strada per una vita lunga e sana.

Nello studio EPIC, che citeremo molto in questo libro, abbiamo riscontrato che la mortalità di chi mangia un gran numero di specie diverse è molto inferiore di chi mangia sempre solo le stesse poche cose.

La biodiversità del cibo garantisce che assumiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno senza avere nulla di troppo. Naturalmente variare vale anche per il pranzo e la cena (vedi box Pranzo e cena).

Ci rimangono 49 minuti, sette tappe di sette minuti, per sette cose importanti. Consumare la colazione sarà l’ultima tappa.

 

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Prima tappa

La prima tappa è una doccia consapevole. La doccia deve svegliare, perciò è meglio farla con acqua fredda, o appena tiepida se fredda ci spaventa, o iniziamo con il freddo per due minuti e terminiamo con una doccia calda.

Stacchiamo il telefono della doccia e cominciamo a bagnarci i piedi, le gambe, le cosce, i genitali, le braccia, le spalle, poi la testa e infine riappendiamo il telefono e prendiamo consapevolezza che abbiamo una schiena.

Sotto la doccia, o finita la doccia, frizioniamo tutta la pelle con un panno ruvido per scoprire e rivitalizzare ogni dettaglio del nostro corpo. Nei villaggi del Nepal, in alta montagna, ho visto le mamme massaggiare i bambini, appena svegliati, su tutto il corpo, per accoglierli nel nuovo giorno con dolcezza, tenerezza.

Scambiamoci anche noi questa accoglienza, o, se siamo soli, consideriamo comunque con tenerezza il nostro corpo. Accarezziamolo, ne ha bisogno.

 

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Seconda tappa

La seconda tappa, i secondi sette minuti, è per mobilizzare tutte le articolazioni. È una pratica importantissima per prevenirne l’irrigidimento al crescere dell’età, le artrosi, la "cervicale".

Cominciamo dal collo e poi continuiamo scendendo fino ai piedi (vedi box Articolazioni). È un’occasione per ringraziare le nostre spalle, appesantite da tante preoccupazioni, le nostre mani, il bacino, le gambe, i piedi.

Per accorgerci che esistono, che ci sono utili. Da quanto tempo non ringraziamo i nostri piedi?

Sono un’architettura meravigliosa, con arcate, architravi, centine, contrafforti, gallerie, invasi, capitelli, lesene, logge, lunette, montanti, pilastri, transenne, vele, volte, arabeschi che si ristrutturano continuamente per sostenerci, elastici e resistenti.

Meravigliamoci della bellezza delle nostre membra, dei nostri organi. Vi assicuro, io che ho fatto tante autopsie, che il nostro corpo, quando è sano, è altrettanto bello di dentro che di fuori.

 

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Terza tappa

Nella terza tappa pratichiamo tre sequenze di high intensity interval training, con corsa velocissima per un minuto (è possibile correre rimanendo sulla stessa mattonella), un minuto di riposo, un minuto di squat (accosciarsi come per sedersi su uno sgabello basso e rialzarsi velocemente senza estendere completamente le gambe), un minuto di riposo, un minuto di saluti al sole veloci, due minuti di riposo.

È bene ogni tanto variare il tipo di allenamento: alternare la corsa o lo squat con push up facilitati (lasciando le ginocchia a terra) o esercizi con gli elastici. Se un minuto è troppo lungo è possibile spezzarlo in due mezzi minuti seguiti da mezzo minuto di riposo.

Studi recentissimi mostrano che sono sufficienti pochi brevi minuti di esercizi ad alta intensità (la massima possibile per il nostro livello di allenamento) per ridurre la mortalità altrettanto efficacemente di 30-45 minuti di attività fisica moderata continua.

Data di Pubblicazione: 14 novembre 2023

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