SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 5 min

A Me il Cuore, Please - Le dinamiche mentali del coinvolgimento

A Me il Cuore, Please - Le dinamiche mentali del coinvolgimento

Le dinamiche mentali del coinvolgimento

Il linguaggio delle emozioni

"La capacità di coinvolgere in tutte le relazioni della nostra vita, non solo in quella sentimentale, è alla base della seduzione. Per sedurre dobbiamo essere in grado di condurre l’altro nel nostro mondo, come si evince dall’etimologia della parola stessa (dal latino seductio, derivato di seducere, «tirare in disparte»). Per coinvolgere, per attrarre qualcuno in qualsiasi ambito, dobbiamo essere in grado di agire a livello emozionale, dobbiamo imparare il linguaggio con cui si esprimono le emozioni, le nostre innanzitutto, e quelle altrui.

L’uomo e la donna, infatti, sono formati da una parte logica e da una emotiva; mentre ci riesce più facile comunicare a livello logico-razionale, è più difficile farlo a livello emozionale, soprattutto perché le nostre emozioni usano un linguaggio che non conosciamo, semplicemente perché non ce l’hanno mai insegnato. Prima di cominciare a esaminare la modalità comunicativa delle nostre emozioni dobbiamo fare però una premessa.

La nostra parte emotiva è una forza enorme dentro di noi, che può consentirci di scalare le montagne e di fare cose che non penseremmo di poter fare, ma purtroppo spesso disperdiamo gran parte di quelle energie in conflitti, sensi di colpa o altro. La parte emotiva può essere paragonata a un animale che va addestrato: è come un cavallo selvaggio che soffre se non viene lasciato libero di correre, ma può fare danni se non adeguatamente ammaestrato.

La nostra parte emotiva subisce delle modificazioni ogni qualvolta una persona vive un’emozione a livello non verbale, in quanto mente e corpo sono integrati: ad ogni vissuto emotivo particolare corrispondono microsegnali di comunicazione non verbale che ci possono dare una mappatura delle esigenze emotive del nostro interlocutore e indicazioni per capire se il nostro comportamento è in grado di soddisfare le sue esigenze emotive. Il presupposto è il seguente: noi coinvolgiamo qualcuno quando soddisfiamo le sue esigenze emotive, non tanto le sue esigenze logiche. La nostra parte logica deve imparare il linguaggio della parte emotiva, non può essere il contrario. Questo per un motivo ben preciso: la nostra sfera emotiva va alla ricerca di emozioni, è l’unica cosa che sa fare; non distingue il bene dal male, il piacere dalla sofferenza.

È LA SFERA LOGICA QUELLA CHE SOFFRE

La nostra parte emotiva non ha nessun problema a farci soffrire: ci coinvolge con persone che non ci amano e ci fanno del male; ci fa rimanere ancorati a una situazione sentimentale, lavorativa o di altro genere, in cui non stiamo bene ma che non facciamo nulla per abbandonare.

Spesso la parte emotiva tende a farci rivivere sofferenze che conosce molto bene, perché le ha vissute da bambino: è il meccanismo della coazione a ripetere. È come se avessimo un sabotatore interno che non sappiamo gestire: anzi spesso neanche lo conosciamo.

Proprio da qui dobbiamo partire allora: dall’imparare il linguaggio delle emozioni per imparare a riconoscerle, prima di tutto in noi e poi negli altri. Questa è la (prima) premessa indispensabile affiché la nostra parte logica possa essere allineata a quella emotiva e non sia in conflitto con essa. Queste due parti possono essere paragonate a un esercito e al generale che lo guida: sono complementari, perché l’uno senza l’altro non può portare a nessun risultato. Soprattutto, è indispensabile che non siano in conflitto tra loro, se si vuole vincere la guerra. Nel nostro ambito non si tratta di vincere una guerra, ma di imparare a coinvolgerci in situazioni e con persone che ci facciano stare bene in toto.

Allineare le esigenze emotive a quelle logiche è il primo passo per essere felici nella comunicazione con noi stessi. La parte logica non va peraltro trascurata nel meccanismo della seduzione, nel senso che comunque va gratificata: ciò che seduce sarà l’amplificare il turbamento dell’altro, penalizzandolo, ma ciò non deve andare contro la sua parte logica, che altrimenti si opporrà con un netto rifiuto.

La penalizzazione che è gradita alla parte emotiva va servita su un piatto che gratifichi la parte logica. Chiariamo con un esempio questo importante concetto: se io percepisco che la persona che voglio coinvolgere ha un turbamento attivo per quanto riguarda il tradimento, non dovrò parlarle apertamente di un tradimento che ha subito in prima persona, ma dovrò riferirmi a un tradimento di cui ho sentito parlare, o di cui ho letto (magari sui giornali). Attingendo a fatti «neutri» riesco infatti ad amplificare un suo problema, una sua distonia, senza però che la sua parte logica si «chiuda» perché si sente toccata sul vivo, e si ponga sulla difensiva. Diremo quindi che per sedurre dobbiamo penalizzare analogicamente, vale a dire amplificando i turbamenti e gratificando sul piano logico. Solo chi amplifica i nostri turbamenti viene da noi percepito come persona che ci può coinvolgere, altrimenti viene visto come un amico.

L’altra premessa indispensabile per arrivare a comunicare con il linguaggio delle emozioni è la seguente: alla base della seduzione sta un’emozione compressa e non espressa che sta dentro di noi, e che quasi sempre non sappiamo riconoscere."

Continua a leggere l'estratto del libro "A Me il Cuore, Please"

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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