SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

L'ABC della Fisica Quantistica e della Metaquantistica

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Scopri i principi della fisica quantistica e il suo legame con il mondo spirituale e la coscienza umana, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Alberto Lori.

L'ABC della Fisica Quantistica e della Metaquantistica

Innanzitutto, sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco. Questo non è un libro scientifico, anche se la quantistica ne è il substrato. Non sono uno scienziato e non possiedo un dottorato di ricerca. Mi limito a un compito più modesto: quello del divulgatore, ma, se voglio ancora essere più preciso, del “semplificatore”.

Prendo le tesi e le conclusioni di coloro che davvero masticano di scienza, ci rifletto, le rendo più fruibili in termini di comprensione di massa, faccio libere connessioni e cerco di capire se sono adattabili alla vita quotidiana di ciascuno di noi con l’unico scopo di fornire un supporto per un passo avanti sulla strada dell’evoluzione interiore.

Qualcuno potrebbe chiedermi per quale ragione prendo spunto proprio dalla meccanica quantistica per questa operazione di restyling psicologico dell’essere umano. Il motivo è semplice: la fisica dei Quanti è la scienza che, benché di acquisizione recente, ha poco più di 120 anni, è quella che, con buona pace degli accademici, loro malgrado, introduce il concetto di coscienza ponendola a fondamento di ogni ricerca.

È qui che la mia visione filosofica va a collidere con il paradigma scientifico materialista, secondo il quale tutto è materia, pensieri ed emozioni compresi, anche la coscienza, considerata un sottoprodotto del cervello, un parametro inconsistente in quanto non misurabile.

Ridurre le nostre esperienze interiori al moto degli atomi e delle molecole è il programma del riduzionismo! scientifico che non si spinge mai abbastanza in là tanto da spiegare tutti i fenomeni interiori. Eppure, le differenze sono palesi: esistono oggetti, corpi materiali, grezzi e rozzi, condivisibili da tutti, e ci sono esperienze interiori come i pensieri, le reazioni emotive, i comportamenti, non altrettanto condivisibili.

Nella sua essenza la quantistica è la fisica delle possibilità. Qualunque oggetto è fatto di possibilità.

Possibilità per chi? Per la coscienza che sceglie tra varie possibilità. Quando la coscienza sceglie, afferma Amit Goswami, professore in pensione di fisica teoretica dell’Università dell'Oregon, “gli oggetti quantistici si comportano come onde di probabilità che si propagano come le altre onde ordinarie.

Ogni volta che la coscienza osserva, le onde collassano e diventano oggetto dell’esperienza cosciente. Tutto ciò che sperimentiamo subisce questo processo e ciò non vale soltanto per gli oggetti materiali, vale anche peri pensieri, i sentimenti, le intuizioni. La coscienza non è materiale. Il cervello non crea la coscienza perché essa non è un fenomeno cerebrale”.

Chiediamoci in che modo la coscienza interagisce con la materia. In fondo sono due cose diverse e due cose che non hanno niente in comune non possono interagire, nel senso che non possono comunicare e per farlo hanno bisogno di un mediatore. E allora? Materialismo e dualismo non sono la soluzione.

Dobbiamo allora ritenere la coscienza, non la materia, come fondamento dell’esistenza. È un cambio radicale di paradigma. E se pensiamo che la materia sia fatta di possibilità di coscienza, dobbiamo pertanto riconoscere che non è il cervello a creare la coscienza, bensì il contrario.

È chiaro allora come in questo modo possa comprendersi che la scelta di coscienza non è più un atto dualistico di coscienza e materia. Il dualismo scompare perché la coscienza nell’interagire con il campo quantico sta scegliendo una sola possibilità che di per sé è la propria possibilità. Fin qui Goswami, ci ritorneremo sopra.

 

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Fisica Classica vs Fisica Quantistica

A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi quale differenza ci sia tra la fisica classica, la disciplina che studia la natura, e la fisica quantistica, la disciplina che studia il mondo dell’infinitamente piccolo. Potrei rispondere che, al di là dell’ovvia differenza tra macrocosmo e microcosmo, la prima si occupa dei corpi inerti, ovvero di masse che non possiedono una capacità autonoma intrinseca di movimento, ma si muovono solo se qualcuno le spinge o le tira, mentre la seconda è più interessata alle dinamiche di un corpo.

Come dire, se prendiamo un’auto con poche gocce di benzina nel serbatoio e un gatto affamato con le ultime stille di energia in corpo, vedremo che, mentre l’auto non si muoverà mai da sola alla ricerca di un distributore, il gatto, all’opposto, farà di tutto pur di usare l’energia residua per procacciarsi del cibo.

Qual è la maggiore differenza fra la fisica classica e la fisica quantistica? Nella fisica classica gli oggetti sono fondamentalmente considerati inerti ovvero si dice che un oggetto, purché isolato, muta il suo stato di moto soltanto se è soggetto a una forza. Ciò vuol dire che, come abbiamo visto con l’auto, se non tiro o spingo una data molecola, quella permarrà in uno stato di quiete o si muoverà in moto rettilineo uniforme per l’eternità.

La domanda da un milione di euro è: come hanno fatto le molecole di cui sei costituito a incontrarsi? Per la fisica classica, infatti, la vita è un fenomeno incomprensibile. Per la biologia poi è un fenomeno che non ha alcuna probabilità di verificarsi prima di essere, ma supera l’impasse affermando che, evidentemente, la capacità di generare strutture complesse, come l’uomo, di svilupparsi ed evolversi, è intrinseca agli clementi stessi costitutivi della materia.

Una spiegazione che non significa nulla, ma, doveva essere proposta in questi termini dal momento che la scienza materialista non poteva introdurre nel contesto l’intervento diretto di una entità metafisica, la figura di un Creatore.

Stava di fatto che, volenti o nolenti, scienza e fede procedevano a braccetto giacché, non c'erano dubbi, perché determinate molecole s’incontrassero, per le loro reazioni chimiche era necessario un agente esterno. Ora se questo non era la Provvidenza, quale intermediario avrebbe potuto essere? L’auto-organizzazione non era concepibile.

 

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Con la fisica quantistica il problema non si pone giacché gli oggetti non possono non fluttuare. Come diceva il fisico Giuliano Preparata con una pittoresca metafora, la differenza tra un oggetto classico e uno quantistico è che un oggetto classico è come un alpino sobrio che procede diritto vai lungo la sua strada fosse pure una stretta cengia rocciosa di alta montagna.

L’alpino quantistico è lo stesso alpino che però ha bevuto un litro di grappa, quindi sbanda, oscilla, e se ha l’occasione di cadere, la coglie senza problemi.

Secondo la biologia, l’essere umano è uno sterminato numero di molecole. Tra queste molecole si stabiliscono incontri ravvicinati di tipo chimico. Da come avvengono queste reazioni chimiche dipende il fatto che io manifesti certi comportamenti e non altri. Se certe molecole s'incontrano, io mi gratto il ginocchio destro; se sono altre, mi gratto il ginocchio sinistro.

Se non s'incontrano, non mi gratto nessun ginocchio. Questa, in sintesi, la visione biologica di un essere vivente. Come si vede, c'è una connessione inattesa: la visione scientifica della realtà coincide con la visione provvidenzialista, cioè con una visione in cui esiste il disegno intelligente che governa la realtà. Naturalmente i riduzionisti non lo ammetteranno mai.

Il loro atteggiamento è ben sintetizzato da questa storiella raccontata da un altro fisico italiano: Emilio Del Giudice:

"Di notte sotto la luce di un lampione c'è un uomo chiaramente alticcio che raspa per terra come per cercare qualcosa. Un vigile notturno lo vede e si avvicina per chiedergli che cosa stia facendo. L'ubriaco risponde che sta cercando le chiavi di casa che gli sono cadute. Anche il vigile si mette a cercare ma non trova nulla. “E sicuro di averle smarrite qui?” gli chiede. “No”, risponde l’ubriaco con un singulto. “Mi sono cadute laggiù sotto casa mia”. Il vigile sorpreso ribatte: “E allora perché le cerca qui?” “Perché qui c'è la luce!"

Molti scienziati operano allo stesso modo. Non cercano cose in tutte le loro sfumature, ma si limitano a cercarne di misurabili. Con il risultato che, di fronte a ricerche i cui esiti mettono in crisi le conoscenze precedentemente acquisite, le reazioni di costoro sono di derisione e delegittimazione.

 

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Spiritualità, psicologia e fisica quantistica

Qualcuno potrebbe domandarmi perché definisco la materia di cui mi occupo psico-neuro-quantistica. Anche per questo la ragione è semplice: applicare le implicazioni della fisica quantistica alla psiche umana rappresenta per le sue intrinseche prospettive l’aiuto più efficace e produttivo per lo studio del potenziale mentale che possediamo per impiegarlo al meglio proprio in vista di un salto evolutivo di straordinaria portata.

In realtà poi il discorso è molto più interdisciplinare di quanto ci si prospetti perché coinvolge anche la biologia, la chimica, l'immunologia, la genetica e finanche la spiritualità, ma lo vedremo più avanti.

Se poi queste stesse implicazioni quantistiche le applichiamo alla nostra vita quotidiana, le risultanze nel breve periodo saranno ancora più eclatanti, sempre partendo dal presupposto di prendere coscienza delle nostre stesse dinamiche mentali.

Il nostro personale modello di realtà, infatti, nasce anche dai nostri convincimenti mentali, coltivati nel corso degli anni. Siamo il risultato dei nostri pensieri, ma soprattutto delle nostre credenze. Lo Sappiamo, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. Siamo alle prese con un compito impegnativo e subito iniziano i primi dubbi; “Ce la farò? Sarò in grado di portarlo a termine? Sarò all'altezza?

Converrai con me che in questo modo partiremmo con il piede sbagliato perché non daremo il massimo e confermeremo la vocina del cervello che ripete: “Tanto non ce la farai”. Certo può accadere anche il contrario: stiamo per affrontare un impegno complicato, ma dentro di noi sappiamo che non possiamo fallire. Siamo motivati e la vocina dentro di noi ci dà la carica: “Dai, non mollare.”

Da dove derivano queste credenze limitanti o potenzianti che siano? Dal nostro programma mentale. E da dove parte questo programma al quale rispondiamo come al software di un computer? Dalle reti neurali del nostro cervello. I neuroni, ovvero le cellule cerebrali, quando si attivano contemporaneamente si collegano creando una rete.

Se ci si esercita assiduamente in qualcosa, quelle cellule nervose, ama ripetere Joe Dispenza, stabiliscono una relazione consolidata. Se ogni giorno ci arrabbiamo, ci sentiamo frustrati o depressi, finiamo per ricollegare e rinforzare quella rete neurale quotidianamente.

 

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In questo modo, questa particolare rete neurale rimarrà connessa a quell’apparato nervoso strettamente correlato all'identità. Con questo voglio dire che i pensieri consci ripetuti spesso diventano un bagaglio del subconscio.

Ricordi quando hai imparato a suonare il pianoforte o a guidare l’auto? Nei primi mesi di acquisizione di queste nuove capacità, ogni tuo gesto era consapevole, doveva avere tutta la tua attenzione. Adesso, se è già passato del tempo, sia se suoni il piano sia se guidi l’auto, questa tua nuova abilità è diventata subconscia, non devi pensarci più, affidi la tecnica al pilota automatico che si trova nella tua testa.

Se a determinati stimoli rispondiamo sempre con lo stesso comportamento, quella condotta diverrà un programma automatico. È come in un computer: l'hardware legge il software, ma se questo è sempre lo stesso, leggerà di continuo il medesimo programma.

Tuttavia, è possibile spezzare gli schemi di pensiero che non ci piacciono. È possibile rompere il ciclo continuo di un programma divenuto ripetitivo. Sono indispensabili: intenzionalità e consapevolezza. Grazie ad esse, dovremo cominciare a diventare testimoni, osservatori dei nostri stessi pensieri e comportamenti perché soltanto in questo modo saremo in grado di esercitare su di essi il nostro controllo.

Se la rete neurale rappresenta il modello, la creazione di nuove connessioni sinaptiche crea nuovi modelli di realtà. In fondo, è questo il decondizionamento psico-neuro-quantistico che ciascuno deve poter esercitare su sé stesso. Noi non siamo le credenze che hanno costruito il modello.

Dobbiamo prendere atto che abbiamo il potenziale per cambiarlo, per modificare il programma e far girare l'hardware del nostro cervello con software ben più raffinati di quello di partenza. La nostra personalità ovvero il nostro modo di pensare, di agire e di sentire, è fatta di attitudini genetiche, ereditate dai nostri avi, di memorie, comportamenti, valori, convincimenti, sotto forma di schemi sinaptici.

Noi non siamo il modello, il sistema di credenze, il programma mentale e neppure le informazioni che riceviamo, tutti elementi che non possiamo definire giusti o sbagliati, perché sono soltanto piattaforme di partenza. Le neuroscienze ci dimostrano che noi siamo più dell'hardware del nostro cervello, siamo più dei nostri circuiti neurali. Il cervello è il laboratorio della mente.

Allora, se è così, grazie alla sua neuro plasticità, possiamo pensare che abbiamo il potere di modificare la mappa delle nostre vie neurali. È possibile cambiare cablaggio. La grandezza non ci verrà da quello che facciamo al corpo, ma da quello che faremo alla mente e questo libro, da considerarsi come una sorta di manuale d'uso del nostro cervello, può esserti d’ausilio.

 

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Data di Pubblicazione: 19 aprile 2022

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