Lasciati guidare dalle illuminate affermazioni di uno dei più grandi maestri spirituali della storia, leggendo il nuovo libro di Paramhansa Yogananda.
Accettare il cambiamento come realtà della vita
Il mutevole film della vita
I film della vita, per essere interessanti, devono cambiare di continuo. Chi vuole sorbirsi sempre le stesse vecchie commedie, gli stessi eventi banali, le stesse tragedie deprimenti e sempre più cupe? Tutti desideriamo la varietà.
Alcune persone sopportano a malapena di vedere lo stesso film due volte al cinema. Di conseguenza, il Regista Cosmico di questo grandioso film della vita continua a cambiare le scene, per mantenerlo sempre interessante.
In realtà, non si può bere due volte dallo stesso fiotto d’acqua di un ruscello. Non si può vivere esattamente lo stesso evento due volte. Le acque dei ruscelli scorrono, gli eventi cambiano: Noi non siamo esattamente quelli che eravamo un minuto fa, perché i nostri pensieri mutano, e la somma complessiva della nostra realtà assume di continuo proporzioni diverse.
Mutamenti dell'esistenza
Ogni cosa subisce un processo di mutamento. Questi cambiamenti possono essere dannosi o benefici per l'oggetto che cambia. Ad esempio, se prendo un bicchiere e lo getto sul pavimento, sarà trasformato, non è vero? Questo cambiamento, però, non sarebbe benefico, ma dannoso per l'oggetto stesso.
Se, invece, lucido il bicchiere e lo faccio brillare, ripulendolo dai batteri che ne infestano la superficie, il cambiamento sarà benefico. Resurrezione significa qualsiasi cambiamento benefico riguardante un oggetto o un essere umano. [...]
Potete far risorgere i vostri vecchi mobili nella falegnameria, potete far risorgere la vostra casa con l’aiuto di un architetto. Stiamo, però, parlando di resuscitare il corpo umano. Resurrezione, quindi, significa qualsiasi cambiamento edificante.
Non è possibile rimanere fermi. Dovete andare avanti o indietro. Non è forse una grande e meravigliosa verità, quella per cui in questa vita non si può rimanere fermi? Dovete accettare i cambiamenti dannosi per voi oppure quelli benefici.
La "commedia" della vita
Le stelle del cinema appaiono nel cielo della fama, scintillano per un po' e poi svaniscono, per ritornare, forse, a recitare solo poche volte ancora. Dopo qualche esibizione, dopo aver irradiato per un breve periodo il fulgore dell’intrattenimento, si uniscono alle ombre dell’ignoto.
Lon Chaney, con i suoi strani personaggi, e Rodolfo Valentino, con le sue toccanti, preziose storie d'amore, hanno intrattenuto il mondo innumerevoli volte, ma entrambi se ne sono andati per sempre, a intrattenere le forze sconosciute della terra mistica.
Il giovane, il vecchio, il re, lo schiavo, il personaggio più famoso di tutti i tempi, la persona più rinomata di ogni nazione, il padre benvoluto, la madre adorata, gli amici affettuosi, l’innamorato gioioso, l'amato più dolce e fedele, il cane, la balena, l’uccello e il giglio sono tutti riuniti per recitare nuovi drammi sullo schermo del tempo.
La Storia, l’introspezione, l’immortalità, il tempo, lo spazio, l’etere, la ragione, la memoria, Dio e i suoi santi che se ne sono andati per sempre sono gli unici spettatori in questo cinema cosmico.
Noi siamo gli attori. Le stelle, i fiumi, gli oceani, le spirali di nebulose, le fornaci solari, i cataclismi, i nubifragi, i fulmini, gli abissi spalancati, gli inverni imbiancati di neve, le primavere fiorite, le estati rigogliose, le lacrime di pioggia e le nubi cariche di dolore: tutti sono pronti ad aiutarci a recitare il dramma della vita e della morte, dell’andare e del venire, dell’apparire, dello scomparire e, forse, del riapparire.
Di tanto in tanto, la ragione ci permette di sbirciare, attraverso le finestre della Storia, nel magazzino delle innumerevoli bobine nascoste, con le immagini dei tempi primordiali, paleolitici, antichi e moderni.
Sappiamo che nel cinema cosmico c'è solo un piccolo pubblico permanente, fatto di coloro che non sono mai morti. Milioni di attori umani sono venuti nel passato, hanno recitato le loro parti di gioia e di dolore — come noi, ora, stiamo recitando le nostre — e sono poi scomparsi dietro il sipario.
In ogni vita, all'uomo vengono date molte possibilità di recitare la commedia, la tragedia o il gioioso dramma dell’Esistenza, secondo i desideri del “produttore Karma” (le azioni passate); poi, però, egli deve uscire per sempre da quella particolare scena.
Nonostante il fenomeno della reincarnazione, ogni persona vive solo una volta come il medesimo individuo, perché non ricorda le proprie vite passate. Shakespeare ha vissuto una sola volta come Shakespeare. John Milton, Napoleone, Gengis Khan, ognuno di loro ha vissuto una volta sola. Anche se Mussolini fosse la reincarnazione di Cesare, non lo ricorderebbe, e neppure lo saprebbe.
Ogni vita è un film, con varie parti e varie scene.
Quando la morte si impossessa di quella vita, il film deve essere archiviato per sempre. Ogni vita, con i suoi drammi, una volta proiettata in questo cinema cosmico non può essere replicata. Sembra che Dio e l’Immortalità, essendo stanchi della loro solitaria immutabilità, abbiano organizzato questo cinema cosmico per il loro diletto, e che “Padre Tempo” stia mostrando le immagini di un incessante cambiamento.
Nel mondo del cinema, un grande attore può essere messo da parte per un po', ma è possibile che ritorni nuovamente. Nel dramma della Vita, invece, ogni essere umano, una volta finito di recitare, se ne va per sempre, smettendo i panni di quel particolare individuo.
Attraverso la reincarnazione potrà apparire di nuovo per recitare un’altra parte, purché abbia cambiato completamente i suoi abiti di carne, cervello e memoria.
Anche in questo caso, però, rimarrà inconsapevole di aver recitato in precedenza.
Solo pochissimi attori, come Cristo, Buddha, Babaji, Shankara ed Elia, pur essendo venuti con abiti di carne completamente nuovi, conoscevano le parti che avevano recitato nelle vite passate.
Quando un attore si impegna a interpretare nuovi ruoli, è meglio che mostri anche caratteristiche completamente nuove, poiché la memoria e l'abitudine potrebbero ostacolarlo. È meraviglioso che ogni anima — pur essendo immortale e rimanendo inalterata nel corso di innumerevoli incarnazioni — possa ricordare soltanto la sua vita attuale.
È bene che l'essere umano sappia di dover recitare il dramma della vita una volta sola, per essere poi richiamato nel luogo da cui è venuto.
Molte persone rimanderebbero lo sforzo di fare del loro meglio, se sapessero di avere un’altra possibilità; e molti non avrebbero il coraggio di provare a recitare bene, se sapessero di aver recitato molto male nelle vite passate.
Se un assassino, una volta rinato, ricordasse le sue azioni nella vita precedente, potrebbe non fare alcun tentativo per redimersi o potrebbe perfino essere tentato di uccidere di nuovo. Se un uomo ricordasse, in questa vita, di essere stato un fallimento o un malato cronico nella vita precedente, sarebbe troppo scoraggiato per cercare di superare le avversità o di guarire quando è malato.
Per questi motivi, è meglio che le persone non ricordino chi erano o quali posizioni occupavano nelle vite passate.
Recitare una parte
Se ricordassimo tutte le persone che abbiamo amato nelle vite passate, vorremmo averle ancora con noi e trascureremmo il mondo attuale. Il padre di famiglia muore con l’amore nel cuore per i propri familiari.
Questo attaccamento d’amore diventa amore impersonale, coltivato nell'anima, che in una successiva incarnazione cerca di espandersi in un ambiente nuovo e più vasto.
Noi pensiamo che saremmo soddisfatti, se solo potessimo sapere dove sono andati i nostri cari che ci sono stati strappati dalle braccia; ma non è così. Nel dolore della separazione vi è la prova dell’amore. La morte ci insegna a essere innamorati solo dell’Amore Divino e a non essere attaccati al caravanserraglio di carne in cui quell’Amore temporaneamente risiede.
Se amiamo le anime, non dobbiamo cercare di tenerle accanto a noi per il nostro piacere e conforto. Se le amiamo veramente, continueremo ad amarle, soprattutto quando ci verranno portate via per avanzare nel loro cammino di reincarnazione o quando saranno chiamate a riposare nel seno del Padre.
Nel dolore della separazione dai loro cari a causa della morte, gli stolti piangono per un po' e poi dimenticano. I saggi, invece, trovano dentro di sé l'impulso per cercare l’amore perduto nel cuore dell’Infinito. Ciò che perdiamo nella vita finita, dobbiamo cercarlo nelle sale dell’Infinito.
La malattia, il dolore e il dispiacere sono il risultato dell’aver recitato, con ignoranza, parti sbagliate sullo schermo della coscienza. A prescindere da chi muoia o da quanto malati o poveri siamo, dovremmo dire, con comprensione e serenità: "Devo recitare bene la mia parte, per realizzare un buon film con cui intrattenere il Padre".
Quando avremo conosciuto l’arte di recitare bene senza essere interiormente turbati, il Padre ci dirà: "Ora non devi più recitare. Vieni, siediti con Noi nel palco dell’Immoralità e dell’Immutabilità e guarda con gioia sempre nuova i film della vita, che cambiano continuamente nel Mio Cinema Cosmico."
"Figlio mio, sono Io, il tuo Padre Infinito, a essere diventato gli esseri umani, gli animali, gli uccelli e le piante. Tu e Io siamo lo schermo, la luce, il film, gli attori, il pubblico, la vita, la morte e tutte le altre cose che ho creato per goderMi il dramma della finitudine.
Io non ho bisogno di questa commedia; non è necessaria per la Mia perfezione, perché sono già completo in Me stesso. Tuttavia, la recito perché so che non potrò mai cambiare il Mio umore gioioso, anche quando vedo Me stesso ricevere un proiettile nel corpo di Nelson o nascere nel corpo del Cristo bambino.
Penso spesso di esserMi perduto nei Miei molti corpi, ma poi rido e dico a Me stesso: “Non sono mai stato morto, anche se sono Morto; non sono mai stato perduto, anche se Mi sono perso; non ho mai sofferto, anche se ho pianto molte volte”. Figlio, Io godo di ogni cosa, e chi riesce a sorridere durante il suo dolore più profondo saprà che lui e Io siamo Uno".
Data di Pubblicazione: 22 aprile 2022