Le prove scientifiche e metafisiche della presenza divina nell'Universo, leggendo l'anteprima del libro di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies.
Le prove scientifiche e metafisiche della presenza divina nell'Universo
Non ci sono mai state così tante scoperte scientifiche, e tanto spettacolari, in un tempo così breve come in quest’ultimo secolo. Tali scoperte hanno rivoluzionato la nostra visione del cosmo e riaperto con decisione il dibattito sulla questione dell’esistenza di un dio creatore.
Come un fiume in piena, la fisica è straripata uscendo dai suoi argini e ha invaso l’ambito della metafisica. Da questo incontro sono scaturiti degli elementi che mostrano la necessità di un’intelligenza creatrice. Queste nuove teorie infiammano da circa un secolo le discussioni degli scienziati, ed è proprio questa la storia che vogliamo raccontare in questo libro.
Viviamo infatti un momento straordinario della storia della conoscenza. I progressi della matematica e della fisica sono stati tali che argomenti considerati fuori della portata del sapere umano, com'è il tempo, l'eternità, l’inizio e la fine dell'Universo, l’improbabilità delle leggi dell'Universo e della comparsa della vita, sono diventati oggetti di studio da parte della scienza.
Questi progressi scientifici all’inizio del ventesimo secolo hanno provocato un’inversione del pensiero rispetto alla tendenza dei secoli precedenti, in cui si riteneva che l’ambito scientifico fosse incompatibile con qualsiasi discussione sull’esistenza di Dio.
L'impatto di traguardi scientifici rivoluzionari
Il primo traguardo riguarda la formulazione del concetto di morte termica dell’Universo. Effetto della teoria della termodinamica del 1824, confermata nel 1998 dalla scoperta dell'espansione accelerata dell'Universo, la teoria della morte termica implica che l'Universo abbia avuto un inizio; e ogni inizio presuppone un creatore.
Il secondo traguardo è la formulazione della teoria della Relatività, elaborata tra il 1905 e il 1915 da Einstein e confermata da numerose prove. Sostiene che il tempo, lo spazio e la materia sono strettamente legati e che nessuno di questi tre elementi può esistere senza gli altri due.
Questo implica che se esiste una causa all'origine del nostro Universo, è necessariamente non temporale, non spaziale e non materiale. Il terzo traguardo è l'ipotesi del Big Bang, formulata negli anni Venti da Friedmann e Lemaître e confermata in seguito nel 1964.
Questa teoria descrive l’inizio dell'Universo in modo così preciso e spettacolare da aver provocato un vero e proprio cataclisma nel mondo delle idee, al punto che, in alcuni paesi, gli scienziati l'hanno difesa o studiata a rischio della propria vita.
Dedicheremo un intero capitolo alle persecuzioni e alle condanne a morte ignorate o nascoste che hanno tragicamente dimostrato l'impatto metafisico di tali scoperte.
La constatazione della necessità di una regolazione fine dell’Universo è la quarta scoperta, ampiamente accettata a partire dagli anni Settanta. Per i cosmologi materialisti è così problematica che, per aggirarla, si sforzano di elaborare dei modelli puramente speculativi e assolutamente inverificabili di universi multipli, successivi o paralleli.
La biologia alla fine del ventesimo secolo ha evidenziato la necessità di un’ulteriore regolazione fine dell'Universo per permettere il passaggio dalla materia inerte a quella vivente.
In effetti, quello che in passato appariva nient'altro che un piccolo salto attraverso il fossato che separa la struttura inerte più complessa dall’esempio più semplice di sistema vivente, si è rivelato nei fatti il superamento di un abisso colossale, superamento che certamente non può essersi realizzato grazie alle sole leggi del caso.
E se oggi non sappiamo né come tale abisso possa essere stato superato né, a maggior ragione, come replicare questo processo, ne sappiamo però a sufficienza per stabilire l’infinita improbabilità di un fenomeno del genere.
Nei secoli precedenti, però, i traguardi scientifici che si sono susseguiti sembravano in conflitto con la fede
A partire dalla fine del sedicesimo secolo le scoperte e i traguardi scientifici sembravano convergere in maniera tale da minare le fondamenta dell’idea dell’esistenza di Dio e far vacillare i pilastri della fede.
Ecco qui di seguito un breve excursus storico:
- La dimostrazione che la Terra gira intorno al Sole e non il contrario (Copernico 1543 - Galileo 1616).
- La descrizione matematica di un Universo meccanico semplice e comprensibile (Newton 1687).
- La stima dell’età antichissima della Terra, che non è di poche migliaia di anni (Buffon 1787 - Lyell 1830 - Kelvin 1862).
- I postulati deterministici di un Universo in cui non c’è più bisogno di angeli per spiegare il movimento dei corpi celesti (Laplace 1805).
- L’idea che tale evoluzione dipenda non da un intervento divino ma dalla selezione naturale (Darwin 1859).
- La teoria del marxismo scientifico materialista che, come una nuova alba carica di seduzione, lasciava intravedere un mondo di uguaglianza e di giustizia (a partire dal 1870).
- Le idee di Freud (intorno al 1890) che teorizzava l’esistenza di un’umanità che non è nemmeno padrona dei propri pensieri e alla quale questa nuova scienza offriva una vita «libera dai suoi pregiudizi».
Con un certo autocompiacimento, lo psicanalista viennese parlò delle «tre umiliazioni» che l’uomo moderno aveva subito con Copernico, Darwin e con lo stesso Freud.
Le ferite all’amor proprio si andavano in effetti accumulando: l’uomo perdeva fisicamente il suo posto al centro dell'Universo, rimetteva in discussione il proprio senso di superiorità scoprendo di «discendere dalla scimmia» e infine, con la teoria dell’inconscio, perdeva persino l'autonomia e la responsabilità dei propri pensieri più profondi.
Data di Pubblicazione: 8 marzo 2024