SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 8 min

Alchimia: Scienza delle scienze

Alchimia: Scienza delle scienze

Nonostante si parli molto d’Arte Sacra, pochi sanno cosa essa sia. Scoprine di più leggendo l'anteprima del libro di Claude D'Ygé.

Alchimia, Scienza delle scienze

Pubblicando questo libro in tempi tanto tormentati, non abbiamo il desiderio di metamorfosare i nostri contemporanei affamati di poteri e illusioni sugli ermetisti, né l’intenzione di provare ai nostri moderni chimici che essi si trovano nell’errore.

Con molta modestia, invece, tenteremo di restituire all’Alchimia, questa Scienza delle scienze, il suo vero volto, e di far conoscere al lettore studioso la vera dottrina, andando a spigolare nei campi alchemici. Infatti, nonostante si parli molto d’Arte Sacra, pochi sanno cosa essa sia.

L’Alchimia, da secoli e secoli, si tiene al riparo dai profani, dagli amatori curiosi e avidi di “segreti”, protetta con forza nella sua cittadella dal dragone ermetico. Vi sono ancora ai nostri giorni dei ricercatori indiscreti, degli “hobbisti”, ma a contatto con la nostra Scienza essi vengono sempre a scontrarsi con una porta saldamente bloccata, sin dal loro primo assalto. Ai nostri giorni, questi si sono gettati a capofitto nella stregoneria, nella magia, e soprattutto negli yoga occidentalizzati dai moderni “occultisti”, questi pericolosissimi seminatori d’illusioni e apostoli di errori e false dottrine. La sua trascendenza, che esclude ogni filiazione, ha messo l’Alchimia al primo posto fra le scienze tradizionali. Ella è appannaggio dei veri filosofi, in quanto l’Alchimista non ha altro scopo che la glorificazione di Dio nella materia a lui sottomessa.

Che il lettore non s’aspetti da questo libro delle rivelazioni! Ci stiamo avvicinando alla fine di un ciclo e forse alla dispersione stessa della nostra umanità. Rimarremo quindi sotto il velo imposto dalla tradizione ancestrale. Nessun Adepto ha mai esposto nei suoi scritti uno schema del procedimento operatorio in lingua volgare; anche volendolo, ciò sarebbe umanamente impossibile, poiché si tratta d’un soggetto inesprimibile e incomunicabile, ma comunque conoscibile.

Anche se il segreto dovesse essere reso noto nel gran giorno, nondimeno il “lavoro” dell’Opera non sarebbe meno arduo. Dice la Purissima Rivelazione: “Anche se la conoscenza integrale dei nostri arcani sarà usurpata da un uomo indegno di possederla, ciononostante tale uomo non potrà ottenere alcunché dalla sua opera, poiché tale opera dipende soltanto dal buon volere di Dio. Quanti hanno infatti impiegato perfettamente i veri misteri e i procedimenti della nostra Arte, e nonostante ciò non son riusciti! Infatti, essi non avevano il cuore sufficientemente puro e la fede sufficientemente grande”.

È per gli Autentici Adepti Ermetici, come per l’apostolo ch’Egli amava, che il Verbo crocifisso ha detto, indicando Maria: “Figlio, ecco tua Madre”, e proprio come l’apostolo, i Filosofi la conducono e la custodiscono nelle loro dimore, in attesa della sua Assunzione, e come l’apostolo e con l’apostolo essi vegliano sulla Montagna.

Non ce ne usciremo quindi con le regole del “lavoro”, solitamente esposte da tutti gli autori che citeremo costantemente e in abbondanza: le precisazioni operatorie rimangono appannaggio esclusivo dell’iniziazione orale e del “Donum Dei”. La pratica stessa è già assai delicata ad esporsi per un Alchimista realizzato.

Questa è del resto la ragione per la quale pressoché tutti hanno iniziato le loro ricerche fisiche parlando di una materia impropria “all’Opera canonica”; nessun trattato ha mai comunicato in linguaggio intelligibile il nome della Materia, né ha mai indicato nell’ordine corretto le operazioni dell’Arte, né alcun maestro l’ha mai rivelato al suo discepolo. Ma da Ermete a Zosimo di Panopoli, e da quest’ultimo sino a Cyliani e Fulcanelli, tutti hanno parlato nel medesimo linguaggio, utilizzando gli stessi simboli e gli stessi artifici. Qui risiede un fatto stabilito in ogni campo, qualunque esso sia: la Verità è sufficiente a sé stessa e consacra, in qualunque cosa in cui risieda, la costanza e l’assiduità. Troviamo così la prova suprema della realtà alchemica venire prima d’ogni esperienza, com’è vero che la menzogna non potrà mai sopravvivere, soprattutto attraverso innumerevoli secoli di Tradizione e di scienza, invariabili nella loro essenza.

Non molto tempo fa si diceva nell’ambiente scientifico che Lavoisier avesse dato il colpo di grazia all’Alchimia. Ma come avrebbe potuto, ignorando tutto di questa scienza i cui veri Adepti, assai rari del resto, vivevano, e vivono tutt’oggi, in margine alla scienza ufficiale e alla società?

Si ritorna quindi alla concezione millenaria della materia unica, e pertanto soggetta agli avatar della specie e della forma, a seguito duna lunga deviazione attraverso tutte le sottigliezze di un positivismo cieco, il cui progresso, al di fuori dalle leggi dello Spirito, la rende incredibilmente pericolosa.

L’Alchimia non è un sogno

L’Alchimia non è un sogno, almeno per i grandi Adepti quali furono Basilio Valentino, Nicolas Flamel, Raimondo Lullo, Nicolas Valois, il Trevisano e molti altri: per costoro essa fu una realtà tangibile.

Il nostro scopo, nello scrivere questo libro, non è di fare opera di volgarizzazione, ma di permettere a tutti i cercatori sinceri, alle “vittime” dell’agitazione del secolo, di trovare delle preziose indicazioni estratte dai migliori autori che eviteranno loro, lo speriamo sinceramente, d’esser tratti in inganno dall’imbroglio della letteratura occultista.

È nella solitudine e nella tranquillità, in campagna se possibile, ch’essi scopriranno la purezza dell’ambiente indispensabile al loro lavoro, e raggiungeranno così il perfetto equilibrio e la pace spirituale. Queste sono, del resto, delle semplici condizioni esteriori, il cui considerevole interesse passa sovente inosservato al cercatore e il cui rispetto s’impone se non si desidera errare e alla fine piombare nella disperazione per i continui insuccessi. Nulla impedisce maggiormente l’acquisizione della Conoscenza del fondo di scetticismo e di materialismo inerente, in diversa misura, ad ogni creatura umana.

Anche se molti sono ancora persuasi che l’Alchimia abbia dato i natali alla chimica e che gli alchimisti siano oramai scomparsi (e siamo a due errori...), vi sono ancora ai nostri giorni molti “cacciatori” della “chimera dorata” e fedeli della “Via Stretta”; ciò senza ombra di dubbio. Ma da qui a credere che vi siano ancora molti autentici Alchimisti, non è che illusione! Limojon de Saint-Didier, nel suo Trionfo Ermetico, non dice forse: “Ricordatevi, figli della Scienza, che la conoscenza del nostro magistero viene più dall’ispirazione del Cielo che dai lumi che possiamo acquisire da noi stessi”? Anche altri filosofi hanno detto che la conoscenza degli arcani della Grande Opera non può giungere che da un dono di Dio o dall’affetto di un amico. L’uno e l’altro non sono mai mancati “ai poveri lavoranti nell’agricoltura celeste”: la Tradizione si perpetua senza nulla perdere della sua purezza e del suo mistero, ed è certo che il deposito sapienziale non sarà donato da Dio che a coloro ch’Egli giudicherà degni di conoscerlo o di trasmetterlo.

Coloro che comprendono che l’Opera esige fede, coraggio, pazienza e soprattutto umiltà, concluderanno che di Alchimisti ve ne devono essere molto pochi. Non dimentichiamo l’avvertimento di Rabelais che la Conoscenza richiede: “Intelletto più che umano, virtù meravigliosa, coraggio invincibile, sobrietà senza pari, contentatura facile, fermezza perfetta, disprezzo incredibile di tutte quelle cose per cui gli uomini vegliano, corrono, s’affannano, navigano, combattono”. Ecco perché i lavori filosofici non si adattano all’esistenza banale e ordinaria, solitamente scelta o accettata. L’Alchimia, proprio come una giovane donna, bella e virtuosa, è una Maestra adorabile, sicura, ma assoluta ed esigente. È molto utile ciò che ci dice, nella sua Prefazione, il sapiente autore dell’anonimo manoscritto La Guida caritatevole che tende la mano ai curiosi dell’Alchimia: “... il duro lavoro della prima operazione, la lunghezza della seconda, la diversità dei regimi, la varietà dei colori da osservarsi con attenzione, un’applicazione continua, rinunciando ad ogni sorta d’affari, alla conversazione, alle passeggiate, ai giochi - in poche parole morire alla vita civile - tutto ciò allontana e spaventa molte persone, e dopo tutto questo, spesso non si giunge nemmeno al fine desiderato”.

Nel corso di quest’opera il lettore comprenderà , lo speriamo, come avevano ragione il Trevisano, Basilio Valentino, il Cosmopolita, Nicolas Flamel, Eireneo Filalete, e tutti coloro che nel corso dei secoli fecero di questa ricerca lo scopo dei loro lavori e la ragion d’essere della loro esistenza.

Più lontana di quanto sembri, soprattutto quando viene intravista, la rivelazione integrale di questa terra s’oppone e si sostituisce ad ogni altro ideale, nell’impressione immediata, assoluta e definitiva, che, senza questa certezza, la nostra miserabile esistenza non varrebbe la pena d’esser vissuta.

Sebbene immerso nelle tenebre, l’uomo rincorre la Luce; il desiderio di conoscerla ne prova l’esistenza. L’Adepto non potrebbe compiere delle ricerche inutilmente; l’idea del sublime prova che il sublime esiste.

Ed è assurdo pensare che Dio non ci abbia dato i mezzi per afferrare i grandi principi naturali, in quanto, innanzi ai nostri occhi, Egli ne diffonde i fenomeni con tanta profusione.

Data di Pubblicazione: 23 maggio 2019

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