SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Aleister Crowley, Dion Fortune e l’Alta Magia

Aleister Crowley, Dion Fortune e l’Alta Magia

La morte dei due più importanti maghi del secolo scorso, due personalità diverse che non tradirono mai la loro missione descritte da Alan Richardson.

Concepirono un Eone...

Morirono a distanza di un anno l’uno dall’altra: lei presso il Middlesex Hospital, avvolto dallo smog di una Londra danneggiata dai massicci bombardamenti di una guerra di sei anni; lui nell’aria salmastra di Hastings, in una maestosa pensione dal nome evocativo e curiosamente appropriato di Netherwood [Bosco di sotto, N.d.T.].

La morte di Dion Fortune, causata l’8 gennaio 1946 da una leucemia mieloide acuta, fu piuttosto inaspettata. Era ancora giovane (aveva appena cinquantacinque anni) e aveva condotto una vita sana seguendo un’alimentazione equilibrata, allenandosi adeguatamente in varie dimensioni e svolgendo un’attività mentale stimolante con prestigiosi esseri spirituali. Una volta aveva perfino scritto un libro sulla natura della Purezza.

Quando Aleister Crowley morì di un’infezione polmonare il 1° dicembre 1947, completamente negletto, nessuno se ne sorprese. In realtà, tutti si meravigliarono di quanto a lungo fosse durato. Aveva settantadue anni, alle spalle una vita di avventure, indecenza ed eccessi. Aveva avuto a che fare con i demoni più oscuri, era stato bollato dalla stampa nazionale come l’uomo più maledetto del mondo e, alla fine, il corpo distrutto dalle droghe aveva ceduto.

Quando lui venne a sapere della morte di lei, la sua reazione fu piuttosto fredda e laconica. Si interrogò sul futuro dei suoi seguaci perché, vedendo diradarsi i propri, non gli sarebbe dispiaciuto appropriarsene. Tuttavia, le sue aspettative furono deluse. Dion Fortune non gli lasciò in eredità niente di tanto ovvio. Agli occhi della storia, sempre piuttosto superficiali, i loro spiriti divergevano.

Non furono mai amanti, questo sia chiaro. Si conobbero solo alla fine delle loro vite. In un’epoca in cui il telefono era ancora un lusso e gli scambi epistolari incredibilmente frequenti, la loro corrispondenza fu vivace ma mai romantica né profonda. Purtroppo, di tutto questo non è sopravvissuto quasi nulla.

Furono tutt’al più accomunati dal contatto psichico reciproco con un essere disincarnato che dimora negli abissi della psiche umana e dello spazio interstellare. Se si fossero incontrati quando lei era una giovane e fertile sacerdotessa e lui Pan Itifallo, Crowley probabilmente le avrebbe inflitto il Bacio del Serpente, mordendole il labbro inferiore per soggiogarla completamente al suo potere amorale. Lei magari sarebbe diventata una sua discepola. E però più plausibile che Dion Fortune si sarebbe rivelata molto più potente di quanto lui potesse gestire, e questo probabilmente lo sapevano entrambi.

Quindi non furono mai amanti in senso terreno, né svolsero opere di magick nella privacy delle stanze di Hastings. Tantomeno lui avrebbe mai potuto varcare la soglia dei templi che lei aveva fondato a Londra e Glastonbury.

Eppure, Aleister Crowley e Dion Fortune produssero assieme qualcosa di straordinario, che continua a influenzarci nel XXI secolo.

Concepirono un Eone...

La morte e il dopo

Se avessimo potuto seguire le loro anime dopo la morte, le avremmo viste attardarsi in un luogo di chiara luce bianca che la Tradizione orientale chiama Kamaloka o Piano dei Desideri. Qui entrambi devono aver esaminato le proprie azioni come proiettate sullo schermo di un cinema, stabilendo le modifiche da apportare nelle loro incarnazioni successive sulla Terra. Non possiamo sapere cosa abbiano visto né sentito le anime di Aleister Crowley e Dion Fortune quando attraversarono questo inevitabile processo, ma partendo dai dettagli esterni delle loro vite possiamo trarre le nostre conclusioni e lavorare al rovescio, fino alla fonte. Per parafrasare il poeta W. B. Yeats, un mago eccelso lui stesso, questo è un “appassire nella radice”.

Il fatto è che, almeno in superficie, Aleister Crowley e colei che usò il nome di penna “Dion Fortune” erano profondamente diversi. Lui era famoso in tutto il mondo con molti nomi e titoli, tra cui Maestro Therion, Perdurabo, Baphomet e la Grande Bestia. Lei era felice di utilizzare il suo nome da sposata, Violet Evans, sebbene gli amici la chiamassero semplicemente “Dion”, altrimenti indicata come DF.

L’uomo, come abbiamo visto, era generalmente considerato un individuo ambiguo e dotato di genio. All’interno del suo circolo ristretto, quasi locale, la donna passava per una persona luminosa seppur con lati tenebrosi. Un’oscurità che uno esibiva pubblicamente ad ogni occasione e l’altra rifuggiva, ove possibile. Quando lui morì, la notizia attraversò il mondo e diverse persone tirarono un sospiro di sollievo. Dopo tutto, per decenni la stampa internazionale l’aveva messo alla gogna come “l’uomo più maledetto del mondo”, cosa di cui molti erano convinti. Dall’altro lato, lei era conosciuta dalla sua cerchia di seguaci come una versa Sacerdotessa della Luna e andò incontro a una morte serena e radiosa, senza che nessuno, al di fuori dei suoi accoliti, sapesse nulla o se ne curasse più di tanto.

Non conosciamo le ultime parole di Dion, ma essendo stata per anni una medium potente e avendo scritto un libro dal titolo Through the Gates of Death [Attraverso i cancelli della morte], l’imminenza della propria dipartita non dovette turbarla. Nel suo volume, descrive in che modo l’adepto incontra la morte:

Quando per l’adepto arriva il momento del trapasso, egli chiama a sé le persone più care perché lo aiutino nella partenza e lo accompagnino nelle prime fasi del suo viaggio. Chi può essere fisicamente presente si riunisce intorno a lui, chi è impossibilitato a esserci lo raggiunge in proiezione astrale, e chi ha già oltrepassato i Cancelli è convocato per aspettarlo sulla soglia.

Aveva esplorato i Piani Interiori per la maggior parte della sua vita, quindi sapeva cosa fare e dove andare dopo aver esalato l’ultimo respiro. Di contro, le ultime parole di Crowley restano incise nella memoria come “Sono perplesso” o “Qualche volta mi odio”. D’altro canto, Deirdre MacAlpine raccontò che quando gli andò in visita con suo figlio lo trovò di buon umore e particolarmente loquace. Al momento del suo trapasso la quiete fu interrotta da un’improvvisa raffica di vento e dal rombo di un tuono, e lei percepì che gli dèi lo stavano riaccogliendo a casa. La grande medium Eileen Garrett aggiunse: “Alcuni dei suoi fedeli seguaci che rimasero con lui sino alla fine mi hanno assicurato che, al momento della morte, il suo corpo brillava di una luce intensa”.

La cremazione di Crowley avvenne a Brighton, una grande località balneare sulla costa meridionale, oggi rinomata capitale gay dell’Inghilterra. Vi assistette una dozzina di persone, descritte da un osservatore anonimo e piuttosto snob come “un’accozzaglia di impermeabili sgualciti, colpi di tosse, sciarpe sgargianti, teste calve e la scia indefinibile di Charlotte Street e Soho”. Uno dei partecipanti era il vecchio amico di Crowley, Louis Wilkinson, che lesse con voce magnificamente cadenzata l'"Inno a Pan", la parte dedicata alle collette e agli inni della Messa Gnostica e alcuni passaggi scelti de Il Libro della Legge. Sebbene Crowley si autodefinisse un poeta, probabilmente il suo pezzo migliore era l'"Inno a Pan", con le superbe righe di apertura:

Fremi di dolce ardore nella luce, Uomo! Mio uomo! Esci precipitoso dalla notte di Pan!
Iò Pan!
[Traduzione di S. Fusco in Aleister Crowley: la Bestia 666, Edizioni Mediterranee, Roma 2006.]

Come potete immaginare, la fine di Crowley non fu delle più cristiane. Poco dopo la cremazione, un giovane scrittore di nome James Laver accennò a Wilkinson: “Sa, mi piacerebbe scrivere della vita di Crowley ora che è sicuramente morto”.

Wilkinson si girò lentamente verso di lui e gli domandò: “Ah... ma cosa intende per sicuramente morto?”.

Del funerale di Dion Fortune non sappiamo nulla. Tuttavia, nonostante le manifeste tendenze pagane negli ultimi anni della sua vita, possiamo immaginarcelo tinto da una forte enfasi cristiana, per via dell’influenza del suo successore Arthur Chichester, di estrazione gesuita, che lei considerava il suo Sacerdote del Sole. Per una che aveva sempre avuto a che fare con l’androginia dello spirito umano, e magari con quella del suo stesso sé, non sorprende che sia morta nella clinica di Londra che portava il nome di Middlesex [“Sesso di mezzo”, N.d.T.]. Da lì il suo corpo fu trasportato a Glastonbury, nel Somerset, dove raggiunse simbolicamente “l’Ovest”, come si dice avvenisse per le grandi figure della mitologia celtica ed egiziana alla fine della loro vita, dopo aver compiuto la propria missione. Fu seppellita nel cimitero di St. Edmunds Hill, lungo la Wells Road, a cinque minuti di cammino dal centro di Glastonbury.

Almeno Crowley, come aveva osservato il giovane James Laver, questa volta era “sicuramente morto”. In realtà, diciassette anni prima aveva simulato la sua dipartita, abbandonando il portasigarette e una lettera di addio scritta a mano sulle scogliere incise dalle onde di Boca do Inferno (Bocca dell’Inferno), una spaventosa gola sul mare tra Sintre ed Estoril, vicino Lisbona. Forse fu una mossa per liberarsi dei creditori e incrementare le vendite dei suoi libri; oppure faceva parte di un piano a lungo termine dell’intelligence britannica, per fargli assumere un basso profilo nel resort vicino di Cascais e spiare i tedeschi di spicco che pullulavano in quel posto; magari era semplicemente un tentativo di sfuggire a un’amante rifiutata di nome Hanni Jaeger. Sulla stampa francese si vociferava che fosse stato assassinato dai vicari del Vaticano. Un gruppo di seguaci inglesi svolse una seduta spiritica, per provare a contattare il suo spirito nell’aldilà. In realtà Crowley aveva attraversato il confine spagnolo, dove si divertiva un mondo a leggere gli articoli di giornale che parlavano del suo suicidio.

Potremmo supporre che la morte di Dion Fortune nel 1946 fu altrettanto certa del trapasso di Crowley l’anno seguente. Un mio conoscente, persona serissima e in ogni senso straordinaria, mi ha tuttavia confessato di averla conosciuta da giovane tra il 1949 e il 1950. Assieme avrebbero svolto pratiche magiche molto diverse e lui avrebbe scoperto che, tre anni prima, lei aveva simulato la sua morte per sfuggire all’atmosfera restrittiva del gruppo che aveva fondato. La conobbe a Londra ed ebbero una relazione a Kewstoke e Uphill nel Somerset, piccoli villaggi non lontani da Weston-super-Mare, dove lei aveva vissuto da ragazzina. Viaggiarono sotto le mentite spoglie di zia e nipote, e la loro fu una storia esclusivamente di sesso, sebbene non scevra da affetto. Si separarono perché il mio conoscente era in procinto di sposarsi, poi lui perse completamente le sue tracce e non ha mai saputo quando sia morta realmente.

Mai morti realmente

Se questa incredibile storia fosse vera, è possibile che Dion Fortune si sia ispirata alla fuga temporanea di Crowley, di cui all’epoca doveva essere a conoscenza. Mi preme tuttavia sottolineare che, sebbene non metta in discussione la sincerità di questo informatore anziano, non esistono prove sulla veridicità del suo racconto. D’altro canto, le mie indagini esaustive non ne hanno nemmeno portato alla luce prove contrarie. Che Dion Fortune sia morta effettivamente nel 1946 o che abbia continuato a vivere, regalandosi avventure e uno stile di vita molto diverso nel West Country, è irrilevante. Quel che conta è che, come il mito di Crowley è più importante e potente della spesso sordida realtà dell’uomo, la storia di Dion Fortune ancora viva dopo la data accettata della sua morte la annovera tra tutti quei personaggi sacri che non sono mai morti realmente, ma in qualche modo sono riusciti a sopravvivere nel nostro mondo e anche oltre. Anzi, la leggenda di una resurrezione di Dion Fortune è assolutamente pertinente se non necessaria, a prescindere dalla realtà storica.

Queste storie hanno reso l’esistenza dei due personaggi molto più incisiva di quando erano vivi in carne e ossa. Attenzione, però, perché Crowley il Mago ha poco a che fare con Crowley l’Uomo, ed è dal primo che dovremmo essere ispirati, imparando invece dal secondo il “terribile avvertimento” su cosa non fare. L’infusione di Violet Evans nell’atmosfera della sua creazione narrativa, la Sacerdotessa del mare, conferisce alla sua ombra un potere che oggi può influenzarci dai livelli interiori.

Apparentemente Aleister Crowley e Dion Fortune furono molto diversi, ma come vedremo erano accomunati da un aspetto: entrambi si dedicarono all’Alta Magia (in qualsiasi modo vogliate chiamarla) con tutte le fibre del loro essere, ogni singolo istante delle loro vite. Non scesero a compromessi né tradirono mai la loro missione e in qualche sottilissimo modo sono riusciti a trasformare la coscienza di generazioni di persone non ancora nate. Quel che conta non è che fossero bizzarre parti di un puzzle complesso in cui erano tasselli a incastro, ma che le loro sinuose e armoniche forme abbiano plasmato per tutti noi uno Yin Yang di significato cosmico.

Data di Pubblicazione: 14 febbraio 2019

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