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Alieni a Costantinopoli

UFO su Bisanzio - Alfredo Lissoni - Speciale

Scopri come gli alieni dallo spazio iniziarono a scorrazzare nei nostri cieli dai tempi di Alessandro Magno, leggendo l'anteprima del libro di Alfredo Lissoni.

Alieni a Costantinopoli

Una croce per l’imperatore

28 ottobre 312, Ponte Milvio, Roma. Le legioni dell’imperatore romano Costantino, che governava le regioni occidentali dell'Impero, attendevano schierate in assetto di guerra, pronte a gettarsi contro le armate di Massenzio, "l’usurpatore".

Quarantamila armati, fedeli alla Roma antica, pronti a morire contro le forze preponderanti del nemico, forte di più di centomila uomini: 170.000 fanti e 18.000 cavalieri.

Massenzio, imperatore in Italia e in Africa, non era riconosciuto come pari dagli altri membri della tetrarchia, il gruppo di quattro che governavano gli sterminati territori dell'Impero romano.

La leggenda vuole che la notte prima della battaglia, che avrebbe spalancato la strada alla nascita dell'Impero bizantino, Costantino sognasse (secondo lo storico Eusebio di Cesarea) o addirittura vedesse in cielo (nella versione dello storico Lattanzio) una croce di fuoco con una scritta in greco, “Con questo vinci”.

L'imperatore pagano, poi convertitosi cristiano, avrebbe fatto incidere il marchio del Messia sugli scudi delle armate romane e, miracolosamente, avrebbe avuto ragione delle forze preponderanti del nemico.

Nel 325 avrebbe unificato il cristianesimo contro le eresie e, alla dissoluzione dell’Impero romano, seguendo la sua grande devozione un nuovo impero sarebbe sorto, una teocrazia ove la religione regolava la vita di trenta milioni di sudditi e tutto permeava e ove il potere, di discendenza divina, sosteneva di agire in nome e per conto dell’Onnipotente, considerando i territori dell’Impero un'estensione della Città di Dio sulla terra. Era nato l'Impero bizantino.

In tutto ciò ebbe un ruolo fondamentale la visione, in sonno o in veglia, di quella strana croce nel cielo, confermata da due storici dell’epoca. Gli UFO erano tornati sulla Terra!

 

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Gli scudi volanti di Alessandro Magno

Tornati, perché non era quella la prima volta che si mostravano ai potenti, interferendo nelle vicende belliche, piegandole al proprio tornaconto, per fini che non ci sono noti. Quasi che considerassero la Terra un loro protettorato o una loro colonia, dando dunque ragione a quella corrente di pensiero che, in ufologia, asserisce che noi saremmo un esperimento degli extraterrestri, una scimmia modificata geneticamente e dotata artificialmente di raziocinio. Chissà.

Correva l’anno 329 a.C. e il potente generale Alessandro Magno, costruttore di un gigantesco impero che spaziava dal Mediterraneo all'India, stava guadando con le sue armate il fiume Jaxartes in India, quando improvvisamente apparvero nel cielo “due dischi d’acciaio scintillante”; la loro comparsa gettò nel panico le armate del condottiero: gli elefanti si imbizzarrirono, i cavalli scapparono, i soldati si dispersero come impazziti, in barba alla ferrea disciplina militare.

Unico a rimanere imperturbabile fu il grande conquistatore, che quelle “cose” che volavano nel cielo le conosceva già. Le aveva già incontrate sette anni prima a Tiro in Fenicia, nel moderno Libano, nel 322, quando uno “scudo volante” aveva sorvolato le armate del condottiero e dei suoi nemici schierati sul campo di battaglia in assetto di guerra, seminando il terrore.

L’ordigno "si muoveva in formazione triangolare assieme a quattro piccoli scudi". Improvvisamente il disco più grande lanciò un fascio di luce contro le mura della città fenicia assediata da Alessandro, quindi, la sorvolò in cerchio e sparò una serie di raggi luminosi che distrussero le torri e le altre fortificazioni della città.

Il condottiero approfittò immediatamente di quell’insperato aiuto dal cielo per prendere Tiro; gli UFO, commenta lo studioso inglese Peter Brookesmith,

"rimasero al di sopra dell’armata macedone sino a che la città non fu interamente conquistata. Solo allora decollarono tutti assieme e scomparvero".

Quello fu solo il primo atto di una serie di “interferenze” che non solo avrebbero interessato pesantemente il nostro pianeta in tempi non sospetti, quando ancora di UFO nessuno aveva mai parlato, ma sono la dimostrazione che qualcuno, lassù, ci ha sempre spiato.

È non si è limitato a restare in disparte. Questi interventi, documentati nel mondo greco-romano come pure a Babilonia e a Sumer, nell’Egitto dei faraoni e nella Cina della Dinastia Tang (618-907), sono solo la punta dell'iceberg di un più complesso piano di ingerenze che ebbe il suo culmine in un periodo storico e in un'area geografica non particolarmente nota ai più, perché solitamente snobbata o insegnata in maniera maldestra a scuola: il mondo greco-bizantino, teatro di questi insoliti eventi sulla capitale e fino ai suoi più estremi confini e possedimenti. E non solo.

L'intera area mediterranea fu interessata da queste strane apparizioni, in pieno Medioevo.

 

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Piogge di UFO, piogge di sangue

Narrano difatti le antiche cronache che quando nel 432, “mostri volanti” furono visti attraversare i cieli dell'Arabia, su Costantinopoli piovve una strana “cenere”; nel 523 il fenomeno si ripeté, ma questa volta gli scribi dissero che sembrava “lana e latte” e, nella Toscana bizantina, fu accompagnato dalla presenza in cielo di “figure mostruose e di un'eclisse solare”; cinquecento anni dopo, nel 940, su Bisanzio cadde addirittura qualcosa che assomigliava al sangue.

Circa la “lana” e la “cenere”, probabilmente si trattò di un fenomeno ben noto agli ufologi, quello della caduta dal cielo di bambagia silicea, forse un residuo di combustione dei motori degli UFO.

Negli anni Cinquanta il fenomeno fu segnalato ripetutamente; questa sostanza, effettivamente simile alla lana o alle ragnatele, cadde anche su Firenze il 27 ottobre 1954 e, prima che si volatilizzasse, fu analizzata dall'Istituto di Chimica Analitica dell’Università; risultò essere una "sostanza fibrosa composta prevalentemente da vetro borosiliceo di natura ignota".

Anche la pioggia di “sangue” è ricorrente. “Pioggia rossa” è caduta nel Kerala indiano nell’estate 2001 e in quella del 2006; la sostanza fu analizzata: conteneva carbonio, ossigeno, silicio e ferro. Cosa fosse non si capì; l’astrobiologo e padre della teoria della panspermia Chandra Wickramasinghe, disse che "forse era composta da organismi di origine extraterrestre".

Nel 762 su Ascoli erano piovuti “sassi”, che forse pietre non erano. Chi ricorda la “pioggia di ghiaccio dal cielo” che nel 2000 funestò Italia e Spagna, da nord a sud?

Nessuno fu in grado di spiegarla e si tirarono in ballo, a sproposito, gli scarichi degli aerei. E nessuno ricordò una vecchia teoria dell'ingegner Renzo Boscoli, secondo cui il “ghiaccio celeste” era il prodotto di scarto della combustione dei "rotori magneto-giroscopici che alimentavano i motori dei dischi volanti".

Boscoli era convinto che gli uro volassero utilizzando la fusione magnetica,

"ottenibile per mezzo di campi magnetici contenenti plasma riscaldato da scariche elettriche e isolato dal contenitore, grazie a un magnete toroidale".

 

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Il raffreddamento dei motori produceva quello strano ghiaccio chimico che a più riprese era piovuto dal cielo in tutto il mondo, dall'Italia sino alla Cina. Come quella volta che, era il 1950, dopo il passaggio di una squadra di dischi volanti, su Exmoor nel Devon, Inghilterra, una pioggia di dischi di ghiaccio di diversi chili si era abbattuta su un gregge di pecore, uccidendo un montone sotto lo sguardo attonito dei pastori.

Ma andiamo avanti. Nel 930 “fuochi aerei” e ‘uomini che combattevano per l’aria” furono segnalati a Napoli e in Asia Minore. Nel 664 sull’Africa settentrionale “piovvero sassi e sangue”. Accadde anche in Lombardia, sempre in quell’anno, mentre a Roma comparve in cielo “una grande stella splendente” e contemporaneamente “si ebbero visioni di corpi mostruosi con voci spaventevoli in cielo”.

Nel 673 apparvero “due comete” nel cielo della Lombardia e subito dopo si verificò una pestilenza nella regione. Su Costantinopoli, nel 704, “piovve lana” mentre la gente segnalava nel cielo “visioni mostruose”. Sempre in quell’anno a Viterbo il passaggio di una “grande cometa” fece piovere sulla gente “latte e sangue”.

Nel 727 su Antiochia piovvero sassi e molte persone e animali rimasero uccisi o feriti; in contemporanea in Sassonia, Germania, la pioggia di sassi fu seguita da un terremoto mentre in Francia “piovve sangue” e vi fu una “caduta di faville dal cielo”.

Sempre quell’anno a Roma apparvero in cielo “due comete”. “Furono visibili per quindici giorni”, riportano gli annali dell’epoca. A Costantinopoli, nel 728, "si ebbe un lento passaggio, nel cielo, di due comete, di cui una si spostava davanti al sole e l’altra la seguiva a ruota. Immediatamente dopo si verificò una grande carestia".

In Medio Oriente, nel 764, per la durata di parecchi giorni, dopo l'apparizione di una “grande cometa”, si udirono “voci spaventevoli seguite da un forte terremoto”. In quello stesso anno a Roma fu visibile una specie di “corona” intorno al Sole.

 

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Nell'805 in Medio Oriente furono segnalate “piogge di sangue e lana”; “molti fuochi notturni” apparvero a Napoli nell’ 847, mentre a Roma e a Brescia “piovve sangue”; tre anni dopo in Toscana si verificò un fenomeno insolito, una pioggia di “sassi”, non sappiamo se di origine meteorica, che “uccise molti uomini e animali”.

Nell’890 sempre in Toscana si assisté alla comparsa di “molti fuochi per l’aria”, seguita da una pioggia di “sangue”. In Lombardia furono visti in cielo “mostri con voci spaventevoli”. Nel 913 tornarono i “fuochi nel cielo” e “piovve lana”.

Il 2 maggio 1002 i saraceni stavano assediando Bari, capitale dell’Italia bizantina; "un saraceno di vedetta sulla torre del monastero di S. Bernardo vide in pieno giorno una grande stella avvicinarsi alla città, provenendo da ponente e raggiungendo velocemente il porto per inabissarsi, provocando tre grandi ondate", racconta lo studioso Solas Boncompagni; "il saraceno ne rimase esterrefatto a tal punto da interpretare il fenomeno come un infausto segno per gli assedianti".

E così fu: la città fu salvata per l'intervento della flotta del doge Orseolo II. Gli UFO tornarono nel cielo barese il 12 febbraio 1106, allorché “misteriose luci” disegnarono in aria un curioso carosello.

"Si inseguivano e alcune di esse cadevano verso terra; di queste però non fu rinvenuta traccia", scrissero le cronache dell’epoca.

 

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Data di Pubblicazione: 24 aprile 2023

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