Il biocomplesso intestinale
Il biocomplesso intestinale
Come la natura ha “inventato” un equilibrio e come l’uomo può sconvolgerlo.
L’apparato digerente è suddiviso in varie sezioni che nel complesso presiedono alle funzioni di digerire, assorbire ed eliminare il cibo ingerito.
Quest’ultimo, dopo essere stato triturato nella bocca, viene parzialmente digerito nello stomaco e arriva nel duodeno dove l’acidità provocata dai succhi gastrici viene in buona parte neutralizzata dai bicarbonati che, assieme agli enzimi proteolitici, vengono prodotti dal pancreas. La digestione dei grassi è completata dai succhi biliari prodotti dal fegato.
Come funziona l’intestino
L’intestino, schematicamente, è suddiviso in due grosse parti: il tenue e il crasso (o colon). L’intestino tenue è deputato all’assorbimento delle piccole quantità di vitamine e proteine che sono necessarie al fabbisogno giornaliero del corpo. La sua superficie è ricoperta da piccole estroflessioni della mucosa (villi) che hanno la funzione di moltiplicare la superficie assorbente del tenue.
Ciascun villo presenta numerose pieghe microscopiche (microvilli) che hanno una funzione analoga ai villi. Nel colon sono completati i processi di digestione e di assorbimento e vengono accumulati successivamente i residui indigeriti o indigeribili che contribuiscono a formare la massa fecale.
Il cibo ingerito viene chiamato “chimo” dopo l’uscita dallo stomaco, “chilo” quando attraversa l’intestino tenue e “bolofecale" man mano che procede attraverso il crasso subendo frequentemente manovre di rimescolamento e di progressione (peristalsi).
Tessuto linfatico e regolazione immunitaria
Nessuno, per molti secoli, aveva pensato che l’intestino potesse avere una precisa funzione immunitaria. Ma pochi decenni fa si è cominciato a indagare scoprendo la stretta relazione tra il tessuto linfatico presente nell’intestino e la regolazione immunitaria dell’organismo.
Quest’interazione è stata esplicitata e sintetizzata nell’acronimo MALT (Mucosa-Associated Limphoyd Tissue, tessuto linfoide associato alla mucosa), che mette in luce il collegamento delle strutture linfatiche intestinali con le mucose del corpo per formare una sorta di equilibrio immunitario ove sia possibile. La mucosa intestinale produce anche un tipo di anticorpi che, anziché essere trasportati dal sangue e dalla linfa, vengono liberati all’esterno e quindi si trovano a stretto contatto con il lume intestinale e il suo contenuto.
Questi anticorpi, denominati IgAs (immunoglobuline A secretorie) formano un peculiare sistema difensivo della mucosa gastroenterica che, come una pellicola protettiva, riveste le mucose, mostrando una spiccata attività antivirale e antibatterica selettiva. Gli anticorpi hanno anche un’azione sulla costituzione fibrillare del muco e di modulazione immunitaria verso alcuni antigeni che vengono introdotti nelle prime età della vita. L’alterazione o la distruzione di questa forma di protezione immunitaria porta spesso a una serie di patologie come, per esempio, la diarrea cronica, e a una sindrome da malassorbimento.
Le patologie che originano da un deficit di IgAs non si limitano all’apparato intestinale ma, attraverso il circuito mucosale, si possono estendere alle mucose dell’apparato respiratorio producendo bronchiti, polmoniti e asma bronchiale, prevalentemente in età infantile, soprattutto se associate a una contemporanea riduzione di un’altra classe di immunoglobuline come le IgG. Possono anche dare adito a malattie autoimmuni quali artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, anemia perniciosa, tiroidite ed epatite cronica attiva. Il deficit di IgAs è inoltre responsabile di molte manifestazioni allergiche. Quando tale deficit inizia nei primi mesi di vita, si può creare una sensibilizzazione allergica precoce (in condizioni normali la produzione delle immunoglobuline inizia subito dopo la nascita e le concentrazioni sieriche simili a quelle dell’adulto si raggiungono intorno ai 16 anni).
Nei casi di sensibilizzazione allergica precoce, la mancata protezione delle superfici mucose rappresenta probabilmente la causa sia della sensibilizzazione sia dell’intolleranza a vari allergeni.
Il deficit di tali immunoglobuline è più severo nei figli di genitori allergici che, in seguito, sviluppano, per esempio, dermatiti atopiche.
Conviene sottolineare con forza come l’allattamento al seno sia un efficace mezzo di prevenzione in quanto il latte materno fornisce, oltre alle IgAs carenti nel neonato, anche i fattori umorali che accelerano la loro maturazione funzionale, ed è privo di proteine eterologhe (cioè provenienti dall’esterno) che possano fungere da antigeni e innescare una reazione immunitaria.
Il ruolo delle IgAs, pertanto, è quello di agire come anticorpi bloccanti, specie nelle prime età della vita.
Infatti si legano agli antigeni, prevalentemente alimentari, bloccando la loro capacità di suscitare una reazione immunitaria di tipo allergico.
In condizioni di normalità una scarsissima quantità di materiale antigenico passa la barriera intestinale perché viene intercettata e inattivata dalle IgA presenti nella cavità intestinale. Qualora questa protezione venga meno, oltre all’enorme aumento di batteri intestinali specie di tipo anaerobico (Bacteroides), avviene un maggior passaggio di sostanze con azione antigenica attraverso la barriera intestinale.
Altre strutture importanti nel sistema intestinale sono le cosiddette “placche del Peyer”, stazioni linfatiche che captano le sostanze estranee e contengono, al loro interno, i precursori delle cellule linfoidi che popolano le strutture linfatiche delle mucose appartenenti al circuito MALT.
La flora batterica intestinale
Conviene soffermarsi un po’ sul tipo di batteri presenti nell’intestino. Prima della nascita l’intestino del bambino risulta praticamente privo di germi.
Dal momento del parto in poi si assiste a una rapida e massiva invasione di batteri di ogni tipo provenienti dalla madre e dal contatto tra la pelle di quest’ultima e quella del neonato durante l’allattamento.
In un intestino sano i microbi vivono in una condizione di equilibrio: la sovrabbondanza di una specie inibisce l’attività di altre popolazioni batteriche.
La composizione dell’ecosistema intestinale è influenzata da molti fattori, quali le abitudini alimentari e l’igiene nel suo complesso. La stessa flora batterica saprofita (cioè quella benefica che alberga normalmente nel nostro intestino) esercita una specie di autoregolazione al suo interno. Produce infatti batteriocine, sostanze ad azione antibatterica che agiscono nei confronti di batteri della stessa specie. La flora intestinale si confronta quotidianamente anche con batteri provenienti dall’esterno che, in genere, non riescono a esplicare il loro potenziale patogeno in quanto non trovano uno spazio vitale utile e necessario alla loro moltiplicazione e sono esposti alle batteriocine dei saprofiti. Tale equilibrio intestinale sembra una forma di simbiosi adatta a mantenere al meglio le più importanti funzioni vitali dell’organismo vivente. La flora batterica intestinale è in grado di produrre anche alcune vitamine come la K, i folati, la cobalamina (B12), trasforma i sali biliari, fa evolvere alcune sostanze nella loro forma attiva e interferisce con l’assorbimento di alcuni farmaci.
Un’abnorme crescita batterica nel tratto intestinale può conseguire anche a un’interferenza con l’acidità gastrica a causa del continuo uso di antiacidi, a una cattiva alimentazione dovuta a cibi scadenti e nutrizionalmente poveri e infine a terapie antibiotiche, spesso inutili, che distruggono rapidamente la popolazione microbica presente danneggiando temporaneamente (ma non per breve tempo) l’equilibrio intestinale.
Alimentazione e flora batterica
Tuttavia esiste una causa fondamentale, purtroppo quotidiana, che interferisce con la selezione e l’alterazione della flora batterica intestinale: l’alimentazione.
Tra tutti i componenti di una dieta i carboidrati esercitano una notevole influenza sui batteri intestinali ai quali forniscono energia per la loro crescita e moltiplicazione.
Il processo attraverso cui i microbi dell’intestino utilizzano i carboidrati, la fermentazione, viene molto intensificato qualora rimangano carboidrati indigeriti nel tratto intestinale. La presenza di carboidrati non assorbiti nel tenue promuove la sua colonizzazione da parte dei batteri del colon che vi giungono e che continuano a crescere di numero.
Oltre all’alterazione che si crea nella mucosa, vi sono prove scientifiche che l’acido lattico formato nella fermentazione intestinale possa interferire con le funzioni cerebrali e con il comportamento. Questo dato si riscontra frequentemente in soggetti con problemi comportamentali accompagnati da disordini intestinali (Stolberg, L. et al., 1982; Hoyland, A. et al., 2009).
La produzione di grandi quantità di acidi organici a catena corta (butirrico, propionico, acetico), derivati da un’abnorme fermentazione batterica, è una delle cause che portano a una malattia infiammatoria cronica dell’intestino.
I residui alimentari provenienti da proteine animali danno luogo a fenomeni putrefattivi anziché fermentativi con tribuendo alla formazione di sostanze come la cadaverina (proveniente dalla lisina), l’agmatina (dall’arginina), la putrescina (dall’ornitina), l’istamina (dall’istidina) e altre ancora. Una volta che si sia instaurata un’abnorme moltiplicazione batterica soprattutto nell’intestino tenue e si sia notevolmente accentuata la produzione di acidi grassi a catena corta, si può arrivare sicuramente, con il tempo, a provocare lesioni a carico della mucosa intestinale. Quest’evento instaura condizioni di malassorbimento con alterazioni dell’alvo (diarrea) e ciò contribuisce a creare un circolo vizioso che prolunga e intensifica i disordini intestinali e la loro correlazione con la salute. Tra tutti i segmenti intestinali, il tenue (o piccolo intestino) rappresenta probabilmente l’organo fondamentale nella patogenesi di molte malattie.
La flora batterica presente nel tenue è molto importante e aumenta di numero man mano che si procede verso il colon. Essa varia nella sua composizione e concentrazione a seconda dei segmenti intestinali. I batteri aerobi (che utilizzano ossigeno per produrre l’energia loro necessaria) presenti nel primo tratto sono progressivamente sostituiti da germi anaerobi (che non hanno bisogno di ossigeno) che nel colon arrivano a rappresentare la quasi totalità della flora batterica residente. L’alimentazione incongrua e il frequente uso di farmaci, soprattutto antibiotici, possono portare a una selezione di batteri o miceti potenzialmente patogeni dei quali il principale è rappresentato da una specie di candida.
Questo testo è estratto dal libro "Alimentazione e Disturbi del Comportamento in Bambini e Ragazzi".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017