SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

Alla scoperta di simboli magici, talismani e amuleti

Il Libro dei Talismani e degli Amuleti - Claude Lecouteux - Speciale

Scopri la storia dei simboli, dei talismani e degli amuleti, antichi strumenti di potere e protezione, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Claude Lecouteux.

Alla scoperta di simboli magici, talismani e amuleti

Amuleto”, “talismano”, sono poche le parole come queste, così avvolte nel mistero, che ci rimandano con tanta forza al soprannaturale, al mondo dei racconti e delle leggende. “Amuleto” fa immediatamente pensare a una protezione contro ogni tipo di attacco, e “talismano” ci fa sprofondare negli arcani dell'Oriente.

Pensiamo subito ad anelli e spade meravigliose, immaginiamo questi eroi predestinati portare avanti la loro ricerca del bene e trionfare su tutti i loro avversari grazie all'oggetto che hanno ricevuto, trovato o conquistato. Ci si dischiude il mondo delle Mille e una notte, ma se ci guardiamo intorno e viaggiamo, scopriamo che l’uso di amuleti e talismani non è mai andato perduto e che non è prerogativa solo dei popoli primitivi e animisti.

 

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Legami culturali

Qualunque sia la religione dell’uomo, essi sono presenti, sotto forma di ciondoli-amuleti, o di medagliette pie, o ancora sotto forma della manina di Fatima o di dente. Il nostro XXI secolo crede ancora nelle loro virtù, checché se ne dica! In Europa è facile trovare nelle automobili l’immagine di san Cristoforo, mentre in Estremo Oriente i tassisti appendono un amuleto allo specchietto retrovisore interno; in tutti i templi giapponesi si possono acquistare talismani che spesso rimpiazzano i biglietti d’ingresso. L’orientalista Henri Massé ne è testimone:

"Proprio come in Europa, è stata l'automobile a fare degli amuleti una nuova moda. Quattro anni fa ho notato in molti autobus di Teheran delle conchiglie (qoss-è gorbé e delle figurine di piombo; al tappo dei radiatori di alcune automobili private si vedevano spesso appesi un occhio di montone essiccato (nazar-qorbàni), o palline di terra o di vetro blu (kodji-abi); alcuni autisti di autobus portavano al braccio destro una custodia contenente un grimorio o un brano del Corano."

I portafortuna sono molto diffusi, dal ferro di cavallo alla zampa di coniglio, dal mughetto del primo maggio al quadrifoglio. In Giappone, il giorno di Capodanno, la gente compra nei templi l’hamaya, una freccia il cui potere è quello di scacciare gli spiriti maligni; le Sette divinità della felicità (Shichifukujin) rappresentate su una barca sono un efficace portafortuna; senza dimenticare l’inu-hariko, cane di cartapesta che non solo porta fortuna ma assiste le donne nel parto e l’akabeko, una mucca o un bue anch'essi di cartapesta che hanno il potere di allontanare la sfortuna.

In passato ce ne sono stati molti altri, come un pezzo di corda di un impiccato o il cuore di rondine in Europa, il cuore di un eroe o di un uomo coraggioso in Manciuria; in Alsazia, “il seme del dio Wotan”, nome dato agli oggetti neolitici, era un portafortuna; nel Poitou, un tizzone del fuoco di san Giovanni proteggeva dal fulmine e i contadini del Limoges mettevano il sale sulla testa dei buoi condotti alla fiera “perché nessuno potesse tirare loro la cattiva sorte”. Nel 1897, L’abate Noguès annotava:

"Alcuni di loro si legavano sul petto, sul ventre, sotto le ascelle, o si appendevano al collo tutto un armamentario di parole cabalistiche: abracadabra, agla, garnaze, eglatus, egla ecc., così come amuleti o talismani magici, astronomici, galvanizzanti, magnetici, di ogni genere insomma, ancora molto in voga, che non dispiacevano ai progressisti!

 

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Insomma, amuleti e talismani si sono diffusi tra tutti i popoli del mondo in mille forme diverse. Molti giornali, sia in Francia sia in altri paesi, sono pieni di pubblicità di medaglie, croci benefiche ecc. Nell'agosto del 2000, in Francia, una rivista dava una grande importanza ai talismani, indicando, tra le altre cose, come confezionarne uno, come portarlo, e con qualche risultato. La definizione era la seguente:

"Il talismano è al tempo stesso un ricevitore e un trasmettitore di onde e fluidi benefici, un isolante contro le onde malefiche. Può agire solo per uno scopo giustificato, serve esclusivamente per le buone azioni e in nessun caso per quelle cattive. La sua azione è il risultato di un abbinamento di lettere, disegni e formule salutari legati a un campo specifico. È la rappresentazione grafica, simbolica, di un vostro desiderio.

La rivista sottolineava inoltre che il talismano doveva ovviamente essere portato su di sé, che era strettamente personale e non che non poteva essere prestato o regalato, il che, come vedremo, contraddice tutte le antiche credenze. Il metodo di fabbricazione che suggeriva è:

"Su un foglio bianco, o preferibilmente su un foglio di pergamena, disegnate un cerchio di circa dieci centimetri di diametro con inchiostro nero. Il cerchio delinea lo spazio sacro del vostro desiderio. Copiate, seguendo l'esempio qui sotto, la formula magica all’interno e disegnate il sigillo di Salomone (due triangoli rovesciati). All’interno della stella, disegnate il grafismo che corrisponde al vostro desiderio."

Queste indicazioni, prive di valore scientifico o magico, sono frammenti diversi di dottrine esoteriche, ma sono interessanti perché ci fanno intravedere cosa sono diventate alcune antiche credenze adattate all'evoluzione delle mentalità e della scienza. Esistono sul mercato anche libri dai titoli favolosi, estremamente significativi, su come è possibile sfruttare la credulità dei nostri contemporanei, che si rivelano in questo caso straordinariamente simili agli uomini del passato.

 

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L'amuleto e il talismano attraverso i secoli

Per ripercorrere la storia degli amuleti e dei talismani nel Medioevo, è necessario risalire alle fonti.

È una storia che si perde nella notte dei tempi. Gli uomini preistorici portavano amuleti al collo e Otzi, il cui corpo fu trovato nelle Alpi al confine tra il Tirolo e l’Italia, aveva una borsa di cuoio al collo contenente diversi oggetti. Nei siti neolitici dell'Età del bronzo e del ferro sono stati scoperti ricci di mare fossili forati, testimonianza del loro uso come amuleti; si sa che ancora alcuni decenni fa le contadine della regione di Clermont-Ferrand li tenevano sul petto come portafortuna.

Una leggenda araba narra che Eva portasse su di sé, come uno scudo, i nomi ai quali i demoni erano costretti a obbedire. Le testimonianze più antiche ci arrivano dall'Oriente e dal Medio Oriente. I Persiani, i Caldei, gli Egizi, i Greci e gli Ebrei erano grandi “fruitori” di questi oggetti. Tutti conoscono gli scarabei, i cordoni annodati, il pilastro djed e gli amuleti chiamati Occhio di Horus e Udjat, che proteggevano dal malocchio e si trovano curiosamente sugli anelli dei maghi d’Auvergne.

È noto che gli antichi Ebrei confezionavano amuleti con incise figure di divinità o astri, anelli magici e che portavano su di sé frammenti di pergamena o papiro sui quali erano tracciati caratteri sacri o versetti dei Libri sacri. In Egitto e nella terra dei Caldei, i talismani corrispondevano ai sette grandi geni planetari che governavano la terra e i suoi abitanti.

L'archeologia ha portato alla luce numerosissimi amuleti o talismani, sia in Mesopotamia sia in Europa, sigilli di ogni tipo, pietre intagliate, gamahées, cioè pietre con incisioni naturali, bratteati, ecc. Ricostruendo la basilica di San Pietro a Roma, fu scoperta nella tomba di una Maria, sposa di un certo Honorius, una sottile placca d’oro con scritti in caratteri greci Michael, Gabriel, Raphael e Uriel.

 

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In una tomba milanese è stato reperito un anello con Ananizapta. Il clero d’Aix-la-Chapelle presentò a Napoleone I il talismano che Carlo Magno portava al collo quando fu aperta la sua tomba nel 1166. Seffrid, vescovo di Chichester nel 1159, possedeva un’Abraxas oggi conservata nella cattedrale della città, e tutti ricordano di Luigi XI che ornava il cappello con una miriade di medagliette benedette per proteggerlo dalle malattie e dai malefici. I sovrani e i generali ottomani indossavano tuniche talismaniche e così via.

Stranamente, malgrado lo sviluppo degli studi storici sulla vita quotidiana e l'evolversi delle mentalità, amuleti e talismani sono stati poi consegnati a esoteristi, occultisti e ciarlatani che non ne agevolano la comprensione, ma offrono a un pubblico già convinto un nutrimento spirituale con affermazioni perentorie.

Questo vale non solo per il Medioevo, ma anche per i secoli successivi. Nella sua accurata analisi della cultura popolare nei secoli XVIII e XVIII, Robert Mandrou, per esempio, dedica un capitolo alle scienze occulte e alla stregoneria, ma soltanto un paragrafo ai grimori che ci hanno trasmesso informazioni fondamentali, mentre l’unico studio globale sulla magia, quello di Richard Kieckhefer, si sofferma a lungo su amuleti e talismani, e considera le reliquie come tali.

Non è stupefacente che si trascuri un campo d’indagine così fruttuoso? Ebbene no, alcune menti limitate e imbevute di pseudo-conoscenza, infatti, hanno radiato questi argomenti. Con un decreto indignato li hanno banditi dalla ricerca scientifica e tacciano l’universitario che si azzarda a trattarli di essere retrogrado o folcloristico, sognatore o, ancora peggio, lo prevaricano rimpiazzandone l’argomentazione. E coloro che reagiscono così sono proprio quelli che pretendono di scrivere pagine importanti sulla storia del pensiero umano.

 

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Potere e protezione

Amuleti e talismani servono ad arricchire enormemente la storia del modo di pensare e della vita quotidiana dei nostri antenati, e sono rivelatori delle reazioni dell’uomo di fronte alle avversità, all’infelicità, alla malattia e alla morte, indicativi anche di una visione del mondo, delle speranze e dei desideri. Quando tutti i mezzi “normali” falliscono, l'essere umano si rivolge al soprannaturale e alla magia. Alcune statistiche la dicono lunga sulle paure e sulle malattie più temute.

Non vediamo ancor oggi persone malate, esasperate dall’impotenza della scienza nel guarirle, rivolgersi all'estremo soccorso di un pellegrinaggio o all’aiuto di un santo? Ignorare questi fatti, limitarsi a criticare analisi e commenti, trattare i gesti o le rappresentazioni come se fossero manifestazione dell’irrazionale, significa rimanere ciechi di fronte alla testimonianza di documenti che, purtroppo, pochi si danno la pena di leggere, proiettando i propri fantasmi su ciò che credono di sapere.

Data di Pubblicazione: 1 giugno 2022

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