SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Amare Gesù: la condizione di felicità assoluta

Amare Gesù: la condzione di felicità assoluta

Scopri i percorsi che Doreen Virtue ha intrapreso in cerca della felicità e la lezione che ne ha tratto leggendo l'anteprima del suo libro La Gioia di Gesù.

Io non lo conoscevo

Il vostro cuore non sia turbato.
Credete in Dio e credete anche in me.
Gesù in Giovanni 14:1

Ho sempre amato Gesù, ma non sapevo chi fosse fino a quando ho avuto una visione straordinaria mentre ero in chiesa. Questo libro è il racconto di come Gesù abbia cambiato la mia vita e di come in Gesù io abbia trovato la gioia che mi ha sostenuto nei momenti più diffìcili.

Da bambina ascoltavo i racconti della Bibbia che parlavano di come Gesù camminasse sulle acque e guarisse gli ammalati. Conoscevo il racconto della natività nella mangiatoia di Betlemme e degli uomini saggi. Quando ero piccola la sera dicevo: “Prego il Signore perché protegga la mia anima” e recitavo il Padre Nostro alla scuola domenicale della Unity Church che frequentavo insieme alla mia famiglia.

Però, non lo conoscevo.

Ripensandoci adesso, riesco ad accorgermi di come avessi adottato una visione monodimensionale di Gesù che combinava le caratteristiche di un orsacchiotto da coccolare a quelle di un supereroe che mi proteggesse. Avevo l’idea che Gesù approvasse ogni cosa, in ogni caso. Era la mia definizione di “amore incondizionato”. Tutto va bene, se segui il cuore. Sii “libera” e “felice”. Non conoscevo però il potere e la saggezza di Gesù che ci chiama a sostituire la semplice felicità con quella che la Bibbia chiama “la bellezza della santità” e il perseguimento dei piaceri temporanei con uno scopo eterno e fermo, con la gioia della conoscenza di Cristo (vedi la Prima lettera di Giovanni, 1 Giovanni 2:17).

Credevo che recitare le preghiere fosse come esprimere desideri perchè Dio le esaudisse come Babbo Natale. Pregavo per qualcosa e mi aspettavo che Dio realizzasse ogni mia fantasia. Dopotutto, non è forse Dio a volere la nostra felicità?

L’aspetto particolare è che molte preghiere si avveravano. Così la mia idea trovava conferma. Solo in seguito mi accorsi che molte cose che avevo chiesto e ottenuto erano svanite poco dopo, portandosi via ogni felicità.

Quelle preghiere realizzate erano un miraggio, perché non corrispondevano alla volontà divina. Innanzitutto non mi fermavo mai a chiedere: “Qual è la tua volontà, Signore?”. Ero ostinata, impulsiva e non avevo ancora imparato a confidare in Dio. Perché non lo conoscevo.

Adesso capisco che quelle di allora non erano affatto preghiere: erano richieste e liste di desideri. Ho scoperto anche che il nemico rispondeva ad alcune richieste per tenermi sotto controllo.

Dietro le continue preghiere c’era il desiderio di trovare appagamento e gioia. Decidevo che qualche oggetto o qualche situazione mi avrebbe resa felice, così chiedevo quelle cose all’Universo (perché allora credevo che Dio fosse l’Universo). I desideri venivano esauditi, e così mi sentivo grata, entusiasta e felice per un po’. Poi il senso di vuoto si riaffacciava e mi mettevo in cerca di qualcos’altro.

La “ricerca della felicità” motiva molte azioni. Vogliamo sentirci al sicuro, amati e rassicurati che i nostri bisogni saranno soddisfatti.

Negli anni in cui ho girato per il mondo tenendo conferenze e seminari, ho conosciuto molte persone. Molte mi hanno confidato di essere in cerca della chiave.

Si erano allontanate dalle istituzioni religiose perché li opprimevano con paure e sensi di colpa e trattavano argomenti deprimenti. Alcune persone mi hanno raccontato di essere scappate dalla loro chiesa dopo averne visto l’ipocrisia. E poi hanno sperimentato percorsi spirituali alternativi, senza però trovare una felicità duratura.

E così arriviamo alla Gioia di Gesù. L’autentico Gesù che ci offre molti doni essenziali: la salvezza, il perdono, l’amore e la gioia.

Che cosa potrebbe desiderare di più una persona?

Qualche anno fa, sembrava che avessi tutto ciò che una persona potesse desiderare. Vivevo confortevolmente alle Hawaii ed ero una nota autrice di best seller, tenevo conferenze che registravano il tutto esaurito e la mia attività era molto remunerativa. Viaggiavo per il mondo in prima classe e alloggiavo in meravigliose suite d’hotel, tutto era pagato dal mio editore. La mia famiglia e io eravamo in salute, sostenevo organizzazioni benefiche e avevo buoni rapporti d’amicizia.

Che cosa potrebbe desiderare di più una persona?

Era proprio ciò che continuavo a chiedermi anch’io. Mentre osservavo tutte le fortune che mi circondavano, mi domandavo perché non fossi felice. Ero grata, ma non felice. C’erano momenti gradevoli, mi piaceva mangiare qualche dolce, godermi i tramonti e abbracciare le persone a me care. Però erano momenti di piacere passeggeri e fugaci.

Quando il dolce era terminato, il sole tramontato e l’abbraccio finito, cercavo una nuova fonte di piacere. Sembrava che quella ricerca del piacere fosse senza fine. Trovavo qualcosa, ero felice per un po’ e poi cominciavo una nuova ricerca.

Mi ricordo che una volta ero a Disneyland, su una giostra, e non mi divertivo perché stavo già pensando alla giostra successiva che avrei scelto. La mente era sempre proiettata nel futuro, in cerca di quella inafferrabile esperienza che mi avrebbe soddisfatto.

Ti sei mai sentito così? La ricerca della felicità mi ha condotto in luoghi improbabili ed è finita in maniera inaspettata: con Gesù. In lui ho finalmente trovato una gioia straordinaria che permane per tutta la giornata, ogni giorno. E anche quando mi confronto con i problemi e la sofferenza, mi sento ancora felice. È un miracolo che voglio condividere con te, nel caso anche tu sia in cerca della felicità.

Mi ricordo che guardavo chi viveva in maniera diversa da me e immaginavo che fosse più felice di me.

Ecco i percorsi che ho intrapreso in cerca della felicità

La ricerca di una saggezza nascosta e segreta. Ogni percorso spirituale mi prometteva l’illuminazione e l’appagamento, così ho partecipato a molti corsi e letto tantissimi libri. Ero convinta che i più antichi testi metafisici racchiudessero segreti perduti.

Però continuavo a sentire quella sensazione che mi attanagliava e, invece di essere felice, continuavo a cercare la felicità. Credevo che in qualche percorso spirituale fossero nascosti i segreti e che tutto ciò di cui avessi bisogno era trovarne la chiave. Ho studiato testi di metafisica, ottenendo diplomi e attestati, ma non sono riuscita a trovare la felicità né la saggezza segreta che stavo cercando. Ogni libro faceva sorgere in me decine di nuove domande invece di fornirmi le risposte soddisfacenti che cercavo.

Non avevo capito che Gesù era la risposta e che porgeva la chiave a me come a chiunque altro.

La volontà di pubblicare un libro. Intorno ai ventinove anni, ho deciso che la chiave della felicità era pubblicare un libro. Per qualche ragione, mi sembrava giusto che dovesse succedere prima dei trent’anni.

Così dedicai tutto il tempo libero a scrivere un progetto editoriale. Il mio primo libro è stato pubblicato sette mesi prima che compissi trent’anni.

Quel risultato, però, non mi ha portato la gioia che avevo immaginato. Come uno scalatore, continuavo a cercare la successiva vetta da scalare.

Così, dopo la pubblicazione del primo libro, l’editore mi mandò in tournée nelle principali città del Paese, presenziai a programmi televisivi e rilasciai interviste per la radio e per i giornali. Finivo le interviste in una prima città e poi saltavo a bordo di un volo diretto alla città successiva. Era un turbinio infinito di viaggi e conferenze.

È ironico che una persona debba essere introversa per scrivere libri. Per rimanere seduti tante ore al giorno a scrivere al computer, occorre la capacità di calmare la mente. Bisogna riuscire ad accettare di stare lontani dagli altri durante la stesura del testo. Ed è importante saper dire di no ad attività che potrebbero sottrarre tempo alla scrittura. E si è un po’ soli! Mentre scrivevo il libro, non stringevo nuove amicizie, non andavo al cinema e nemmeno alle feste.

Per essere uno scrittore, però, è necessario essere anche abbastanza estroversi da stare in piedi di fronte a un pubblico di persone che ci fissa e fare un discorso coerente. Inoltre, il nostro editore potrebbe chiederci di prestarci a qualche intervista radiofonica o televisiva e questo può intimorire una persona timida e introversa.

Pubblicare un libro offre l’esperienza gratificante di raccontare la propria storia e di ispirare e aiutare gli altri. Però, di per sé, non è la chiave della felicità. Dovrei saperlo, dal momento che ho pubblicato più di cinquanta titoli tradotti in trentotto lingue in tutto il mondo. È appagante da un punto di vista emotivo e psicologico, ma non è “la chiave” per trovare la felicità, soprattutto adesso che so che alcune cose che ho scritto non erano in sintonia con la volontà divina. Alla fine quelle esperienze mi hanno svuotato e lasciata spiritualmente insoddisfatta. Mi sono pentita, e adesso scrivo solo seguendo la guida divina. Ne parlerò meglio più avanti nel libro.

La ricerca di un mio scopo nella vita. Fin da quando ero piccola ho desiderato diventare una scrittrice. Però, conoscere e realizzare il proprio scopo nella vita non è la chiave della felicità. È piacevole incontrare persone per cui il nostro lavoro è importante, ma avere un proprio scopo personale nella vita non è determinante per raggiungere la felicità.

La ricerca di esperienze entusiasmanti. Parte della mia ricerca consisteva nel trovare e nel provare esperienze nuove ed entusiasmanti. C’era sempre il richiamo verso qualcosa di nuovo. Così ho deciso di provare le immersioni. In un primo momento mi spaventava stare sott’acqua e affidarmi a un equipaggiamento per respirare. E se il meccanismo s’inceppasse? E gli squali? Quanti pensieri spaventosi!

Però, le immersioni mi hanno anche aiutata a fronteggiare e a superare le mie paure, oltre a donarmi la libertà di fluttuare nell’acqua, tra i magnifici raggi del sole che brillano nel mare e i pesci colorati e i coralli.

Poi un’amica mi introdusse al mermaiding, che consiste nell’indossare una coda da sirena dalla vita in giù in modo che i piedi siano inseriti all’interno di una monopinna. Abbiamo preso lezioni di apnea e imparato a trattenere il respiro per alcuni minuti. È stato assolutamente affascinante e bello nuotare come una sirena, ma anche in questo caso il piacere era momentaneo.

Ho pensato anche che avrei trovato la felicità se fossi riuscita a realizzare il mio sogno adolescenziale di diventare una rockstar. Suono la chitarra da quando avevo quattordici anni, così mi sono unita a un complesso musicale. Abbiamo suonato in concerto in diversi paesi, è stato molto divertente ma anche impegnativo. E costoso, perché gli strumenti e l’attrezzatura non sono certo economici. L’importante per me è stato capire alla fine che era un desiderio dell’ego che mirava unicamente alla mia glorificazione personale, così l’ho lasciato andare.

Queste esperienze mi hanno riempito di adrenalina, trasmesso importanti lezioni di vita e regalato ricordi divertenti. Ma non erano ciò che cercavo in termini di felicità duratura.

Il conforto dei beni materiali. Come autrice di successo, avevo un buon reddito grazie al quale potevo vivere alle Hawaii in un ranch di oltre quindici ettari, con un fienile di circa duemila metri quadri. Amavo la temperatura mite delle Hawaii e non mi davano fastidio gli insetti che visitano continuamente le case dell’isola. Il costo della vita però era altissimo; inoltre, chi vive alle Hawaii non trascorre l’intera giornata in spiaggia come chi è in vacanza, ma lavora e si fa carico di diverse responsabilità.

Era molto piacevole camminare per il ranch, godersi l’aria fresca e la luce del sole mentre davo da mangiare e mi prendevo cura degli animali che avevo salvato. Trascorrere del tempo con gli animali apre il cuore perché sono esseri innocenti che ci regalano amore sincero. Nel ranch trovavo un senso di amore e uno scopo, ma ero ancora in cerca di qualcosa.

La famiglia e gli amici. Sono molto fortunata perché vivo con i miei meravigliosi genitori e anche con mio marito Michael, i miei due fantastici figli e altri membri della famiglia. Inoltre sono ancora molto vicina a due delle mie migliori amiche dell’infanzia, Anita e Silvia. È una vita molto bella, grazie Signore!

Dopo tanti anni di pratica nei processi di “manifestazione”, sono ormai un’esperta e anche all’epoca ero in grado di far apparire quasi tutto ciò che desideravo. Però ero ancora in cerca di qualcosa, e così ho capito che quell’esperienza non era ciò di cui avevo bisogno in termini di felicità duratura. A quei tempi non sapevo che stavo manifestando dalla parte del nemico, che non ci permette mai di trovare la vera gioia.

Inoltre non conoscevo nessuno che fosse davvero felice. Ognuno sembrava in cerca di qualcosa e mai soddisfatto della propria condizione. Anche se ci proponevamo di vivere sempre con positività, sembrava che tutte le persone che conoscevo si lamentassero del vuoto che c’era nella loro vita.

Gli speaker e gli autori più famosi, com’ero io allora, sono trattati come rockstar, con alberghi e voli di prima classe, standing ovation, lunghe code per gli autografi e richieste di interviste. Però nessuna di quelle esperienze appagava il mio cuore.

Anche con tutte le gioie e le fortune che avevo, ero ancora in cerca di qualcosa. Sempre in cerca. Ero ingrata? Viziata? Pensavo di aver diritto a ogni cosa? Oppure in un certo modo sapevo che altrove avrei trovato la chiave della felicità?

Stavo imparando la lezione di re Salomone, che aveva tutto ciò che si può immaginare: ricchezze smisurate, saggezza, piaceri a sua completa disposizione, però sapeva che nel cuore c’è un vuoto eterno e che alla fine, senza Dio, nella migliore delle ipotesi “tutto è vanità e un dar la caccia al vento” (Ecclesiaste 1:14).

Data di Pubblicazione: 17 gennaio 2020

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