Come in cielo così in terra.
Archetipi, Dei e Funzioni
Tratto comune e distintivo di tutte le civiltà antiche è la visione dell’intero creato come di un’unità costellata da forze operanti, di natura non materiale, che proprio grazie alla loro attività e in ragione delle loro qualità, rendono possibile l’esistenza concreta e la permanenza in vita di ogni individualità.
Non è certo questo il luogo in cui approfondire una tematica così complessa dal punto di vista teologico, né tantomeno evidenziare i parallelismi esistenti tra questo assunto e le scoperte scientifiche più recenti; cercheremo piuttosto di considerarne gli ambiti più pertinenti alla nostra trattazione, cioè quelli relativi allo studio e alla ricerca delle modalità con cui i nostri antichi antenati compresero se stessi e il contesto in cui erano inseriti e, conseguentemente, cercheremo di apprendere il senso della loro memoria e il loro insegnamento.
La Logica Scientifica
Da qualche secolo l’ambito della logica scientifica si è imposto quale esclusivo strumento per giungere a una corretta indagine della realtà, stabilendo nella separazione tra osservatore e cosa osservata, tra soggetto e oggetto del processo conoscitivo la distanza necessaria a rendere oggettiva, quindi non contestabile, ogni successiva e conseguente valutazione; ancor più, la si considera quale unica modalità attraverso cui le capacità della nostra mente possono adeguatamente esprimersi.
Certo questo approccio non era affatto sconosciuto a chi è stato in grado di lasciarci, decine di secoli fa, testimonianze tali da dimostrare la piena e raffinata padronanza degli strumenti necessari alla realizzazione di opere che, ancora al giorno d’oggi, metterebbero a dura prova la nostre avanzate tecnologie e gli scienziati più esperti.
L'Importanza dello Studio
Innumerevoli documenti testimoniano, infatti, l’importanza attribuita allo studio della matematica, dell’ingegneria, dell’astronomia, della medicina ecc. che, sia per la rigorosità con cui venivano trattate allora tutte le discipline che attualmente definiamo scientifiche, sia per la capacità di perseguire concretamente le finalità desiderate, dimostrano come nulla avevano e ancora hanno da invidiare alle attuali modalità di ricerca e alle conseguenti applicazioni tecniche: semplicemente si nutriva una diversa considerazione di ciò che ha senso perseguire, in ragione di un diverso intendimento di quel che la realtà rappresenta e, soprattutto, di cosa qualifica la natura e il senso dell’esistenza di ogni essere umano.
Se allo studio di tutto ciò che era considerato inerente all’indagine e alla valutazione quantitativa, vale a dire alle sole componenti dimensionali e di carattere materiale che contraddistinguono ogni forma di esistenza, erano ritenuti utili e quindi applicati gli strumenti della logica, non altrettanto valeva per considerare le qualità di ciò che era indagato.
Una qualsiasi valutazione qualitativa sfugge, infatti, alla superficialità descrittiva di questo approccio che, nella migliore delle ipotesi, non riesce a definire altro che la corrispondenza o meno tra ciò che è ricercato e ciò che viene individuato, non avendo nessuno strumento per definire che cosa quella qualità rappresenta effettivamente e quindi come è.
La logica scientifica è del tutto impotente nell’indagare ogni fenomeno che non sia riducibile a dato numerico, astratto dal suo senso e dalla ragione della sua esistenza; è una metodica che, per sua stessa ammissione, non si interessa e quindi nega qualsiasi ambito che non rispetti le leggi che essa stessa si è data, anteponendo alla considerazione delle cose e ancor più delle persone la propria coerenza di indagine.
Per dirla con Pascal, che pure era un insigne scienziato, “il cuore ha ragioni che la mente non sente” e l’animo umano, come tutto ciò che è della stessa natura, sfugge a qualsiasi osservazione che non sia partecipata da chi la compie.
Corpus Ermeticum
Soggetto e oggetto, infatti, vengono intesi come polarità distinte ed estranee anziché componenti di uno stesso fenomeno, come parti integrate di uno stesso processo: questa frattura, postulata dalla logica scientifica, implica la negazione delle nostre più tipiche e fondanti qualità umane e determina quindi un rapporto alterato con la nostra interiorità, e conseguentemente con l’altro e la realtà che ci circonda. Come è ben descritto nel Corpus Ermeticum:
"Dio dunque distribuì la ragione, o Tat, a tutti gli uomini, ma non l'intelletto. [...] Poiché egli volle, o figlio, che questo prendesse dimora nelle anime come premio da conquistare. Quelli, al contrario, che non hanno accolto l’annuncio sono i “logici”, dotati di sola ragione: non hanno ricevuto in più l'intelletto e non sanno per cosa sono nati e da chi”. “Le sensazioni di questi uomini sono simili a quelle degli animali senza ragione e, poiché hanno il temperamento soggetto alla passione e alla collera, non ammirano le cose degne di meraviglia, essi si dedicano ai piaceri del corpo e credono che per queste cose l’uomo sia nato. (Discorso di Ermes a Tat)"
Carlo Conti
Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017